Il Fronte del Cielo - Emeroteca - Il Corriere della Sera

 

 
   

     
1 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
3 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
5 ottobre Guerra d’assedio intorno a Gorizia
     
9 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
10 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
11 ottobre D’Annunzio nominato ufficiale osservatore d’aeroplano
     
13 ottobre Un duello aereo
     
21 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
22 ottobre D’Annunzio all’attacco aereo di Aisovizza
     
25 ottobre Incursioni d’aeroplani nemici su Venezia
     
26 ottobre Incidente aereo a Mirafiori
     
27 ottobre Il “raid aereo su Venezia. La difesa di Venezia e l’aviazione
     
28 ottobre L’attacco aereo a Venezia
     
30 ottobre Comunicato del Comando Supremo
     
     
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IL CORRIERE DELLA SERA 1 OTTOBRE 1915

COMUNICATO DEL COMANDO SUPREMO

Dal comunicato del Comando Supremo, : Un idroplano nemico lanciò due bombe su Porto Buso: nessuna vittima, nessun danno. Un nostro velivolo bombardò pare con efficacia alcune località sul Carso indicate quali sede di alti comandi austriaci. Firmato Generale Cadorna

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IL CORRIERE DELLA SERA 3 OTTOBRE 1915

UN IDROVOLANTE NEMICO AFFONADATO NELLA LAGUNA VENETA
Due ufficiali prigionieri

Dal Comunicato del Comando Supremo, Un velivolo nemico lanciò ieri qualche bomba nei dintorni della stazione ferroviaria di Cervignano ferendo due cittadini. Altri due velivoli tentarono incursioni contro le nostre posizioni sul Carso, ma furono ricacciati dal fuoco dei nostri posti antiaerei. Firmato: Cadorna.

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IL CORRIERE DELLA SERA 5 OTTOBRE 1915

GUERRA D'ASSEDIO INTORNO A GORIZIA
UN ATTO DI SUBLIME SACRIFICIO

Caccia aerea. … Era un tempestare rapido di esplosioni altissime nell’azzurro. Il fuoco dei cannoni antiaerei inseguiva aeroplani nemici. La caccia ci fermava attenti, pieni di crudeli speranze. Le nuvole degli shrapnels si seguivano in fila; creavano una lunga, strana punteggiatura bianca sul sereno, cancellata con lentezza dal vento fino a formare una scia pallida e confusa, una specie di via lattea striata e diafana. Minuscolo, chiaro, lontano, veloce l’aeroplano filava avanti ai colpi, più in alto. Appena lasciato con gli occhi era perduto nella luce. Nuove nuvolette ce lo indicavano, più in là. Pareva una corsa fra il volo e i colpi di cannone: la macchina alata fuggiva dai tiri di una batteria e incontrava i tiri di un’altra. A intervalli il bombardamento del cielo cessava, per ricominciare più remoto. In un certo momento quattro aeroplani austriaci volteggiavano sulla zona di Cormons. Si difendevano sollevandosi. E’ ben raro che il tiro dei cannoni possa abbattere un aeroplano da guerra, che solca lo spazio a cento o centoventi chilometri all’ora, ma lo costringe a fuggire in elevazione, a cercare la salvezza nelle altezze gelate dell’atmosfera da dove la visione della terra si confonde e l’osservazione perde accuratezza. Poi dei grandi uccelli tricolori sono sopravvenuti. Alcuni tornavano dalle ricognizioni e scendevano a motore spento come scivolando vertiginosamente sopra un immenso invisibile pendio; altri si levavano allora con un roteare largo e solenne. Per un minuto il cielo è apparso tutto solcato dai voli. Qualche boato profondo ha scosso l’aria, e nembi densi e foschi si sono sollevati dalla terra. Il nemico lasciava cadere delle bombe. Voleva forse colpire dall’alto qualche convoglio che passava sulla strada vicina. Le bombe scoppiavano sui campi. I conducenti guardavano con indifferenza il fumo che scorreva sull’erba e fra i filari degli alberi; il convoglio proseguiva con lentezza il suo cammino. Uno ad uno gli aeroplani sono scomparsi. Il cielo si è di nuovo fatto silenzioso e limpido. Abbiamo allora udito brontolare il cannone in fondo alla pianura, sulle lontananze azzurrognole del Carso. Luigi Barzini

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IL CORRIERE DELLA SERA 9 OTTOBRE 1915

COMUNICATO DEL COMANDO SUPREMO

Dal Comunicato del Comando Supremo, 8 ottobre. Velivoli austriaci lanciarono qualche bomba su Rocchette in Valle d’Astico senza produrre danni e sulla stazione ferroviaria di Cervignano, dove cinque soldati rimasero leggermente feriti. Firmato: Cadorna.

