Il Fronte del Cielo - Il Bombardamento - La 4^ Squadriglia Caproni

Costituita il 17 ottobre 1915 sull'aeroporto di Pordenone come 4^ Squadriglia Aeroplani Caproni a disposizione del Comando Supremo dell'Esercito Mobilitato ed alle dipendenze disciplinari del Comandante del battaglione Squadriglie Aviatori, maggiore Alfredo Barbieri.  In tale data è al comando del cap. Dario Ungania. Gli altri componenti della squadriglia erano il sergente maggiore pilota Enrico Mazzetti, i mitraglieri Abba ed Emilio Saletta, gli osservatori capitano Giacomo Agosti e tenente Rivolta. Ha in dotazione il Ca.300 matricola 488, cui si aggiungono alla fine dell'anno il 703 e il 704. L'ultimo scorcio del 1915 vede l'unità impiegata in operazioni di bombardamento e ricognizione sull'aeroporto di Aisovizza e su obiettivi militari del Carso nel corso della terza e quarta battaglia dell'Isonzo. Il 5 novembre si aggiunsero il capitano pilota Tullio Visconti e il capitano Gaetano Turilli. Il 15 dicembre fu trasferita ad Aviano e ridenominata 4^ squadriglia da offesa. A gennaio arrivarono in organico il caporale pilota Gaudenzio Signorelli e l'osservatore tenente di vascello Paolo Vandone. Il 18 febbraio 1916 la squadriglia subisce la prima perdita. Durante un azione di bombardamento su Lubiana con due velivoli, il Ca.488 e Ca.703, quest'ultimo viene attaccato in picchiata da due Fokker E.III pilotati dal capitano Kostrba e dal tenente Hautzmayer. Il Ca.703 colpito dalla caccia austriaca è costretto ad atterrare in territorio nemico presso Merna (Gorizia). Il capitano Visconti cade in combattimento e il Turilli viene fatto prigioniero. Fu il primo Ca.3 perso in combattimento. Nuovo cambio di denominazione a metà aprile dell'anno successivo; l'unità diventa la 4^ Squadriglia Aeroplani. L'organico era composto dal capitano Dario Ungania, dal sottotenente Enrico Mazzetti, dal sottotenente Valentino Zannini, sergente Mario Borghi e dai mitraglieri Arlunno, Manieri e Visioli. In sostituzione del Ca.300 (703) arrivò il più potente Ca.450 (1134). Nel mese di maggio si aggiunse alla compagnia il caporale pilota Francesco Caporello. Durante una missione di bombardamento per appoggiare la controffensiva italiana sull'altopiano dei Sette Comuni, il 25 giugno viene perso il Ca 704. Attaccato e danneggiato da velivoli austriaci, al ritorno da un bombardamento su Albergo Ghertele, il capitano Dario Ungania tenta di riparare sul campo di Bassano, ma per una errata manovra precipita da circa 80 metri. Con il comandante di squadriglia persero la vita il sottotenente Mazzetti e il mitragliere Visioli. La squadriglia opera intensamente per tutta l'estate all'attacco delle vie di rifornimento e degli aeroporti austriaci con il nuovo comandante capitano Luigi Carnevale. Con lui al primo di agosto 1916 ci sono i piloti Borghi, sottotenente Luigi Signorini, sottotenente Valentino Zannini, maresciallo Giuseppe Farina, caporalmaggiore Loreto Mazzola, caporale Pietro Asteggiano, caporale Francesco Caporello. Ci sono inoltre gli osservatori tenente Giulio Porta, Sottotenente Ugo Degani, e i mitraglieri caporale Manieri, caporale Sbaraglia e caporale Schirio. Gli aerei, tutti Ca.450, sono tre, ma se ne conoscono solo due matricole, 1248 ed 1134. Quello stesso 1 agosto la squadriglia partecipò con tre velivoli all'attacco del silurificio Whitehead di Fiume. Oltre ai due velivoli della squadriglia (Ca.1248 e Ca.1134) si era aggiunto il Ca.1228 prestato dalla 3^ squadriglia e con a bordo il Signorini, Caporello e Sbaraglia. Il velivolo venne abbattuto da un caccia austriaco Lohner L16 pilotato dall'asso austriaco Gottfried Banfield, sulla via del ritorno con la perdita di Caporello. Signorini e Sbaraglia furono fatti prigionieri. Nuovo combattimento aereo il 6 agosto dopo aver bombardato la stazione ferroviaria di Opicina. L'equipaggio composto da Zannini, Borghi e Manieri deve difendersi da due idrovolanti austriaci riuscendo a danneggiarne uno, l'idrovolante L 99, che si ritira. Durante il combattimento aereo con l'altro idro, l' L16 di Banfield, venne ferito Zannini. Il velivolo precipitò tra le case vicino a Nebresina provocando la morte di Zannini. Borghi e Manieri furono internati. Lo stesso Banfield farà cavallerescamente pervenire oltre le linee un messaggio concernente la sorte dell'equipaggio. Accluso a questo vi sono due fotografie del funerale di Zannini, sepolto con tutti gli onori militari. L'attività della 4^ Squadriglia procede intensamente per tutta l'estate battendo vie di comunicazione ed aeroporti nemici. Il 19 agosto venne perduto il Ca.1248 in un incidente di atterraggio. Rimangono feriti il sottotenente Ezio Massa, il caporalmaggiore Mazzola, l'osservatore Ugo Degani e il mitragliere Ferrari. Al 1 ottobre 1916 la squadriglia è comandata da Carnevale, con i piloti capitano Giuseppe Falcone, tenente Ezio Massa, tenente Italo Persegani, sottotenente Carlo Molinari, maresciallo Giuseppe Farina, caporalmaggiore Mazzola, caporale Pietro Asteggiano e caporale Renzo Barella. Poi ci sono gli osservatori Giulio Porta e Ugo Degani e i mitraglieri Rinaldo Beretta, Angelo Ferrari, Lionello Mozzo e Erminio Schirio. Verso la fine di ottobre arriva anche il ten. Pilota Umberto Mongardini. I nuovi velivoli portano le matricole 1229, 1152, 1231, 1197. Altro grave incidente accade il 29 novembre quando muoiono il capitano Giuseppe Falcone, il maresciallo Giuseppe Farina, il tenente Giulio Porta e il soldato Beretta, con un incidente sul Ca.1152.Durante l'anno 1916 la squadriglia effettuò 43 voli di guerra.

