Il Fronte del Cielo - Attacco alle Città - Venezia

Nel corso del conflitto la città di Venezia subì 42 incursioni che scaricarono sulla città un totale di 1029 bombe, 300 solo nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 1918, che provocarono la morte di 52 civili; i feriti furono 84, ingenti i danni al patrimonio artistico, alle abitazioni, alle industrie e agli edifici pubblici(79). Furono ripetutamente colpiti l'Arsenale, la stazione ferroviaria e la stessa piazza S. Marco. I bombardamenti tenevano gli abitanti in uno stato di continua tensione. Se a Mestre nelle notti di plenilunio molti potevano trovare rifugio nelle campagne circostanti, a Venezia la popolazione si sentiva indifesa e impotente. Nell'agosto 1916 la città subì i bombardamenti più violenti dall'inizio del conflitto come rappresaglia per la presa di Gorizia. Tra il 9 e il 16 agosto furono sganciate oltre 200 bombe che provocarono numerosi incendi e la morte di 10 persone; il Cotonificio fu annientato dalle fiamme. Le distruzioni dell'estate 1916 sollevarono un aspro dibattito sulla difesa della città. Mentre sulla stampa pesava una ancor più rigida censura, la polemica infuriava. Antonio Fradeletto definì la difesa antiaerea inefficace e dannosa; i colpi d'artiglieria infatti risultavano estremamente pericolosi per le persone e gli edifici ed anziché abbattere gli aerei nemici avevano provocato gravi danni tra cui l'incendio all'Hotel Des Bains. Dall'inizio del conflitto la difesa antiaerea era stata predisposta organizzando su altane e abbaini punti di vedetta armati di mitragliatrici e dotando di pezzi di artiglieria e riflettori alcune navi ancorate presso il litorale. Nei primi giorni del conflitto il comando di Piazza marittima avrebbe voluto installare un osservatorio antiaereo anche in cima al campanile di S. Marco e solo le indignate proteste del sindaco riuscirono ad impedirlo. Benché dal novembre 1915 non si fossero più verificati attacchi aerei in pieno giorno, la difesa della città restava inefficace; lo ammise il ministro della Guerra in una lettera a Paolo Boselli il 28 settembre 1916. La mattina del 24 c’è la prima incursione di idrovolanti su Venezia, ad Ancona sotto i colpi di cannone crolla la chiesa di San Ciriaco, a Ravenna è colpita la chiesa di Sant’Apollinare. I rischi di distruzione moltiplicano gli sforzi per proteggere i monumenti ponendo così un freno alle rovine: si fa ricorso a sacchetti di sabbia, vengono imballati e spediti al sicuro quadri, gli affreschi vengono protetti da materassi. La chiesa di San Marco a Venezia è coperta da barricate di legno così come palazzo Ducale. Il 27 maggio 1915 con 12 ore di continuo lavoro vengono tolti da San Marco i 4 cavalli di bronzo per riporli in luoghi più sicuri, non lontano da Venezia. Lunedì 24 maggio iniziarono gli attacchi aerei sulla città. I primi furono tre idrovolanti Lohner che partirono da Pola intorno alle 3 del mattino. Il primo arrivò sopra Venezia dalla dalla parte della stazione e lanciò 14 bombe, colpendo Fondamenta Tagliapietra, un prato verso Santa Maria e forse il Gasometro, Calle delle Locande, a Castello dove furono affondate due imbarcazioni, nel Casino Moro-Rocchi ed altri luoghi. Circa un'ora dopo arrivò il secondo idro che sorvolò l'Arsenale e lanciò qualche bomba. Il terzo non riuscì ad arrivare sulla città che preferì riportare a Pola la notizia di alcune navi della Regia Marina scovate a circa 10 miglia a sud-est della città. La sera del 27 maggio fu condotta una nuova incursione con obiettivo l'Aarsenale: Furono lanciati ordigni anche su alcune navi e su un gruppo di case accanto a Palazzo Ducale. Al Forte San Nicolò, secondo gli austriaci una bomba provocò l'esplosione di una riservetta di munizioni. La notizia non fu confermata dalle autorità veneziane che riportarono di danni ad edifici civili. L'8 giugno due idrovolanti guidati dall'asso Gottfried Freiherr von Banfield attaccarono la base di dirigibili di Campalto danneggiando l'aeronave P4. I velivoli attaccarono poi il Bacino di San Marco e gli Alberoni. Altri due idrovolanti Lohner giunsero sopra Venezia il 5 settembre. Uno colpito dala contraerea fu costretto all'ammaraggio, l'altro proseguì su Chioggia dove lanciò quattro bombe che però esplosero in acqua. Il 24 ottobre 1915 giunsero inosservati cinque idrovolanti che colpirono la chiesa degli Scalzi con la distruzione del dipinto del Tiepolo "Il trasporto della Santa Casa di Loreto". Furono colpite anche la stazione ferroviaria la ex chiesa di San Leonardo, Campo San Polo, Corte dell'Orso e Calle degli Specchietti a San Marco. L'azione venne ripetuta il mattino seguente, a poche ore di distanza dal