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IL CORRIERE DELLA SERA 10 OTTOBRE 1915

COMUNICATO DEL COMANDO SUPREMO

Dal Comunicato del Comando Supremo, 9 ottobre. Una squadriglia di 14 nostri velivoli bombardò ieri, la sede di un alto comando in Costanjevica e accampamenti nemici in Oppacchiesella, e la stazione ferroviaria di Nabresina. Ad onte del tiro di numerosi antiaerei nemici, i velivoli rientrarono incolumi nelle linee. Un aeroplano austriaco lanciò frecce su un nostro accampamento e una bomba su Cormons. Nessun danno. Firmato: Cadorna.

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IL CORRIERE DELLA SERA 11 OTTOBRE 1915

D'ANNUNZIO NOMINATO UFFICIALE OSSERVATORE D'AEROPLANO

Giunge notizia dal fronte che Gabriele D’Annunzio sta visitando tutto il fronte della Carnia, del Carso e del Goriziano, sostando particolarmente a Cervignano, a Cormons e a Gradisca. In questi giorni d’Annunzio ha ricevuto il brevetto di ufficiale osservatore, addetto ad un gruppo di aviazione.

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IL CORRIERE DELLA SERA 13 OTTOBRE 1915

UN DUELLO AEREO

Asiago … ottobre Il comunicato ufficiale del giorno 8 corrente ha dato notizia dell’incursione di un aeroplano austriaco su Rocchette, dove ha lanciato alcune bombe senza cagionare danni all’abitato. Si deve all’intervento pronto di un apparecchio italiano se quello nemico dovette interrompere la sua scorreria, cambiando itinerario e rinunciando ad altre visite sulle città della zona vicentina. Erano circa le 7.30 quando l’aeroplano austriaco fu avvistato sul cielo di Rocchette. L’apparecchio si abbassò a quota minima e cominciò a lanciare bombe che andarono a cadere sui campi esplodendo con grande fragore. Nei punti colpiti non si trovavano ne militari né altre persone: Poco dopo veniva avvistato, in direzione di Monte Verena, un altro apparecchio che per le sue particolarità di forma fu riconosciuto come italiano: Volava altissimo a grande velocità: Rapidamente l’apparecchio arrivò nel cielo di Rocchette: Scorgendo il velivolo nemico, il pilota deve avere spento il motore, perché il ronzio caratteristico dell’elica si interruppe. Poscia, con vertiginosi voli planès l’aeroplano italiano si abbassò e raggiunta una quota minima, si diresse audacemente contro il nemico, come il falco si getta contro la preda. Si assistette allora ad una scena emozionante: Pareva che i due velivoli si dovessero incontrare dovessero infrangersi nell’urto inevitabile tale fu la vicinanza a cui per l’audacia del pilota italiano vennero a trovarsi: Si sentì il martellare di una mitragliatrice: il velivolo austriaco dev’essere stato colpito, perché ad un tratto fece un brusco movimento e poi con rapido dietro front si allontanò in direzione dell’altopiano di Folgaria. Con l’animo teso gli spettatori assistettero all’inseguimento che subito si iniziò. Il nostro apparecchio continuò per breve tempo a far fuoco, poi la mitragliatrice tacque. Non per questo la caccia audace fu interrotta. Ma il cielo a tratti nuvoloso, aiutò l’aeroplano nemico a sottrarsi all’inseguimento. Al riapparire negli squarci di sereno, il suo passaggio era seguito dalle bianche nuvolette degli shrapnels che le batterie antiaeree delle nostre linee gli sparavano contro. Quando l’apparecchio ebbe oltrepassate le posizioni austriache si abbassò e sparì, mentre il nostro continuò a volare inoltrandosi sulle linee nemiche in ricognizione, invano bersagliato dalle loro artiglierie.

