Il Fronte del Cielo - 87^ Squadriglia S.V.A. "La Serenissima" - Il Volo su Vienna

Il Cap. Massoni su velivolo SVA Aeroporto della Malpensa. In una brumosa mattina di fine novembre 1917 il capitano pilota Alberto Masprone di Verona, raccolti intorno a sé alcun i piloti suoi concittadini, lanciò un idea che era sorta nella mente sua e dell’amico ten. Aldo Finzi: formeranno una squadriglia di veneti, riunendo nel reparto tutti i piloti veneti che si trovano sul campo in attesa di essere destinati a qualche squadriglia al fronte, reduci dall’attività bellica o dalla scuola tiro di Furbara. il Veneto, tormentato dalla guerra logorante, darà alla patria un nuovo strumento di vittoria: una squadriglia dotata dei nuovi veloci SVA e formata da piloti affiatatissimi, uniti tra di loro da profondi vincoli di amicizia, coraggiosi e preparati. C’è già, nella mente dei promotori, il nome da dare alla squadriglia: sarà la “Serenissima” e si fregierà del leone alato di S. Marco.

L’idea è accolta con calore, ed il ten. G.B. Granzarolo, i s.ten. Guglielmo Vianini, Leonello Marani, Francesco Ferrarin, Alberto Grazzini e Carlo Fornasari sono i primi piloti che si uniscono a Masprone e Finzi. Anche un bergamasco, la cui perizia è altamente apprezzata ed a cui tutti sono legati da profonda amicizia, è accolto nel gruppo, il ten. Antonio Locatelli,. Il commissario dell’Aeronautica a Roma, ed il magg. Capuzzo del Comando Supremo, danno subito il loro benestare, e la “Serenissima” (il nome le verrà ufficialmente riconosciuto dopo il volo su Vienna) viene costituita come 87^ Squadriglia con compiti di ricognizione a lungo raggio. Da Ponte San Pietro (Bg), dove ricevono gli SVA, i piloti si trasferiscono ai primissimi del ’18 a Ghedi, di dove si spingono in ricognizioni strategiche sulle valli trentine (Valsugana, Val di Non, Val Sarca, ect.), sulle Giudicarie, su Trento, fino ed oltre Innsbruck. Ai primi di maggio, mentre si aggiungono ai primi della schiera i piloti tenenti Contratti e Sarti, effettuano una riuscita ricognizione fotografica su Trieste i tenenti Locatelli e Granzarolo. Il 1° maggio il s. ten. Marani chiede di andare a vedere il nuovo campo in allestimento per la Squadriglia a Nogara (Verona): giunto su Mantova gli si guasta il contagiri ma, fidando nel suo orecchio esercitato, Marani si porta in quel di Nogara, sul campo dove – nonostante l’esplicito divieto del Comandante – si accinge all’atterraggio. Otto giorni di pioggia avevano reso impraticabile il prato, divenuto un acquitrino: Cappottata secca. Marani scivola a terra di sotto l’aereo, gli par di sentire odore di bruciato, sviene. L’incidente vale a far scartare Nogara come campo per aerei veloci, e quindi il Comando Supremo sposta l’87^ Squadriglia a Padova, dove operava la 91^ Squadriglia di Baracca. Dopo un po’ entrambe le squadriglie lasciano il nuovo campo: la 91^ a Treviso, la 87^ poco lontano, a San Pelagio.

In giugno, dopo che, tra le tante altre, erano state effettuate memorabili azioni – quali il bombardamento di Campo Maggiore da parte dell’intera Squadriglia, la ricognizione fotografica effettuata il 21 maggio da Locatelli e Ferrarin, spintisi fin sul Lago di Costanza (un raid di 750 chilometri in quattro ore e un quarto), l’importante ricognizione dei ten. Sarti e Vianini lungo il Tagliamento fino alle sorgenti – la Squadriglia partecipa in massa alla battaglia del Piave con azioni di ogni genere. In quello stesso tempo Locatelli effettua un volo di 900 chilometri, di cui 800 in territorio nemico, per inondare Zagabria di manifestini, volo compiuto in 5 ore e 50 minuti. Alla fine del mese il Cap. Masprone è a rapporto dal gen. Bongiovanni, capo dell’Aeronautica del Comando Supremo, che gli chiede di preparare quattro SVA per un volo di milleduecento chilometri su territorio nemico. Ogni aereo avrebbe dovuto portare un carico di venti-trenta chili di manifestini. Masprone, che afferra al volo l’idea, risponde che se alcuni aerei devono volare su Vienna, come gli fa pensare la proposta, tutta la Squadriglia deve parteciparvi con un volo di massa. In quattro settimane il Cap. Masprone prevede di preparare i 14 aerei della 87^ Squadriglia. Per darne solo quattro, otto giorni sarebbero bastati. Il gen. Bongiovanni acconsente alla preparazione dell’intera Squadriglia, e Masprone si mette subito all’opera; sospesa quasi completamente l’attività bellica, procede all’addestramento del reparto al lungo volo. Dopo una decina di giorni, mentre l’addestramento prosegue a ritmo serrato, il gen. Bongiovanni convoca ancora il cap. Masprone e gli fa presente che il magg. Gabriele D'Annunzio, ch fin dal 1915 aveva pensato a quel volo, ha chiesto di prendervi parte. Ma … lo SVA è monoposto. Si ce n’è uno alla Squadriglia che l’Ansaldo aveva adattato a biposto, e che il cap. Luigi Bourlot, del Comando Supremo, ha in consegna: basterebbe levare le due mitragliatrici e sostituire il serbatoio della benzina con uno di maggiore capacità, e D'Annunzio sarebbe servito, sempre che Bourlot fosse disposto a volare con uno che si porta in volo un sacco di talismani destinati non a farlo tornare, ma a fargli incontrare la “bella morte” in faccia al nemico… (Poi, trovato il pilota nell’”aquila infallibile dagli occhi chiari”, Natale Palli, D’Annunzio volerà seduto sul grosso serbatoio tenendo una mano sotto la punta del pugnale per non forarlo). Di studiare i dettagli dell’impresa sono incaricati, con il Capo di Stato Maggiore del’Aeronautica col. Franchini Stappo, il cap. Porro dell’ufficio operazioni, il cap. Masprone ed i tenenti Finzi e Locatelli. Si stabilisce così che partiranno due gruppi di sette aerei ciascuno in formazione a cuneo: il primo velivolo, disarmato, con Gabriele D'Annunzio, sarà difeso da Finzi e dal serg. Gino Allegri (ribattezzato "Fra Ginepro" dal Poeta), della 4^ Armata, pilota aggregato, come il cap. Andrea Costantini, per il volo su Vienna. Il secondo gruppo avrà in testa Locatelli, con Masprone alla sua destra. Nella prima parte del raid si punterà direttamente sulla capitala austriaca, al ritorno invece si farà rotta per Postumia-Venezia. I pericoli dell'impresa erano costituiti più che altro dalla lunghezza del percorso, e poi dai Fokker del campo di Wiener-Neustadt, che per due volte si doveva sorvolare. i caccia ivi dislocati erano adibiti appunto alla difesa della capitale.

Verso la fine di luglio tutto era pronto: le lunghe crociere avevano dimostrato la generosità degli apparecchi ed avevano cementato la coesione dei piloti, che si potevano considerare  tutti perfettamente addestrati al grande volo di massa. Ma durante una dimostrazione per gli osservatori del campo di Marcon (Treviso) il biposto pilotato da Bourlot cadeva in vite, determinando la morte del pilota e la distruzione  dell'aereo. Negli stessi giorno sul Piave veviva abbattuto dalla contraerea il cap. Costantini. D'Annunzio è sul punto di disperarsi, ma un giorno arriva raggiante da Masprone: l'ing. Brezzi dell'Ansaldo sta lavorando giorno e notte per adattare un altro biposto, che Stoppani porterà in volo a Padova. C'è pronto anche il pilota, il cap. Natale Palli. Masprone ottiene una proroga di cinque giorni dal Comando Supremo, per accontentare il legittimo desiderio di D'Annunzio, ma non di più, perchè si è saputo che la Germania sta mandando truppe fresche in Austria per risollevare il morale dell'alleato, abbattuto dallo scacco subito sul Piave, e bisogna riprendere al più presto le ricognizioni strategiche.  Il 1° agosto fervore di vigilia a San Pelagio: l'indomani gli SVA avrebbero preso la via di Vienna. D'Annunzio è ospite della "Serenissima", che ha raggiunto dal suo campo del Lido. Il mattino del 2 agosto un cielo sereno si stende sulla pianura veneta: gli aerei decollano e puntano sulle Alpi, ma qui una impenetrabile cortina di nubi li costringe a rientrare. Al ritorno il destino pare ancor più beffarsi degli audaci: una densa nebbia, nonostante la stagione estiva, copre tutta la pianura padana. In casi del genere ogni pilota era libero di scegliere il luogo d'atterraggio, e così la formazione si divide: soltanto sette piloti, tra cui Palli e Masprone riescono a forare l'ostile cortina a San Pelagio ed atterrano alla base, mentre gli altri vanno a finire a Verona, a Ferrara e persino a Bergamo e a Bologna. Masprone è incollato al telefono per avere notizie dei mancanti: una ad una giungono le voci arrochite dal microfono: tre aerei hanno cappottato e sono fuori uso, mentre per fortuna nessuna perdita si lamenta fra i piloti. Rientrati i quattro superstiti a San Pelagio, gli specialisti si affannano a ripetere le operazioni di approntamento degli SVA. Il giorno cinque la Squadriglia è nuovamente pronta per l'involo. L'alba del giorno sei però sorprende i piloti con un cielo interamente coperto: impossibile affrontare il volo sulle Alpi. Il giorno successivo dopo una notte stellata, ancora cielo coperto e nebbioso. I piloti cominciano a risentire dell'ansia, che si stà mutando lentamente in nervosismo. Ma l'otto mattina il cielo è tornato splendido e il decollo viene ripetuto. E' in volo  una formazione unica a cuneo di undici aerei. La piana veneta è sorvolata, sfilano le fertili campagne assolate sotto le ali della "Serenissima"; i motori cantano al'unisono, l'entusiasmo è alle stelle. Ma... sull'Isonzo riecco le nubi! La grigia cappa si stende fino oltre le Alpi, senza uno squarcio, ed è evidente che tutta l'Austria è sotto quella coltre di piombo. D'Annunzio e Masprone hanno le lacrime agli occhi, ma devono far ritorno a San Pelagio!

