Il Fronte del Cielo - Il Bombardamento - Analisi

Qualsiasi valutazione delle operazioni aeree condotte dai velivoli da bombardamento dell’aviazione italiana durante il Primo Conflitto Mondiale non può prescindere da alcune considerazioni, utili come premesse alla contestualizzazione dell'analisi effettuata. Passato alla storia come il primo conflitto il cui corso fu profondamente influenzato dal nascere della meccanizzazione, la Prima Guerra Mondiale si rivelò culla e grande teatro di prova dell'aviazione: negli anni precedenti lo scoppio delle ostilità le capacità dell'arma aerea erano poco più che marginali, mentre nel 1918 tale arma, diffusasi presso gli eserciti di tutte le nazioni belligeranti, se non propriamente indispensabile, era considerata come estremamente necessaria. Quanto sopra esposto per l’aviazione in generale, è da ritenersi valido anche per la specialità bombardieri, che in Italia vide la luce, con la consegna dei primi esemplari del Caproni Ca.32 300 Hp, nel luglio del 1915. Benché il velivolo risultasse più che adeguato ai compiti assegnatigli all’epoca in Italia, come del resto altrove, le dottrine (anche se forse sarebbe più corretto parlare di idee) di impiego per questi nuovi mezzi, risultarono ancora molto lontane dal trovare un assetto organico e definitivo. Come dettagliatamente esposto in seguito, il grande impegno profuso da personaggi del calibro di Caproni e Dohuet nel definire e diffondere l’idea delle potenzialità strategiche dell’aviazione ebbe ampia risonanza negli ambienti, anche in campo internazionale presso gli Alleati francesi e statunitensi, non riuscendo però a concretizzarsi prima della cessazione delle ostilità. In ultimo alcune brevi indicazioni al riguardo della linea del fronte, su cui si affrontavano italiani ed austriaci, che si presentava essenzialmente come un grande arco che dal Trentino raggiungeva l’Adriatico nei pressi di Monfalcone. Questa area alpina, la cui conformazione orografica con altipiani, strette vallate e vette elevate, fu teatro della maggior parte delle operazioni aeree qui considerate. Sicuramente un luogo da considerare come estremamente insidioso per prolungate operazioni con i velivoli dell’epoca. Sfruttando la conformazione assunta dalla linea del fronte gli austro-ungarici potevano trarre notevoli vantaggi: sul piano tattico era possibile far intervenire in maniera concentrica le forze disponibili sullo schieramento italiano, inoltre rientravano nel raggio d’azione dei velivoli moltissimi obiettivi di tipo strategico presenti in gran numero, per lo più sotto forma di agglomerati urbani, in tutta la pianura veneta. Gli italiani di contro si trovavano nella posizione diametralmente opposta: dispersione degli obiettivi tattici e carenza di obiettivi strategici, spesso situati molto addentro al territorio dell’Impero. Questo squilibrio, risulta ulteriormente esasperato se nell’analisi si considera il contesto geopolitico europeo del 1914: dal punto di vista prettamente italiano, il primo conflitto mondiale può essere considerato come l’ultimo, sanguinoso, capitolo dell’unificazione nazionale. Le regioni e le popolazioni storicamente e culturalmente sentite come italiane erano, per forza di cose, considerate “intoccabili” e pertanto, salvo casi eccezionali, fuori portata delle azioni ad orientamento strategico dei bombardieri. A questo si deve aggiungere l’estrema riluttanza del Comando Supremo e del Re ad autorizzare azioni di rappresaglia sulla popolazione civile; come per molteplici aspetti dall’ingresso nel conflitto dell’Italia, il Comando Supremo si ritrovò di fatto nella difficile situazione di dover gestire, quantomeno per i primi mesi del conflitto, un mezzo tecnicamente maturo ancorché sprovvisto della necessaria base, sia teorica che pratica, per un suo corretto impiego. Sin dal luglio 1915 Caproni, instancabile promotore dell’impiego strategico dell’aviazione e dei suoi velivoli, presentò al Generale Cadorna ed a molti esponenti di spicco, sia civili che militari, un memorandum sulla possibilità offerta, da una flotta di ottanta-cento velivoli da bombardamento, di strozzare i rifornimenti alla armata austriaca schierata nella Val D'Astico. Tale memorandum, corredato da relativo plastico, impressionò profondamente Cadorna tanto da fornire a Caproni stesso, alla fine dell’incontro, l’assicurazione di mettere in atto il piano proposto:

"Il 16 luglio 1915 ebbi ad Udine un lungo colloquio con Cadorna. Questi si mostrò preoccupato della mancanza di apparecchi. Mi si era preavvertito che Cadorna non era favorevole all’aviazione. Invece parlando con me si addimostrò estremamente favorevole al più ampio sviluppo della stessa. Disse pure essere suo avviso conveniente favorire le invenzioni che tendessero a meccanizzare la guerra. Soggiunse che avrebbe chiesto d’urgenza fosse intensificata la produzione dei biplani trimotori 300 Hp. In effetto, a quel tempo non c’erano ancora al fronte apparecchi da bombardamento: i 300 Hp incominciarono a pervenirvi subito dopo e le prime azioni furono dell’agosto 1915."

Con singolare coincidenza di tempistiche, tanto da far sospettare una certa coordinazione con Caproni, e Dohuet in quei giorni inoltrava per via gerarchica uno studio dal significativo titolo di Promemoria su un'organizzazione aerea atta alla grande offensiva in cui si delineavano le ancora abbozzate concezioni che avrebbero trovato compimento nel postbellico Dominio dell'aria. L’azione di Caproni, e Dohuet ottenne, almeno sulla carta, un discreto successo; tale impressione risulta rafforzata da alcune considerazioni sulla comunicazione preparata da Caproni, per la DTAM in data 6 settembre del 1915:

NOTA ALLEGATA ALLA LETTERA DEL 6 SETTEMBRE 1915 Vista la richiesta della Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare di nuovi apparecchi Caproni da 300 Hp per nuovi bisogni di dotazione e di sostituzione di apparecchi messi fuori uso, e ciò per avere un totale di 160 apparecchi, dei quali 120 in efficienza, a fine febbraio 1916.

Come prevedibile un simile programma, oggettivamente molto ambizioso, non poté essere anche solo parzialmente attuato, infatti secondo Caproni:

Il ritardo è stato dovuto ad un complesso di cause: Il lungo tempo perso nel concordare le modalità di contratto (lo schema è del maggio 1915). Le officine di Vizzola che vennero cedute in affitto alla Società Sviluppo (SSAI. N.d.R.) per il primo allestimento di apparecchi erano state sprovviste di tutto l’attrezzamento e quindi perditempo per rinnovarlo; I primi motori spediti per il montaggio erano stati ritornati per modificazioni ed i primi ricevuti (atti al montaggio) furono del Giugno e Luglio e pure della prima metà del Luglio le tubazioni ed i radiatori, di modo che il primo esemplare di serie poté avvenire soltanto il 21 Luglio; infine data l’entità assai relativa del primo ordine (N° 12 apparecchi) si capisce che non fosse consentita l’organizzazione di un grande sforzo di produzione intensiva. La consegna dei primi dodici apparecchi, e cioè l’esaurimento del primo ordine, avvenne in data Ottobre 1915. Prima dell’esaurimento ed approssimativamente in data 25 maggio 1915 si accennò ad un ulteriore ordine di altri 12 apparecchi. Se non che, in seguito alle esigenze di guerra e constatati i servigi che si potevano attendere dal tipo trimotore da bombardamento l’entità del secondo ordinativo fu portata prima a 36 e poi definitivamente a 150: corrisponde approssimativamente a quest’epoca di attesa e poi di definizione dell’ordinativo importante dei 150 lo sforzo della Società per provvedere con la massima rapidità a nuovi adeguati impianti (Officine di Taliedo). L’atto aggiuntivo relativo ai 150 fu regolarizzato nel Gennaio del 1916: le consegne avrebbero, a termine di tale atto, dovuto esaurirsi col Giugno del 1916. Le consegne avvennero il 4 Settembre 1916. ed i ritardi furono dovuti principalmente a mancanza motori e ritardo nella costruzione delle officine.