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IL CORRIERE DELLA SERA 21 OTTOBRE 1915

COMUNICATO DEL COMANDO SUPREMO

Dal comunicato del Comando Supremo: 20 ottobre. Ieri una squadriglia di nostri velivoli eseguì una nuova incursione sul campo nemico di aviazione di Aisovizza: Furono lanciate numerose bombe con risultati visibilmente ottimi. Fatti segno al fuoco di numerose artiglierie dell’avversario i velivoli ritornarono incolumi. Firmato Cadorna

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IL CORRIERE DELLA SERA 22 OTTOBRE 1915

D'ANNUNZIO ALL'ATTACCO AEREO DI AISOVIZZA

Leggiamo nel Gazzettino di Venezia giuntoci ieri: “Il bollettino di Cadorna informa che una squadra di nostri aeroplani fece una incursione sul campo nemico di Aisovizza. Orbene, riceviamo la notizia che Gabriele D’Annunzio partecipò in qualità di osservatore alla spedizione. I nostri aeroplani bombardarono efficacemente gli accampamenti militari: Il velivolo sul quale si trovava d’Annunzio si abbassò audacemente e mentre veniva fatto segno ad un fuoco infernale di fucili e di artiglieria, lasciò cadere alcune bombe che scoppiarono con grande efficacia: Tutti gli aviatori tornarono incolumi.”
Dal comunicato del Comando Supremo: 21 ottobre. Ieri mattina con condizioni atmosferiche avverse per nebbia e forte vento squadriglie di nostri velivoli eseguirono nuove ardite incursioni sul Carso. Furono bombardati: il campo di aviazione di Aisovizza, colonne nemiche presso Birhula e Temnica, appostamenti di artiglieria nella zona di Doberdò, la stazione di Duino e il viadotto a nord di tale località. Sfuggendo a tiri di numerose artiglierie i velivoli ritornarono incolumi. Firmato Cadorna

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IL CORRIERE DELLA SERA 25 OTTOBRE 1915

INCURSIONI D'AEROPLANI NEMICI SU VENEZIA

Roma, 25 ottobre, matt. A Venezia, ieri, poco dopo le ore 10 di sera, ebbero luogo due attacchi a brevi intervalli da parte di aeroplani nemici, che lanciarono bombe, di cui alcune incendiarie, sulla città. Una di esse colpì il tetto della Chiesa degli Scalzi rovinando il soffitto, che conteneva pregevoli pitture del Tiepolo. Un’altra, che era incendiaria, precipitò in piazzetta San Marco senza produrvi guasti. Altre cinque caddero parte in acqua e parte in alcuni punti della città arrecando lievissimi danni. In un terzo attacco, verificatosi un’ora dopo, furono gettate tre bombe: due di esse non produssero danni, ed una, caduta nel cortile del Ricovero di mendicità, diede fuoco ad alcune cataste di legna ivi riposte. Tanto in questo come negli attacchi precedenti non si ebbero a lamentare danni alle persone. (Stefani)

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IL CORRIERE DELLA SERA 26 OTTOBRE 1915

SCONTRO FRA DUE AEROPLANI A MIRAFIORI
DUE ALLIEVI PILOTI MORTI

Torino, 25 ottobre, notte All’aerodromo militare di Mirafiori, oggi, verso le 17, è avvenuta una raccapricciante disgrazia. Due volontari aviatori che si preparavano al conseguimento del primo brevetto di pilota, si sono scontrati coi rispettivi apparecchi ad un’altezza di circa 100 metri. Il cozzo è stato violentissimo ed i velivoli, infranti, sono precipitati al suolo in pochi secondi. L’allievo aviatore conte Marcantonio Omati di Piacenza è rimasto ucciso sul colpo; l’altro Albino Giribaldi di Torino, è stato raccolto in condizioni pietosissime e, trasportato all’ospedale militare, vi moriva poco dopo.

