La Grande Guerra Aerea - 4.5 - 1917 - Battaglia d'Arresto

Il nuovo fronte dei combattimenti si stabilizzò tra la metà di novembre e i primi di dicembre. In quei giorni fu combattuta quella che poi venne chiamata «battaglia d'arresto», che servì a smorzare l'impeto delle truppe austrotedesche ansiose di spingere l'Italia al tracollo. I reparti aeronautici non ancora completamente sistemati, si impegnarono come poterono nel contrastare l'intensa attività aerea avversaria. Fucini della 76^ squadriglia racconta: «Alloggiamo in paese, a Fossalunga. Ho trovato una povera camera con due lettucci; con me c'è Masiero, il più spensierato, il più ostinato nel buonumore e nella caccia agli austriaci. Veneto, i suoi sono a Padova ormai al sicuro, almeno dall'invasione; non dai bombardamenti aerei. La nostra mensa è ancora al campo, primitiva sempre, ma rumorosa di nuove allegrie. Ormai il peggio è passato: il pericolo di una sconfitta più grave. L'Italia ha ritrovato se stessa sul Piave e sul Grappa […], siamo provvisti di indumenti da volo, c'è un pò d'ordine nei turni: crociera, scorta, allarme, caccia libera a chi se l'é meritata o a chi dimostra di poterla senz'altro meritare. Nuove amicizie nel nuovo ambiente, e anche amicizie vecchie» La 76^ squadriglia raccolse nelle proprie file vari assi già affermati e talenti futuri. Ad Arcade aggregò alcuni piloti sbandati tra cui i tenenti Mario Fucini e Silvio Scaroni, poi a Casoni assieme alla 81^ squadriglia costituirà il riferimento più importante del settore del Grappa. I nuovi piloti della squadriglia cominciarono a conoscersi fra loro in un clima di goliardico cameratismo. Un esempio di tale clima si rinviene nel rapporto che legava il tenente Giorgio Michetti e il sottotenente Amedeo Mecozzi, il quale doveva ancora dimostrare le sue qualità. Mecozzi esibiva sul proprio aereo un simbolo enigmatico e una frase in latino per la quale Michetti gli aveva appioppato il soprannome di «Catone». Il tenente Mario Fucini così scrive dei due: «Mecozzi era un pilota ostinato, abilissimo, entusiasta e riflessivo insieme, e soprattutto paziente, aveva un punto di domanda sulla fusoliera e accanto un motto latino: ''Sic rerum''. A Istrana nella 76^ squadriglia era vittima di Giorgio Michetti che non osava scherzare su di lui quando tornava furibondo dopo le missioni sfortunate. Ma quando a Mecozzi gli era passata, allora Giorgio Michetti , piano piano lo stuzzicava: ''Quel distintivo, bada, Catone, ti porta male!..''. Il soprannome glielo aveva affibbiato per il suo predicare onesto e che gli altri prendevano alla leggera e continuava: ''Catone! Leva quel distintivo; il dubbio non è per noi: o tutto o nulla''.  ''O spezzar o giungere'' - scrisse allora Mecozzi e, accanto, mise un arco teso a scoccare la freccia; e cancellò il punto interrogativo. Ma Giorgio Michetti non fu soddisfatto: ''Che cosa importa il medioevale? ' O va o sbrega'- Non ti pare più espressivo? Tanto più che siamo nel Veneto...'' Poi Mecozzi cominciò ad avere le vittorie e Giorgio Michetti seppe dimostrargli la sua stima con entusiasmo». A novembre furono introdotti i primi velivoli SIA e quindi i primi Pomilio. Dalla metà del mese fino a quella di marzo del 1918, vi fu una intensa attività avversaria di bombardamento delle nostre retrovie nella fascia Venezia – Treviso – Bassano. Sempre in novembre vennero poi lanciati anche volantini che propagandavano l'imminente sconfitta Italiana. Tra il 22 ottobre e il 25 novembre le squadriglie Caproni da bombardamento intervennero pesantemente su diversi obiettivi isontini e lungo le vie e i ponti del Friuli. Furono effettuate 44 azioni con 234 aerei sganciando 48 tonnellate di bombe. I nostri dirigibili inoltre effettuarono 14 missioni lasciando cadere sull'avversario altre 14 tonnellate di bombe. La caccia italiana infine abbatté 53 velivoli con la croce di ferro. Altre 30 tonnellate di ordigni furono quindi fatte precipitare tra novembre e marzo su obiettivi carsici. Silvio Scaroni, il 14 Novembre 1917, ottenne la sua prima vittoria abbattendo un biposto austriaco su Colbertaldo. Spesso avveniva che per l'inceppamento delle armi, i piloti dovevano rinunciare al combattimento. Questo dipendeva dalla scarsa qualità delle cartucce prodotte in serie. Col caporale Luigi Botter, seguendo i consigli del suo armiere, Silvio Scaroni preparava i nastri scartando anche 2 pallottole su tre. Inoltre portava in volo un bel martello di piombo, con il quale in caso di inceppamento poteva rimettere a posto la leva di riarmo. Il pilota bresciano aveva evidentemente saputo far tesoro dei consigli di Botter perché il 18 e il 19 dello stesso mese abbatté altri due aerei. La 91^ Squadriglia dopo Caporetto, passando per Arcade, arretrò fino a Padova. Francesco Baracca il 15 novembre 1917 partendo dalla città del Santo, ottenne la sua 28^ vittoria sopra