Il Fronte del Cielo - 9.6 - Dirigibili e Draken - L'Aeronave A1

Il dirigibile tipo A (alta quota) fu posto allo studio verso la fine del 1916 ed affidato all'ingegnere Gaetano Arturo Crocco, decano dei progettisti italiani. L'aeronave rappresentava una evoluzione del precedente tipo M, necessaria per volare più alto della quota ormai raggiunta dall’artiglieria contraerea. L’anno precedente infatti, era stato piuttosto tragico per i dirigibili italiani con forti perdite dovute al fuoco austro-ungarico. Per salire a quote più alte occorreva consentire al gas contenuto nell'involucro di espandersi in presenza di una atmosfera pìù rarefatta. Doveva dunque, il dirigibile, possedere un volume maggiore dei precedenti ma con meno gas a bordo. L’aeronave A1 era del tipo semirigido rinforzato con un involucro di 18.500 metri cubi, lunga 106 metri e con un diametro di oltre 19 metri. L'involucro era diviso in 12 scompartimenti ed era dotato di due navicelle in tandem. La motorizzazione era assicurata da quattro motori SPA 6A in grado di erogare 220 cavalli nominali ciascuno (ma solo 180 cavalli, secondo il Gen. Pesce). Ogni motore era dotato di elica indipendente. I motori erano sistemati in coppia su ciascuna navicella, distanti tra loro circa 20 metri. Secondo i progettisti questa soluzione era in grado fornire prestazioni decisamente superiori rispetto ai modelli precedenti. L'aeronave poteva sviluppare una velocità massima di 75 km/h, di raggiungere una quota di 4500 metri e di rimanere in volo fino a 14 ore con un carico bellico utile di 1200 chilogrammi (12 bombe da 162 mm ed 8 bombe da 160 mm). La difesa del era assicurata da due mitragliatrici. Di questo tipo di dirigibile furono impostati tre esemplari, ma poi ne venne realizzato soltanto l’A1 il cui allestimento fu iniziato il 24 gennaio 1918 presso il cantiere di Ciampino, sotto la guida del maggiore Tullio Biffi. Il 3 marzo fu gonfiato l'involucro e poi aggiunti la chiglia, la trave e i piani di coda. Fu irrigidita la prua e furono collocate le navicelle con i motori. Il 12 aprile fu compiuta la prima ascensione e con essa iniziò una lunga fase per la messa a punto definitiva che si protasse per tutta la primavera. Il primo volo fu effettuato sotto il comando del maggiore Biffi, con il capitano Domenico Mementi, i tenenti Masi e Sommariva. Il primo volo della durata di 1 ora e 10 minuti, effettuato sull'aerea di Ciampino evidenziò difficoltà di governo in direzione che si tentò laboriosamente di eliminare con modifiche ai piani di coda e con l'installazione di una chiglia superiore, accorgimento sperimentato con successo durante la quarta ascensione il 23 aprile. Si lavorò alacremente anche per la messa a punto dei motori. Il 5 maggio fu compiuta la decima ascensione con la misura della velocità massima, effettuata lungo il tracciato della ferrovia Ciampino-Capannelle. Con i motori a 1.400 giri l'aeronave raggiunse 78,5 km orari. Il pomeriggio del 18 maggio fu effettuata una prova di quota nel corso della quale furono toccati i 4200 metri. Nella mattinata, nel corso di un'altra ascensione, era salito a bordo anche l'ingegnere Umberto Nobile. Il dirigibile continuava a manifestare problemi e il 26 maggio fu portato in volo dal colonnello Valle, esperto dirigibilista, per una verifica a favore di una commissione composta dal colonnello, dal professor Bianchi e dall' ingener Nobile. Il dirigibile raggiunse i 4500 metri di quota ma anche questa volta Valle non fu affatto soddisfatto, e il 17 giugno, dopo la presentazione dell'aeronave alla Regia Marina, prese carta e penna per manifestare le proprie perplessità al capitano di vascello Ludovico De Filippi, responsabile del servizio aereo dell'Ispettorato Sommergibili ed Aviazione. Secondo Valle il dirigibile era carente in governabilità in direzione, e troppo rumoroso, fatto che avrebbe impedito di sfruttare il fattore sorpresa. Per questo inconveniente, Valle manifestò anche le proprie preoccupazioni per la sorte dell'equipaggio. Scrisse Valle: "Naturalmente i costruttori non vogliono confessare tale loro imprevidenza e sperano che qualche pilota, ancora non troppo "navigato", si lasci attrarre dal brillante comando e voglia impiegare l'A1 nelle condizioni attuali". De Filippo rispose che la situazione dell'aeronave era nota, tale da renderla inidonea all'impiego terrestre, ma sicuramente adatta all'impiego per missioni di bombardamento costiero, laddove l'eccessivo rumore non avrebbe rappresentato un fattore limitativo. Il 4 giugno fu effettuata l'ultima ascensione di verifica ai fini del collaudo e il 16 giugno fu presentato al futuro comandante, il tenente di vascello Marcello Arlotta, che lo prese ufficialmente in consegna il 28 giugno. Il nuovo equipaggio della Regia Marina lo condusse la prima volta in volo il 29 giugno, e il 1 luglio fu effettuata una prova di ascensione.