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IL CORRIERE DELLA SERA 27 OTTOBRE 1915

IL RAID AEREO SU VENEZIA
LA DIFESA AEREA DI VENEZIA E L'AVIAZIONE

L’opinione pubblica è commossa e turbata dallo scempio che hanno fatto a Venezia di un’opera d’arte insigne gli aeroplani austriaci e dalla considerazione di danni ben più gravi che essi potrebbero cagionare quando si ostinassero a infierire contro una città che dovrebbero ritenere sacra se non avessero dimostrato di sapere disprezzare e violare tutti i riguardi di civiltà e di umanità. Non si può far nulla – la gente si chiede – per impedire simili incursioni aeree? Ci piace ricordare che in proposito il 17 luglio scorso scriveva con molta chiarezza il nostro Pausario: Nei bollettini delle operazioni terrestri dei tanti teatri di guerra si legge spesso di aeroplani che sono mossi contro altri dell’avversario per combatterli e fugarli. Ma episodi analoghi non sono mai ricorsi nelle incursioni di aeroplani provenienti dal mare per agire contro le coste. Senza dubbio, moltissimi si rendono conto del perché: tuttavia non sarò superfluo esporlo qui brevemente: Chiariamo con un esempio: Non ci hanno pur anco abbandonato le rondini, ed è quindi ancora agevole a chiunque compiere un facilissimo esperimento che entra, per buona parte, nella spiegazione che vogliamo dare. Se dunque, da un terrazzo si osservi il cielo, si vedono, per ogni dove, volare gruppi di rondini: ben distinti i più prossimi; come puntini neri i più distanti; oltre di questi il cielo sembra perfettamente sgombro: Quei puntini neri lontani, quando ci appariscono, sono le rondini che, nel librarsi, presentano a noi tutto il dorso o tutto il petto: scompariscono invece, quando ci si presentano di taglio. Se, riferendosi a punti culminanti noti, si calcolerà approssimativamente la distanza alla quale appaiono e scompaiono i puntini neri, si rimarrà sorpresi di constatare come essa sia piccola. Similmente accade per gli aeroplani, quando vengono dal mare, per poter poi – giunti presso la costa, in vicinanza del luogo prescelto pel bombardamento – arrestare il motore e con volo librato – planando – abbassarsi per gettare le bombe, volteggiando sul bersaglio. Ed arrestano il motore appunto perché sono più facilmente scoperti pel suo forte brusio che non dalla vista. E’ buona sorte, - ed occorrono molte circostanze favorevoli di luce e di trasparenza atmosferica – se un aeroplano può essere scoperto quando è a 8 o 9 km dalla costa cui si avvicina. Supponiamo che esso abbia la velocità di 90 chilometri all’ora, e vediamo che cosa accadrebbe se, appena avvistato, un aeroplano si sollevasse dalla costa minacciata per affrontarlo. Intanto è certo che l’aeroplano aggressore, accortosi che un altro si alza per combatterlo, non scenderà a quote inferiori ai 2000 metri, dalle quali potrà eseguire benissimo il bombardamento se il bersaglio è vasto (e per gli austriaci è sempre vasto, chè il loro bersaglio, tutta la città e non particolari punti di essa). Faremo un ipotesi un po’ al di là del vero supponendo che l’apparecchio difensore (specialmente se è un idrovolante) possa, ogni 15 minuti primi, ascendere di 1000 metri. Per raggiungere quindi anch’esso la quota di 2000 metri, avrà bisogno di una mezzora di tempo. Frattanto l’aeroplano nemico ha percorso i 19 o 12 chilometri, che lo separavano dal bersaglio, in 6 minuti e mezzo o in 8 minuti; ed il resto della mezzora, necessaria all’altro aeroplano per salire, impiegherà, e ne avrà di avanzo, per gettare tutte le sue bombe e distanziarsi fuggendo; se pure non gli si presenterà il destro – e non è improbabile – di cacciare qualche bomba sull’aeroplano sottostante. In terra le cose vanno diversamente: E’ il telegrafo o il telefono che preannunzia l’arrivo dell’aeroplano nemico; ed allora gli aeroplani di difesa hanno tutto l’agio di innalzarsi per attenderlo o di andargli incontro per combatterlo. Ma per fare lo stesso dal mare, debbono concorrere circostanze troppo fortunate e speciali, che naturalmente non si verificano nella grande generalità dei casi. Bisogna dunque rassegnarsi? Il nostro collaboratore poneva le seguenti domande: Dovremo ancora considerare l’ipotesi che sopra ogni punto minacciato, o almeno sopra i più importanti, volino in permanenza, sentinelle aeree, gli aeroplani? Chi sa? Forse col tempo si giungerà a questo; ma gli aeroplani avranno allora autonomie che oggi non si sognano nemmeno, saranno così robusti che le avarie appariranno rare e meravigliose accidentalità e gli aviatori poi saranno falange. Ma oggi le cose – chi le ignora? – sono ben diverse presso tutte le nazioni. Se nelle presenti condizioni pare difficile se non impossibile organizzare nelle notti di luna una vigilanza aerea permanente, bisogna certo intensificare la difesa di Venezia coi mezzi anti-aerei. Non abbiamo dubbio a questo riguardo che si farà dalle autorità nostre tutto quanto occorre. Ma in Francia si è visto che uno dei metodi più sicuri per ottenere dal nemico il rispetto