Nella primavera del 1917, comandata dal capitano Della Porta, è impegnata nella decima battaglia dell'Isonzo. Quando il fronte arretra la squadriglia si sposta sul campo di Padova dove opera contro le retrovie e le linee di comunicazione austriache a supporto dello sforzo dell'esercito di impedire ulteriori avanzate nemiche. La prima azione bellica fu condotta il 14 maggio su Chiapovano. Presero parte all'azione i Ca. 2354 e Ca. 2369 condotti rispettivamente dal tenente Italo Persegani, soldato Arquà Schirio e Malzanini, dai piloti Della Porta e Asteggiano con Mozzo e Saletta. Lo stesso giorno il tenente Italo Persegani cappotta in atterraggio con il 1197 e rimane ferito. Il 25 maggio fu perso il Ca.2374 dopo un azione contro la stazione ferroviaria di S. Lucia di Tolmino, senza grossi problemi per l'equipaggio. Il 1 giugno passaggio di consegne tra Dalla Porta e il tenente Paravicini con il parco velivoli composto dalle macchine 2354, 2315, 2369, 2383. Il 28 luglio nel corso di una missione contro gli stabilimenti per la produzione di mercurio di Idria venne abbattuto un velivolo austriaco probabilmente dal mitragliere Brugo (ca. 2369). Alla fine di agosto un gruppo di ufficiali piloti delle varie squadriglie presenti sul campo di Aviano progetta in gran segreto di bombardare Vienna. Senza alcuna autorizzazione Paravicini coi tenenti Edoardo Scavini, Ignazio Thaon di Revel, Arrigo Abba e Virgilio Sala fa preparare due Caproni con serbatoi ausiliari necessari al lungo viaggio verso la capitale austriaca, dove pensano di sganciare le bombe sulla residenza imperiale di Schonbrunn. Per alleggerirli, gli aerei sono stati anche privati del carrello anteriore. Qualcosa però trapela ed il colonnello La Polla, comandante dell'aviazione da bombardamento, si precipita ad Aviano a fermare tutto. Il 5 settembre andò perduto il Ca. 4059 con tutto l'equipaggio. il velivolo partito per una missione fu costretto a tornare indietro per una avaria al motore e al momento di toccare terra il carico bellico esplose uccidendo Toselli, Pietro Asteggiano, Schirio e Bonafede. Il 14 dello stesso mese viene ordinato al tenente Paravicini ed al sergente Mazzola, insieme al sergente pilota Marco Resnati, al mitragliere Malzanini ed agli osservatori Toffoletto e Ferrero, di partire per Taliedo per contribuire alla formazione del distaccamento A.R. destinato all'azione su Cattaro. Il 25 ottobre non rientrò da una missione il Ca. 2383 con Trevisan, Resnadi, Carini e Bertone, tutti catturati dagli austriaci. Il 1 novembre, in seguito all'arretramento del fronte, la squadriglia viene inviata a Padova da dove batte le retrovie e le linee di comunicazione nemiche coadiuvando efficacemente lo sforzo di contenimento delle truppe italiane. A Campoformido viene distrutto per non farlo cadere in mani nemiche il Ca.2354. Alla fine dell'anno ancora indietro, a Ghedi per ricostituirsi di nuovo personale e poi a Verona dove giunge il 28 gennaio. Nel corso del 1917 l'unità aveva effettuato 79 voli bellici. Nuovo comandante è il capitano Raffaele Tarantini con i piloti tenente Ariboldo Soliani, tenente Bernardo Viano, sergente Giuseppe Ponti, caporale Giuseppe Brambilla, caporale Eduardo Brusadin, osservatori tenente Francesco Caroli, Domenico Corica, Enzo De Liguoro, mitraglieri Alcibiade Borghi, Luigi Canziani, Eligio Fontana, Fortunato Rossini. La flotta è composta dai Ca. 450 n. 4222, 4215, 4178, 4183. Il 6 febbraio 1918 la squadriglia partecipa all'azione sullo scalo di Matterello (Tn) con i velivoli 4215 e 4183, cui segue un lungo periodo di inattività a causa del maltempo. Di nuovo su Matterello il 22 marzo con gli stessi velivoli. Il 4183 fu danneggiato dalla contraerea e costretto a prendere terra. Il velivolo, con a bordo Santi, Brambilla, Verzetti e Rossini riesce a scendere sull'Adige, ma Verzetti, rimasto incastrato tra i rottami del velivolo, muore annegato.

Il 14 maggio l'unità si trasferisce a Cà degli Oppi dove continua ad operare con numerose missioni verso il Trentino e l'altopiano di Asiago con missioni sopratutto di controaviazione. Il 30 giugno il 4215 si incendia in volo e nel rogo periscono Calogero, Brusadin, Caroli e Canziani. Trasferita a metà giugno sul campo di Verona, nell'estate riceve piloti americani (tenenti Francis X. Connolly, Herbert C. Dobbs Jr, Talbot O. Freeman, Wallace Haggson, James P. Hanley Jr e Raymond M. Robertson) che partecipano a numerose azioni e al lancio di volantini patriottici sulle zone occupate. A fine luglio il capitano Tarantini lasciò il comando al capitano Francesco Lanzafame. Nel mese successivo la squadriglia ha in dotazione i velivoli 2408, 4008, 2377, 11503, quest'ultimi due in carico alla 6^ squadriglia. I Ca.450 2377 e 11503 insieme al 4086 vengono formalmente ceduti dalla 6^ alla 4^ il 6 ottobre 1918. Il 24 ottobre si distrugge in atterraggio il Ca.2409 e l'equipaggio composto da Dobbs, Tanzarella, Di Anna e Rossini, riporta leggere ferite. Nell'autunno la squadriglia è impegnata a supporto dell'esercito per i preparativi dell'offensiva di Vittorio Veneto dal campo di San Pelagio (Pd). Il 27 ottobre 1918, perduto il contatto con il resto della formazione a causa del maltempo il Ca. 11503 venne attaccato sul cielo di Conegliano da caccia austriaci. Il velivolo si difese strenuamente riuscendo a disimpegnarsi e a raggiungere l'obiettivo nei pressi di Vittorio Veneto. Ma al ritorno, probabilmente danneggiato dal tiro, cominciò a perdere quota entrando nel raggio di azione di una batteria contraerea che lo centrò in pieno con una cannonata staccandogli un ala. Perse la vita l'intero equipaggio composto dal Ten pilota Mario Tarli, dal sergente Giannetto Vassura, dai soldati mitraglieri Domenico Fantucci e Dandolo Zamboni. Fu l'ultimo trimotore perso in combattimento durante la prima guerra mondiale. Il 1 novembre 1918 la squadriglia viene trasferita sul campo di Padova da dove supporta validamente le ultime azioni offensive delle truppe italiane anche con il lancio di manifestini patriottici. Al termine del conflitto la 4^ Squadriglia, che aveva come stemma sulle fusoliere dei leoni neri, aveva compiuto, nel 1918 compì 71 voli bellici. Il reparto viene poi sciolto a Campoformido alla fine dell'estate del 1919.