Il 6 luglio 1918 l'aeronave fu trasferita a Grottaglie al comando di Arlotta, con comandante in seconda il tenente di vascello Giovanni Vigliani e Luigi Sommariva, come ufficiale di bordo, che avendo seguito l'allestimento del dirigibile fin dall'inizio, era il maggiore conoscitore del mezzo. Dunque il 6 luglio 1918 il dirigibile A1 si trasferì a Grottaglie, prevista base di operazioni per le azioni di bombardamento contro le basi austro-ungariche dell'Adriatico. Si trattò della diciannovesima ascensione, considerate anche le 16 del collaudo, con un totale di 58 ore e 28' di volo. L'aeronave partì da Ciampino alle ore 0.35 ed arrivò a destinazione alle ore 9.30. Il dirigibile con a bordo 9 persone lasciato il cantiere di Ciampino prende subito quota superiore ai 1000 metri per essere sicuro di evitare i monti laziali, in caso di oscurità e di scarroccio. La notte è senza luna, ma sufficientemente chiara all'inizio della navigazione. Da bordo si riconoscono bene la via Appia e le località fino a Cisterna. Poi aumenta la foschia. Alle ore 1,30 si accosta verso sud per compensare la deriva del vento che tirava da ponente. Nel passare in prossimità di Capo Circeo, un fitto strato di nuvole basse toglie completamente la visibilità della costa. Si tende a scendere al di sotto delle nubi abbassandosi fino alla quota di 400 metri, ma la nebbia densa obbliga a riprendere quota alta onde evitare la cima di monte Epomeo (Isola di Ischia) che si trovava sulla rotta. Alle ore 4, dovendo, secondo la stima, trovarsi in prossimità del golfo di Salerno, si accosta per levante per riconoscere terra all'alba. La nebbia è ancora molto fitta. Alle 5 si avvista la costa pochi chilometri a sud di Salerno. Si dirige sulle valli del Sele e del Basento, passando in vista di Eboli (5,50) e di Potenza (ore 6,45), e alle 9 si giunge sulla verticale dell'hangar del campo di Grottaglie, dove alle 9,30 si riesce ad atterrare. In totale furono percorsi 500 km in 8 ore e 30 minuti di volo, raggiungendo la quota massima di 2500 metri sull'Appennino. L'assetto longitudinale, alquanto alterato dall'irregolarità dei consumi, fu ristabilito dopo il passaggio su Potenza, mediante il trasporto di 26 sacchetti di zavorra dalla navicella di prua a quella di poppa. L'elevata temperatura degli strati d'aria in prossimità del suolo e la mancanza di un motore di prua, andato in avaria, provocano qualche difficoltà per l'equilibratura e la manovra in atterraggio. L'aeronavigazione si compie con i motori a varie andature. Nella prima mezz'ora i due motori della navicella di poppa furono tenuti a 1400 giri. All'1,05 i due motori di poppa si arrestarono per rottura del tubo di pressione. Si misero in i due motori di prua a 1400 giri. Il capo motorista (serg. magg. Fascio) passò senza esitare dalla navicella di prua a quella di poppa mediante il carrello di trasporto della zavorra, rimise in moto i motori escludendo il tubo di pressione e dando ordine di pompare il carburante a mano. Poco dopo ci fu una seconda avaria al motore destro di poppa. Questa volta andò fuori uso un cilindro per la rottura della molla della valvola di aspirazione. Quindi il motore funzionò per tutta la navigazione con solo 5 cilindri. Verso le ore 4 accadde analoga avaria al motore destro di prua. Questa volta però il motore si arrestò definitivamente perchè la valvola cadde nella camera di scoppio e bucò la camera dell'acqua di raffreddamento; rotto anche il pistone la valvola finì nel carter e provocò la foratura anche di quest'ultimo. Dalle ore 4 in poi la navigazione fu compiuta con soli 3 motori: il sinistro di prua a 1400 giri e i due di poppa a 1100 giri (il destro di poppa con soli 5 cilindri).

