Il Fronte del Cielo - I campi di atterramento della rotta Torino - Pordenone
Nel maggio del 1917 l'Ufficio Rotte Aeree della Direzione Tecnica dell'Aviazione Militare di Torino diede alle stampe una elegante brochure contenente 32 schede in cartoncino ognuna delle quali rappresentava in pianta e in posizione un campo di emergenza o di atterramento posto lungo la rotta aerea Torino Pordenone. E’ forse il primo “portolano” di questo tipo realizzato nel nostro paese. I campi furono allestiti lungo la direttrice Torino-Pordenone, per facilitare la consegna di apparecchi in volo. La rotta Torino-Pordenone era quella che si prevedeva più trafficata e su questa direttrice, all'inizio delle ostilità, fu intensificata la ricerca di campi di appoggio. Dieci giorni dopo l'inizio delle ostilità, la Direzione Tecnica dell'Aviazione Militare di Torino inviò una circolare riservata e urgente a tutti i comuni della fascia pedemontana, chiedendo di segnalare i terreni potenzialmente idonei all'atterraggio degli aeroplani, con una dimensione minima utile di 300 x 100 metri. Questo il testo della Circolare del 2 giugno 1915: "L'attuale intensa attività a cui l'Aviazione militare è portata per lo svolgimento del compito affidatole per la difesa nazionale , rende necessario il passaggio di aeroplani in volo sul territorio di codesto Comune. E' di somma importanza per l'Aviatore di possedere l'indicazione esatta, segnata sulla carta che gli serve per dirigere il proprio volo, dei luoghi dove possa eventualmente atterrare in caso di necessità, colla sicurezza di trovarvi le necessarie favorevoli condizioni. Per un buon atterramento, occorre un campo o, preferibilmente, un prato che misuri almeno 300 metri per 100, possibilmente piano, non attraversato da fossi, nè interrotto da arbusti o da piante e lontano da condutture elettriche o fili di qualunque specie, comunque distesi alle altezze consuete. Questa Direzione si rivolge pertanto alla cortesia della S. V., non meno che al patriottismo di codesto Comune, certo non secondo ad alcun altro nel recare il proprio contributo alla difesa della patria. affinchè voglia, con tutta la maggior sollecitudine che le sarà possibile, comunicare a quetsa Direzione la precisa indicazione di un campo nel proprio territorio che risponda ai requisiti accennati e possibilmente non sia molto distante da una stazione ferroviaria o tranviaria. Anche se una località non rispondesse completamente a tutti i requisiti indicati può ugulamente venire resa nota, con l'indicazione di quegli eventuali provvedimenti di adattamento che la renderebbero adoperabile. Sarebbe utilissimo che l'indicazione richiesta fosse accompagnata da uno schizzo fotografico della località designata, estratto dalla mappa catastale o dalla carta al 25.000 dell'Istituto Geografico Militare. Questa Direzione dopo aver ricevuto un cortese cenno di risposta, si riserva di compiere un sopraluogo per giudicare circa l'opportunitò di approfittare della località che verrà designata e circa la possibilità di compiere nella stessa quelle piccole operazioni di adattamento come abbattimento di alberi, colmata di piccoli fossi, ecc e le semplici opere di segnalazioni, che la rendono facilmente reperibile per parte degli aviatori." I campi di emergenza, secondo le intenzioni, avrebbero limitato la probabilità di danni dovuti ad atterraggi precauzionali o per avaria. Le caratteristiche principali di questi campi, intervallati tra loro di 10-20 km in media, erano il basso costo, le ridotte dimensioni (appena 300 per 100 metri), e l’assenza di qualsiasi infrastruttura. Considerata l’urgenza di avere la rotta in efficienza, si procedette all’occupazione dei terreni e della loro sistemazione servendosi dell’ausilio dei vari Comuni, previa compilazione dello “stato di consistenza” e del verbale di occupazione. Ai proprietari o conduttori di terreni furono imposti il passaggio della coltivazione a prato asciutto e il divieto di pascolo, in attesa di stabilire la cifra dovuta per le spese di sistemazione, i danni ai frutti pendenti e il compenso della servitù militare. L'individuazione dei vari terreni fu portata a termine probabilmente già verso la fine dell'anno 1914. Nell'archivio comunale di Sona, nel veronese, sono conservati vari documenti, tra questi, una lettera della Direzione Tecnica, del gennaio 1915, che chiede la notifica alla proprietà di alcuni atti, altre successive riguardanti lavori da eseguire e la notifica delle spese da liquidare nell'ottobre 1915. Su proposta della Direzione Tecnica Aeronautica Militare, l’osservanza di queste norme fu demandata alle stazioni dei Carabinieri più vicine ai campi stessi, con periodici controlli del personale della Direzione Tecnica AM e l’aiuto dei membri della Lega Aerea Nazionale “la quale si prestò gentilmente nella ricerca dei terreni, mettendo a disposizione dell’Amministrazione militare il proprio personale e i mezzi di locomozione”. Non si hanno purtroppo dati sull’effettiva utilizzazione di tale rotta e sul suo eventuale abbandono, anche se la nutrita corrispondenza degli anni 1917-1918 riguardo le spedizioni di aerei per ferrovia, sembrano indicare un ben modesto sfruttamento della rotta aerea. (Gregory Alegi, da”La Grande Guerra Aerea 1915-1918, Rossato Editore). Tuttavia nel giugno del 1918 un documento del Comando Militare del Presidio di Mantova ci informa che il campo di atterramento di Cerlongo risulta ben vigilato mentre problemi vengono riscontrati per la sorveglianza su quello di Marengo (non compreso nell’elenco originale, ma che forse sostituì quello di Roverbella), e che al fine di mettere fine al disservizio la stazione dei Carabinieri di quest’ultima località, venne rinforzata con due elementi. I campi d’atterramento furono realizzati in pianura lungo la linea pedemontana e tracciavano una linea congiungente i principali campi allora esistenti, come Torino Mirafiori, Lonate Pozzolo, Taliedo, Brescia, Desenzano, Verona, Vicenza, Pordenone La Comina. Furono anche previste dei tratti alternativi o bypass come quello realizzato intorno al lago di Garda; una rotta più meridionale tra Brescia e Verona comprendente i campi di Montichiari, Medole, Goito Cerlongo, Roverbella e Villafranca.
In tempi successivi
fu realizzata anche una linea diretta a Padova attraverso il campo di atteramento di
Grisignano di Zocco e Borgoricco. I campi erano visibili dall’alto con una forma
realizzata in ghiaino chiaro o altri mezzi rappresentante un
bilanciere della lunghezza totale di 92 metri. Le sfere terminali,
di diametro rispettivamente di 12 e 22 metri mentre la sbarra di
congiunzione era larga 4 metri e lunga 58. Il segnale indicava la
direzione di atterraggio. Il cerchio più grande era lo spazio dove
un velivolo avrebbe dovuto posare le ruote, mentre la sbarra
indicava la direzione consigliata.
ROTTA TORINO MIRAFIORI - PORDENONE (LA COMINA)
Ruolino di bordo avvolgibile della Lega Aerea Nazionale, edizione 1917, con 42 campi, di cui 29 di atterarmento riportati in mappa come da figura in destra in alto, e 13 militari non riportati in mappa come quello di Istrana | ||
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