Sala di Istrana. Anche quel giorno volava in coppia con il tenente Giuliano Parvis. Fu un combattimento che il pilota di Lugo descrisse come «tragico e spaventoso». A bordo dei loro SPAD XIII i due intercettarono un ricognitore ad alta quota. Erano le 12.30. Baracca così descrisse lo scontro: «[il velivolo avversario] si difese bene, ma dopo 120 colpi vidi fiamme a bordo, e incominciò a scendere; vidi l'aeroplano avvolto dalle fiamme a 4000 metri, gli aviatori si gettarono fuori e l' Aviatik precipitò vicino al campo di Istrana. Scesi subito e dopo pochi minuti ero sul luogo» Baracca annotò: «Gli aviatori tedeschi erano due tenenti di aspetto molto distinto, uno di essi aveva un anello d'oro, la fede matrimoniale e un bel ritratto di donna in un astuccio di pelle; aveva la croce di ferro. Conservo dell'apparecchio le due mitragliatrici, i tubi del timone bruciato, la macchina fotografica». Le vittime erano Alfred Muller e Erich Peucer della FA14 tedesca. La mattina del 19 novembre, Mario Pini e il tenente Marinello Nelli della 70^ Squadriglia attaccarono un ricognitore austriaco diretto sopra al Montello. Nell'impeto dell'azione i nostri due aerei si scontrarono fra loro e con il carrello, il primo danneggiò l'ala superiore destra del secondo. Nonostante tutto i piloti riuscirono a rientrare al campo. In quel periodo alla squadriglia arrivarono in dotazione gli ottimi Hanriot Hd.1 in sostituzione dei vecchi Nieuport. Nella stessa giornata, il tenente Silvio Scaroni con Mario Fucini, Gino Allegri e Guido Masiero, simularono la scorta a un ricognitore Pomilio della 22^ Squadriglia che aveva ai comandi il tenente Volontè e il capitano Lodi. Il vero obiettivo dei quattro aviatori era invece quello di cambiare rotta e di gettarsi all'improvviso su un Draken che gli austriaci issavano a Valdobbiadene. Gino Allegri fremeva per distruggerlo ma il pallone veniva sempre abbassato in tempo. Fucini racconta:«Il nostro fra Ginepro (Allegri) guardava spesso là oltre le linee un Draken austriaco che da Valdobbiadene spiava, spiava… Lo vedi, mi dice quel vescicone osceno? Lui, nessuno lo disturba, è sempre là a fare il comodo suo dalla mattina alla sera. Con quell'aria da cetriolo, dondolando come uno scemo, guarda e vede e fa segnali e... ci fa fessi... Vogliamo provare dargli una lezione? Ci stai?, Ci stò. Fra poco devono arrivare le ''fusées''. Aspettando i razzi incendiari progettammo l'azione… Pensammo di ingannare in qualche modo i nemici, portando, come scortato da noi, un apparecchio da ricognizione e fingendo così di passare da quelle parti per tutt'altro scopo. Trovato l'equipaggio volontario per questa finta ricognizione e trovati altri due compagni cacciatori, fu decisa l'azione. I razzi erano arrivati. Furono montati sull'aereo di Allegri, che volle per se il compito principale e più rischioso. Scaroni, Masiero ed io gli saremmo stati appresso per proteggerlo dai cacciatori avversari; il cap. Lodi e il suo pilota, con un Savoia Pomilio da ricognizione, dovevano arrivare con la nostra scorta fino nei pressi del Draken, poi, alla nostra picchiata squagliarsela… E venne il giorno dell'azione. Sulle linee, tremila metri, quota usuale, per non svelare l'inganno. Quota usuale e cannonate usuali. Passiamo oltre, nella formazione stabilita; ognuno sbircia il pallone, al quale ci avviciniamo di traverso, con rotta subdola. Altre cannonate: le solite, per ora, non quelle buone. Il pallone non s'abbassa. Aspettiamo il segnale di Allegri Allegri, perché il Savoia Pomilio ci lasci e noi si piombi sulla vittima. Ecco il segnale; il cuore ci batte più forte. Giù a precipizio tutti e quattro. il sergente Allegri più sotto, come un bolide, punta al bestione dondolante che pare abbia capito, perché scende, scende rapidamente. Ma molto più rapidamente noi gli siamo addosso... il pallone ora è a poche centinaia di metri sotto di noi; si vede bene ogni suo particolare: Allegri è già quasi a tiro e manovra a puntare. Ecco ecco, dalle sue ali sfrecciano i due razzi…Che succede? Perché non brucia il pallone? Ah, non sono bastati i razzi… Allegri si accanisce come il cane attorno alla buca dove si è nascosta la volpe; non si da pace dello smacco. E finché resta lui noi restiamo per proteggerlo, anche se il nemico ci tempesta in ogni modo… Allegri non lo vedo più: i colpi cessano. Allarme! Ci sono vicini i cacciatori nemici. Guardo in alto; eccoli: due. Più bassi altri tre… ''Attenzione all'urto! Il combattimento di fronte, oltre che arduo per la difficoltà della mira, è pericolosissimo per probabilità di cozzo...'' Ma il Draken quella volta non fu abbattuto. Si sviluppa un combattimento dove Scaroni quasi va in collisione con il caccia Albatros D.III del Vizefeldwebel tedesco Kaspar Rahier e lo abbatte vicino al cimitero di Vidor. Ecco come andare a caccia di un Draken per prendere un Albatros !».