Al campo ci sono novità per il cap. Masprone: è atteso al Comando Supremo. Là gli dicono che deve rimandare ad altri tempi il volo su Vienna: l'Ufficio Informazioni è in possesso di notizie allarmanti che la ricognizione deve subito controllare e documentare... Masprone insiste per ritentare una terza volta, l'indomani. Se il tempo non consentirà l'impresa, questa verrà rimandata sine die. Anche D'annunzio fà pressioni, e la proroga di un giorno viene concessa. E' un tentativo in extremis. In un solo giorno infatti, è problematico mettere a punto minuziosamente gli aerei della Squadriglia. ma la fede del Poeta e di Masprone si trasfonde nel personale tutto del reparto, e motoristi e montatori, a fianco dei piloti, danno il loro meglio per la riuscita dell'impresa che ancora sembra un sogno. Nove agosto 1918, ore 5,30: sull'erba rorida di San Pelagio sono a salutare la partenza della "Serenissima" sotto un cielo più che mai limpido, il gen. Bongiovanni, il col. Franchini ed il cap. Porro. Masprone ripete ai piloti l'ordine di abbandonare la formazione e fare immediatamente ritorno qualora fossero sorti dei dubbi sul perfetto funzionamento dei motori. Alle parole del comandante di Squadriglia gli occhi di D'Annunzio s'incontrano rapidi con quelli di Palli, di Massoni, di Locatelli e Gino Allegri, che hanno un impercettibile balenio d'assenso: è la conferma che la promessa sarà rispettata: il Poeta aveva fatto giurare ai quattro che, qualunque tempo avessero trovato lungo la rotta, avrebbero in ogni caso raggiunto Vienna...

Gli undici piloti si issano a bordo, s'imbracano, calcandosi gli occhialoni sugli occhi; le mani si agitano in un saluto entusiastico. Alle 5,50 decolla Locatelli seguito da tutti gli altri. La formazione è rapidamente composta e punta diritta sulla meta. Sornione dai fianchi delle fusoliere sorride il Leone Alato. Sono in volo, nell'ordine di stormo: Palli, con D'Annunzio, Locatelli, Allegri, Ferrarin, Censi, Granzarolo, Masprone, Contratti, Sarti, Finzi, Massoni. Ma soltanto dopo pochi chilometri dalla partenza il motore di Masprone pianta improvvisamente è il Comandante della "Serenissima" è costretto ad un fortunoso atterraggio fra gli alberi  che gli costa una frattura alla mandibola. Prima delle linee anche Francesco Ferrarin e Contratti devono rientrare a causa dell'irregolare funzionamento del motore. Gli otto piloti rimasti serrano sotto, ed il volo prosegue. Le Alpi vengono sorvolate, sotto le ali tricolori s'apre il territorio degli Asburgo. a Wiener-Neustadt, proprio sopra il nido delle aquile avversarie, a Sarti si rompe la molla di una valvola di aspirazione, incidente che provoca un principio di incendio e costringe il pilota ad atterrare ... in bocca al lupo. Sarti riesce  a distruggere lo SVA prima di cadere prigioniero. Intanto il "numero settenario della costellazione fatale," è in vista della capitale nemica; vengono raggiunti i sobborghi,  e per due volte la città imperiale viene sorvolata dagli Italiani. Per le vie la folla incredula raccoglie il messaggio tricolore che in migliaia di esemplari scende dal cielo audacemente violato. Alle 12.40 i sette SVA atterrano a San Pelagio. Per primo tocca terra il ten. Lodovico Censi, che ai camerati accorsi grida: "a settecento metri su Vienna"! Commentando a mensa, col gen. Bongiovanni e tutti i piloti, l'impresa compiuta, il Poeta affermava. "Questa nostra impresa noi l'abbiamo voluta ostinatissimamente. E' nobile perchè porta l'impronta della volontà indefessa. Nacque in quella sera lontana del primo anno di guerra, là, sul piano di Campoformido, quando nella carta la matita rossa tracciò per scongiuro e per voto la linea della rotta dal villaggio del basso Trattato alla capitale austriaca. "C'è una predestinazione segreta dentro il disegno. C'era perfino l'influsso del numero perfettissimo. Da principio eravamo in  quattordici. E quelli che desiderarono e lavorarono e aspettarono e s'affannarono e poi furono dalla sorte delusi, quelli devono essere lodati come gli altri, come gli eletti della fortuna. Avevo portato meco per un buon augurio,  il mio guidone azzurro di Cattaro costellato dalle sette stelle dell'Orsa, il segno che m'era stato fausto nella notte adriatica quando trassi dal labirinto marino il motto di guerra che la squadriglia di nome "Serenissima" ha raccolto e fatto suo: "iterum rudit Leo".

"Il mattino del nove  eravamo undici alla partenza... sono tutti qui seduti, intorno a questa mensa, degni dello stesso onore i fortunati e gli sfortunati. Uno di essi, Masprone, ha la bocca ferita, e pure sorride senza invidia e senza rancore. Sopra la foce del Piave eravamo otto. Ma il numero settenario della costellazione fatale doveva prevalere. prima della meta l'ottava stella si consumava come una delle lacrime di fuoco che solcano l'aria di queste notti di San Lorenzo. "O compagni, offriamo il megio dei nostri cuori al prigioniero che è triste e solo, laggiù, avendo perduto la libertà, che è mille volte più preziosa della vita". La Serenissima, lo "strale", come anche l'aveva chiamata il Poeta, aveva colpito nel segno.  (Articolo di Gianni Cantù, Nuove Ali, 1958)

 



Alcuni dati tecnici sul volo:

Furono preparati 14 S.V.A. 5 di cui uno biposto dotati di motori nuovi  SPA 200 HP, dotati di magneti Marelli, candele Bosch dal lato del carburatore, candele Lodge o Boujen dal lato scappamento. Serbatoio di benzina con 300 litri. Sopra l'ala , hourrice, 12 litri.  Prima della partenza i motori furono fatti marciare per 3 ore a rilento e quindi 4 ore a pieno regime, di cui 2 ininterrottamente. Sostiuite le parti difettose (i motori erano nuovi di fabbrica), o anche il motore stesso. Dopo il rimontaggio dei motori ogni apparecchio ha eseguito 30 minuti di volo per l'assestamento delle parti. Verificati di nuovo bulloni, molle, punterie, ecc.. I serbatoi sono stati provati con 4 metri di pressione. 

Carico: Kg
   
Passeggero con indumenti  75
Benzina 312 litri a 700 219
" mitragliatrici Wickers 36
400 colpi di mitragliatrice 12,8
Olio litri 15 15
Macchina fotografica 12
Manifestini 10
   
Totale 379,8
   

Forte vento all'andata; cielo coperto di nuvole specialmente nella zona montana. Foschia, anche sulla città di Vienna. vento favorevole al ritorno.  Il volo si è svolto secondo il seguente itinerario: S. Pelagio, Foci del Tagliamento, Udine, Cividale, Monte Tricorno,Lago di Worth, Bruck, Vienna, Wiener Neustadt, Gratz, Lubiana, carso, Venezia, S.Pelagio.

