Il Fronte del Cielo - Le Idee - Agostino Gemelli
Di lui sorprendevano lo spirito continuo di ricerca e la sete di
conoscenza unita ad un carattere spesso ribelle e anticonformista in pieno
contrasto, talvolta, con il saio che indossava. Edoardo Gemelli, poi
Agostino dal Novembre 1903 in occasione dell’ammissione all’ordine
francescano, nacque a Milano nel 1878 da genitori anticlericali.
Dopo gli studi primari, e terminato il liceo-ginnasio, si iscrisse alla
facoltà di Medicina dell’Università di Pavia dalla quale, per il suo
carattere “insofferente alle regole e recidivo per mancanze gravi” fu
espulso poco prima della laurea (ottenuta comunque nel 1902). Divenne
successivamente alunno di Camillo Golgi, premio Nobel per la medicina
nel 1906, e, nel ruolo di assistente di questi, indirizzò i suoi studi nel
campo della istologie e fisiopatologia. Dopo un’improvvisa vocazione
religiosa, nonostante le resistenze familiari, entrò nell’ordine dei frati, cambiò il proprio nome in
Agostino e durante l’anno di noviziato riprese le sue ricerche di neurologia e fisiologia in rapporto
alla Psicologia, a quel tempo intesa non come una disciplina medica ma figlia della filosofia. Ebbe
anche la possibilità di viaggiare per l’Europa e in Germania, come a Torino, partecipò alle lezioni di
alcuni discepoli di Wundt, fisiologo e psicologo famoso per i suoi studi nel laboratorio di Lipsia, e
tenne l’esame per la libera docenza in psicologia sperimentale. Allo scoppio della guerra prestò servizio come capitano medico e cappellano presso lo stato
maggiore e fu in tale periodo che i suoi studi di psicologia e fisiologia divennero utili per
approfondire, e migliorare, le condizioni dei soldati in guerra: diede ascolto alle necessità degli
aviatori e attenzione alla loro umanità, ossia al non vederli come semplici esecutori di ordini o
macchine da guerra forgiate allo scopo di uccidere i nemici. Per continuare la ricerca impiantò un
laboratorio di psicofisiologia, e un ospedale da campo, a Udine dove approfondì gli effetti dello
shock traumatico provocato dalle battaglie sugli aviatori sottoponendosi egli stesso ad esperimenti
in volo al fine di comprendere personalmente le condizioni e sensazioni dei soldati.
Terminata la Grande Guerra, e grazie al desiderio di ricostruire l’Italia, portò avanti i suoi
progetti di diffusione culturale fondando, nel 1921, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano nella quale egli creò un laboratorio di psicologia
dove approfondire le ricerche elettrofisiologiche,
encefalografiche, retinografiche e acustiche fatte durante
il periodo della guerra. Egli si rese conto dell’importanza
della Psicologia per la società in generale e della
necessità, dato ciò, di formare psicologi, medici, assistenti
sociali e religiosi che avrebbero lavorato per dar supporto
e sostegno alla rinascita del paese e alla sua popolazione. In questo periodo, poi, iniziò ad applicare i propri studi
anche ai luoghi e oggetti della devozione popolare
cattolica, come Lourdes e la Sindone (di cui tenne un convegno nel 1939), ed ebbe il suo teso incontro con Padre Pio da Petralcina, uomo certamente
umile ma non ritenuto in possesso di particolari segni divini.
L’avvento del fascismo venne vissuto con atteggiamenti ambigui: se da un lato, infatti, egli
appoggiò le leggi razziali, aderendo al “Manifesto degli scienziati razzisti” del 25 Luglio 1938 e
venendo spesso accusato di antisemitismo, dall’altra parte aiutò concretamente molti ebrei e mai
rifiutò a questi l’ingresso nelle varie facoltà dell’Università di cui era rettore.
Terminati gli orrori della guerra, l’avvento della Repubblica lo vide coinvolto a dare il suo
contributo come membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione dove lavorò a favore di
una maggiore possibilità d’accesso alla scuola per giovani capaci e meritevoli che ne erano impediti
dalle condizioni economiche.
Come in tutta la sua lunga vita egli continuò a scrivere pubblicando articoli e testi
riguardanti la psicologia clinica, problemi sociali, questioni sul lavoro, l’orientamento professionale
e scolastico, il disagio giovanile e la psicopedagogia; a ciò si aggiunge il suo immenso impegno per
la diffusione della cultura a tutti i livelli sociali, da quella universitaria fino a quella cattolica, dalla
scientifica alla popolare.
Morì il 15 luglio 1959 e venne sepolto nella cappella dell’Università Cattolica di Milano.
Nel 1964, nell’atrio del Centro sperimentale volo dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare
venne inaugurata una statua a lui dedicata come riconoscimento per il suo impegno per la cultura e per l’aviazione; allo stesso modo la sede dell’Università Cattolica di Piacenza ha posto una targa a
ricordo del suo impegno nella ricerca psicologica sia sociale che militare, mentre l’ospedale di
Roma, come sede delle Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore,
gli ha intitolato l’intero edificio.