Illustrazione: Da: Nel Cielo, rivista quindicinale del Secolo Illustrato, del settembre 1918
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MARIO FUCINI 1891 - 1977

Nato a Empoli, Mario Fucini si arruolò nel 1915. Divenne pilota il 13 marzo 1916 e nella primavera l'ufficiale arrivò al fronte assegnato alla 25^ Squadriglia, ed ebbe il battesimo del fuoco sui Voisin. Dopo averla scampata di stretta misura il 16 febbraio 1917, quando dovette tornare planando entro le linee italiane dopo che un caccia avversario gli aveva forato il serbatoio, Fucini decise di passare alla caccia. Dopo un intermezzo di tre mesi in una Sezione difesa, Fucini tornò al fronte e il 13 novembre 1917, con la 76^ Squadriglia, ottenne la sua prima vittoria ai danni di un velivolo tedesco in collaborazione con altri piloti. Ottenne il suo secondo successo il 26 dicembre durance la battaglia aerea di Istrana. La terza vittoria arrive il 28 gennaio 1918. Gli ultimi due abbattimenti furono rivendicati il 25 luglio e il 31 agosto. Passato l'll febbraio alla 78" Squadriglia. con cui sarebbe rimasto fino alla fine delle ostilita, il 16 giugno ottenne altre due vittorie.(Da: Gli Assi Italiani della Grande Guerra, di Paolo Varriale)




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76^ SQUADRIGLIA

La squadriglia viene formata sul campo della Comina il 25 maggio 1916 con i velivoli Nieuport e il 29 maggio si trasferisce sul campo di Santa Maria La Longa. Il primo contatto con l'aviazione austroungarica avviene il 1 giugno durante un vlo di scorta a due Voisin su Vogersko.Nel corso del suo primo anno di guerra compie 624 voli sostenendo 39 combattimenti. Il 25 febbraio 1917 viene trasferita sul campo di Borgnano, detto anche di Langoris. Il 27 ottobre è a Campoformido ma il giorno dopo arretra alla Comina e il 1 novembre si porta a Arcade. Il 10 novembre si trasferisce sul più arretrato campo di Istrana. Il 2 febbraio 1918 si porta a Isola di Carturo e il 10 a Casoni. Nell'ultimo anno di guerra la squadriglia aveva compiuto 2464 voli di guerra sostenendo 101 combattimenti. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)