Da: I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, di Roberto Gentilli e Paolo Varriale. Ufficio Storico Aeronautica Militare

Immagine: Bregani, il capo motorista della 4^ - Archivio Mongardini - Circolo del 72

Da Caporetto a Vittorio Veneto La 6^ Squadriglia

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ALFREDO BARBIERI 1860 - 1916

Aviatore dei bombardieri, medaglia d’Argento al Valor Militare. La motivazione recita: “Comandante del Battaglione Squadriglie Aviatori,costante esempio ai suoi dipendenti di disprezzo del pericolo e di ardimento, dopo aver volontariamente preso parte a numerose ardite azioni aere sul nemico, incontrava morte gloriosa a bordo di un aeroplano durante un’azione offensiva, mentre con la mitragliatrice accingevasi a ricacciare un attacco aereo avversario” Il 14 febbraio, una squadriglia italiana, alzatasi nel cielo di Schio, mise in fuga gli aeroplani austriaci che bombardavano questa città, e nel cielo di Gorizia un aviatore attaccò e mise in fuga un aeroplano nemico. Il 18 febbraio, "in risposta - come recitava il bollettino di Cadorna - alle molteplici violazioni del diritto delle genti con iniqua insistenza perpetrate dal nemico fin dall'inizio della guerra, una squadriglia di sei nostri Caproni partì per un' incursione su Lubiana. Fatti segno a nutriti tiri della contraerea nemica i nostri apparecchi poterono giungere senza incidenti a una cinquantina di chilometri da Lubiana. Ma, all'allarme dato dall'osservatorio del Monte Santo, alcuni velocissimi Fokker, alzatisi dal campo d'aviazione di Aisovizza, inseguirono la squadriglia e raggiuntala, assalirono l'ultimo apparecchio, pilotato dal prode capitano Oreste Salomone, il quale aveva come compagni due ufficiali, il capitano Luigi Bailo e il tenente colonnello Alfredo Barbieri. Ai primi colpi del nemico era stato ferito alla testa il capitano Salomone, poi furono colpiti ed uccisi, uno dopo l'altro, il Bailo e il Barbieri.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI SAN PELAGIO (PD)

Nella seconda metà del 1917 fu realizzato il campo di San Pelagio (già progettato nel 1916). La struttura sorse di fronte al castello dei conti Zaborra in località Due Carrare e fu costruita leggermente spostata verso sud. Oggi confina con l'autostrada Padova-Bologna ed è sede di un bel museo del volo. Il campo era provvisto di una superficie di volo molto corta e l'atterraggio risultava difficoltoso oltre che per la presenza del castello, anche per quella di una collinetta artificiale che nascondeva una ghiacciaia ed un laghetto e che sembrava fatta apposta perché i piloti ci finissero contro con i loro aerei. I timori erano giustificati dal fatto che sul campo operavano i pesanti bombardieri Caproni delle squadriglie 1a, 5a, 8a, 13a e 15a, per le cui operazioni l'area era appena sufficiente. Con maggiore comodità vi decollavano e atterravano invece gli apparecchi dell'87a squadriglia «Serenissima», il reparto che volò su Vienna con D'Annunzio. Tra i primi utilizzatori del campo furono gli Inglesi degli squadron 28°, 34°, 42° e 45°, partiti in treno dal fronte francese il 12 dicembre arrivarono a Padova il 18, gli aerei portati a S.Pelagio, furono rimontati e iniziarono i voli di ambientamento. L'87^ squadriglia “La Serenissima”, rimase sul campo dal suo insediamento avvenuto il 15 maggio 1918 al maggio 1919, anno in cui fu trasferita sul campo di Padova.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI CA' DEGLI OPPI (VR)

Costruito nella primavera del 1918 fu sede del comando dell'XI Gruppo ed ospitò le sqiadriglie Caproni 4^ e 6^ dalla metà di maggio alla metà del giugno, quando a causa delle difficili condizioni ambientali, fu deciso di trasferire i velivoli sul campo di Verona Tombetta. Situato nel comune di Oppeano era costiuito da quattro hangar di grosse dimensioni dislocati a coppie ai lati corti dell'aviosuperficie e da altre costruzioni di servizio. Fu definitivamente abbandonato alla cessazione delle ostilità.




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DARIO UNGANIA

Capitano di cavalleria, pilota, deceduto il 25 giugno 1916 in combattimento aereo




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PORDENONE

Durante la Prima guerra mondiale, l'Italia utilizzò l'aeroporto di Aviano (insieme a quello della Comina) come base delle Squadriglie da bombardamento, alle dipendenze del Comando Battaglione Aviatori di Pordenone e dotate di velivoli Caproni Ca300 e 450. La posizione strategica ne fece base principale per le missioni contro le forze austro-germaniche che combattevano sul Cadore, sul fronte dell'Isonzo, con azioni che si spinsero fino a Lubiana (febbraio 1916) e Pola (agosto 1917). Alla fine di ottobre del 1917, con la disfatta di Caporetto, gli Austro-Ungarici occuparono tutto il territorio fino al fiume Piave e presero possesso dell'aeroporto. Da esso partivano gli aerei austriaci diretti a bombardare, spesso di notte, le città italiane. Nei pressi dell'aeroporto medesimo, vicino a Forcate di notte vi atterrava la medaglia d'oro De Carlo che assieme al fido Bottecchia ( fratello del ciclista) ebbe un ruolo determinate, ai fini di spiare i movimenti delle truppe, poco prima della Battaglia del Solstizio ( giugno 1918). Gli equipaggi e gli aerei italiani efficienti vennero trasferiti sugli aeroporti intorno a Padova ed Abano Terme. Durante il conflitto, nell'arco del 1917, si distinsero due aviatori italiani, il capitano Maurizio Pagliano ed il tenente Luigi Gori, che con l'osservatore/navigatore Barbarisi condussero un'incursione non autorizzata in un'area non autorizzata, ma di grande successo, contro i cantieri navali austriaci di Pola in Istria. Tale azione venne ripetuta da Pagliano e Gori nell'agosto del 1917, con a bordo Gabriele D'Annunzio in persona. Con il poeta i due aviatori effettuarono innumerevoli azioni, tanto da essere ricordati nel Notturno come "l'eroica coppia alata". Il loro destino si compì il 30 dicembre del 1917, quando furono abbattuti vicino a Susegana (TV) dall'asso austro-ungarico Benno Fiala.