precedente, stavolta con sette idrovolanti. I bersagli furono il Forte San Nicolò, l'Arsenale e sopra Castello. Danni furono provocati anche alla chiesa di San Pietro, in Calle del Tagliapietra e nel Rio San Pietro. Sei velivoli attaccarono invece il 18 novembre gettando ordigni sul Forte San Nicolò, gli Alberoni, l'Arsenale. la base idrovolanti, il gasometro. Bombe incendiarie furono gettate anche in Calle del Cristo a Cannareggio, Dorsoduro, Corte del Tagliapietra, Fondamenta Contarina a San Polo Forte San Mauro, Cà Foscari, la stazione marittima, e su Corte Coppo in San Marco. Nel maggio del 1916 ci furono le incursioni del 15 con nove velivoli che attaccarono l'Arsenale e la stazione ferroviaria di Mestre. Il 22 altri quattro apparecchi bombardarono il litorale, Forte San Felice a Chioggia, Treporti, Cava Zuccherina e San Donà di Piave. Il 12 giugno, prima dell'alba, sei apparecchi colpirono l'Arsenale, la stazione ferroviaria di Mestre e San Donà del Piave con 24 bombe. Nell'incursione del 23 giugno si contarono sei morti e 19 feriti dovute a numerose bombe sganciate sull'Arsenale e su San Nicolò al Lido. Dopo la presa di Gorizia, la città scontò le inevitabili ripercussioni che iniziarono la sera del 9 agosto con un attacco massiccio di 20 idrovolanti provenienti da Trieste, Pola e Parenzo, scortati da velivoli terrestri. In tutto lanciarono un centinaio di bombe che colpirono il sommergibile inglese B10 alla fonda in Arsenale, la Chiesa di Santa Maria Formosa, il Cotonificio Veneziano ed altre case. Anche la sera successiva cinque velivoli triestini ritornarono su Venezia colpendo, oltre ad abitazioni, anche la Chiesa di San Pietro in Castello. Sei velivoli attaccarono Campalto il 12 agosto con una trentina di bombe distruggendo completamente l'hangar e facendo esplodere il P6 che si trovava in ricovero. Il 16 agosto giunsero sulla città sette velivoli che mirarono un deposito della Marina, danneggiarono un'officina dell'Arsenale e alcuni edifici civili. Il 4 settembre quattro idro attacacrono con cinque bombe il centro della città: alcune bombe caddero davanti alla facciata della Basilica di San Marco, protetta tuttavia da sacchi di sabbia. Nella notte tra il 12 e il 13 settembre la marina austriaca organizzò un nuovo raid partendo da Parenzo e Pola, che provocò danni alla chiesa dei santi Giovanni e Paolo all'Ospedale dei Vecchi, all'Arsenale, agli Alberoni. Anche Chioggia fu colpita. La notizia del bombardamento della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo provocò l'intervento del Papa Benedetto XV e disturbò il cattolico imperatore d'Austria, che vietò ulteriori incursioni. Nell'agosto del 1917 la marina austro-ungarica chiese all'imperatore Carlo I di permettere un incursione aerea per rispondere ai continui attacchi italiani su Trieste. Fu preparato il maggior raid mai condotto fino ad allora su Venezia. Vi presero parte 20 idrovolanti dalle basi di Pola, Parenzo e Trieste. A loro si affiancarono altri 20 Brandenburg CI scortati dalla Flik 41J , partita da Sesana. Il primo obiettivo fu l'Arsenale che fu raggiunto da due attacchi. Su Venezia caddero oltre 80 bombe con la morte di 17 persone ed il ferimento di più di trenta tra civili e militari. Il 4 settembre 1917 due velivoli provocarono con otto bombe alcuni danni, seppur modesti, mentre il 7 due ondate di attaccanti rilasciarono oltre 40 bombe che colpirono l'Arsenale ma anche diversi punti civili della città. I bombardieri austro-ungarici ritornarono dopo circa cinque mese di assenza; era il 4 febbraio 1918 quando la città fu colpita da 4 idrovolanti che colpirono l'Arsenale e il campo di volo al Lido. Il 20 febbraio Venezia fece la conoscenza dei bombardieri germanici partiti da un campo nei pressi di Aviano. Si trattava di velivoli AEG G.IV che colpirono case di abitazione sul Canal Grande. Altre incursioni furono portate a termine il 24 febbraio con danni all'Arsenale e abitazioni con due morti e 16 feriti. Gli idrovolanti istriani tornarono in forze il 26 febbraio: dieci velivoli insieme a bombardieri tedeschi colpirono di nuovo l'Arsenale, due cacciatorpediniere della Marina, la chiesa di San Simeone Piccolo di nuovo la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo e il Ricovero di mendicità. Il 15 e il 16 giugno, durante la battaglia del solstizio, arrivarono da Trieste cinque idrovolanti che colpirono Mestre con 24 ordigni. Il 20 agosto fu la volta di tre idrovolanti che attaccarono l'isola di Poveglia, dove si stava approntando un nuovo campo di aviazione. L'ultimo attacco sulla città lagunare fu condotto il 22 ottobre da tre idrovolanti decollati da Pola che attaccarono il campo di aviazione del Lido.