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GUIDO MASIERO 1895 - 1942

Nato a Padova si arruolò volontario nel 1913 nel reggimento "Lancieri di Novara". Nel 1915 raggiunse la 7^ Voisin sul campo di Santa Maria La Longa nel 1915 per frequentare la scuola di pilotaggio. Ottenuto il brevetto Masiero si fece le ossa con missioni di ricognizione e bombardaemnto sul Carso. Il 4 marzo 1917 la squadrigli, nel frattempo diventata 26^, fu sciolta e il sottotenente Masiero, con 58 voli di guerra all'attivo, venne per breve tempo assegnato alla 103^Squadriglia per poi passare alla Malpensa per l'addestramento sui Nieuport. Inviato poi a Ponte San Pietro per il passaggio sul nuovo SVA tornò al fronte dopo Caporetto. Giunto alla 78^ Squadriglia il 2 novembre 1917, già il 13 abbatteva un DFW presso Arcade. Entro una settimana aveva rivendicato altre due vittorie di cui solo una fu confermata. Divenne un asso durante la battaglia di Istrana quando condivise altri due abbattimenti. Il 29 marzo passò a far parte della 3^ sezione SVA a Isola di Carturo con i gradi di tenente. Dopo la guerra fece parte, il 14 febbraio 1920, del gruppo di piloti che da Roma partirono per raggiungere Tokio. (Da: Gli Assi Italiani della Grande Guerra, di Paolo Varriale. Immagine: Masiero, a destra, con Ferrarin a Tokio 1920, da www.aeronautica.difesa.it)




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CAMPO DI VOLO DI ARCADE

Nonostante debba la sua denominazione alla località di Arcade, il campo di volo conosciuto con il nome del paese trevigiano si trovava in effetti molto più vicino ai centri di Povegliano e Visnadello. L'aviosuperficie era stata realizzata su un'area di 460 per 380 metri circa, conosciuta come i campi bianchi , toponimo che con ogni probabilità aveva tratto origine dalle caratteristiche del terreno che si presentava sassoso, in quanto anticamente interessato dal corso del fiume Piave. I lavori per la costruzione del nuovo aeroporto iniziarono 26 ottobre 1916. Il campo divenne operativo nelle settimane seguenti venendo scelto per addestrarvi la nuova 79° Squadriglia poi destinata a Istrana e successivamente a Paese (San Luca). (Vedi scheda)




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SILVIO SCARONI 1893 - 1977

Nato a Brescia ebbe il primo contatto con l'aviazione nel 1909 durante il circuito aereo di Brescia e nel 1915 quando prestava servizio in artiglieria rispose subito alla richiesta di volontari per il Battglione Aviatori.Ottenuto il brevetto nell'ottobre del 1915 fu trasferito come sergente pilota alla 4^ squadriglia per l'artiglieria. Passato ufficiale fu assegnato alla 43^ Squadriglia. Passò poi, nei giorni di Caporetto alla 76^ Squdriglia Caccia ed abbattè un primo velivolo il 14 novembre a bordo di un Hanriot Hd.1. In meno di un mese diventò un asso e il 26 dicembre rivendicò tre vittorie durante la battaglia aerea di Istrana. La decima vittoria arrivò il 28 gennaio 1918, la quindicesima il 22 maggio e la ventesima il 25 giugno. Sopravvisuto per poco ad un combattimento con un caccia austriaco il 12 luglio 1918, fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare. In totale gli furono accreditate 26 vittorie. (Da: Gli Assi Italiani della Grande Guerra, di Paolo Varriale)




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AEROPORTO DI CASONI DI MUSSOLENTE (VI)

A giugno del 1917 risultava in attività anche il campo di Casoni di Mussolente che era stato ricavato in un'ampia zona agricola a sudest dell'abitato ed tra la strada che conduce verso ca' Rainati (lato sud), l'attuale via Aeroporto - chiamata allora «strada Nuova» (lato est) e Villa Bergamo, conosciuta a quell'epoca come Villa Barbieri. Il campo aveva una larghezza di 400 m. Era una base organica è molto usata per la vicinanza con il monte Grappa. Qui ebbero sede le squadriglie: 26a bis (conosciuta per avere come insegna un fumetto allora in voga e il motto «come ti erudisco il pupo»), 22a, 24a, 36a, 62a, 113a, 114a, 132a e 133a. I reparti che però più segnarono la storia di questo aeroporto furono la coppia di squadriglie 76a e 81a, che seppero battersi ottenendo risultati anche migliori di altri reparti più noti.(Immagine dal sito http://www.pfarrout.com/index.html)


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81^ SQUADRIGLIA CACCIA


La 81^ viene costituita ad Arcade il 20 marzo 1917 e si trasferisce al campo di Langoris, detto anche Borgnano, ad ovest di Gorizia, il 20 aprile. Il primo combattimento avviene il 24 aprile. La linea di volo è composta da 12 Nieuport. Sotto l'incalzare delle truppe tedesche, nei giorni di Caporetto, l'unità raggiunge Aviano il 27 ottobre per poi proseguire per Arcade il 31. Alla fine del 1917 la squadriglia ha compiuto 1650 voli di guerra sostenendo 150 combattimenti con 15 vittorie confermate. Al termine delle ostilità l'unità è sul campo di Casoni e dispone di 21 Hanriot ed un Nieuport. L'impegno del reparto nell'ultimo anno di guerra è quantificabile in 2468 missioni con 80 combattimenti e 19 vittorie riconosciute. (Immagine: Uno dei Nieuport abbandonati e caduto in mano austriaca nei giorni di Caporetto. Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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AMEDEO MECOZZI 1892 - 1971