Poco dopo la partenza atterrano per emergenza di pressione al serbatoio il capitano Masprone, il tenente Ferrarin e il tenente Contratti. Probabilmente per il medesimo incidente il tenente Sarti nel viaggio di andata ha planato in territorio nemico.  Iol percorso totale è stato di 1100 km in 6 ore e 40 minuti; 950 km in territorio nemico. Velocità media di 165 km/h

 

Consumi:      
       
  Acqua litri Olio Kg Benzina litri
       
Apparecchio biposto 1,5 5 253
Monoposto 1 2 5 240
Monoposto 2 1,75 10 246
Monoposto 3 2,5 5,5 251
Monoposto 4 2,5 9 258
Monoposto 5 2 10 280
Monoposto 6 2,25 7 277
       
Media approssim. consumi 2 7 257

 

 

 

I Piloti Le Immagini

WWW.IL FRONTE DEL CIELO.IT

ALDO FINZI
LEGNAGO

Nato nel 1891, 21° Reggimento Artiglieria Campagna allo scoppio della guerra Finzi, pur già riformato per deficienza toracica, riuscì a frasi accettare dal Regio Esercito. Il 29 giugno 1915 era soldato volontario nella 6^ compagnia automobilisti del Reggimento Artiglieria a Cavallo con funzioni di staffetta motociclistica. Aspirante ufficiale di complemento in artiglieria del 21° Artiglieria da Campagna nel gennaio 1916. Ma vi rimase poco, perché riuscì presto a farsi comandare al Battaglione Aerostieri, poi al Corpo Aeronautico, giungendo al Battaglione Scuole Aviatori dove divenne infine Allievo Pilota il 30 giugno di quell’anno. Proprio il pilotaggio costituì un punto chiave della vita di Finzi. Infatti, promosso tenente, venne assegnato alla 48^ Squadriglia Aeroplani, dove iniziò subito un intensa attività di ricognizione, pericolosa e poco gratificante perché condotta con i già superati biplani Caudron G.3 e G.4. Presso la 48^ conobbe Natale Palli, che a fine 1917 lo avrebbe invitato a raggiungerlo a Ponte San Pietro (Bergamo) ove era in corso di costituzione la 87^ Squadriglia. Una ricognizione strategica in Val d’Adige e fino a Bolzano del 24 aprile 1917 gli valse, con la successiva missione su Fortezza e Bressanone, una medaglia di bronzo sul campo, e due mesi dopo la foto di Finzi col suo aereo comparve sul Secolo Illustrato. Il 16 agosto 1917 fu trasferito alla 43^ Squadriglia, dove rimase fino a novembre. Il 17 dicembre Finzi raggiunse definitivamente la 87^ Squadriglia. Composta quasi interamente di giovani aviatori veneti, che la battezzarono “La Serenissima” ed adottarono l’augusta insegna del Leone di S. Marco, l’87^ fu dotata del nuovo e velocissimo ricognitore Ansaldo SVA. Fu qui che Finzi entrò pienamente nell’ambiente al tempo stesso esaltato e patriottico, tecnici stico ed informale che, mescolato ad altre tendenze già presenti nella società italiana, nel dopoguerra avrebbe partorito quel cocktail di insoddisfazione e violenza che Mussolini cavalcò spregiudicamente sino a plasmare il fascismo. Come recita la motivazione della sua prima medaglia d’argento, nella primavera del 1918 Finzi “di ritorno da una ricognizione durata quasi tre ore, avvertito da colpi antiaerei che apparecchi nemici volavano sul nostro territorio, nei pressi di Mori, vi accorreva, trovando un apparecchio da ricognizione, scortato da due caccia. Attaccava risoluto, metteva in fuga gli apparecchi da caccia ed abbatteva l’apparecchio da ricognizione”. Quando nel 1918 D’Annunzio scelse l’87^ Squadriglia per realizzare l’antica ambizione di violare il cielo di Vienna, Finzi fu uno dei sette piloti che riuscirono a portare a termine l’impresa. Durante la permanenza con l’87^ il pilota polesano unì all’intensa attività di volo anche funzioni tecniche: sua è ad esempio la Relazione sul Funzionamento e Consumo di apparecchio e motore nel volo S. Pelagio-Vienna e ritorno. L’ardita missione gli valse una seconda medaglia d’argento. Alcuni documenti illuminano il carattere dell’aviatore polesano. Un rapporto informativo in data 25 agosto 1918 gli attribuiva “carattere vivace, facilmente eccitabile, spirito critico ma in fondo buono”. Cosa queste parole indicassero è chiarito dal rapporto sull’87^ Squadriglia redatto il 20 agosto 1918 dal Tenente Colonnello Carta. Esaminando l’imbarazzante inefficienza in cui il reparto era precipitato dopo il celebre volo, Carta scoprì come l’autorità del Capitano Masprone, che comandava il reparto ma volava pochissimo, fosse contestata da Finzi e Locatelli che per la loro maggiore esperienza intervenivano nella gestione del reparto contro ogni norma disciplinare. La situazione degenerò al punto che Masprone fu esonerato dal comando (passato a Palli), Finzi trasferito alla 1^ Armata, e Locatelli alla squadra Siluranti Aeree di D’Annunzio. Altri quattro piloti furono trasferiti per scarso rendimento. L’episodio conferma un po’ tutte le sfaccettature di Aldo Finzi:capace, deciso, irruento. Caratteristiche che avrebbe mantenuto sino alla morte. Medaglia d'Argento al Valor Militare: Superando ogni precedente ardimento, con magnifico volo, affermava su Vienna la potenza delle ali d'Italia, esempio meraviglioso di fede, di tenacia e di superbo valore. – Cielo di Vienna, 9 agosto 1918. Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Pilota ardito, tenace e valoroso, si offriva costantemente per qualsiasi impresa, anche la più arrischiata. Rientrando da una ricognizione durata quasi 3 ore, accortosi che apparecchi nemici volavano sul nostro territorio, li attaccava risolutamente, mettendone in fuga due da caccia e abbattendone uno da ricognizione. - Cielo del Trentino-Alto Adige-Piave, 14 marzo-30 giugno 1918.

×

GIORDANO BRUNO GRANZAROLO 1894 - 1992
VILLA BARTOLOMEA

Giordano Bruno Granzarolo nacque a Carpi di Villa Bartolomea (Vr) il 12 giugno 1894 da Lino, agricoltore e da Teresa Zanibello. Ancora fanciullo andò ad abitare con la famiglia a San Vito di Legnago, prima in contrada Nogara e poi in via Piazza. Prese parte alla prima guerra mondiale dove raggiunse il grado di Capitano. Era inquadrato nel 9° reggimento Artiglieria da Fortezza e divenne sottotenete il 6 gennaio 1916. Appartenne alla Serenissima dai giorni della fondazione. Fu ammesso alla scuola di pilotaggio l'11 gennaio 1917, e nel luglio fu giudicato idoneo come allievo di Voisin 140 HP. Divenne pilota militare il 15 agosto 1917. Passò successivamente diversi campi e pilotò i più diversi tipi di aeroplani. Fu prima a Gioia del Colle dove ottenne i primi due brevetti con velivolo Voisin. Passò quindi al campo di Busto Arsizio dove volò con l’Aviatik e con il SAML, da Busto venne inviato alla Malpensa. Da qui, dopo aver ottenuto il brevetto con il Nieuport e con lo SVA, fu trasferito a Ponte San Pietro (Bg). Il suo vero maestro fu Locatelli con il quale doveva poi dividere fraternamente la gioia dei successi e l’ansia dei pericoli. Giunto in zona di guerra il 12 febbraio 1918 Granzarolo compì il suo primo volo di guerra con Aldo Finzi il 24 marzo successivo con una ricognizione strategica sulla Valle del Sarca, Thione e Bolzano. Poco dopo, il 4 maggio, per incarico del Comando Superiore d’Aeronautica compiva assieme a Locatelli una importante ricognizione sul golfo di Trieste e Monfalcone eseguendo 48 fotografie. Nello stesso mese eseguiva inoltre diverse incursioni lontane, e il 2 giugno si spinse fino sui cieli di Lubiana. Nella battaglia del Solstizio compì numerose missioni di scorta ai bombardieri Caproni del IV Gruppo. Il 15 giugno ebbe il velivolo colpito durante una ricognizione e crociera sulla valle del Brenta e Feltre. Durante una scorta ai bombardieri, il 19 luglio, fu costretto ad atterrare a Campo San Luca per un guasto al motore. Ancora il 17 agosto ebbe l’apparecchio colpito nel corso di un mitragliamento a terra. Granzarolo realizzò un grande numero di riuscite azioni compiendo anche cinque partenze nel giro di dodici ore. Insieme a Locatelli e Finzi era capo sezione della 87^. Partecipò oltre che allo storico raid alle successive ricognizioni spinte in profondità del mese di settembre. Nell’ultima settimana di ottobre ebbe il velivolo colpito da schegge di proiettili antiaerei e da colpi di mitragliatrice. In particolare il 22 ottobre, fu colpito da una granata durante una ricognizione nella zona di Casarza. Atterrato e ripartito alla volta di Fonzago, fu nuovamente colpito e costretto a prendere terra a Campo San Luca. Stessa sorte il 27 ottobre nel corso di una azione tra Porto Buffole ed Oderzo. E’ decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Superando ogni precedente ardimento, con magnifico volo, affermava su Vienna la potenza delle Ali d’Italia, esempio meraviglioso di fede, tenacia, e superbo valore. Cielo di Vienna 9 agosto 1918. Ottenne anche una decorazione bronzea con la seguente motivazione: “Pilota nuovo alle vicende della Guerra, iniziava brillantemente e valorosamante i suoi voli alla fronte, distinguendosi per costanza ed aggressività. Audacemente si spingeva in ricognizioni strategiche su Trieste e Lubiana, compiendo sempre lodevolmente il mandato affidatogli”. Cielo del Trentino, 1 marzo – 30 giugno 1918. Dopo la morte di Natale Palli, nel 1919 divenne il comandante della 87^ Squadriglia con sede a Padova. Grande aviatore partecipò a numerose manifestazioni sportive nel dopoguerra, come le prime edizioni della Coppa Baracca. Il 9 agosto 1918 partecipò al volo su Vienna con la Squadriglia Serenissima insieme a Gabriele D'Annunzio. Dopo la morte di Palli divenne il comandante della squadriglia Serenissima, sull'aeroporto di Padova. Il 28 dicembre 1926 sposò Jose Donella, figlia dell'avvocato Guerrino di Villabartolomea e si trasferì a Padova, dove morì il 19 dicembre 1948. Fu posto in ausiliaria e in riposo con il grado di Capitano. L'Ansaldo SVA 11721 con il quale Granzarolo effettuò il volo su Vienna è oggi esposto al Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle.