Tre semplici Assi

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GOTTFRIED VON BANFIELD 1890 - 1986

Banfield fu il più grande asso della Marina Imperiale e l'unico aviatore austroungarico ad essere insignito della masssima onorificenza dell'Impero: La Croce di Cavaliere dell'Ordine di Maria Teresa. Eccellente puntatore ottenne tutte le sue nove vittorie con idrovolanti. Partecipò ad oltre 400 missioni contro il nemico, e fu il primo cacciatore austro-ungarico a conseguire una vittoria notturna. La sua prima vittoria la ottenne, a bordo di biposto Lohner, ai danni di un aerostato italiano nei pressi della foce dell'Isonzo. Nel febbraio del 1916 assunse il comando della stazione navale di Trieste che mantenne per il resto del conflitto.




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HANSA BRANDENBURG C




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DIRIGIBILE P4 - P5

Realizzati a Vigna di Valle nel 1912, erano simili nelle caratteristiche tecniche. Il P.5 venne ritirato dalle operazioni belliche alla fine del 1915, mentre il P.4, assegnato alla Regia Marina, fu messo in disarmo nel luglio del 1918. Lunghezza: 60 m, Diametro: 18 m, Volume 4400 mcubi, Motore: 2 Fiat S 54-A da 180 CV, Velocità: 60 km/h (Da: Palloni, Dirigibili ed Aerei del Regio Esercito 1884-1923. Chiusano - Saporiti. SME 1998).Immagine tratta dal sito www.delcampe.it




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IDROSCALO DI POLA




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AEROSCALO DI CAMPALTO (VE)

Costruito tra il 1909 e il 1911, Campalto fu denominato “1° Cantiere “, aveva originariamente un hangar lungo 110 metri, largo 27 e alto 32, per ospitare dirigibili tipo M. Di proprietà del Regio Esercito, fu dotato di un secondo hangar che ospitò dirigibili della Regia Marina




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PAOLO BOSELLI 1838 - 1932




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CARLO I D'AUSTRIA 1887 -1922




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LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO 15 - 23 GIUGNO 1918

Nel giugno del 1918 l’Austria sferrò una nuova grande offensiva contro l’Italia, in particolare nella zona del Montello, con l’obiettivo di annientare completamente l’esercito italiano. La cosiddetta “Battaglia del Solstizio” vide grandi e terrificanti combattimenti che si protrassero ininterrottamente dal 15 al 23 giugno 1918, con gravissime perdite in ambedue gli schieramenti. Il piano di battaglia prevedeva un attacco generalizzato dall’Altopiano dei Sette Comuni al mare, in realtà si concentrò soprattutto sul Montello e sul paese di Nervesa, che ne uscì completamente distrutto. Durante il tragico scontro l’esercito italiano dimostrò nuove capacità tattiche che, unite ad un alto grado di preparazione e coesione, porteranno alla vittoria finale. L’offensiva austroungarica, probabilmente non adeguatamente condivisa e appoggiata nemmeno dallo stesso imperatore Carlo I, non ebbe buoni esiti e si concluse senza risultati apprezzabili: il declino del grande impero asburgico era ormai alle porte. La disgregazione interna dell’Impero Austroungarico si faceva sentire e, anche laddove le truppe tedesche avevano lottato con gran tenacia, scoppiarono diversi ammutinamenti: interi reparti gettarono le armi, rifiutandosi di combattere. Con la Battaglia del Solstizio per gli Imperi centrali inizia la disfatta totale che si verificherà nell’autunno dello stesso anno: la loro speranza di vincere andava lentamente spegnendosi.



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STAZIONE IDROVOLANTI DI VENEZIA

Nel 1914 la Regia Marina possedeva due stazioni di idrovolanti: una a Venezia e l’altra a La Spezia, con 14 apparecchi tipo Borel, Brèguet, Curtiss, Albatros, Farman e Guidoni (alcuni dei quali imbarcati su navi). Al 24 maggio 1915 la Stazione Idrovolanti di Venezia disponeva di sei aeroplani di tipo diverso con due aviorimesse, che si trovavano a Punta Sabbioni (Sant’Andrea).