Pilota dell'aviazione militare dal 1915, "asso" dell'aviazione da caccia durante la prima guerra mondiale, dopo la guerra fu pilota collaudatore dell'Istituto sperimentale aeronautico. Comandante (1923) della 91ª squadriglia Baracca e (1927) del VII gruppo aviazione da caccia, dal 1929 si dedicò all'organizzazione di speciali reparti che nell'ottobre 1931 furono denominati reparti "d'assalto" ed ebbe il comando del V stormo; promosso (1937) generale di brigata aerea, comandò la V brigata aerea d'assalto. Fu successivamente (dal 1937 al 1938) comandante di un settore aereo in Somalia, direttore della Rivista Aeronautica, presidente dell'Aero Club d'Italia e presidente dell'Editoriale Aeronautica; collocato a riposo nel 1946. Il M. è soprattutto noto per le sue vedute sull'impiego bellico dell'aviazione da lui svolte (dal 1919) spesso in contrasto con le direttive ufficiali dei comandi e in aperta polemica con le idee affermate da G. Douhet nella sua opera Il dominio dell'aria (1921). Favorevole all'unità e autonomia tecnico-organizzativa dell'aviazione militare, affermò peraltro la necessità di una integrale cooperazione addestrativa-operativa delle tre forze armate terra-aria-mare, contestando l'opportunità e la possibilità di affidare esclusivamente all'arma aerea impiegata in massa il compito di risolvere il conflitto attraverso una "guerra aerea a sé stante". Obiettivo essenziale delle operazioni belliche debbono essere le forze armate nemiche; il bombardamento aereo di obiettivi civili deve essere escluso e pertanto sono da escludere o limitare i mezzi offensivi (aerei o missili) che non consentano la selezione degli obiettivi e la precisione nel colpirli. In relazione a queste vedute, il M. fu ardente fautore (fin dal 1926) di un particolare tipo di velivoli che egli chiamò d'assalto (gli attuali cacciabombardieri). (da: www.treccani.it)




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AEROPORTO DI ISTRANA

Il campo di Istrana della prima guerra mondiale non corrisponde a quello attuale. Presso gli austriaci esso era noto come campo di Trevignano in quanto era stato realizzato sul confine con questo comune, nella zona a nord di Istrana e a est di Vedelago. La base era collocata a sud dei «Pilastroni» della villa Onigo di Trevignano e si estendeva fino quasi alla Postumia Romana occupando circa 60 campi trevigiani. Il campo di Istrana, a partire dal 1917, fu inserito nella rotta Torino - Pordenone, che veniva impiegata per trasferire al fronte, direttamente dalle zone di produzione, i nuovi velivoli. L'esistenza di questo aeroporto era ben nota agli austriaci com'è testimoniato dai pesanti bombardamenti di cui fu oggetto a partire dal grande scontro del 26 dicembre 1917. In quell'occasione, i cieli della Marca, fecero da sfondo al più importante combattimento aereo dell'intero conflitto sul fronte italiano. continua nel sito (vedi aeroporti: Istrana)