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AEROPORTO DI AVIANO (PN)

Quello di Aviano è uno dei più vecchi aeroporti militari italiani: venne infatti realizzato per le nascenti forze aeronautiche militari del Regno d'Italia nel 1911. Già nel 1910, a poca distanza, in località Comina, alla periferia di Pordenone, era sorta la prima scuola civile italiana di aviazione. Constatata l'esigenza di creare una nuova scuola di volo, dopo Centocelle, lo Stato Maggiore dell'Esercito decise di utilizzare le praterie di Aviano, caratterizzate da terreno pianeggiante, assenza di ostacoli ed ottime condizioni atmosferiche quale sede del nuovo aeroporto. Con lo sviluppo dell'aeroporto militare, la Comina, dove si costruivano anche pezzi per aeroplani, divenne una dipendenza dell'aeroporto di Aviano.




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FOKKER E-III




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CAPRONI CA.300




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CAPRONI CA.4183




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CAPITANO GAETANO TURILLI E TULLIO VISCONTI

Turilli a sinistra, Visconti a destra




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TENENTE PARAVICINI




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4^ SQUADRIGLIA - PILOTI AMERICANI




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6^ SQUADRIGLIA CAPRONI



L'unità nasce a Verona l'11 novembre 1915 e arriva ad Aviano, in zona di guerra, il 18 dicembre. Nel 1916 compie 36 voli bellici. Il 31 ottobre, in seguito al ripiegamento si trasferisce sul campo di Padova. Il 13 passa a Ghedi e poi, il 29 gennaio 1918 a Verona. Il 13 agosto l'unità si reca a Taliedo a ritirare i nuovi Ca.5 da 600 Hp che arrivano al reparto il 4 ottobre. L'ultima azione della guerra vede il bombardamento della stazione di S. Giovanni Monzano il 2 novembre 1918. Nel corso dell'ultimo anno di guerra l'unità aveva volato 147 voli bellici. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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AEROPORTO DI CAMPOFORMIDO

L’attività di volo in Friuli con i più pesanti dell’aria ha inizio sul campo de La Comina nel 1910. Nel 1911 viene costruito, nel campo di San Quirino dalla Società milanese Helios, il monoplano “Friuli”. Il 9 luglio 1911 il primo aeroplano sorvola la città di Udine dopo essere decollato dalla Piazza d’Armi cittadina. Il pilota è il palmarino Alfredo Cavalieri titolare del brevetto italiano n° 17. Alle 06.45 del 31 luglio 1913 atterra il primo aeroplano a Campoformido. E’ il Bleriot del Cap. Gino Zanuso che prende terra nei prati di San Canciano. Per tutto il 1913 i prati di San Canciano sono sede di attività aeronautica addestrativa da parte delle unità di volo del Battaglione Aviatori del Regio Esercito Nel 1915 il conflitto per l’Italia è inevitabile e vengono condotte delle prove di mobilitazione generale. La Direzione Generale per l’Aeronautica incarica il S.Ten. Pilota Giulio Laureati di individuare in Friuli i terreni più idonei per ospitare dei campi d’atterraggi Laureati segnala, nei pressi di Campoformido , quattro distese prative: Due nei pascoli di San Canciano, Una fra Bressa e Campoformido e una posta a 1 Km da Campoformido. Il 18 maggio 1915 a Campoformido iniziano ad insediarsi le Squadriglie italiane con velivoli monoplani Nieuport , poi sostituiti dai biplani Farman 1914 e dai Nieuport 10. Alle originarie aviorimesse in legno si uniscono hangar metallici, in cemento armato e muratura. Alle squadriglie da ricognizione e da caccia, si affiancano quelle da bombardamento equipaggiate con i Caproni Ca.3. A seguito dello sfondamento della Conca di Plezzo ,i campi di volo di Campoformido e Santa Caterina vengono abbandonati. Viene distrutto tutto il possibile. Le aviorimesse in legno vengono date alle fiamme e i velivoli inefficienti resi ulteriormente inservibili o incendiati . Nel 1918, l’aeroporto, occupato dalle truppe austriache diviene sede di Squadriglie da addestramento, scuola di volo per piloti e osservatori, deposito di materiali aeronautici e sede di supporto per unità aeree di passaggio. Dopo un anno ha termine l’occupazione austroungarica e il 1 novembre 1918 gli ultimi reparti di volo nero crociati lasciano Campoformido. (tratto da "Il Cielo di Campoformido, di Roberto Bassi)


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CAMPO DI AVIAZIONE DI SAN PELAGIO (PD)

Nella seconda metà del 1917 fu realizzato il campo di San Pelagio (già progettato nel 1916). La struttura sorse di fronte al castello dei conti Zaborra in località Due Carrare e fu costruita leggermente spostata verso sud. Oggi confina con l'autostrada Padova-Bologna ed è sede di un bel museo del volo. Il campo era provvisto di una superficie di volo molto corta e l'atterraggio risultava difficoltoso oltre che per la presenza del castello, anche per quella di una collinetta artificiale che nascondeva una ghiacciaia ed un laghetto e che sembrava fatta apposta perché i piloti ci finissero contro con i loro aerei. I timori erano giustificati dal fatto che sul campo operavano i pesanti bombardieri Caproni delle squadriglie 1a, 5a, 8a, 13a e 15a, per le cui operazioni l'area era appena sufficiente. Con maggiore comodità vi decollavano e atterravano invece gli apparecchi dell'87a squadriglia «Serenissima», il reparto che volò su Vienna con D'Annunzio. Tra i primi utilizzatori del campo furono gli Inglesi degli squadron 28°, 34°, 42° e 45°, partiti in treno dal fronte francese il 12 dicembre arrivarono a Padova il 18, gli aerei portati a S.Pelagio, furono rimontati e iniziarono i voli di ambientamento. L'87^ squadriglia “La Serenissima”, rimase sul campo dal suo insediamento avvenuto il 15 maggio 1918 al maggio 1919, anno in cui fu trasferita sul campo di Padova.