Arrivata a destinazione, l'aeronave fu preparata per la prima missione bellica che si svolse nella notte tra il 6 e il 7 agosto. Si trattava di bombardare l'arsenale di Teodo, parte del complesso delle opere della piazzaforte di Cattaro. Al comando del ten. di vascello Arlotta, l'equipaggio era composto dal comandante in 2^, ten. di vascello Vigliani, dagli ufficiali di bordo, tenenti del Genio Sommariva e Vassallo, dal capo motorista serg. magg. Fascio, dai motoristi sergenti Danieli e Dosio, dall'armiere s.c. torp. Zeppini. L'aeronave lascia gli ormeggi di Grottaglie alle ore 21 del 6 agosto e sale rapidamente alla quota di 1000 metri. Alle 21,20 è su Ceglie e su Ostuni alle 21,27. Apprestandosi alla traversata dell'adriatico, un vento fresco di maestrale costringe a correggere la forte deriva. Alle 22,30 l'equipaggio scorge i segnali di prua delle unità navali di scorta. Alle ore 24 vengono avvistati due proiettori pochi gradi a destra della rotta e alcuni minuti dopo si delinea attraverso la leggera foschia dell'orizzonte la montuosa costa del Montenegro. Poco a sinistra della prua si scorge una località illuminata. L'aeronave accosta per NO per andarla ad identificare seguendo l'andamento della costa: si tratta dei proiettori di Budua che esplorano il mare con i loro fasci orizzontali e la località illuminata è proprio la baia di Cattaro. Il forte vento complica la navigazione e le ultime dieci miglia vengono percorse in due ore malgrado i quattro motori che girano a piena potenza. Alle 2,05 la aeronave è al traverso di P. Malagora, ossia sufficientemente al vento per ridurre al minimo il percorso su terra prima dell'attacco. Con un accostata di 45° il dirigibile si porta rapidamente sull'obiettivo, salendo di quota fino a 4550 metri. Nessuna reazione da parte austriaca, sono accesi solo due proiettori a Punta D'Ostro che sorvegliano le Bocche. Avvertiti dal rumore dei motori, gli austriaci, un minuto e mezzo prima che l'aeronave raggiunga l'obiettivo, accendono altri quattro proiettori che iniziarono ad esplorare il cielo. Alle 2,20 il dirigibile è sulla verticale di Punta Zeljano, estremo nordoccidentale dell'obiettivo, ed inizia il lancio delle bombe (960 kg) sulle opere militari, baraccamenti e arsenale di Teodo. Da bordo l'equipaggio distinse nettamente 12 esplosioni entro la zona di lancio, mentre i fanali delle navi all'ancora di Tocla, Kumbur e Teodo vennero immediatamente spenti. Dodici proiettori, dei quali sei zenitali, si accesero ed iniziarono ad esplorare il cielo in direzione del dirigibile senza tuttavia riuscire ad individuarlo. Il fuoco contraereo fu aperto da 5 batterie delle postazioni di Vernak, Teodo, Traste, Obestnik e Krasic. Queste ultime due cessarono il fuoco in un paio di minuti mentre le altre continuarono l'interdizione. L'aeronave, nel frattempo, compiuta la missione, si allontana rapidamente verso sud-sudovest con il vento in poppa e i motori a pieno regine a 5000 metri di quota. Alle ore 2,40 lascia la costa a sud della baia di Traste e si dispone per la rotta di ritorno mentre i proiettori di Cattaro venivano spenti. Il comandante fa ridurre rapidamente la quota per portarsi nella zona più calma e diminuire in tal modo la deriva: alle ore 4,50 l'aeronave si trova a a 700 metri ed avvista i fanali di prua delle navi di scorta, alle quali rivolge il segnale di riconoscimento convenuto e quello di missione eseguita. Qualche minuto dopo si rompe il frenello di comando a scendere dei piani di coda, ma l'aeronave, che al momento non è equilibrata e molto leggera sale rapidamente a 2000 metri, mentre i tenenti Sommariva e Vassallo, con grande audacia e abilità, eseguono dal carrello di comunicazione fra le due navicelle, una sistemazione volante del frenello rotto. Si riesce in tal modo a riportare il dirigibile a bassa quota e si avvista terra tra Brindisi e Ostuni. Alle ore 6,45 raggiunse S. Vito dei Normanni ed, eseguito l'equilibramento statico, arriva a Grottaglie alle ore 7,30. Al momento di eseguire l'atterraggio si blocca improvvisamente il frenello di comando a salire tra il tamburo e il carter a causa dell'imbando prodotto dalla sistemazione volante dell'alto frenello. L'aeronave rimane con i piani di quota bloccati al massimo angolo a salire e si porta rapidamente da 100 a 1400 metri. Per superare la grave difficoltà fu necessario ricorrere alla manovra di atterraggio statico, lunga e difficoltosa che si concluse solo alle ore 10,05, dopo 13 ore di volo.