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SIA 7b


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SAVOIA POMILIO S.P.3


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CAPRONI CA.450




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91^ SQUADRIGLIA

La 91ª Squadriglia possiede una caratteristica che la rende forse unica nella storia delle forze aeree di tutto il mondo, giacché Francesco Baracca ebbe il privilegio di poter scegliere uno per uno “I SUOI” uomini. Nell'esercitare tale indubbio privilegio, l'asso romagnolo cercò negli altri aviatori quelle stesse caratteristiche di eccellenza quale uomo, soldato ed aviatore che pure lui possedeva. Baracca, era un professionista serio ed equilibrato, ben lontano da tronfi fanatismi ed animato da grande rispetto per i suoi stessi nemici. A tal fine conviene ricordare come la contessa Paolina Biancoli, sua madre, avesse definito in una lettera gli aviatori austriaci "birbanti". Baracca la riprese pregandola di non chiamarli in quel modo, giacché lui li considerava semplicemente dei soldati che compivano il loro dovere nei confronti del loro paese. In un esercito allora fortemente strutturato in senso gerarchico, si curava poco anche dei gradi, conscio come era che in aria non contasse la presenza od il numero delle stelle da ufficiale sulle maniche. In questo fu simile al suo grande amico Pier Ruggero Piccio, suo superiore quale comandante del X Gruppo ed Ispettore della Caccia e futuro primo Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica quale Arma indipendente. La figura di Piccio a rigor di logica esulerebbe dalla trattazione poiché l'ufficiale romano non faceva parte della 91ª ma la sua storia è talmente legata ad essa che davvero non si può prescindere dal citarlo. Piccio univa un'enorme competenza ad un carattere focoso che lo rendeva pronto alla lode ed al biasimo senza riguardo alcuno al grado dell'interlocutore. Gli aviatori della 91ª erano uomini con storie, provenienze e caratteri diversi, uniti come si è detto dalle non comuni abilità nell'arte del volo e del combattimento aereo. Fra loro, e solo per citarne alcuni, si possono ricordare figure come Fulco Ruffo di Calabria, di nobilissima famiglia del Mezzogiorno, il padre dell'attuale Regina dei Belgi, che pure mai fece pesare il suo rango e rimase al suo posto scontando l'impegno con una grave forma di esaurimento fisico, assumendo anche la guida del reparto dopo la morte di Baracca. La 91ª Squadriglia possiede una caratteristica che la rende forse unica nella storia delle forze aeree di tutto il mondo, giacché Francesco Baracca ebbe il privilegio di poter scegliere uno per uno “I SUOI” uomini. Nell'esercitare tale indubbio privilegio, l'asso romagnolo cercò negli altri aviatori quelle stesse caratteristiche di eccellenza quale uomo, soldato ed aviatore che pure lui possedeva. Baracca, era un professionista serio ed equilibrato, ben lontano da tronfi fanatismi ed animato da grande rispetto per i suoi stessi nemici. A tal fine conviene ricordare come la contessa Paolina Biancoli, sua madre, avesse definito in una lettera gli aviatori austriaci "birbanti". Baracca la riprese pregandola di non chiamarli in quel modo, giacché lui li considerava semplicemente dei soldati che compivano il loro dovere nei confronti del loro paese. In un esercito allora fortemente strutturato in senso gerarchico, si curava poco anche dei gradi, conscio come era che in aria non contasse la presenza od il numero delle stelle da ufficiale sulle maniche. In questo fu simile al suo grande amico Pier Ruggero Piccio, suo superiore quale comandante del X Gruppo ed Ispettore della Caccia e futuro primo Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica quale Arma indipendente. La figura di Piccio a rigor di logica esulerebbe dalla trattazione poiché l'ufficiale romano non faceva parte della 91ª ma la sua storia è talmente legata ad essa che davvero non si può prescindere dal citarlo. Piccio univa un'enorme competenza ad un carattere focoso che lo rendeva pronto alla lode ed al biasimo senza riguardo alcuno al grado dell'interlocutore. Gli aviatori della 91ª erano uomini con storie, provenienze e caratteri diversi, uniti come si è detto dalle non comuni abilità nell'arte del volo e del combattimento aereo. Fra loro, e solo per citarne alcuni, si possono ricordare figure come Fulco Ruffo di Calabria, di nobilissima famiglia del Mezzogiorno, il padre dell'attuale Regina dei Belgi, che pure mai fece pesare il suo rango e rimase al suo posto scontando l'impegno con una grave forma di esaurimento fisico, assumendo anche la guida del reparto dopo la morte di Baracca.(Vedi scheda)




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AEROPORTO DI PADOVA

L’area su cui è attualmente ubicato l’Aeroporto “Gino Allegri” di Padova è la stessa che un tempo con la denominazione di “Piazza d’Armi” era utilizzata dai vari reggimenti dell’esercito, di stanza in città, per l’effettuazione delle diverse attività addestrative. Il 1 luglio 1913 fu costituita la VII Squadriglia Aeroplani Bleriot al comando del Cap. Armando Armani, già decorato per meriti bellici durante la guerra italo-turca. Il 28 gennaio 1914, oltre alla VII a Padova furono assegnate altre due squadriglie di aeroplani: la IV Squadriglia Bleriot, comandata dal Cap. Olivo Guidi, e l’VIII Squadriglia comandata dal Cap. Pilota Resio Adolfo. Allo scoppio della guerra, il 24 maggio 1915, la VII Squadriglia Nieuport fu trasferita a Campoformido alla dipendenza del II Gruppo Squadriglie Aviatori, mentre la IV Bleriot venne dislocata sul campo veneziano di Bazzera a disposizione del Comando della Piazza Marittima di Venezia




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FRANCESCO BARACCA 1888 - 1918