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3^ SQUADRIGLIA CAPRONI



Unità formata sul campo della Malpensa l'8 ottobre 1915 al comando del capitano Piccio. Il 17 otobre si trasferisce sul campo della Comina e partecipa all'attacco dell'aeroporto austriaco di Aisovizza. Il 2 novembre viene trasferita ad Aviano. Il 18 febbraio 1916 partecipa al raid su Lubiana. In maggio e giugno la squadriglia è impegnata nel settore degli altipiani e il 13 settembre partecipa al completo al bombardamento dell'Arsenale di trieste. Il 3 agosto 1917 esegue il bombardamento della piazzaforte di Pola e in seguito ai fatti di Caporetto si trasferisce sul campo di Padova. Si sposta poi ad Arcade eil 6 novembre e a Ghedi. Torna a Padova il 5 dicembre. Da qui nel gennaio 1918 viene trasferita in Francia. Dal campo di Ocheley inizia le operazioni il 23 marzo battendo obiettivi su Mertz. Dal campo di Villeneuve il reparto si sposta il 5 agosto a Chernizey nel dipartimenti dei Vosgi. L'ultima azione di bombardamento avviene il 30 ottobre con il bombardamento di Longuyon. La 3^ squadriglia non ritorna più in Italia e viene sciolta in Francia il 6 novembre 1918. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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4^ SQUADRIGLIA CAPRONI

Viene costituita il 17 ottobre 1915 a Pordenone e il 15 dicembre si trasferisce sul campo di Aviano. L'attività della squadriglia procede intensamente per tutta l'estate del 1916 battendo vie di comunicazione ed aeroporti nemici. Nel 1916 compie 43 voli bellici. Il 1 novembre 1917 l'unità si sposta sul campo di Padova e a fine anno raggiunge Ghedi. Il 28 gennaio si trasferisce a Verona, mentre il 14 maggio la troviamo a Cà degli Oppi. Il 1 novembre viene rischierata sul campo di Padova da dove supporta validamente le ultime azioni offensive delle truppe italiane. Nel 1918 compì 71 voli di guerra. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)




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AEROPORTO DI TOMBETTA DI VERONA

Nel 1913, dopo l'esaltante esperienza del Circuito Aereo Internazionale del 1910, si decise di dotare la città di Verona di un aeroporto militare. Verso la fine del 1914, quando si cominciarono ad organizzare le prime Squadriglie Farman 1912, si costituì il primo campo di Verona situato a Tombetta, e più precisamente sulla pista del trotter. Vi fu costruito un hangar tipo Gioia e una piccola casermetta ad uso officina, giacchè la truppa aveva trovato posto nel fortino Porta Nuova. Dall'11 luglio 1914 il campo di Tombetta fu sede della 12^ Squadriglia Farman da ricognizione comandata dal Capitano Musellis. Partita la squadriglia nel giugno del 1915 e stabilitasi ad Asiago, il campo rimase libero e nell'agosto-settembre successivo vista la necessità di aumentare sensibilmente il numero di squadriglie in quel di Verona, si mise mano a diverse altre costruzioni di hangars, tanto nella pista di Tombetta quanto nel Capo di Marte, prossimo alla stazione ferroviaria di Porta Nuova e confinante con l'altro campo. Il 16 dicembre 1915 giunse da Aviano la 5^ Squadriglia da bombardamento Caproni che iniziò le operazioni belliche il 10 gennaio 1916 con una missione sul campo austriaco di Gardolo (Trento). Verso la fine del 1916, ultimati i lavori, il campo poteva ospitare 6 o 7 squadriglie. Il campo era limitato a nord dalla ferrovia, ad est dalla strada per Rovigo e Mantova che divergevano proprio davanti a Forte Porta Nuova. La strada per Mantova delimitava il campo a ovest. Lo spazio destinato alla pista da volo, in terra battuta, era sistemato lungo il lato maggiore del campo, in direzione est-ovest. I fari della stazione radioelettrica erano sistemati al fondo della pista di involo. Numerose le missioni degli equipaggi di Tombetta ha battere le posizioni austo-ungariche, in particolare sulle Giudicarie, sulle linee della Valle Isarco e sui campi di aviazione trentini, come Pergine, dove il 16 aprile del '16 trovò la fine un Farman italiano. L'aeroporto fu impiegato per tutto il conflitto ed ospitò numerosi reparti come la 1^ squadriglia Farman, dal 6 ottobre 1915. Nel 1916 sul campo erano schierate, oltre alla già menzionata 5^, la 30^ e la 31^ Squadriglia Farman, la 73^ e la 75^ Squadriglia Caccia. Nel 1917 arrivò anche la 9^ Squadriglia Caproni. Il campo di Tombetta fu demolito agli inizi degli anni '20 per far posto alla nuova stazione di Porta Nuova.




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HEINRICH KOSTRBA 1883 - 1926

Nato a Praga fu capitano pilota dell'aviazione austroungarica. Operò sul fronte orientale come osservatore con la Flik 4 e poi come pilota sul fronte italiano con le squadriglie(Flik) 8 e 23. Accreditato di 8 vittorie complessive tre delle quali ottenute in un solo giorno, il 18 febbraio 1916.