×

ALBERTO MASPRONE
POIANO

Alberto Masprone nacque a Poiano (Verona) il 30 maggio 1884. Da giovane fu un grande sportivo e con i colori del "Istituzione Bentegodi" divenne, nel 1906, campione nazionale per la specialità lancio del disco. Questo traguardo gli permise di partecipare, sempre nel 1906, alle Olimpiadi del Decennale o "Intermedie" di Atene. L'anno successivo vinse il celebre "Pentathlon Reale in occasione dell'Esposizione di Venezia battendo l'atleta genovese Coscia, suo maestro. Si cimentò anche in altre discipline, come il calcio. Fu tra l'altro giocatore, allenatore e dirigente della società Hellas di Verona, per la cui fondazione si impegnò personalmente. Nel giugno 1915, più che trentenne divenne sottotenente M.T. nel 83° Battaglione Intendenza Generale. Chiese di essere ammesso al corso di pilota e nel luglio del 1916 fu inviato a Mirafiori al corso su velivolo Caudron. Il corso di addestramento durò esattamente due mesi e l'8 settembre concluse felicemente l'ultima prova per il brevetto. Il 15 dello stesso mese iniziò l'addestramento sul velivolo Aviatik sul quale si brevettò a gennaio del 1917 a Cascina Costa. Con il grado di tenente passò alla scuola idrovolanti di Sesto Calende e il 1 maggio ottenne l'abilitazione al pilotaggio del velivolo FBA. Nello stesso mese di maggio, per le eccezionali capacità dimostrate fu inviato in qualità di istruttore alla scuola di Orbetello. Nel mese di novembre in pochi giorni effettuò il passaggio sul velivolo Nieuport a Cascina Malpensa, e dopo un breve periodo a Furbara presso la scuola tiri effettuò anche il passaggio sul nuovo velivolo SVA (estate 1917) presso la scuola di volo di Ponte San Pietro (Bergamo) dove conobbe molti giovani piloti, delusi e sbandati in seguito alle tristi giornate di Caporetto.  A metà dicembre fu assegnato al Comando d'Aeronautica e propose l'idea di costituire una squadriglia di soli veneti. La proposta fu accettata e nel gennaio del 1918 fu costituita la 87^ Squadriglia Serenissima. Masprone ne divenne il comandante. La squadriglia, dotata del veloce velivolo SVA, ebbe il compito di effettuare ricognizioni strategiche ed operò sui campi di San Pelagio (Pd), Ghedi (Bs) e dal 15 maggio 1918 di nuovo e definitivamente dal campo patavino. Capace tecnico e grande organizzatore, si dimostrò tuttavia poco adatto al comando e nel settembre 1918 fu rimosso, a seguito di gravi inefficienze e problemi disciplinari sorti in seno alla squadriglia. Trasferito alla nuova 90^ Squadriglia SVA ne assume il comando sul campo di Busiago il 14 ottobre 1918. Nel dicembre del 1918 raggiunse la 60^ Squadriglie sul campo di Ganfardine (Vr). Masprone fu un convinto assertore della celebre impresa di Vienna per la quale pretese ed ottenne l'impiego di tutta l'unità. Dopo la guerra si trasferì a Milano e intraprese una attività industriale. In questa città si è spento nel 1964 all'età di 80 anni.

×

ANTONIO LOCATELLI 1895 - 1936




Alpinista, giornalista, politico ma soprattutto grande aviatore, Antonio Locatelli nasce a Bergamo il 19 aprile 1895. Nel 1931, dopo aver terminato gli studi tecnici, viene assunto all’Ansaldo di Cornigliano Ligure, dove, per la bravura ed il notevole impegno, gli viene subito affidato l’incarico di Capotecnico. Il soggiorno nella regione ligure, vicino alle grandi vette, gli permette di coltivare una delle sue grande passioni: l’alpinismo. Così, insieme al fratello Carlo, riesce a scalare le cime dell’Adamello, del Monte Rosa e del Cervino; questa passione, grande tanto quella per il volo, lo accompagnerà per tutta la vita, fino ad assumere, negli anni Venti, la Presidenza del Club Alpino Italiano di Bergamo. Il ten. Locatelli Medaglia d'Oro al Valor MilitareNel gennaio del 1915, allo scoppio del Primo Conflitto Mondiale, viene chiamato alle armi ed assegnato al Battaglione Aviatori, dove, dopo aver conseguito il brevetto di pilota militare, viene impiegato in ben 523 voli di ricognizione e di combattimento, attività per le quali viene decorato con tre Medaglie d’Argento al Valor Militare. Il 2 febbraio 1918 entra a far parte della Squadriglia “La Serenissima” di Gabriele D’Annunzio con la quale, il 9 agosto dello stesso anno, porta a compimento l’impresa ardita di volare su Vienna, culminata con il lancio sulla città austriaca di migliaia di volantini propagandistici. Il 15 settembre 1918, durante un volo in territorio nemico, viene abbattuto e successivamente internato in un campo di prigionia dal quale però riesce rocambolescamente a fuggire travestito da soldato austriaco e con falsi documenti a rientrare in Italia. Al termine della guerra, viene decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ma l’impresa che ha reso famoso Locatelli è senz’altro il sorvolo della Cordigliera delle Ande. Il 2 giugno 1919, nell’ambito di una missione militare di propaganda nell’America del Sud per pubblicizzare le fabbriche di aerei italiane, il pilota bergamasco svolge numerosi voli sul territorio uruguaiano e argentino fino a quando decide di tentare la trasvolata delle Ande, tra il Cile e l’Argentina in condizioni climatiche proibitive con venti che raggiungevano la velocità di oltre 200 km/h e temperature fino a 35 gradi sottozero. Partito da Buenos Aires con un apparecchio SVA per raggiungere Valparaìso, Locatelli vola sopra le Ande, ma viene costretto ad un atterraggio di emergenza a causa di un improvviso e violento uragano; ritenta l’impresa il 30 luglio e, dopo aver sorvolato la Cordigliera a quota 6.500 metri, atterra finalmente a Viña del Mar, presso Valparaìso. L’impresa lo rende famoso in tutto il mondo. Durante la trasvolata, Locatelli trasporta sul suo aeroplano un sacco pieno di posta da recapitare dopo aver valicato le Ande; primo esperimento di quello che diventerà poi una attività molto diffusa: la posta aerea. Nel 1923 decide di partire per un lungo viaggio intorno al mondo, per dedicarsi ad una altra sua grande passione, la fotografia; il viaggio è documentato infatti da numerose foto, taccuini ed annotazioni su diari, cartoline illustrate raccolti in Egitto, India, Cina, Giappone e Stati Uniti. Data la sua abilità di fotografo, collabora negli anni seguenti con la “Rivista di Bergamo”, giornale del quale, nel 1929 diviene il Direttore, e il “Corriere della Sera”, in qualità di Redattore. Nel 1924, “l’Aquilotto di Bergamo”, come veniva simpaticamente soprannominato dai suoi concittadini, tenta una nuova impresa, la traversata in aereo dell’Atlantico del Nord, da Est a Ovest. Decide così di volare fra l’Islanda e la Groenlandia con un idrovolante bimotore Dornier-Wal in alluminio; purtroppo però una fitta nebbia lo costringe ad ammarare in pieno oceano, al largo di Capo Farewell. Locatelli contava di ripartire non appena le condizioni meteo glielo avessero permesso, ma non fu possibile; venne recuperato ben quattro giorni dopo dall’incrociatore americano “Richmond”. Per il tentativo ricevette in premio 65.000 lire, che il pilota devolse interamente in opere di beneficenza per la città di Bergamo. Alla sua carriera di pilota si affianca anche quella di politico: infatti, dal 1924 al 1928 viene eletto Deputato al Parlamento nella XXVII Legislatura, partecipando ai lavori in particolare per il settore aeronautico. Nel 1932 viene designato quale Conservatore della Rocca di Bergamo e del Museo del Risorgimento, per il quale elabora il progetto di riallestimento. Nel 1935-36, viene decorato con una seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare durante la Guerra d’Etiopia. L’impresa più rilevante fu il primo volo di collegamento tra il fronte somalo e quello eritreo, ma la presa di Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, e la proclamazione dell’Impero non posero fine alle ostilità. Fu decisa quindi una spedizione aerea verso Lekempti per preparare una base adatta a ricevere i successivi avio-sbarchi per contrastare la nascita di un nuovo governo etiopico. Così, il 26 giugno 1936, Locatelli al comando di uno dei due Caproni Ca.133, che componevano la spedizione guidata dal Generale di Brigata Aerea Vincenzo Magliocco, arriva a Lekempti, dove viene allestito un accampamento di fortuna. Durante la notte, però, un gruppo di ribelli abissini prende proditoriamente d’assalto l’equipaggio che, colto di sorpresa, non riesce a organizzare una adeguata controffensiva. In pochi minuti, sotto il fuoco di numerosi colpi di moschetto, tutti i componenti della spedizione, Locatelli compreso, vengono barbaramente trucidati ed i velivoli dati alle fiamme. In Italia, la notizia della morte di Locatelli scuote l’intera opinione pubblica, tanto che l’anno successivo, nel 1937, viene decorato con la terza Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria insieme a tutti i compagni deceduti nell’impresa. Antonio Locatelli rimane oggi l’unico militare della Regia Aeronautica decorato per ben tre volte della più alta onorificenza al valore. Gabriele D’Annunzio volle che fosse seppellito al Vittoriale degli Italiani presso Gardone Riviera (BS) e per questo motivo mise a disposizione un’arca funeraria. I resti di uno dei due Ca.133, successivamente recuperati, furono trasformati in un monumento ai caduti. Paradossalmente “l’Aquilotto di Bergamo” non trovò la morte nel suo elemento preferito: l’aria ma come una persona qualunque, con i piedi per terra, lui, aviatore ardito ed eroe di imprese memorabili. (http://www.aeronautica.difesa.it)