di centri abitati, contro i quali è crudele ed è sciocco lanciare bombe, è quello di rendere pan per focaccia, è quello di rispondere, a offesa con offesa. La Francia si è messa in condizione di far questo. Siamo noi sulla stessa strada? Più e più volte prima della guerra abbiamo avuto occasione di occuparci dell’aviazione per spingere e sollecitare la produzione di aeroplani e l’istruzione di piloti e di osservatori; ciò perché in Italia non si aveva gran fiducia nell’aviazione, nella quale non credevano troppo nemmeno coloro che ne erano a capo e che dovevano promuoverne lo sviluppo. La maggior parte dei mezzi disponibili fu dedicata ai dirigibili trascurando gli aeroplani, non tenendo conto di energie che si annunciavano promettenti, non cercando di promuovere fabbriche, di renderci indipendenti dall’estero coll’organizzare un’ampia e rapida produzione di apparecchi in patria. Come succede sempre da noi, ad un certo punto ci siamo svegliati e allora ci siamo messi a provvedere febbrilmente. Molte volte in simili casi con l’attività, con la genialità, con quella abilità che abbiamo di trarre partito da tutti gli espedienti, riusciamo a riparare le conseguenze di imprevidenze passate. Auguriamoci di essere in tempo anche per l’aviazione a dare uno spettacolo di forza quale potrebbe essere imperiosamente richiesto da nuove circostanze e dalla preparazione altrui. Ma certo non v’è da perdere tempo, non v’è da dormire, non v’è da avere titubanze. Pensiamo che in rapporto alle spese ingenti della guerra, nell’aviazione si si possono ottenere risultati enormi con somme relativamente piccole. Bisogna pertanto fissare limiti larghissimi al programma massimo che dobbiamo realizzare. Ciò nell’interesse dell’offesa che possiamo esercitare, della difesa che abbiamo lo stretto dovere di compiere a tutela delle popolazioni inermi e dei nostri tesori d’arte. La primavera prossima può serbarci in proposito grandi sorprese. Teniamoci pronti. Siamo ancora in tempo se abbiamo fede ed energia.
L’incursione aerea contro Venezia era stata preannunciata due volte Roma, 27 ottobre, mattina. Il Messaggero pubblica i seguenti particolari sulla incursione degli aeroplani austriaci su Venezia. “La visita di domenica sera degli aeroplani nemici riuscì per Venezia una vera sorpresa. E’ vero che a metà settembre su Udine erano stati lanciati dei cartellini preannunzianti che il 20 settembre, festa nazionale dell’Italia, sarebbe stato funestato dall’opera di distruzione degli aviatori austriaci su Venezia; come pure su altra cittadina del Friuli erano stati lanciati giorni fa dei cartellini nei quali gli aviatori tedeschi sentenziavano che un insuccesso austriaco sull’Isonzo avrebbe segnato la strage di Venezia e che la caduta di Gorizia sarebbe stata seguita dalla completa rovina della perla dell’Adriatico. Ma , come la minaccia per il 20 settembre si era convertita in una spacconata, così nessuno pensava che i rovesci dell’Austria dallo Stelvio al mare dovessero far tradurre in atto la ripetuta minaccia contro Venezia. La notte di sabato verso le 22.15 si sentì uno scoppio fragoroso. Era la bomba che si era abbattuta sul tetto della chiesa degli Scalzi. Gli aeroplani austriaci, comparsi su Venezia erano due. Il plenilunio ne rendeva vana la ricerca da parte dei nostri riflettori. Solo per brevi istanti i due mostri poterono essere scorti ad un’altezza di oltre duemila metri. Volteggiarono per mezz’ora sulla città gettando bombe incendiarie; indi scomparvero: Ma proprio allora un terzo apparecchio veniva a sostituirli e gettava qualche bomba; quindi si eclissava. Così verso le 22.30 il ritorno della luce elettrica annunziò ai cittadini che il cielo di Venezia era libero: Erano state gettate complessivamente otto o nove bombe; ma tranne quella agli Scalzi, non avevano prodotto che qualche inizio d’incendio, subito domato, o la rottura di qualche pietra sul lastricato. Mentre la folla commentava, ecco di nuovo, poco dopo la mezzanotte, i segnali di allarme annunzianti la comparsa di altri aeroplani nemici. Caddero altre cinque bombe: di queste una sola produsse qualche danno in calle della Pergola a Castello. Verso le 8 del mattino altri tre apparecchi, dei sette che sarebbero partiti da Pola comparvero in vista della città: ma l’insidia nemica non aveva più il favore del cielo e le stazioni di vigilanza dettero mano alle batterie, cosicchè i nemici virarono presto di bordo. Uno soltanto degli apparecchi osò spingersi sino all’altezza di Piazza San Marco. Gettarono complessivamente cinque bombe, due delle quali non esplosero, due non recarono danni di sorta ed una, al Lido, ferì leggermente tre persone.”
Dal comunicato del Comando Supremo: 26 ottobre. Nella giornata del 24 nostri velivoli bombardarono con efficacia accampamenti nemici sugli altipiani di Bainsizza e del Carso. Un “Aviatik” nemico fu assalito da un nostro aeroplano con fuoco di mitragliatrice e messo in fuga. Tutti i nostri velivoli ritornarono incolumi nelle linee. Firmato Cadorna