. Il successo ottenuto dall'aeronave nella prima missione spinse la Regia Marina a pianificare una nuova incursione sullo stesso obiettivo per la notte tra il 16 e il 17 agosto. Il dirigibile parte da Grottaglie la sera del 16 agosto verso le ore 20 al comando del t.v. Arlotta. A bordo il vice comandante t.v. Vigliani, sottotenente di vascello Salone, tenente del Genio Sommariva, sergente maggiore Fascio, e sergenti Danieli e Dorio. Gli esploratori di scorta disposti lungo la rotta per Cattaro avvistano per l'ultima volta il dirigibile verso le 21.45 ed i motori dell'aeronave sono uditi fino alle 23.30. Dopo questo ultimo contatto non si seppe più nulla della sorte dell'A1 e del suo equipaggio. Si ritiene, nella ipotesi più probabile, che l'aeronave non abbia potuto raggiungere l'obiettivo per avarie e che sia precipitato in mare scomparendo tra i flutti. Dell'equipaggio fu recuperato solo il cadavere del comandante Arlotta, rinvenuto sulla spiaggia albanese nei pressi di Punta Rodoni. Tuttavia i cacciatorpediniere di scorta riferirono di aver osservato una violenta reazione contraerea della piazzaforte di Cattaro poi andata lentamente a spegnersi. Anche l'aeronave M15 in missione la stessa notte su Durazzo, riferì di aver osservato i proiettori di Cattaro esplorare con insistenza il cielo. Un'altra ipotesi dunque, è che il dirigibile A1 sia stato abbattuto dalla contraerea. Alcuni prigionieri austriaci catturati nei giorni successivi, riferirono di non sapere nulla circa la sorte dell'A1. Il dirigibile non aveva a bordo mezzi di comunicazione, che divennero obbligatori solo dopo il tragico epilogo dell'aeronave A1.


Aerostieri

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MOTORE SPA 6A

Lo SPA 6A era un motore aeronautico 6 cilindri in linea raffreddato ad acqua prodotto dall'azienda italiana Società Piemontese Automobili. Del tipo in linea a 6 cilindri, aveva una cilindrata di 14.780 cc in grado di erogare 220 Cv nominali (162 Kw). Alimentato a benzina era raffreddato ad acqua. Ne furono prodotte 3 versioni. Fondata a Torino nel 1906 da Michele Ansaldi e Matteo Ceirano, la Spa (Società Piemontese Automobili) fu una delle maggiori aziende produttrici di automobili, veicoli industriali e motori per aerei. Durante la prima guerra mondiale la Spa costruì il motore 6A, su progetto di Matteo Ceirano, in base alle specifiche richieste dalla Direzione Tecnica dell'Aeronautica Militare. Il modello 6A si dimostrò particolarmente longevo e venne costruito in serie non solo dalla SPA, ma anche dall'Ansaldo, dalla Talamona e dalle Industrie Meccaniche Ferroviarie di Arezzo. (Immagine: Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle)