×

FRANCESCO FERRARIN
THIENE

era cugino di Arturo e portava il nome di un suo fratello maggiore morto giovane. Volò anche lui con lo SVA e fece parte dell'87^ Squadriglia «Serenissima» a San Pelagio. Partecipò al volo su Vienna dovendo però rientrare per difficoltà al motore. L'inconveniente che lo costrinse ad abbandonare l'impresa lo segnò psicologicamente al punto da causargli perfino problemi di salute. Decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare: "Pilota nuovo alle vicende della guerra, emergeva subito per elevato sentimento del dovere, capacità ed ardire. In condizioni atmosferiche avverse si offriva per una importante missioni, che portava a termine abilmente ed arditamente. Con serena fermezza raggiungeva in ricognizione una munita base a 300 chilometri dalle nostre linee, e rimediando ad un incidente al motore, con calma e perizia rientrava dopo cinque ore di volo".- Cielo di Trento (Friederich) , 30 giugno 1918.

×

CARLO FORNASARI
MELARA

Classe 1889, Tenente pilota del 3° Reggimento Fanteria dal 21 giugno 1918 presta servizio presso la 76^ Squadriglia Caccia. Era stato nominato sottotenente il 3 novembre 1915 e tenente il 31 agosto 1916. La data di decorrenza degli assegni da pilota è il 5 marzo 1918 per cui si presume che poco tempo dopo fosse arrivato alla 87^ Squadriglia Serenissima, reparto da ricognizione, ma era giudicato non idoneo a tale mansione e inviato presso la 76^, dove rimane fino al termine delle ostilità. Medaglia di Bronzo al Valor Militare:Pilota da caccia, volenteroso, ardito, disciplinato, coscienzioso, compì in breve periodo di tempo numerosi voli di guerra, in ogni servizio bravo, valoroso sempre. – Cielo di Monte Grappa, medio Piave, giugno-nevembre 1918.

×

ALBERTO GRAZZINI
TRIESTE

Il Ten. Col. Pilota di complemento Lionello Marani nacque a Verona il 13 gennaio 1894. Prese parte al primo tentativo di volo su Vienna. Per mancanza di di aerei efficienti non potè decollare il 9 agosto 1918. Decorato con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Audacissimo pilota d'aeroplano, effettuava due lunghi voli in territorio nemico, per bombardare da 2oo metri di quota gli impianti ferroviari di Franzensfeste e Villach, colpendo i bersagli con grande esattezza. Eseguiva altre numerose difficili missioni di guerra, dando prova di ardimento e valore, – Cielo di Franzensfeste-Cielo di Villach, 31 agosto 1917-7 settembre 1918. Croce di Guerra.

×

LIONELLO MARANI
VERONA

Il Ten. Col. Pilota di complemento Lionello Marani nacque a Verona il 13 gennaio 1894. Prese parte al primo tentativo di volo su Vienna. Per mancanza di di aerei efficienti non potè decollare il 9 agosto 1918. Decorato con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Audacissimo pilota d'aeroplano, effettuava due lunghi voli in territorio nemico, per bombardare da 2oo metri di quota gli impianti ferroviari di Franzensfeste e Villach, colpendo i bersagli con grande esattezza. Eseguiva altre numerose difficili missioni di guerra, dando prova di ardimento e valore, – Cielo di Franzensfeste-Cielo di Villach, 31 agosto 1917-7 settembre 1918. Croce di Guerra.

×

GUGLIELMO VIANINI 1896 - 1947
VERONA

Sottotenente pilota della 87^ Squadriglia dal 12 febbraio 1918. Ha iniziato i voli di guerra il 23 marzo del 1918 su apparecchio SVA. Ebbe all'attivo 18 ricognizioni strategiche, 3 scorte, 1 bombardamento e 3 crociere. Sostenne 3 combattimenti aerei ed ebbe una volòta l'apparecchio colpito. Il 13 maggio ebbe un combattimento nel corso del quale si scontrò con altro apparecchio nazionale e fu costretto ad atterrare sul campo di Lodrone. Decorato con una Medaglia d'Argento al Valor Militare: Pilota di grande perizia e di mirabile audacia, effettuava con ottimo successo numerosi bombardamenti da 200 metri di quota su importanti obiettivi, superando le più terribili insidie nemiche con animo incomparabilmente sereno e rissoluto. Cielo delle tere invase, ottobre 1918. Croce di Guerra

×

GIOACCHINO SARTOR (LINO)
MONTEBELLUNA

Il 21 luglio 1916 il sergente maggiore Sartor è a Chiasiellis con la 30^ Squadriglia che viene sciolta il 15 luglio 1917. Passa come aspirante ufficiale alla 70^ Squadriglia, mentre nel maggio del 1918 è presso la 5^ Sezione Difesa di Padova per pochi giorni, perchè il 20 maggio transita presso la 87^ Squadriglia SVA. Decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare: Ardito pilota d'aeroplano compì numerosi voli su territorio nemico, sfidando gravi difficoltà e pericoli, noncurante del preciso fuoco dell'artiglieria antiaerea, che colpì un ala in più parti il suo velivolo o. Con grande calma e perizia, dopo lunga lotta contro forte vento e raffiche impetuose che minacciavano la stabilità dell'apparecchio condusse brillantemente a termine una importante ricognizione. Cielo del Carso e della Valle del Baca, 24 luglio 1916 - 29 gennaio 1917. Cielo del Trentino e della fronte Giulia, 6 agosto 1916 - 4 settembre 1917.