Illuminante appare il confronto tra quanto concepito da Caproni, e Dohuet e preventivato dalla DTAM, nel 1915, con quanto effettivamente realizzato al febbraio 1916: all’epoca dell’incursione su Lubiana infatti risultavano prodotti meno di quaranta bombardieri, mentre il previsto obiettivo di centosessanta Ca.31 300 Hp sarebbe stato raggiunto, come anticipato, solo nel settembre successivo. Ancora più grave la situazione dei reparti in linea, il cui logorio dovuto alle operazioni appare da tutti enormemente sottovalutato; la cifra di centoventi bombardieri efficienti ipotizzata nel contratto del 1915 non sarebbe mai stata raggiunta per tutta la durata del conflitto, mentre nel febbraio 1916 risultavano disponibili presso le squadriglie solo venti apparecchi! Gli anni 1916-17 videro una lenta tendenza alla crescita nel numero e nella consistenza delle squadriglie da bombardamento. Il passaggio dal trecentino al Ca.33 450 Hp fu nuovamente vittima di ritardi nella definizione dei contratti ed incomprensioni tra SSAI ed organi militari, tanto che dall’aprile 1916, data delle prime valutazione del nuovo impianto propulsivo, le consegne dovettero essere posticipate ai primi mesi del 1917; La mancata definizione del contratto per il Ca.33 450 Hp ed il contemporaneo esaurirsi delle commesse per il Caproni Ca.32 300 Hp costrinsero gli stabilimenti di Vizzola e Taliedo a rallentare prima, ed infine ad arrestare la produzione di velivoli per il periodo compreso tra il novembre 1916 e l’aprile 1917. Questo stato di cose ebbe ben presto ampie ripercussioni sugli effettivi delle squadriglie al fronte che, nel periodo indicato, subirono la prima battuta d’arresto alla tendenza all’incremento numerico sostenuta sin dall’inizio del conflitto. Con la normalizzazione della produzione, dovuta anche alla definizione di un contratto per complessivi duecentocinquanta Ca.33 450 Hp, la situazione delle squadriglie da bombardamento migliorò repentinamente fino all’ottobre del 1917, data in cui erano disponibili quasi ottanta Caproni, quando a causa dello sfondamento a Caporetto e all’arretramento di tutte le basi aeree, la disponibilità di velivoli si contrasse, come anticipato, del 20-25%. Stabilizzatosi il fronte sulla linea del Piave, il parco macchine delle squadriglie appare in leggera espansione fino alla fine del conflitto, nonostante il distacco dell’intero XVIII Gruppo Caproni in Francia a partire dal gennaio 1918. Di pari passo col tentativo di incremento degli organici delle squadriglie da bombardamento, l’opera di divulgazione condotta, talvolta con toni tutt’altro che sereni, da personaggi del calibro di Dohuet, Caproni e D'Annunzio sull’importanza assunta dall’aviazione cominciava a diffondere presso i comandi una chiara visione delle possibilità offerte dall’aviazione da bombardamento; a dimostrazione di quanto affermato giova ricordare l’ordine di operazione del Capo dei Servizi Aeronautici, a disposizione del Comando Supremo:

 Il giorno X maggio (1917 N.d.R.) alle ore 7 le truppe di fanteria della 3 Armata muovevano all’assalto. Lo sforzo potente sarà appoggiato dall’azione concorde di tutti i velivoli disponibili dei Comandi cui la presente è diretta, con i compiti che ad essi saranno assegnati in relazione alle singole qualità aviatorie di ciascun tipo. Compito principale: disturbare e, per quanto possibile, paralizzare il tiro delle artiglierie nemiche, nell’istante in cui le fanterie muoveranno all’attacco, in guisa di protezione dell’avanzata, compito che si potrà raggiungere provocando grave orgasmo nei tiratori col rovesciare sulle batterie una forte quantità di esplosivo e con un grande spiegamento di forze, col che si viene ad esercitare anche una potente coazione morale. E’ necessario perciò portare il massimo carico possibile di esplosivo, eseguire il tiro senza precipitazione, con scrupolosa scelta dei bersagli, indugiando su di essi il maggior tempo possibile consentito dalle due opposte necessità di portare a bordo un grande numero di proietti di caduta ed un sufficiente carico di benzina. All’azione concorreranno tutte le unità disponibili del Raggruppamento squadriglie da bombardamento.

E’ necessario perciò portare il massimo carico possibile di esplosivo, eseguire il tiro senza precipitazione, con scrupolosa scelta dei bersagli, indugiando su di essi il maggior tempo possibile consentito dalle due opposte necessità di portare a bordo un grande numero di proietti di caduta ed un sufficiente carico di benzina. All’azione concorreranno tutte le unità disponibili del Raggruppamento squadriglie da bombardamento.

 

Da: La specialità bombardieri dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, di Paolo Miana, 2007
Concetti di impiego

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CAPRONI CA.300




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GIOVANNI BATTISTA CAPRONI 1886

Nato a Massone, frazione del comune di Arco (Trento),manifestò presto una spiccata preferenza per gli studi matematici e il disegno. Dopo aver frequentato la Realschule di Rovereto si iscrisse al politecnico di Monaco di Baviera, e si laureò nel 1907 in ingegneria civile. Prese allora la decisione di dedicarsi, come progettista e costruttore, al nascente campo dell'aeronatitica, e pur già fornito di una solida cultura tecnica si iscrisse nel 1908 a Liegi a un corso di specializzazione, diplomandosi in ingegneria elettrotecnica. Risalgono a questo periodo i suoi primi studi e progetti nonché una serie di osservazioni di aeroplani in costruzione e in prova a Parigi e altrove. Ritornato ad Arco, Caproni riuscì ad allestire con mezzi di fortuna una piccola officina per costruire il suo prototipo; pochi mesi dopo, il 5 maggio 1910, si trasferiva in Lombardia, nella cascina La Malpensa nella brughiera del comune di Somma Lombardo. Si trattò anche di una definitiva decisione politica: gestire la propria attività scientifica e imprenditoriale nell'ambito della scelta di una patria italiana, sulla base di un irredentismo condiviso dall'intera famiglia. Alla Malpensa terminò il prototipo del biplano Ca. 1 che compì il primo volo il 27 maggio 1910. Avendo la direzione del Genio militare alla fine dell'anno ritirata la concessione del terreno per impiantarvi una scuola militare d'aviazione, si trasferì nel vicino comune di Vizzola Ticino. Già nella primavera del 1913 Caproni aveva completato i disegni di un biplano bifusoliera biposto bicomando trielica a tre motori in carlinga (Ca. 30), brevettato l'11 febbr. 1914. Si trattava del primo trimotore realizzato, e del primo aeroplano da bombardamento espressamente concepito come tale, quindi con particolari scopi di robustezza e affidabilità, potenza istallabile, raggio d'azione, carico trasportabile, armamento difensivo compatibile. Il bombardiere era concepito come determinante la soluzione della lotta; l'azione delle forze armate di terra doveva essere affiancata e facilitata dall'azione di masse aeree capaci di far breccia nel potenziale militare avversario, nelle sue capacità industriali, nella resistenza morale della popolazione. Iniziate le trattative di commessa col governo, allo scopo nel marzo 1915 si costituiva la cooperativa a capitale illimitato "Società per lo sviluppo dell'aviazione in Italia". La società riscattava, ampliandole e attrezzandole, le officine di Vizzola Ticino, e costruiva quelle di Taliedo a Milano. La congiuntura bellica dette al Caproni, come progettista e come produttore, una affermazione e uno sviluppo tali da influire, non solo per quantità ma anche per qualità, sull'esito positivo della guerra e sugli orientamenti generali dell'aviazione dell'epoca. (Tratto da www.treccani.it)