Nato a Lugo di Romagna il 9 maggio 1888, da Enrico e da Paola dei conti Bianchi, uscì dalla Scuola militare di Modena, nel sett. 1909, col grado di sottotenente di cavalleria. Passato a sua richiesta nelle file dell'aviazione militare, il 28 apr. 1912 fu assegnato al battaglione "Specialisti d'aviazione" e inviato a seguire i corsi della scuola di pilotaggio dell'aviazione militare francese a Reims, dove il 9 luglio 1912 conseguì il brevetto di pilota. Nel 1913, partecipando alle manovre dell'arma di cavalleria, dimostrò le grandi possibilità militari che l'impiego del mezzo aereo apriva sul piano tattico, e gli fu affidato il compito d'istruire gli allievi piloti. Già completamente padrone della tecnica acrobatica, perfezionò continuamente le sue conoscenze e il suo addestramento tattico, abituandosi a pilotare apparecchi di tipi diversi. Con l'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa, il 24 maggio 1915, il B. accelerò la sua preparazione sugli aerei tipo "Nieuport", dotati di una velocità eccezionale per l'epoca, presso l'aeroporto parigino di Le Bourget. Rientrato nel luglio 1915 in Italia, fu subito mandato al fronte per collaborare all'organizzazione di una difesa contro i già operanti velivoli austriaci. Compì diverse missioni con vari compiti e ottenne la sua prima vittoria in un duello aereo il 7 apr. 1916, costringendo ad atterrare, ancora quasi intatto, all'interno delle linee italiane un velivolo austriaco tipo "Aviatik" : questa azione, che poneva in mano italiana un apparecchio di uno dei modelli più recenti da ricognizione e da combattimento, gli valse la prima medaglia di argento al V. M. Seguirono numerose altre vittorie: nel 1917, all'ottavo aereo nemico abbattuto, gli fu conferita la croce dell'Ordine Militare di Savoia. Dopo aver combattuto con la 70ª squadriglia, di base al campo di S. Caterina (Udine), passò nella primavera del 1917 alla 91ª squadriglia, una unità di nuova costituzione, nella quale confluirono i migliori piloti della 70a e che fu poi chiamata "la squadriglia degli assi". La nuova formazione ebbe in dotazione apparecchi tipo "Spad", superiori ai "Nieuport", con i quali collezionò una serie straordinaria di vittorie: dopo avere svolto attività assai intensa con base prima a Istrana (Treviso) e poi a S. Caterina, i piloti della 91ª squadriglia potevano vantare alla fine del settembre 1917 diciannove velivoli abbattuti dal B., comandante della squadriglia, tredici da Fulco Ruffo di Calabria, dodici ciascuno da P. R. Riccio e L. Olivari, sette da F. Ranza. La 91ª divenne in breve la squadriglia più famosa del fronte; i suoi piloti s'impegnavano anche in azioni di bombardamento con apparecchi "Caproni", ma la specialità, nella quale il B. e i suoi aviatori eccellevano, era la caccia: la tattica preferita dal B. consisteva nell'attaccare dall'alto il nemico, sfruttando soprattutto la propria eccezionale abilità nella manovra dell'aereo e delle armi di bordo. Altre due medaglie d'argento vennero a premiare l'audacia del B., che durante la battaglia di Caporetto e la ritirata s'impegnò a fondo per ostacolare il nemico con azioni rischiosissime di mitragliamento a bassa quota, anche nelle strade di Udine, che le colonne austro-tedesche stavano attraversando. Trasferitasi la gia squadriglia a Pordenone, e poi a Padova, la stretta collaborazione con la lotta delle truppe di terra continuò, sia nel campo dell'intervento tattico, sia in quello della ricognizione strategica e dei bombardamento. Il 7 dic. 1917 il B. abbatteva il suo trentesimo aereo nemico, un "Albatros" austriaco, sull'altopiano di Asiago. Per questa vittoria, il B. ebbe la croce di ufficiale della Corona belga, dal re Alberto in persona, il 6 febbr. 1918, sul campo di aviazione di Padova, e la medaglia d'oro al valor militare: seguì la promozione a maggiore per merito straordinario di guerra. Il cavallo rampante e il motto "ad maiora", che il B. aveva dipinto sulla carlinga, contribuivano a creare attorno all'aviatore un'atmosfera romantica, come del resto era accaduto ad altri famosi cacciatori di quella guerra, come il tedesco von Richtofen sul fronte francese e l'austriaco Brumowscky sul fronte italiano. La sua figura diveniva estremamente popolare tra i soldati e contribuiva notevolmente all'affermazione della nuova aviazione italiana. La offensiva austriaca e il contrattacco italiano nel giugno 1918 impegnarono a fondo la gia squadriglia. Il 15 giugno il B. abbatté il suo trentaquattresimo apparecchio nemico. Il 19 giugno, uscito al tramonto con altri due aerei della squadriglia per un'azione di mitragliamento a volo radente sul Montello, l'apparecchio del B. fu colpito da due pallottole incendiarie di fucile, che perforarono il serbatoio, e una delle quali raggiunse alla testa l'asso dell'aviazione italiana. (www.treccani.it)

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AVIATIK C.I.