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AEG IV




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CAMPO DI AVIAZIONE VENEZIA LIDO

A causa del pericolo di bombardamenti aerei a cui era esposto il patrimonio artistico di Venezia, si rese necessario trovare un'area vicina alla città dove realizzare un campo di aviazione per ospitare l'aviazione francese giunta in soccorso. Inizialmente i caccia Neuport 10 e i veloci biplani Spad S VII francesi si schierarono nel campo di Bazzera, nei pressi di Mestre, ma questa locazione non si dimostrò adatta a tempestivi interventi di intercettazione di aerei nemici. Fu così che il Comando della Marina decise di ricavare un campo di aviazione dalla piazza d’armi del Forte di S. Nicolò al Lido. Lo spazio, ampliato con la demolizione di alcuni fabbricati minori, dimostrò la praticabilità del progetto il primo dicembre, dopo tre mesi di lavori, la squadriglia francese si trasferì nella nuova sede segnando così la nascita dell’aeroporto lidense. L'aeroporto ebbe visitatori illustri quali il Principe di Galles, il futuro Re Edoardo VIII, lo scrittore Celine, ed una madrina d’eccezione, l’affascinante baronessa Nicola Winspeare Guicciardi. Anche Gabriele D’Annunzio diventerà un abitué del luogo dopo il suo trasloco nella celebre Casetta Rossa sul Canal Grande.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI SESANA (SEZANA)

Campo di aviazione realizzato all'inizio del 1917 in buona posizione strategica, sull'altopiano del Carso. Il 14 aprile vi giunse la Flik 42

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IDROSCALO DI PARENZO/POREC

Idroscalo austro-ungarico allestito nel 1915 come stazione di appoggio. Nel 1916 divenne una sede operativa con un hangar ben bascosto poco distante dalla Villa Pogatsching. Gli idrovolanti, collocati sui carrelli, venivano trainati fino allo scivolo in cemento costruito nella caletta davanti allo squero. Qui scendevano in acqua.

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LOHNER L

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il 28 luglio 1914, l’Aviazione della Marina austro-ungarica si era trovata subito nella necessità di sostenere le prime azioni militari. A questo scopo erano stati equipaggiati di mitragliatrici e bombe gli idrovolanti del tipo E allora in dotazione. Questi apparecchi tuttavia non corrispondevano più alle nuove aumentate esigenze di velocità, raggio d’azione e soprattutto di armamento. Così gli ingegneri Bauer e Paulal della ditta Lohner, unitamente ad altri due ingegneri dell’Arsenale di Marina di Pola, furono incaricati di sviluppare un nuovo tipo di idrovolante con due uomini di equipaggio: doveva essere armato di una mitragliatrice sistema Schwarzlose, portare un carico di bombe di circa 150 chili e possedere un’autonomia di volo di sei ore. La nuova macchina, che sarebbe poi divenuta il Lohner serie L, venne accettata dalla Direzione idrovolanti della Marina austro-ungarica che tramite la MLG (società aeroplani e motori) diede l’ordine di costruirne una prima serie di sei esemplari. Già l’11 gennaio 1915 fu effettuato il volo di consegna del primo idrovolante a Pola: portava la sigla L 40.(Da: www.mauroantonellini.com)


DATI TECNICI:
Lunghezza: 10,85 m
Apertura Alare: 16,20 - 11,80 m
Peso a vuoto: 1148 kg
Peso a pieno carico: 1698 kg
Velocità: 105 km/h
Quota massima: 2000 m
Motore: Hiero 145 HP





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CAMPO AVIAZIONE DI POVEGLIA (VE)

Campo di aviazione basato sulla piccola isoal di Pveglia, nella laguna di Venezia. La costruzione iniziò nell'estate del 1918 e furono eretti 2 hangar probabilmente di tipo Mercandino. Il campo non fu mai attivato. Viene citato da Renato Callegari, che ha reperito anche immagini della costruzione.




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FLIEGERKOMPANIE 41 (FLIK 41)

Una delle più famose squadriglia da caccia dell'esercito austroungarico sul fronte italiano. Nel febbraio del 1917 il comando fu affidato a Brumowski. Prima di lui avevano volato con il reparto grandi piloti come Frank Linke-Crawford, Kurt Gruber, Karl Kaszala, Friedrich Navratil, Josef Novak e temporaneamente Julius Arigi e Benno Fiala. Operò dai campi di Sesana, Ajello, Campoformido, Torresella, e Porto Buffole

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IDROSCALO DI TRIESTE




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