Il Fronte del Cielo - Attacco alle Città - Treviso
Il Comando supremo asburgico, su suggerimento del proprio servizio informazioni, e con il proposito di tagliare le linee rifornimento italiane che alimentavano il fronte, concentrò la propria attenzione sui ponti e i nodi ferroviari. Questo fece della stazione di Treviso un bersaglio fondamentale, stanti le migliaia di convogli che vi transitavano, facendo affluire truppe e materiali verso le zone di combattimento. Nella notte tra il 17 e il 18 aprile, due formazioni di idrovolanti attaccarono Portogruaro e Motta di Livenza che fu colpita alle 21 da cinque velivoli. Alle 23 gli aerei austriaci giungevano su Treviso. Era la prima volta che il capoluogo della Marca subiva un'incursione aerea. L'attacco si svolse in due ondate. La prima sorprese la città alle 23 e la popolazione riuscì a guadagnare i rifugi quando ormai una bomba era già caduta su piazza Palestro, centrando la trattoria «Alle Beccherie » e uccidendo la prima vittima civile. Si trattava del bassanese Pietro Gioali che, ironia della sorte, il giorno successivo avrebbe dovuto presentarsi in caserma per iniziare il servizio militare. Nei convulsi minuti che seguirono, furono sganciate altre sette bombe che uccisero quattro persone. A mezzanotte meno un quarto, i velivoli si allontanarono dalla città. La seconda incursione ebbe inizio alle due mezza, contrastata con scarso successo dai fucilieri dell'esercito che nel frattempo si erano appostati nelle strade e sui tetti. Nel corso del secondo attacco Treviso fu colpita da altre sei bombe. L'allarme cessò verso le cinque del mattino: in tutto vi furono nove morti e una trentina di feriti. Nonostante la reazione italiana all'incursione fosse stata quasi inconsistente, uno dei velivoli aggressori venne danneggiato dall'improvvisato fuoco contraereo e fu costretto ad ammarare a Grado. L'aereo fu catturato integro. Si trattava del Lohner L47 che nel corso del 1915 si era già distinto in altre missioni di attacco al nostro territorio. Il 10 giugno aveva infatti preso parte ad un'azione lungo il corso del fiume Pò; il 7 luglio era stato fra gli aeromobili che avevano compiuto l'incursione su San Giorgio di Nogaro mentre il successivo 27 luglio aveva operato su Ancona. Il velivolo fu esposto al teatro sociale Eden per iniziativa del Comitato di Assistenza. Una folla enorme si recò a vedere quello che all'epoca appariva uno straordinario esempio della tecnologia moderna. Al teatro si accedeva acquistando un biglietto e al termine dell'esposizione risultarono staccati ben 19.421 tagliandi. Il prezzo era di 20 centesimi cui ne andavano aggiunti cinque per l'acquisto di un depliant informativo che descriveva le caratteristiche della macchina volante. Quella prima notte di attacchi destò grande impressione in città tanto che anche il vescovo Longhin inviò al Papa una missiva nella quale esprimeva tutta la sua preoccupazione per quanto accaduto. Gli intenti propagandistici e psicologici che l'aviazione austriaca si proponeva di conseguire con la sua incursione furono dunque raggiunti in pieno. Nel corso del conflitto, la città sarebbe stata oggetto di altri 27 bombardamenti con il lancio di 1526 bombe che rasero al suolo 50 edifici danneggiandone moltissimi altri. A fine guerra infatti solo 300 stabili risultarono del tutto indenni. Il numero delle vittime civili fu per fortuna contenuto e si lamentarono solo 48 caduti e 68 feriti, complice il fatto che la città era già stata largamente abbandonata dai suoi abitanti fin dal novembre del 1917. All'attacco sul capoluogo della Marca e al pericolo di uno sfondamento sugli altipiani è quindi da collegare la decisione del comando supremo di dotare Treviso di un campo di aviazione che poi sarà operativo a giugno. Circa un anno prima, alla metà di giugno del 1915, la D.T.A.M. (Direzione Tecnica dell'Aviazione Militare), aveva fatto richiesta di impiantare una zona di atterraggio anche al comune di Vedelago, scegliendo il territorio tra il capoluogo e la frazione di Fanzolo. Anche la zona del comune di Ponzano fu candidata ad ospitare un campo di volo. Esistono infatti documenti indirizzati a tale amministrazione nei quali si precisano le condizioni di servitù e di liquidazione dei danni per le aree a tale scopo occupate. Una richiesta per l'impianto di una superficie di atterraggio venne trasmessa anche al comune di Quinto a dimostrazione del fatto che all'inizio dell'ostilità più di un sito era stato identificato per questo fine in zona. Nel corso del conflitto seguirono un'altra trentina diincursioni aeree.
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