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IL CORRIERE DELLA SERA 28 OTTOBRE 1915

L'ATTACCO AEREO A VENEZIA

“Delitto inutile e stupido” Parigi, 27 ottobre, ore 18 L’indignazione generale suscitata dal bombardamento di Venezia ha trovato anche qui eloquente espressione. L’accademico Renato Doumic oggi scrive: “Il nuovo delitto era prevedibile, logico: se i nemici non lo avessero compiuto sarebbe mancato qualche cosa allo spettacolo di barbarie che essi danno al mondo. Quando l’Italia entrò in guerra, tutti avemmo lo stesso pensiero: Venezia sarebbe stata bombardata. Gli italiani non si facevano, a questo proposito, alcuna illusione e ciò accresce maggiormente la nobiltà delle loro gesta: Dopo gli esempi del Belgio e della Francia, sapevano a quali selvagge distruzioni si esponevano: Essi hanno preso delle precauzioni per proteggere i tesori artistici, ma non si può mettere al riparo un Museo quando il Museo è costituito da una intera città. Il delitto è inutile e stupido. All’inizio della guerra, i nemici poterono credere che il sistema del terrore avrebbe dato qualche frutto; ma oggi non possono più illudersi. Con i loro odiosi metodi, con le atrocità, invece di spargere il terrore, spronano gli avversari a trarre giuste vendette, li stimolano a cercare con maggiore energia la vittoria: Le rovine dell’affresco del Tiepolo serviranno a perpetuare l’esecrazione del nome tedesco.

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IL CORRIERE DELLA SERA 30 OTTOBRE 1915

COMUNICATO DEL COMANDO SUPREMO

Dal comunicato del Comando Supremo: 29 ottobre. Nostri velivoli eseguirono ieri incursioni sugli altopiani di Bainsizza e del Carso. Furono bombardate in vari punti la ferrovia di valle Baca (Idria) e quella da Gorizia a Trieste e colpiti accampamenti e colonne in marcia. Non ostante il vivissimo fuoco di numerose artiglierie contraeree i velivoli rientrarono incolumi. Firmato Cadorna

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