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GIULIANO PARVIS 1891 - 1933

Giorgio Pessi nato a Trieste si arruolò volontario nell'esercito italiano. Allo scoppio della guerra era sottotenente e fece domanda per la scuola di aviazione. Prestò servizio come istruttore alla Malpensa prima di essere trasferito al fronte in un reparto da caccia. Come altri espatriati fu costretto a cambiare nome. Distaccato alla 91^ Squadriglia per il passaggio sulla SPAD fu notato da Baracca che lo volle con sè. Dopo un primo successo il 29 settembre 1917 altre due vittorie arrivarono nei giorni di Caporetto. Diventò un asso il 6 novembre cogliendo un'altra coppietta di vittorie in collaborazione con Baracca. Fu infine allontanato dal fronte per evitargli il capestro in caso di cattura da parte degli austriaci.


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SPAD XIII




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70^ SQUADRIGLIA CACCIA

L'Unità nasce il 15 aprile 1916 sul campo di Santa Caterina di Udine. La linea di volo è composta da otto biplani Nieuport. All'alba del 16 maggio la squadriglia intercetta una dozzina di velivoli austriaci reduci da un incursione su Udine. I piloti erano Tacchini, Baracca, Olivati e Bolognesi. ...




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HANRIOT HD.1




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22^ SQUADRIGLIA


Formata ad Arcade nel febbraio 1917 giunge uin zona di guerra il 2 marzo sull'aeroporto di Campoformido. Era dotata di S.P.3 e compì la sua prima missione bellica il 23 aprile con un volo su Cormons. Ritirata dopo Caporetto si trasferisce il 27 ottobre ad Aviano, mentre il 31 raggiunge Ghedi. Già il 3 novembre è rispedita in linea a Istrana assegnata al XII Gruppo. All'armistizio la 22^ è a Casoni con quattro PE. Nel corso del 1918 ha effettuato 195 voli di guerra.(Immagine: Un Pomilio PE della 22^. Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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NIEUPORT 10




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GEROLAMO ALLEGRI 1893 - 1918

Gino o "Fra Ginepro" come lo chiamò D'Annunzio, nacque a Mestre. Artista, trovò impiego come impiegato di banca in Inghilterra e a Vienna. Si arruolò poi nell'esercito come artigliere e prestò servizio nel 5° Artiglieria di Fortezza presso le batterie costiere del lido di Venezia. Divenne sergente e, su sua richiesta, pilota aviatore (1916). Arrivò alla 305^ Sezione come sergente pilota nel dicembre del 1916. Al 1 gennaio 1918 si trova presso la 81^ squadriglia caccia a Istrana. A fine gennaio Allegri lascerà il reparto per raggiungere la 86 ^ Squadriglia SVA, 3^ Sezione sul campo di San Pelagio. Il 17 luglio 1918 partecipa con la 87^ Squadriglia al bombardamento di Pola. Il 9 agosto è tra i piloti che partecipano alla famosa impresa di Vienna con D'Annunzio. Il sottotenente Allegri partecipa il 16 agosto ad una lunga ricognizione di 800 km in pattuglia con altri 3 SVA, che abortita per noie a due velivoli, darà origine alla famosa ispezione che smembrò la famosa squadriglia per motivi disciplinari. Il 5 ottobre , di ritorno da una missione su Aviano, gli SVA di Allegri e Vianini entrano in collisione nel cielo di Montecchia, una frazione di Montegrotto. Allegri vi perde la vita. Compì 119 voli di guerra in 11 mesi di attività. Fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.




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PALLONI FRENATI

Palloni frenati per la difesa di Venezia (da: Ufficio Storico stato Maggiore della Marina Militare)




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ALBATROSS D.III




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GIORGIO MICHETTI 1888 - 1966

Nato a Francavilla, in Abbruzzo, fu richiamato in servizio con l'inizio della Grande Guerra e si offrì volontario per l'aviazione. Dopo aver prestato servizio come sergente in un reparto di ricognizione, nel 1917 con i gradi di ufficiale fu assegnato all 76^ Squadriglia Caccia. Durante la battaglia aerea di Istrana conseguì la prima vittoria, la seconda ebbe luogo il 12 gennaio 1918. La quinta e ultima la conseguì il 24 giugno. Lascaiato il fronte fu trasferito alla Scuola di tiro aereo di Furbara dove rimarrà fino al termine delle ostilità. (Da: Gli Assi Italiani della Grande Guerra, di Paolo Varriale)




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