×

ARTURO FERRARIN
THIENE

(1895-1941), era nato a Thiene (VI) da Antonio, industriale tessile. Fece gli studi classici al «Foscarini» di Venezia e quelli tecnici a Vicenza e ancora nella città lagunare. Cresciuto nella provincia che diede i natali ai diversi pionieri del volo italiano, nutrì dall'infanzia una smisurata passione aviatoria. Allo scoppio della guerra venne arruolato nel Corpo Aeronautico e destinato al pilotaggio il 29 gennaio 1916. Fu prima mitragliere a Verona e poi come pilota istruttore a Cascina Costa e alla Malpensa. Mantenne questo incarico fino al giorno del disastro di Caporetto. L'attività di volo era incessante ma fare l'istruttore non era la sua massima aspirazione. Nel dicembre del 1917 Ferrarin riuscì fi nalmente a transitare alla 82a Squadriglia basata a San Pietro in Gu. Prestò poi servizio a Istrana e quindi a Gazzo Padovano fino alla fine della guerra. Nei giorni dell'armistizio ebbe un incidente con la moto, come racconta nella sua autobiografia. «Il giorno stesso, dell'armistizio andai verso Vicenza a salutare i miei congiunti, partendo in motocicletta dal campo di Gazzo Padovano. Nell'attraversare verso Vicenza un cavalcavia inaugurato proprio in quei giorni, fui avvolto in una fitta nebbia di fumo che saliva da un treno in manovra e che toglieva la vista a ogni cosa all'intorno. Forse perché a trovarmi qualche volta durante i voli i simili circostanze, continuai a correre con la mia motocicletta e andai a sbattere violentemente contro un autocarro carico di ferro spinato. Me la cavai con una lesione al naso della quale ancora porto i segni, per ricordare a me stesso che la pace e la terra presentano spesso i medesimi pericoli che si incontrano in cielo e in guerra». In seguito fu aggregato alla 91a Squadriglia di Quinto dove rimase fino al maggio 1919. Partecipò alle onoranze a Francesco Baracca organizzate a Roma volando con una formazione di 32 apparecchi guidata da Pier Ruggero Piccio. Fu quindi protagonista di una serie di missioni di propaganda all'estero. All'ultimo momento venne recuperato per il progettato il volo Roma-Tokio, ideato da D'Annunzio. L'impresa fu eccezionale per l'epoca e si concluse nella capitale nipponica dopo circa 17000 km. Dei molti piloti che tentarono la sfi da Ferrarin fu il solo che la portò completamente a termine. Masiero infatti percorse in nave un tratto del viaggio. Il pilota vicentino partecipò poi alla Coppa Schneider del 1926 e del 1927 e al raid Italia-Brasile. Conquistò anche il primato di durata volando ininterrottamente per 58 ore e 43 minuti, dal 31 maggio al 2 giugno del 1928. In seguito poi per divergenze con lo stato maggiore dell'aeronautica e per altre sfortunate vicende che lo riguardarono, la partecipazione di Ferrarin alle grandi imprese, si ridusse sempre di più. Lavorò come collaudatore presso varie. Decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare:"Pilota da caccia abile ed animoso, in numerosi voli dava bella prova di ardimento e di calma. Il 28 gennaio e il 2 maggio 1918, dopo aspro combattimento, abbatteva due apparecchi nemici". – Cielo di Gallio, di Spresiano e del Piave, 28 gennaio – 2 luglio 1918. B.U 65 del 16 agosto 1919, pag. 4514.

×

MICHELANGELO RICCARDINI

Il sergente pilota Riccardini il 1 gennaio 1917 è a Belluno con la 48^ Squadriglia su velivolo Caudron G3. Il 12 agosto 1917 ha uno scontro con un apparecchio nemico e torma al campo danneggiato. Il 5 novembre attacca per ben tre volte un velivolo nemico che mette in fuga. Il 18 novembre si sposta a Castel di Godego. Dopo una breve parentesi con la 78^ squadriglia Caccia transita alla 87^ SVA sul campo di S. Pelagio. Il 9 maggio si ferisce cappottando con lo SVA 11806. Decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare: Ardito e abile pilota, ha compiuto numerose importanti ricognizioni, assolvendo sempre il mandato affidatogli, nonostante fosse più volte ostacolato da condizioni atmosferiche avverse e cattivo funzionamento dei motori. Ebbe parecchie volte l'apparecchio colpito dal tiro d'artiglieria e mitragliatrici antiaeree. Sostenne due combattimenti aerei ; in uno di questi, attaccato da velivolo nemico molto più veloce e meglio armato, riportò l'apparecchio colpito in 80 punti. Ad onta di ciò, continuò la ricognizione, finchè l'osservatore ebbe ultimato il proprio compito. – Cielo delle Dolomiti, ottobre 1916 -settembre 1917.

×

VINCENZO CONTRATTI 1884 - 1964

Pilota militare dal 17 novembre 1911 fa parte della 43^ Squadriglia fino dalla sua fondazione. Dal novembre 1917 ai primi mesi del 1918 è in Cadore con la 48^ Squadriglia e poi passa alla 87^ Serenissima. Cade a fine ottobre nel corso di una missione insieme al Tenente Pastorello.




×

LODOVICO CENSI 1895 - 1964

Ludovico Censi nasce a Fermo da una nobile famiglia; Presta servizio come ufficiale di cavalleria, ma allo scoppio della prima guerra mondiale è volontario con il grado di tenente nell’aviazione militare; Entra nella 76^ Squadriglia dove arriva nella primavera del 1918 partecipa a diverse azioni di guerra e si distingue per la sua abilità e il suo coraggio di pilota, per cui gli vengono assegnate due Medaglia d’Argento al Valor Militare. A fine maggio 1918 è assegnato alla 87^ Squadriglia “La Serenissima” e fornisce un significativo contributo al Volo su Vienna. E’, infatti, uno dei sette piloti che riescono a compiere questa impresa, ma il giorno prima del Volo è anche il protagonista di un episodio che poteva trasformarsi in tragedia. L’8 agosto il comandante D’Annunzio decide di effettuare un secondo tentativo di volo con gli undici arei che sono rimasti dopo la prima disastrosa prova di volo, ma ancora una volta il maltempo costringe la squadriglia a ritornare indietro. In questa fase è particolarmente coinvolto il tenente Ludovico Censi che è partito in ritardo per noie al motore e che sta volando a tutta velocità per cercare di raggiungere la squadriglia. Non riesce ad avvistarli perché nel frattempo gli altri aerei sono ritornati indietro. Sopra le Alpi Giulie le condizioni atmosferiche sono diventate impossibili a causa di una vera e propria bufera e Censi, per cercare di salvarsi, è costretto ad alleggerire l’aereo sganciando nel vuoto i volantini. Egli riesce con grande difficoltà a fare ritorno a San Pelagio, ma si prospetta il pericolo che i manifestini gettati in territorio austriaco possano allertare le difese avversarie; per evitare questa possibilità d’Annunzio decide allora di compiere il volo il giorno successivo. Il 19 agosto 1918 passa alla 122^ Squadriglia presso il campo di Ponte San Pietro (Bg). Nel 1919 Censi, con uno stormo di aerei, segue D’Annunzio nella spedizione di Fiume. Ritornato in patria, Ludovico Censi lascia l’Aereonautica militare e intraprende la carriera diplomatica con l’incarico di Console d’Italia che ricopre in diverse città e capitali del mondo. Il 5 maggio 1950 viene collocato in pensione e si stabilisce a San Severino Marche. Medaglia di Bronzo al valor Militare: Pilota da caccia ardito e volenteroso, con sei mesi di servizio alla fronte, compiva numerosi voli di guerra e cooperava all'abbattimento di due aerei nemici. Cielo del Piave e del Brenta, 14 dicembre 1917 ; 7 giugno 1918; Col d'Astico e Monte Asolone, 17 marzo 3 maggio 1918.




×

PIETRO MASSONI 1896 - 1956

Il Tenente di complemento Pietro Massoni, pilota militare dal 21 novembre 1915, fu assegnato alla 43^ Squadriglia da ricognizioe in data 1 marzo 1916. Passato successivamente alla 87^ Squadriglia vi compì otto ricognizzioni strategiche una delle quali su Lubiana e alcune scorte ai Caproni Ca.3. Il 9 agosto partecipando al raid su Vienna, fu costretto all'atterraggio su un campo nemico in prossimità della capitale austriaca per un guasto al motore. Prigioniero tornò dopo la fine del conflitto.




×

PASTORELLO DOMENICO
PADOVA

di Giuseppe, tenente pilota del 6° reggimento Ferrovieri, pilota della 38^ e 87^ Squadriglia. Decorato con MAVM e MBVM. Cadde in volo il 27 ottobre 1918 colpito dalla contraerea. Motivazione: Pilota d'aeroplano, dopo aver bombardato le retrovie nemiche, discendeva a bassa quota permettendo all'aeroplano di sparare circa 400 colpi di mitragliatrice sulle truppe avversarie. Rimasto gravemente danneggiato il suo velivolo ed arrestato il motore, con calma e mestria, riusciva ad atterare in posto sicuro. Cielo di Timavo, 19 agosto 1918. Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Pilota di eccezionale ardimento, volò in missioni di ricognizioni e di bombardamenti sui più lontani centri di vita del nemico, dall'Istria al Tirolo. Colpì con grande efficacia i suoi difficili bersagli, recò utili notizie, riportando spessissimo, i segni della lotta sul suo apparecchio. – Cielo dell'Istria-Carinzia-Tirolo, 12 luglio-12 ottobre 1918.