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LUIGI SOMMARIVA

Luigi Sommariva nasce a Forlì l'11 aprile 1892 da famiglia ceretana. Diciottenne conseguì il diploma presso un Istituto tecnico di Brescia e si iscrive al Politecnico di Torino nella facoltà di ingegneria. Sportivo ed alpinista fu membro del S.U.C.A.I. (Sottosezione Universitaria del Club Alpino) di Torino. Allo scoppio delle ostilità, nel 1915, entra in Accademia Militare e venne nominato Sottotenente del Genio. Fu trattenuto a Modena come istruttore, attività che proseguì poi anche presso il deposito del 5° Reggimento Genio Minatori dove venne in seguito trasferito. Luigi divenne Dirigibilista e frequentò il corso di pilotaggio a Ciampino dove conseguì la nomina Ufficiale di Bordo. Sempre a Ciampino partecipò all'allestimento del nuovo dirigibile A1, aeronave destinata alle operazioni in alta quota, che rifiutata dal Regio Esercito per eccessiva rumorosità venne assegnata alla Regia Marina. Luigi seguì il destino dell’aeronave ed effettuato il volo di trasferimento da Ciampino a Grottaglie (Ta), continuò la difficile messa a punto dell'aeronave, che manifestò anche problemi ai sistemi di governo. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto 1918 compì la prima missione di guerra con un azione di bombardamento sulla base di Cattaro. L'aeronave scaricò 18 bombe del peso complessivo di una tonnellata sull'arsenale di Teodo. Sulla rotta del ritorno l’aeronave ebbe un guasto grave cui pose rimedio Luigi con una spericolata manovra a migliaia dimetri di quota. Nella notte del 16 agosto 1916, l’aeronave A1 partì per la seconda missione di bombardamento sulla munitissima base navale austriaca di Cattaro, sulla sponda opposta dell’Adriatico. Non sappiamo se riuscì a portare a termine l’operazione. L’aeronave scomparve nel basso adriatico con tutto l’equipaggio. Il Ten. Luigi Sommariva fu decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Con alto entusiasmo e spirito aggressivo partecipava, quale ufficiale di bordo di aeronave di alta quota e di nuovo impiego, al bombardamento della piazzaforte di Cattaro, dando prova di serenità durante il tiro al nemico e dimostrando competenza tecnica e coraggiosa iniziativa compiendo un volo in ardita e pericolosa manovra nel riparare un’avaria ai comandi di quota dell’aeronave. In una successiva spedizione offensiva a breve distanza perdeva la vita nell’adempimento del suo dovere. – Cattaro 6-17 agosto 1918” (dal Bollettino Ufficiale Anno 1919 dispensa n. 34). Fu anche laureato ingegnere "ad Honorem". (Da: www.quellidel72.it)




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AEROSCALO DI GROTTAGLIE (TA)




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BOCCHE DI CATTARO

Le Bocche di Cattaro (in serbo e croato Boka Kotorska) prendono il nome dalla città di Kotor (in italiano Cattaro). Esse sono una serie di profonde insenature della costa dalmata del Montenegro, costituite da ampi valloni collegati fra loro che si addentrano nell'entroterra. Le bocche di Cattaro, a causa della loro somiglianza morfologica con la costa norvegese, vengono erroneamente considerate il più meridionale fiordo d'Europa, ma in realtà altro non sono se non un antico vallone costiero invaso dal mare. Le bocche di Cattaro sono caratterizzate da profondi bacini perfettamente riparati dal mare aperto e costituiscono uno dei migliori porti naturali del Mar Mediterraneo. Grazie a questa caratteristica, unitamente alla facile difendibilità, per secoli i veneziani e poi l'Impero Austro-ungarico hanno costituito una munitissima quanto inespugnata base navale militare. La lunghezza della Baia di Kotor è di 15 miglia nautiche, per una superficie di poco meno di 90 km². La baia è costituita dalle bocche propriamente dette (il canale d'ingresso che comunica con l'Adriatico) e da quattro bacini separati, di una profondità variabile dai 40 ai 60 metri. L'ingresso delle bocche di Cattaro è delimitato a nord dalla sottile penisola di Prevlaka (Vittaglina) e dalla Punta d'Ostro (o Punta Acuta), estremo meridionale della Croazia, e a sud dalla Punta d'Arza; al di là di questo passaggio vi il primo bacino, la baia di Topla (Golfo di Castelnuovo o Herceg Novi). Il canale di Combur mette in comunicazione la baia di Topla con la baia di Teodo, la più estesa di tutte, di forma triangolare. Dalla baia di Teodo si passa agli ultimi due bacini mediante lo stretto delle Catene, lungo 2 km e largo appena 300 metri. I bacini più interni sono il golfo di Risano a Nord Ovest e il golfo di Cattaro a Sud Est, che si sviluppano lungo le ripide pendici delle Alpi Dinariche, tra cui svetta il Monte Lovcen (Monte Leone) sopra Cattaro. La base navale di Cattaro, sede di sommergibili e di idrovolanti che avevano bombardato la città di Brindisi era, dopo quella di Pola, il porto militare più importante dell'Impero austro-ungarico.