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TENENTE EDOARDO SCAVINI 188? - 1918

Il ten. Pilota Umberto Mongardini (sx) e il ten. Pilota Edoeardo Scavini (dx)




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TENENTE UMBERTO MONGARDINI 1891 - ?

mberto Mongardini nacque ad Ascoli Piceno nel 1891. Nel febbraio del 1915 lo troviamo alla scuola pilota sul campo del Conte di Mirafiori, dove, il 2 febbraio compie il suo primo volo a 550 metri di quota con un Bleriot 286 pilotato dal sottotenente Cattaneo. A Mirafiori permane almeno fino al maggio-giugno dello stesso anno. Nel luglio 1915 è a Cameri alla Scuola Gabardini. Il 4 novembre 1915 è protagonista di uno spettacolare incidente di volo con un Caudron. Non sappiamo se l'incidente avvenne in volo o durante il rullaggio o in atterraggio. Tuttavia Mongardini ne uscì illeso. Le ultime immagini che lo ritraggono sul campo di Cameri sono del gennaio 1916. Fu assegnato, alla 6^ Squadriglia Caproni di stanza ad Aviano e partecipò nel maggio 1916 al bombardamento di obiettivi sull'altopiano di Folgaria e della Valle d'Assa. L'intero Gruppo, con ben 34 Ca.1, bombardò anche l'importante campo d' aviazione di Pergine (Trento). Quindi il bombardamento di Fiume (1 agosto), diretto a colpire il silurificio Whitehead, i cantieri Danubius e un deposito di petrolio. Mongardini vi partecipò con il Ca.1219 insieme al secondo pilota sergente Baccili e il mitragliere Riccardo Picco. Il 6 agosto partecipò al bombardamento di Opicina. Il 9 agosto, con lo stesso velivolo e lo stesso equipaggio battono Prevcina nel quadro della 6^ battaglia dell'Isonzo. Poi su Trieste, il 16 settembre 1916, per colpire l'idroscalo, l'arsenale del Lloyd e lo Stabilimento Tecnico Triestino. Su Trieste ritornò il 29 settembre con il 1219, secondo pilota Baccili e con l'osservatore ten. Angelo D'Angelantonio. Il 18 ottobre 1916 Mongardini viene trasferito alla 4^ Squadriglia e partecipò ad operazioni tattiche sull'altopiano del Carso, al bombardamento dell'aeroporto di Pergine, della stazione di San Daniele, ecc. Il 1 novembre 1917 è promosso Tenente. Nel 1917 è probabile che Mongardini abbia partecipato all'incursione su Cattaro il 19 aprile. Dopo la metà del 1917 è a Mondello (Pa) probabilmente impegnato come collaudatore per la produzione aeronautica della ditta Ducrot di Palermo. Nell'agosto del 1917 è in forza al 2° Gruppo Aeroplani. Il ten. Pilota Umberto Mongardini (sx) e il ten. Pilota Edoardo Scavini (dx)




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CAMPO DI AVIAZIONE DI GHEDI (BS)

Realizzato nel 1915 a nord della cittadina, durante il primo conflitto mondiale. Con lo scoppio della Grande Guerra, l’aeroporto di Ghedi divenne un’importante base di difesa aerea contro gli aerei austriaci che, partendo dalle loro basi in Trentino, attaccarono a più riprese Brescia e i centri della provincia (accadde per la prima volta il 25 agosto 1915 quando un aereo austriaco sganciò quattro bombe sullo stabilimento Tempini di Brescia uccidendo quattro operai). Ghedi, insieme a Ganfardine (Verona) servì anche da trampolino di lancio per i ricognitori SVA e Pomilio destinati a penetrare in territorio ostile e fotografare le principali installazioni nemiche (trincee, aeroporti, stazioni ferroviarie). In particolare, il 21 maggio 1918, due SVA al comando dei Ten. Francesco Ferrarin e Antonio Locatelli (87^ Squadriglia) compirono un raid bellico di oltre 780 chilometri sorvolando le Alpi e la Valle del Reno, il Lago di Costanza e le città di Bregenz e di Lindau giungendo sino a Friedrichshafen, importante centro aeronautico nemico, per una ricognizione sugli stabilimenti Zeppelin. fu sede di reparti di bombardieri Caproni e di ricognitori SVA.




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AEROPORTO DI PADOVA

L’area su cui è attualmente ubicato l’Aeroporto “Gino Allegri” di Padova è la stessa che un tempo con la denominazione di “Piazza d’Armi” era utilizzata dai vari reggimenti dell’esercito, di stanza in città, per l’effettuazione delle diverse attività addestrative. Il 1 luglio 1913 fu costituita la VII Squadriglia Aeroplani Bleriot al comando del Cap. Armando Armani, già decorato per meriti bellici durante la guerra italo-turca. Il 28 gennaio 1914, oltre alla VII a Padova furono assegnate altre due squadriglie di aeroplani: la IV Squadriglia Bleriot, comandata dal Cap. Olivo Guidi, e l’VIII Squadriglia comandata dal Cap. Pilota Resio Adolfo. Allo scoppio della guerra, il 24 maggio 1915, la VII Squadriglia Nieuport fu trasferita a Campoformido alla dipendenza del II Gruppo Squadriglie Aviatori, mentre la IV Bleriot venne dislocata sul campo veneziano di Bazzera a disposizione del Comando della Piazza Marittima di Venezia




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CAMPO DI AISOVIZZA (AJSEVICA)

Campo di aviazione austriaco a est di Gorizia. Attivo fino al 1916, quando con l'avanzata italiana verso Gorizia divenne bersaglio delle artiglierie italiane. Il nuovo campo di aviazione fu spostato ancora più ad est, ad Aidussina. Il campo fu la base delle Fliegerkompagnie 2 (giugno 1915 – agosto 1916), Fliegerkompagnie 4 (giugno 1915 – agosto 1916), Fliegerkompagnie 8 (marzo 1916), Fliegerkompagnie 12 (luglio 1915 – agosto 1916) e Fliegerkompagnie 19 (febbraio – agosto 1916). Nell'immagine un Albatross della Flik 16




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CAMPO DI AVIAZIONE DI GHEDI (BS)

Realizzato nel 1915 a nord della cittadina, durante il primo conflitto mondiale. Con lo scoppio della Grande Guerra, l’aeroporto di Ghedi divenne un’importante base di difesa aerea contro gli aerei austriaci che, partendo dalle loro basi in Trentino, attaccarono a più riprese Brescia e i centri della provincia (accadde per la prima volta il 25 agosto 1915 quando un aereo austriaco sganciò quattro bombe sullo stabilimento Tempini di Brescia uccidendo quattro operai). Ghedi, insieme a Ganfardine (Verona) servì anche da trampolino di lancio per i ricognitori SVA e Pomilio destinati a penetrare in territorio ostile e fotografare le principali installazioni nemiche (trincee, aeroporti, stazioni ferroviarie). In particolare, il 21 maggio 1918, due SVA al comando dei Ten. Francesco Ferrarin e Antonio Locatelli (87^ Squadriglia) compirono un raid bellico di oltre 780 chilometri sorvolando le Alpi e la Valle del Reno, il Lago di Costanza e le città di Bregenz e di Lindau giungendo sino a Friedrichshafen, importante centro aeronautico nemico, per una ricognizione sugli stabilimenti Zeppelin. fu sede di reparti di bombardieri Caproni e di ricognitori SVA.