×

GIUSEPPE SARTI 1895 - 1953

Il Tenente di complemento Giuseppe Sarti, fu decorato con la Medaglia d'Argento al valor Militare per numerosi voli di ricognizione dal novembre del 195 all'agosto 1917. Ottenne anche la Croce di Guerra al Valor Militare. dal ssegnato alla 43^ Squadriglia da ricognizioe in data 1 marzo 1916. Passato successivamente alla 48^ Squadriglia armata con i bimotori G.4, compì oltre 110 missioni di guerra. Nella primavera del 1918 arrivò presso la 87^ Squadriglia SVA. Partecipò al Volo su Vienna. Decorato con due , la prima per i voli fino al settembre del 1917, la seconda per aver partecipato al volo su Vienna.




×

TEN. PILOTA GEROLAMO ALLEGRI
VENEZIA

Nato nel 1893 volò con lo SVA. Fu soprannominato "Fra Ginepro" da D'Annunzio per la lunga barba rossiccia e l'incipiente calvizie. Figlio di un noto avvocato che fu anche sindaco di Venezia, compì i suoi studi nella città lagunare e a Vienna.. Di carattere emotivo ma coraggioso fu richiamato a metà del 1916, dopo essere stato volontario tre anni prima, in artiglieria da fortezza. Passato in aviazione, fu in servizio per la difesa a Cairo Montenotte, per approdare poi alla caccia sul nuovo SVA a Ponte San Pietro. Come molti altri colleghi, dopo i fatti di Caporetto fu spedito in tutta fretta al fronte. Giunse a Istrana presso l'81a Squadriglia. Ai primi del 1918 assieme a Guido Masiero passò alla III° Sezione SVA di Isola di Carturo. Il 7 giugno 1918, durante una ricognizione a bassa quota sul campo di Feltre, ebbe una piantata al motore e non riuscendo a metterlo in moto, puntò sugli hangar sotto il fuoco austriaco. Pensando di dover morire, decise che era meglio farlo arrecando il massimo danno all'avversario. Il motore però riprese improvvisamente e Gino Allegri se ne ritornò a casa. Il fatto passò poi alla storia come «la beffa di Feltre». Contattato da D'Annunzio, «Fra Ginepro» si trasferì San Pelagio presso l'87a Squadriglia, per far parte del gruppo di uomini che voleranno su Vienna il 9 Agosto. L'87a fu battezzata la Serenissima per l'alto numero di piloti veneti da cui era composta. Il 5 ottobre 1918, Allegri festeggiò il ritorno da una missione su Portogruaro, eseguendo una serie di manovre acrobatiche, che inavvertitamente lo portarono ad urtare il collega Vianini in atterraggio. Purtroppo per lui aveva ancora alcuni spezzoni appesi alle ali che all'urto esplosero disintegrando l'aereo e il povero «Fra Ginepro». Dopo il funerale che fu celebrato a Battaglia Terme, il giornalista Ugo Ojetti scrisse che la cassa in cui erano contenuti i pochi resti ritrovati dopo l'esplosione, era così leggera da avere solo «il peso di un'anima». Alla mesta cerimonia fu presente anche Gabriele D'Annunzio che pronunciò un'orazione. Le spoglie mortali di Gino Allegri sono a San Michele a Venezia. Medaglia d'Oro al Valor Militare: Pilota di raro ardire e di virtù eccezionali iniziava, per primo, una serie di bombardamenti e mitragliamenti di grande efficacia, eseguiti tutti a quota bassissima su importanti centri di vita del nemico, alcuni dei quali nelle più remote retrovie avversarie. Non ancora ristabilito da recente malattia, pur di partecipare ad una di queste importantissime azioni sopra scalo ferroviario importante, partiva in volo di propria iniziativa, e con audacia e perizia effettuava il bombardamento riuscito efficacissimo. Al ritorno, per causa accidentale, precipitava al suolo sullo stesso campo di partenza, chiudendo così il servizio di magnifico soldato dell'aria con olocausto della sua valorosa esistenza. Già decorato con tre medaglie d'argento ed una di bronzo al valor militare. – Cielo di La Comina - Franzenefeste - Casarza - Portogruaro, agosto-ottobre 1918. MAVM: "Pilota di aeroplano di rara perizia e audacia, in ogni volo aveva votato la sua balda giovinezza al bene della Patria. Il 17 giugno 1918 ricevuto l'ordine di riconoscere un campo di aviazione nemico, vi si portava a meno di 300 metri d'altezza per fotografarlo; arrestatosi il motore dell'apparecchio, scendeva a pochi metri da terra continuando imperturbabile la sequenza fotografica.: perduta la speranza di salvarlo, drizzava il suo velivo contro un'hangar contenente molti aeroplani, per cozzarvi contro, mandando tutti in frantumi. Il sacrificio della sua vita avrebbe così conservato all'Italia il segreto del nuovo apparecchio che Allegri pilotava. All'ultimo momento il motore riprendeva miracolosamente a funzionare dando modo di portare a compimento il proprio mandato e riportava al proprio comando informazioni del più alto interesse. Eccezionale esempio di calma, audcia e abnegazione. Cielo di Feltre, 7 giugno 1918." MAVM: Pilota di ardire e valore impareggiabili, esempio mirabile di elette virtù militari, primo in Italia si accinse a dar caccia di notte ad apparecchi avversari, superando con tenacia ed ardimento, grandi difficoltà, e dando valore di possibilità all'arduo problema. E di notte, alzatosi a volo, al primo segnale di allarme, dell'avvicinarsi di velivoli nemici, bombardieri d'inermi città, in pochi minuti riusciva, con audace manovra ed esito felice, a colpire ed abbattere, l'uno dopo l'altro, due di tali apparecchi. – Cielo del Piave, 24 luglio 1918.

×

NATALE PALLI 1896 - 1919

Ufficiale pilota italiano. Durante la prima guerra mondiale guidò su Vienna (9 ag. 1918) la squadriglia "Serenissima", insieme con G. D'Annunzio. Medaglia d'oro al V. M., nel marzo 1919 cadde sulle Alpi, mentre tentava il primato del raid Padova-Parigi-Roma-Padova in un sol giorno. http://www.treccani.it/enciclopedia/natale-palli/




×

FERRUCCIO MARZARI
BRENDOLA

Prestò servizio con Gabbin e Gelmetti alla 25a Squadriglia Voisin sino alla fine del 1917. Il 25 maggio 1916 lancia freccie incendiarie su un Draken a Kastanjevica, azione che ripetè il 18 giugno. Sempre nel 1916, il 14 novembre, insieme ad un altro velivolo della squadriglia, esegue un bombardamento notturno. Il 1 gennaio 1917 si trova a Pozzuolo del Friuli e il 1 marzo il suo velivolo viene colpito, durante una ricognizione, dal fuoco antiaereo ed è costretto ad atterrare a Lucinico. Passò poi sul campo di Nove di Bassano con la nuova 86^ Squadriglia equipaggiata con velivoli SVA. La formazione fu divisa in sezioni e la III° venne affidata al suo comando. I velivoli furono inizialmente dislocati a Ponte San Pietro nel bergamasco e poi spostati a Isola di Carturo. Terminato il suo compito alla III° SVA, Marzari passò a dirigere la I° a Ganfardine nell'agosto del 1918, mantenendo questo incarico fino alla fine del conflitto. La III° Sezione, poi divenuta 57a Squadriglia, aveva come simbolo un gatto nero, anticipazione di quello che volerà sui nostri cieli dipinto sui velivoli del 51° Stormo di Istrana. Decorato con tre M.A.V.M.. Queste le motivazioni delle decorazioni: "Ottimo pilota noncurante del fuoco avversario che numerose volte ebbe a colpire l’apparecchio, compì un’audace ed importante ricognizione aerea su Adelsberg (23 settembre 1916) e bombardò efficacemente in piena notte, un campo di aviazione nemico. (14 novembre 1916). Avendo un proiettile spezzato il timone di direzione, con ardite manovre riuscì ad atterrare nelle nostre linee. In combattimenti con velivoli nemici, dette raro esempio di calma ed audacia". – Cielo del Carso, marzo 1916-1917. B.U 10 15 febbraio 1918, pag. 689. "Pilota d’aeroplano, di rara perizia, in numerosissime brillanti ricognizioni strategiche, si addentrava in territorio nemico per centinaia di chilometri, riportando sempre informazioni e serie fotografiche del più alto interesse; mirabile per ardire, attività ed entusiasmo si abbassava spesso a pochi metri da terra per meglio offendere con bombe e colpi di mitragliatrice truppe e barconi nemici sul Piave, durante l’offensiva avversaria di del giugno 1918". Zona di Guerra, febbraio - giugno 1918. "Pilota esploratore d’aeroplano di rara ed ardimentosa bravura, non appena iniziata l’ultima grande battaglia, per quanto ancora convalescente e debole per recentissima malattia, volle partecipare e cooperare alla vittoria delle armi nostre come già aveva in tanti voli partecipato e cooperato alla paziente preparazione. Mentre ancora il nemico tenacemente resisteva sul Grappa, ne segnalò per primo il ripiegamento e lo insegui quindi ostinatamente, fin nelle più lontane retrovie, da Longarone e Bolzano; ed ovunque rilevò e documentò i disordinari movimenti dei vinti, e lanciò su di essi le ultime bombe, precedendo, colla sua invitta ala tricolore la marcia di liberazione e di redenzione delle truppe italiane".- Cielo del Grappa, Piave, Tagliamento, Belluno e Bolzano, agosto - novembre 1918.