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AERONAVE A1 7 AGOSTO 1918




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UMBERTO NOBILE (1885-1978)

Umberto Nobile è senza dubbio uno dei grandi personaggi della storia del volo umano. Nato a Lauro, in provincia di Avellino, il 21 gennaio 1885, fu progettista, costruttore, autore di numerosi scritti tecnici e si distinse soprattutto nella progettazione e nella costruzione di dirigibili realizzando nuovi tipi di aeronavi in Italia e all'estero. Nel corso della sua vita Nobile si occupò anche di numerose altre questioni aeronautiche: nel 1918, per esempio, ideò il primo paracadute italiano e nel 1922 promosse, con l'ingegner Gianni Caproni, la costruzione del primo aeroplano metallico italiano. Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale lavorò a lungo alla Gooodyear Corporation di Akron (Ohio) partecipando tra l'altro alla progettazione di grandi dirigibili passeggeri come il Shenandoah, il Macon e l'Akron. Nel 1919 la Marina degli Stati Uniti acuistò una sua aeronave tipo "O" da 3.600 mc e nel 1920 un dirigibile semirigido da 34.000 mc. Nel corso della sua vita egli fu tra l'altro direttore dello stabilimento militare di costruzioni aeronautiche di Roma e insegnò costruzioni aeronautiche all'Università di Napoli. Inquadrato nel corpo ingegneri dell'Aeronautica italiana raggiunse il grado di generale. Umberto Nobile è tuttavia universalmente noto soprattutto per le due trasvolate del Polo Nord: quella voluta dalla Norvegia nel 1926 e quella interamente italiana del 1928 per le quali progettò e costruì i digibili NORGE e ITALIA. Nel 1926, insieme al grande esploratore norvegese Roald Amundsen, compì la prima traversata del Polo Nord con il dirigibile N 1 NORGE che aveva progettato e costruito su incarico dell'aeroclub di Norvegia. Lo straordinario successo della prima trasvolata lo spinse a ripetere l'impresa due anni dopo con una spedizione interamente italiana per la quale realizzò il dirigibile ITALIA. Quest'ultima si concluse pero' drammaticamente: a causa delle difficilissime condizioni meteorologiche l'aeronave precipitò sulla banchisa e i superstiti furono portati in salvo dopo quarantotto giorni trascorsi nella mitica "tenda rossa". La vicenda e le roventi polemiche che ne seguirono appannarono la fama di Nobile che, messo ingiustamente sotto accusa dal regime fascista, scelse un volontario esilio prima in Francia e poi Russia. (Da: www.aerostati.it)




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AEROSCALO DI CIAMPINO (ROMA)




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DIRIGIBILE M15

Destinato al Regio Esercito fu allestito e gonfiato a Campi di bisenzio tra il 25 agosto e il 30 settembre 1917. Era del tipo M "Ad Alta Quota"




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GAETANO ARTURO CROCCO 1877 - 1968

Ingegnere italiano e Generale ispettore del Genio aeronautico; dal 1927 prof. di aeronautica generale nell'univ. di Roma, accademico d'Italia dal 1932, socio nazionale dei Lincei (1935), accademico pontificio dal 1936, socio dell'Accademia nazionale dei XL, membro di varie altre accademie e società scientifiche nazionali ed estere. Fu uno dei primi a dedicarsi alla ricerca nei settori aeronautico e spaziale, e si può affermare che con lui abbia avuto inizio in Italia l'aerodinamica sperimentale. A lui si devono le prime gallerie aerodinamiche italiane, studî sulla stabilità di dirigibili e aeroplani, ricerche teoriche su endoreattori a propellente solido e sperimentali sulla combustione di propellenti a bassa pressione da impiegare su aeroplani supersonici. Si occupò anche del volo in quota ad alta velocità ("superaviazione") e affrontò il problema del volo strumentale. Dopo la seconda guerra mondiale, nella quale mise a punto una tecnica di sua invenzione per il lancio di bombe volanti, si occupò prevalentemente di astronautica. (da Treccani.it)




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DIRIGIBILE M1

Tipo semirigido, progettato da Crocco e Rinaldoni nel 1912; fu assegnato al Regio Esercito e poi alla Regia Marina. Rimase in attività fino al 1920. Lunghezza: 83 m, Diametro: 17 m, Volume: 12500 mcubi, Motori: 2 Fiat S76-A da 250 CV, Velocità: 55 km/h (Da: Palloni, Dirigibili ed Aerei del Regio Esercito 1884-1923. Chiusano - Saporiti. SME 1998)




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