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ERNESTO LA POLLA




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6^ SQUADRIGLIA CAPRONI



L'unità nasce a Verona l'11 novembre 1915 e arriva ad Aviano, in zona di guerra, il 18 dicembre. Nel 1916 compie 36 voli bellici. Il 31 ottobre, in seguito al ripiegamento si trasferisce sul campo di Padova. Il 13 passa a Ghedi e poi, il 29 gennaio 1918 a Verona. Il 13 agosto l'unità si reca a Taliedo a ritirare i nuovi Ca.5 da 600 Hp che arrivano al reparto il 4 ottobre. L'ultima azione della guerra vede il bombardamento della stazione di S. Giovanni Monzano il 2 novembre 1918. Nel corso dell'ultimo anno di guerra l'unità aveva volato 147 voli bellici. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

CAPITANO LUIGI CARNEVALE




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TENENTE VALENTINO ZANNINI




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MARESCIALLO GIUSEPPE FARINA




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CAPORALMAGGIORE LORETO MAZZOLA




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CAPORALE PIETRO ASTEGGIANO




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TENENTE GIULIO PORTA




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SOTTOTENENTE UGO DEGANI




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LOHNER L 16




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GOTTFRIED VON BANFIELD 1890 - 1986

Banfield fu il più grande asso della Marina Imperiale e l'unico aviatore austroungarico ad essere insignito della masssima onorificenza dell'Impero: La Croce di Cavaliere dell'Ordine di Maria Teresa. Eccellente puntatore ottenne tutte le sue nove vittorie con idrovolanti. Partecipò ad oltre 400 missioni contro il nemico, e fu il primo cacciatore austro-ungarico a conseguire una vittoria notturna. La sua prima vittoria la ottenne, a bordo di biposto Lohner, ai danni di un aerostato italiano nei pressi della foce dell'Isonzo. Nel febbraio del 1916 assunse il comando della stazione navale di Trieste che mantenne per il resto del conflitto.




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CAPRONI CA.33 450 HP




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AEROPORTO DI CAMPOFORMIDO

L’attività di volo in Friuli con i più pesanti dell’aria ha inizio sul campo de La Comina nel 1910. Nel 1911 viene costruito, nel campo di San Quirino dalla Società milanese Helios, il monoplano “Friuli”. Il 9 luglio 1911 il primo aeroplano sorvola la città di Udine dopo essere decollato dalla Piazza d’Armi cittadina. Il pilota è il palmarino Alfredo Cavalieri titolare del brevetto italiano n° 17. Alle 06.45 del 31 luglio 1913 atterra il primo aeroplano a Campoformido. E’ il Bleriot del Cap. Gino Zanuso che prende terra nei prati di San Canciano. Per tutto il 1913 i prati di San Canciano sono sede di attività aeronautica addestrativa da parte delle unità di volo del Battaglione Aviatori del Regio Esercito Nel 1915 il conflitto per l’Italia è inevitabile e vengono condotte delle prove di mobilitazione generale. La Direzione Generale per l’Aeronautica incarica il S.Ten. Pilota Giulio Laureati di individuare in Friuli i terreni più idonei per ospitare dei campi d’atterraggi Laureati segnala, nei pressi di Campoformido , quattro distese prative: Due nei pascoli di San Canciano, Una fra Bressa e Campoformido e una posta a 1 Km da Campoformido. Il 18 maggio 1915 a Campoformido iniziano ad insediarsi le Squadriglie italiane con velivoli monoplani Nieuport , poi sostituiti dai biplani Farman 1914 e dai Nieuport 10. Alle originarie aviorimesse in legno si uniscono hangar metallici, in cemento armato e muratura. Alle squadriglie da ricognizione e da caccia, si affiancano quelle da bombardamento equipaggiate con i Caproni Ca.3. A seguito dello sfondamento della Conca di Plezzo, i campi di volo di Campoformido e Santa Caterina vengono abbandonati. Viene distrutto tutto il possibile. Le aviorimesse in legno vengono date alle fiamme e i velivoli inefficienti resi ulteriormente inservibili o incendiati . Nel 1918, l’aeroporto, occupato dalle truppe austriache diviene sede di Squadriglie da addestramento, scuola di volo per piloti e osservatori, deposito di materiali aeronautici e sede di supporto per unità aeree di passaggio. Dopo un anno ha termine l’occupazione austroungarica e il 1 novembre 1918 gli ultimi reparti di volo nero crociati lasciano Campoformido. (tratto da "Il Cielo di Campoformido, di Roberto Bassi)