×

FRANCESCO COSTA SANSEVERINO

Tenente pilota di Napoli, giunge alla 87^ il 17 settembre 1918 e inizia i voli di guerra il 29 settembre 1918 con una missione in cui riporta l'apparecchio colpito. Costa Sanseverino viene colpito da pallottole in altre due occasioni: il 20 ottobre nel corso di una ricognizione strategica tra Latisana e Codroipo e il 27 quando esegue il bombardamento della stazione di S. Stino. Ha compiuto 12 ricognizioni o bombardamenti, di cui 2 oltre 40 km dalle linee.

×

FRANCESCO PIERATTINI

Tenente pilota di Firenze della 87^ Squadriglia inizia i voli di guerra il 5 ottobre 1918. Non rientra dalla missione su casarza del 22 ottobre. Costretto ad atterrare entro le linee nemiche fu fatto prigioniero.

×

ANDREA COSTANTINI

Tenente pilota di Teramo. nell'ottobre 1916 è con la 41 ^ Squadriglia Caudron a Risano. Nel gennaio 1917 è a Oleis. Rimane con la 41^ fino a marzo quando transita nella 49^ di Nove di Bassano. Il 17 giugno il velivolo viene colpito dalla contraerea poi attaccato da due velivoli nemici ma riesce a portare a termine la missione. Nell'agosto del 1917 con lo scioglimento della squadriglia passa alla 86^ SVA con la 1^ Sezione di Nove. Nel gennaio del 1918 passa alla 2^ sezione sempre a Nove come comandante. L'11 gennaio rivendica un abbattimento. Nel mese di febbraio la squadriglia si porta a Castenedolo e il 18 marzo Costantini abbatte un apparecchio su Gardolo. Il 15 aprile si sposta a San Pietro in Gù e il 19 marzo ottiene la terza vittoria abbattendo un velivolo sul Cismon. Il 2 giugno è attaccato da due caccia nemici e pur avendo il velivolo danneggiato, porta a termine la missione. Il 6 giugno è ferito dal fuoco di terra e costretto ad un atterraggio di fortuna sul fiume Brenta. Il 2 luglio 1918 viene abbattuto dal fuoco della contraerea a Col Caprile. Era in corso un mitragliamento di truppe nemiche. Decorato con tre Medaglie d'Argento al Valor Militare: "Pilota intelligente e ardito, in più di cento voli sul nemico dimostrò di riunire, in sè alte virtù di aviatore, compiendo da solo, ricognizioni a bassa quota sulle lontane retrovie nemiche. Colpito il proprio apparecchio da fuoco di mitragliatrici, con principio di incendio a bordo e rottura dei comandi, volle e riuscì tuttavia ad atterrare presso le nostre prime linee. Ferito e svenuto, appena riprese la conoscenza e prima di ricevere cure si preoccupò di riferire sull'eseguita ricognizione. Cielo di Valsugana, 6 giugno 1918".

×

LUIGI BONGIOVANNI 1866 - 1941

Nato a Reggio Emilia è stato un generale e politico italiano. Dopo gli studi all'Accademia militare di Torino, fu nominato sottotentente di Artiglieria. Entrato nel Corpo di Stato Maggiore come capitano, partecipò dal 1901 al 1905 alla missione italiana in Giappone. Tra il 1911 e il 1912 partecipò con il ruolo di Capo di Stato Maggiore della seconda divisione speciale alla guerra italo-turca, guadagnandosi la promozione a tenente colonnello nel novembre del 1912. Nel 1914 fu inviato a Berlino come addetto militare, ruolo che ricoprirà fino all'anno successivo. Nel 1915, dopo che fu promosso colonnello, partecipò alla prima guerra mondiale con il ruolo di capo di Stato Maggiore del sesto e poi del secondo corpo d'armata, meritandosi numerosi riconoscimenti e la promozione a maggior generale. Esercitò il ruolo di comandante della brigata Firenze sul fronte dell'Isonzo, mentre comandò la terza divisione nelle battaglie di Kuk – Vodice e Bainsizza. Divenuto capo del settimo corpo d'armata il 7 ottobre 1917, partecipò alla battaglia di Caporetto difendendo la dorsale del Kolovrat. Nell'estate del 1919 fu preposto al comando del Corpo di spedizione italiano in Anatolia. Nel 1922 fu nominato governatore della Cirenaica, mantenendo tale carica fino al 1924. Nel 1929 fu nominato senatore del Regno d'Italia. Morì a Roma nel 1941. Fu amico di Gabriele D'Annunzio con il quale ebbe una corrispondenza epistolare.

×

GABRIELE D'ANNUNZIO 1863 - 1938




×

LUIGI BOURLOT

Del 3° Reggimento Alpini, pilota, giunse alla 37^ Squadriglia di Ponte San Pietro, l'8 giugno 1916. Nel luglio del 1917 assunse, con il grado di capitano, il comando della 131^ squadriglia sulla sede di Lavariano. Prende parte alla prima azione di guerra del reparto avvenuta il 22 luglio con un lancio di manifestini su Goriansko. Il 18 agosto ebbe l'apparecchio colpito da una granata al serbatoio che causò un grave incendio domato a stento. Il 24 settembre è colpito dalla contraerea e atterra fortunosamente a Doberdò. Il 23 ottobre nel corso di una ricognizione su Dottogliano sostenne un imapri lotta con tre caccia nemici, riuscendo a sottrarsi. Il 6 novembre viene attaccato da quattro caccia che mettono fuori uso l'apparecchio, un Pomilio PE, ma Bourlot e il suo navigatore si salvano. L'8 dicembre esegue una ricognizione eccezionale su Fiume insieme all'osservatore Pacchiarotti. A causa della foschia e di un guasto alla bussola invece di Fiume apparve Pola. Poi riuscì a portare l'apparecchio su Fiume. Il SIA di Bourlot fu attaccato da tre idro sulla via del ritorno, anch'essa nella nebbia tanbto che il velivolo si ritrovò su Chioggia. ù All'atterraggio sul proprio campo aveva percorso 500 km in 3 ore. Il 7 luglio si schianta al suolo provando uno SVA biposto in allestimentom per il volo su Vienna. Decorato di 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare e una di Bronzo. MAVM: Abile pilota d'aeroplano e comandante di una squadriglia, compiva numerose azioni e bombardamenti dando ai suoi dipendenti costante mirabile esempio di fermezza e ardimento. In accaniti combattimenti contro diversi velivoli avversari da caccia, riusciva sempre e brillantemente a porli in fuga e a disimpegnarsi. Portava a termine un'importante ricognizione fotografica su Fiume e Pola, nonostante i numerosi ostacoli opposti dal nemico. Cielo del Carso, settembre 1816, dicembre 1917 - Cielo di Fiume e POla, 8 dicembre 1917.
MAVM: Aviatore di rara perizia e di alto rendimento, entusiasta del proprio servizio, eseguiva con superbo sentimento del dovere numerosiarditissimi voli di guerra, sempre incurante del continuo pericolo. Il giorno 7 luglio, mentre provava un nuovo tipo di apparecchio, alla cui efficienza aveva dato contributo fervidisssimo di consiglio, di opera e di esperienza, per improvviso guasto, precipitava a terra dopo aver invano tentato, più che la propria salvezza, quella della sua macchina da guerra. Campo di Marcon, 7 luglio 1918.
MBVM: Pilota di apparecchio terrestre, ha eseguito, di pieno giorno e senza alcuna scorta, un'arditissima ricognizione su terra nemica, recando preziose informazioni e rilievi fotografici, e coprendo un tragitto di 400 chilometri, dei quali 260 sul mare e 100 su territorio nemico. Nel compiere la dificile missione ha dato prova di grandissimo ardimento e di molta sagacia e slancio ammirevole. Alto Adriatico, 8 dicembre 1917.

×