Gli studi, l’impegno costante e l’attenzione all’umanità dei piloti hanno reso Padre Agostino
Gemelli fondamentale per la storia e l’Aeronautica militare e non solo. Memore degli insegnamenti
avuti dai discepoli di Wundt intorno al 1910, egli si interessò alla fisiologia unita alla psicologia per
misurare in modo preciso le reazioni agli stimoli ambientali che gli aviatori avevano durante le
esercitazioni e le battaglie. Come psicologo desiderava approcciarsi alla persona, all’uomo, per
osservarne i comportamenti, comprenderne le cause e, laddove possibile, definirne le leggi di
funzionamento universali, mentre come fisiologo voleva misurare le reazioni del corpo agli stimoli
emotivi, psichici e ambientali al fine di descrivere nel dettaglio ogni atteggiamento del pilota e,
unendo le due discipline, avere una visione più chiara, e utile sia ai contemporanei che agli
scienziati del futuro, di chi rischiava la propria vita per
la patria su un aereo sopra i campi di battaglia.
La sua prima esperienza di volo fu nel 1915:
“Ero issato su un sediolino, fra fili tesi, fra le ali che il
vento faceva cantare” disse il frate il quale, con l’aiuto
di Francesco Baracca, grande pilota italiano, iniziò a
sperimentare sugli effetti del volo e su come
incrementare la sicurezza degli aviatori. Durante la
prima Guerra Mondiale venne arruolato a servizio
dell’esercito al fine di rivedere i requisiti d’idoneità al
volo. Fino al primo conflitto, ma anche per un breve
periodo successivo, bastava avere “salute, vista, udito
ottimi e un peso non superiore ai 75 kg” per essere ammessi a pilotare un aereo e partecipare alle
missioni, ma ciò per il frate non bastava: egli credeva nell’importanza di valutare sia l’attitudine fisica che psichica ed emotiva dei candidati nonché, aspetto non meno importante, l’intero abitacolo
in tutte le strumentazioni di bordo. Con l’aiuto di Amedeo Herlitzka, quindi, decise di rivedere i test
per la valutazione attitudinale al pilotaggio e collaborare al miglioramento degli aerei.
Nel 1917 quando, su richiesta del Comando Supremo del Regio Esercito, si interessò fortemente
alla psicofisiologia del volo e alla sicurezza dei piloti al fine di far ridurre i numerosi incidenti che
dall’inizio del conflitto causavano morti tra i soldati e perdita di numerosi velivoli. A frate Agostino
venne affidato un “Gabinetto per le ricerche psicofisiologiche sull’aviazione e per le visite di
controllo dei piloti” nel quale egli era libero di studiare, sempre arricchendo ogni ricerca con
numerose sperimentazioni alle quali egli stesso partecipava, nuove modalità di selezionare,
addestrare, inviare in battaglia e gestire lo stress e lo shock bellico dei molti aviatori italiani,
creando in tal modo le basi della psicofisiologia
aereonautica fino ai giorni nostri.
Terminato il conflitto, nel 1923 iniziò a volare
come osservatore medico a bordo dei Caproni Ca3 del
1°, 2° e 7° stormo caccia e bombardamento, di base al
campo di Lonate Pozzolo vicino Malpensa, per
comprendere sempre di più l’esperienza del volo e le
condizioni psico-fisiche, nonché emotive, dei piloti.
Nel 1935 trasformò un Caproni Ca310 in un
laboratorio volante per le proprie ricerche e i risultati
vennero esposti nel 1937 in occasione del “II°
Convegno di medicina aeronautica”, luogo in cui egli
riferì a proposito degli effetti dell’accelerazione sul corpo degli aviatori. Nel 1939 prese il brevetto
da pilota per condurre su di sé esperimenti utili a trovare risposte ai suoi dubbi ma lo scoppio della
guerra, nonché le simpatie per le leggi razziali e le
conseguenti accuse di antisemitismo, misero fine alla sua
attività di ricerca.
Nonostante ciò nel 1942 pubblico “La psicologia
del pilota di velivolo”, testo nel quale descriveva le sue
sperimentazioni, la metodologia di ricerca e approfondiva
tematiche ancora oggi importanti, come il rapporto tra
l’uomo e l’aereo, la sicurezza e la complessità di tutte le
operazioni necessarie al volo nonché il bisogno di una
formazione completa, e ben assistita, per ogni pilota al
fine di renderlo responsabile e sicuro in ogni sua azione.
Il suo contributo alla Psicologia e Fisiologia del
volo, nonché alla sicurezza degli aerei e all’approfondimento degli aspetti psicologici ed emotivi
degli aviatori, è stato fondamentale. Padre Agostino Gemelli è ancora oggi visto come uno dei
fondatori della medicina, nonché della psicofisiologia, aereonautica, ambito utile alla selezione e
gestione dei piloti. Come l’intuizione, avuta dal Gemelli, dell’aviatore come persona e non come
esecutore di ordini ha portato ad approfondire l’essere umano in tutta la su complessità, così le sue
ricerche hanno gettato nuova luce sulla psicologia aeronautica e hanno spinto molti dopo di lui a
continuare a studiare, offrendo importanti contributi, la gestione e sicurezza del velivolo e di chi lo
guida, aspetti importanti e ancora oggi ben approfonditi anche nell’astronautica. (Di Emanuele De Santis. Nell'immagine Padre Agostino gemelli a sinistra con Arturo Ferrarin)
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