La Grande Guerra Aerea - Aviazione Navale - 15.2 I Compiti
L'impiego delle stazioni d'aviazione, poste sul litorale Adriatico,
risultava necessariamente multiplo, e l'organizzazione di esse non poteva
essere unilaterale ma doveva comprendere tutte le forme di attività. Lo
stato nascente dell'apparecchio aviatorio all'entrata in guerra rendeva
evidentemente embrionali e sporadiche le varie applicazioni della nuova
arma, ed alcune di esse addirittura impossibili per l'inadeguata efficienza
dei mezzi; perciò nel primo periodo di guerra, nel quale gl'idrovolanti
avevano ingeniti difetti e la
preparazione delle industrie non consentiva
una rapida eliminazione di essi, le azioni aeree furono scarse e di poca
importanza e le norme date per esse, per quanto accurate e talvolta
lungimiranti, non poterono sovente avere pratica attuazione. Mano mano che
l'efficienza delle squadriglie esistenti diventava più valida e che nuove
squadriglie, ricche di materiale e di personale, venivano impiantate, la
regolazione delle missioni diveniva un fatto compiuto non solo teoricamente
ma anche effettivamente. Ciò fu raggiunto nel 1916. In tale anno si
riscontra agevolmente la scissione dell'impiego dell'aviazione secondo
distinti criteri, ai quali si può anche aggiungere quello che, in seguito,
regolò l'attività delle stazioni fuori Adriatico (per la difesa del traffico
marittimo). Essi sono:
Esplorazione sul mare, per scoperta navi e sommergibili nemici, per
verifica delle rotte di sicurezza e dei campi minati delle Piazze. - Da
prima questo impiego fu limitato ai settori di mare ravvicinati delle Piazze
marittime e di poi fu allargato a zone complete senza però raggiungere le
coste opposte. In tutti e due i casi tale servizio ebbe un carattere di
continuità e successività ben regolata in modo che l'esplorazione
salvaguardasse da improvvisi attacchi e rendesse sicura la navigazione delle
zone vigilate. L'esempio tipico è dato dalla sorveglianza eseguita nel
Canale d'Otranto per la quale lo scopo dell'impiego dell'aviazione,
coordinato con quello dei mezzi di superficie, tendeva alla distruzione dei
sommergibili che necessariamente dovevano usufruire di tal passaggio
obbligato per recarsi dall'Adriatico ad operare nelle zone del Mediterraneo.
Difesa aerea contro aeromobili nemici e caccia ai medesimi. -
Questo impiego fu il più lento della evoluzione, giacchè il tipo di
apparecchio acquatico da caccia mal si presta alle caratteristiche che
occorrono per una rapida manovra. Perciò, in ispecie per la difesa delle
Piazze, si dovette ricorrere alla disponibilità di materiale dell'Esercito,
organizzando con esso la difesa aerea delle località. Non è a dire però che
gli idrovolanti non ebbero campo di sviluppo in questo servizio specialmente
per la caccia agli apparecchi nemici nel loro cielo. In ogni modo però
l'organizzazione partì sempre dalle autorità marittime.
Ricognizione sugli ancoraggi e sulle località nemiche, scorta ad
apparecchi da bombardamento e regolazione del tiro di batterie. - Le
ricognizioni furono saltuarie nel 1915 pur avendo nel Nord Adriatico larga
applicazione per la vigilanza sulle forze navali nemiche concentrate a Pola.
Si sviluppò poi in modo tale da poter fornire giornalmente la dislocazione
del naviglio nemico a Pola e Durazzo e saltuariamente a Cattaro, e tutte le
notizie di opere che il nemico approntava nelle sue Piazze e nelle sue
località strategiche; in tal servizio ebbe largo impiego la fotografia. Di
pari passo con l'organizzazione delle missioni di bombardamento ebbe
applicazione quella delle missioni di scorta agli apparecchi di offesa. Nel
1918 sempre, questi ultimi, erano accompagnati, o vigilati con apposite
crociere, dai velivoli da caccia.