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GIULIO DOUHET 1869 - 1930

Ufficiale di artiglieria, poi di Stato maggiore, studiò elettrotecnica al politecnico di Torino; maggiore, comandò un battaglione di bersaglieri, poi (1912-1915) il primo battaglione aviatori costituito in Italia. Nel 1915 era capo di Stato maggiore della 5a divisione; nel 1917, colonnello, scrisse due memoriali sulla condotta della guerra in atto; poiché le sue opinioni si rivelarono in più punti contrastanti con quelle del comando supremo, il D. lasciò il servizio attivo. Ribadì i propri concetti in un'Autodifesa e in alcuni articoli sul Popolo Romano. In congedo raggiunse il grado di generale di divisione. Tra gli altri scritti del D. ricordiamo: Difesa nazionale, Diario critico della guerra, Torino 1923, voll. 2; Sintesi critica della grande guerra: Probabili aspetti della guerra futura (1ª ed., Palermo 1928), raccolti ora nel volume Le profezie di Cassandra, a cura di G. Pàntano, Genova 1931. Ma l'opera che più di ogni altra caratterizza il pensiero del D. è Il dominio dell'aria (Roma 1921) in cui, precorrendo i tempi, propugnò la necessità di un'armata aerea potente, libera da legami organici con le aviazioni ausiliarie per l'esercito e per la marina, e capace di assolvere da sola compiti specifici. Il D. fu in Italia il primo (1920) a sostenere, in articoli nel Dovere (il settimanale da lui pubblicato a sue spese) che si dovesse degnamente onorare un "Milite ignoto". (tratto da www.treccani.it)


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LUIGI CADORNA 1850 - 1928

Nominato capo di stato maggiore nel luglio 1914, impose all'esercito una dura disciplina militare e fu destituito dopo la disfatta di Caporetto (nov. 1917). Senatore dal 1913, dopo la guerra fu collocato a riposo e nominato maresciallo d'Italia (1924). Nel luglio 1914 fu chiamato a sostituire il gen. A. Pollio come capo di stato maggiore, durante i dieci mesi di neutralità si adoperò a restituire all'esercito l'efficienza necessaria per partecipare, occorrendo, alla guerra. Entrata l'Italia in guerra (1915), C., perseguendo una tattica di logoramento dell'avversario, si pose in difensiva dallo Stelvio al medio-alto Isonzo e passò all'offensiva nella regione isontina. I principali successi ottenuti sotto il suo comando (caratterizzato peraltro da durissima disciplina e da scarsa considerazione delle esigenze umane del soldato) furono: l'arresto dell'offensiva austriaca nel Trentino (primavera 1916), la conquista di Gorizia, dovuta a un'improvvisa azione ad oriente, e la vittoria alla Bansizza (estate 1917). L'offensiva di Caporetto (ott. 1917) costrinse C. a ordinare il ripiegamento dello schieramento orientale dell'esercito dietro il Piave. Lasciato il comando l'8 nov. 1917 in seguito a questi avvenimenti e sostituito dal gen. A. Diaz, fu nominato membro del Consiglio superiore di guerra interalleato di Versailles, ma nel febbr. 1918 fu richiamato in Italia, a disposizione della commissione d'inchiesta sui fatti di Caporetto, e nel 1919 collocato a riposo. Senatore del Regno dal 1913, nel 1924 fu nominato maresciallo d'Italia. (www.treccani.it)




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CAPRONI CA.33 450 HP




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GABRIELE D'ANNUNZIO 1863 - 1938




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