Bombardamento di navi e località nemiche con interesse militare od industriale e mitragliamento di truppa. - Quest'ultimo impiego fu quello al quale vennero rivolte le maggiori cure. Fin dai primi mesi di guerra il desiderio di agire offensivamente portò all'organizzazione di missioni di bombardamento che furono eseguite saltuariamente e con pochi apparecchi su importanti obiettivi. Se non che tale sistema, per la esiguità della quantità di esplosivo da lanciare, non poteva avere notevole frutto. Con l'accrescimento successivo del materiale e lesue migliorate caratteristiche si poterono organizzare forti squadriglie di bombardatori, le quali, nei periodi di tempo favorevole, di giorno e di notte, sistematicamente colpivano i bersagli designati lanciando su di essi ingenti quantità di bombe, in modo da non lasciare tregua al nemico. Per l'organizzazione delle missioni di bombardamento, ricognizione e scorta, gli esempi di istruzioni e rapporti, che in seguito sono riportati, danno l'idea concreta del come tali operazioni fossero preparate e condotte. Per quella degli altri servizi, che per il loro svolgersi periodico e giornaliero presentavano un carattere di vera continuità od occasionalità prevista antecedentemente, come in riguardo alla difesa aerea, le norme che erano stabilite a priori, e non variavano che a larghi intervalli di tempo quando la maggiore disponibilità del materiale e le esigenze della guerra ne rendessero necessaria la modificazione, vengono qui riassunte, non escludendo che per qualche necessaria interferenza siano antecedentemente riportati accenni riferentisi all'impiego offensivo.
Difesa del traffico marittimo. - Era devoluta alle stazioni
fuori Adriatico e si iniziò nel 1917 con il sorgere di esse, in epoca nella
quale l'aviazione si era già affermata totalmente come materiale e andava
assumendo uno sviluppo considerevole. Tale impiego ebbe quindi fin dal suo
sorgere una confacente regolazione ed applicazione ed una attività continua
ed immediata. Ad ogni stazione di aviazione era affidata una zona di
vigilanza, in dipendenza con l'autonomia degli apparecchi impiegati. In essa
la maggior cura doveva esser posta nell'esplorazione delle rotte di
navigazione, dei passaggi obbligati e degli approcci ai porti.
L'avvistamento di qualsiasi galleggiante doveva provocare il suo
riconoscimento, l'esplorazione subacquea aveva il massimo interesse per la
scoperta di sommergibili e mine. Per i primi doveva essere lanciato l'avviso
radiotelegrafico e doveva essere effettuato l'attacco con opportuna manovra,
per le seconde, dopo dato l'avviso all'aria, si doveva tentare di farle
saltare o rilevarne l'esatta posizione. Gli aerei navigavano col pilota e
l'osservatore, che funzionava da operatore radiotelegrafico quando esisteva
la stazione, e portavano a bordo da due a quattro bombe antisommergibili. Le
esplorazioni normali venivano eseguite sul far del giorno ed alla sera;
quelle straordinarie quando richieste dalla necessità di scorta di
importanti convogli, o dalla supposizione di presenza nella zona di
sommergibili nemici. Queste norme stabilite fin dall'inizio del servizio
(primi mesi del 1917) subirono lievissime modificazioni data la loro
efficacia. Nell'agosto del 1918, dall'Ispettorato Sommergibili ed Aviazione,
era riordinata l'organizzazione direttiva di questo servizio stabilendo che:
«A ciascuno dei Comandi in Capo dei Dipartimenti Marittimi di Spezia e
Napoli ed al Comando dei Servizi per la R. Marina in Sicilia, a Messina, era
assegnato un Ufficiale Superiore aviatore del R. Esercito, con la
denominazione rispettiva di Comandante del 1°, 2° e 3° Gruppo idrovolanti».
Tali Ufficiali erano i consulenti tecnici presso i Comandi in Capo, i quali
davano i concetti di massima per l'impiego, mentre che le particolari norme
per ciascuna zona erano devolute ai singoli Comandi di Difesa del Traffico,
e da questi date in diretta conoscenza ai dipendenti Comandi di Stazioni
idrovolanti. Per il grande numero di squadriglie impiegate, e la frequenza
di voli, che non dovevano essere omessi salvo che per eccezionali condizioni
sfavorevoli del tempo, il numero delle esplorazioni per la vigilanza del
traffico fu davvero cospicuo.
Esplorazione sul versante Adriatico. - Essa aveva la massima importanza sia al Nord che al Sud: era regolata nelle due zone con eguaglianza di concetti, naturalmente adattati diversamente seconda la diversa configurazione dello scacchiere bellico idrografico, giacchè per Venezia, l'ampiezza minore della zona, la maggior frequenza dei voli verso il nemico, rendevano l'esplorazione piùbreve e maggiormente ravvicinata che non per Brindisi e Valona.
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Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Nominato Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia nel 1919
Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Noto aviatore, era stato istruttore alla Malpensa e partecipato al raid del Resto del Carlino del 1911, Prese aprte alla spedizione in Libia.
Capitano pilota già comandante della V Squadriglia. Partecipò alla campagna di Libia nel 1911.
Bleriot alle Grandi Manovre del Monferrato
(tratto da www.alessandrianews.it)
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