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CAPITANO GIUSEPPE FALCONE




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TENENTE ITALO PERSEGANI




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SOTTOTENENTE CARLO MOLINARI




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BOCCHE DI CATTARO

Le Bocche di Cattaro (in serbo e croato Boka Kotorska) prendono il nome dalla città di Kotor (in italiano Cattaro). Esse sono una serie di profonde insenature della costa dalmata del Montenegro, costituite da ampi valloni collegati fra loro che si addentrano nell'entroterra. Le bocche di Cattaro, a causa della loro somiglianza morfologica con la costa norvegese, vengono erroneamente considerate il più meridionale fiordo d'Europa, ma in realtà altro non sono se non un antico vallone costiero invaso dal mare. Le bocche di Cattaro sono caratterizzate da profondi bacini perfettamente riparati dal mare aperto e costituiscono uno dei migliori porti naturali del Mar Mediterraneo. Grazie a questa caratteristica, unitamente alla facile difendibilità, per secoli i veneziani e poi l'Impero Austro-ungarico hanno costituito una munitissima quanto inespugnata base navale militare. La lunghezza della Baia di Kotor è di 15 miglia nautiche, per una superficie di poco meno di 90 km². La baia è costituita dalle bocche propriamente dette (il canale d'ingresso che comunica con l'Adriatico) e da quattro bacini separati, di una profondità variabile dai 40 ai 60 metri. L'ingresso delle bocche di Cattaro è delimitato a nord dalla sottile penisola di Prevlaka (Vittaglina) e dalla Punta d'Ostro (o Punta Acuta), estremo meridionale della Croazia, e a sud dalla Punta d'Arza; al di là di questo passaggio vi il primo bacino, la baia di Topla (Golfo di Castelnuovo o Herceg Novi). Il canale di Combur mette in comunicazione la baia di Topla con la baia di Teodo, la più estesa di tutte, di forma triangolare. Dalla baia di Teodo si passa agli ultimi due bacini mediante lo stretto delle Catene, lungo 2 km e largo appena 300 metri. I bacini più interni sono il golfo di Risano a Nord Ovest e il golfo di Cattaro a Sud Est, che si sviluppano lungo le ripide pendici delle Alpi Dinariche, tra cui svetta il Monte Lovcen (Monte Leone) sopra Cattaro. La base navale di Cattaro, sede di sommergibili e di idrovolanti che avevano bombardato la città di Brindisi era, dopo quella di Pola, il porto militare più importante dell'Impero austro-ungarico.




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AEROPORTO DI TALIEDO

Nel 1910 dove attualmente sorge l’aeroporto di Linate la località si chiamava Taliedo e venne scelta per svolgere il Circuito Aereo Internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri. L’area venne attrezzata con hangars e officine di manutenzione, e nell’Aerodromo d’Italia, come venne pomposamente chiamato, venne ricavato un percorso di gara chiuso di forma triangolare. Vennero requisite ed abbattute tutte le cascine della zona ad eccezione della Cascina Taliedo che venne abbattuta successivamente. Lo scalo occupava un milione di metri quadrati di terreno, in una vasta zona agricola di proprietà della Società Immobiliare Lombardo Veneta la quale, dopo una iniziale breve parentesi aeronautica, sperava di avviare operazioni di speculazione urbanistica. La struttura, era gestita dalla Società Italiana di Aviazione (fondata a Milano nel 1908) e per sua iniziativa il 26 aprile 1911 venne inaugurata, sempre a Taliedo, la Scuola di Aviazione. Il nuovo aerodromo aveva come riferimento diurno il piazzale di cemento costituente il piano di atterraggio e come riferimento notturno lo scalo ferroviario di Porta Vittoria, un chilometro ad Est, e la Stazione di Rogoredo, due chilometri a Sud. I sedimi erano circondati da elettrodi ad alta tensione, da un terrapieno, da condutture telegrafiche e da canali di irrigazione: benché vi si potesse atterrare da tutte le direzioni, le piste di terra battuta erano utilizzate da Sud-Est a Nord-Ovest. Nel 1913 il campo di volo divenne aeroporto militare, con due squadriglie del Battaglione Aviatori del regio esercito. Tra le strutture necessarie figurava la stazione aerologica, che effettuava due osservazioni giornaliere e poteva integrare telefonicamente le informazioni da Torino, Padova e Roma, nonché la prima scuola di volo. L’aerodromo ospitò un insediamento industriale produttore di biplani e monoplani in lega metallica: le Officine Caproni, ubicate a Taliedo grazie alla esistenza del campo militare, di manodopera adeguata e della vicinanza alla città.




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10^ BATTAGLIA DELL'ISONZO 12 - 28 MAGGIO 1917

La decima Battaglia dell'Isonzo, 12 - 28 maggio 1917 Alla 2a Armata venivano assegnati come obiettivi le colline alle spalle di Gorizia su cui si erano ritirati gli austriaci: erano il Monte San Marco, il Santa Caterina, il Monte Santo più a nord il Kuk, il Kobilek il Vodice. Per la 3a Armata la lotta doveva riprendere contro i Monti Stol e Hermada veri capisaldi del sistema difensivo nemico per aprire la strada verso Trieste. Il 12 maggio alle 4 del mattino le artiglierie italiane aprono il fuoco che continuerà sino al pomeriggio del 14 (furono utilizzati 2.300 cannoni e 1.000 bombarde che in 2 giorni spararono circa 1.000.000 di colpi), quando le fanterie della 2a Armata e della zona di Gorizia iniziano l'attacco. La lotta che con alterne vicende si protrae violentissima sino al 22 maggio porta all'ampliamento della testa di ponte di Plava, alla conquista della dorsale Kuk-Vodice, alla conquista di importanti posizioni alle spalle di Gorizia. Particolarmente aspra fu la lotta ingaggiata dalla Brigata "Campobasso" per la conquista del Monte Santo. I due Reggimenti 229° e 230° tra il 14 e il 15 maggio ebbero fuori combattimento 1.517 uomini di truppa e 36 ufficiali. Il 23 maggio entrano in azione sul Carso le truppe della 3a Armata. Il 28 maggio terminava la battaglia: le perdite subite ammontarono a circa 44.000 uomini fuori combattimento mentre per gli austriaci furono circa 76.000. Durante la battaglia si palesò subito il grave problema del munizionamento: infatti nel 1917 era cresciuto il numero della artiglierie impiegate, ma il quantitativo dei proiettili giornalieri per ciascuna bocca da fuoco era rimasto quello del 1916. Ciò indusse Cadorna ad ordinare il 17 maggio che l'impiego delle artiglierie si dovesse ritenere in massima vietato su tutta la fronte ove non fossero in corso nostre azioni offensive o difensive. Dopo i molti incontri diplomatici tra il gennaio e l'aprile del 1917 l'arrivo della primavera fece riprendere le azioni militari. Sul fronte occidentale "L'Operazione Nuvelle" fallì totalmente e la situazione nelle Fiandre non cambiò. In Italia invece cominciarono i preparativi per una nuova offensiva sull'Isonzo che si sarebbe scatenata solamente dopo essersi assicurati l'immobilità austroungarica sul fronte trentino. La Decima Battaglia dell'Isonzo doveva essere nei piani di Cadorna, lo scontro che avrebbe permesso all'Italia di gettare le basi per la conquista di Trieste. Per questo motivo venne preparata un'azione in grande stile che prevedeva l'attacco della 3a Armata alla LINEA TRSTELJ-MONTE HERMADA, mentre tre corpi d'armata alla guida del reintegrato Gen. Capello, avrebbero dovuto conquistare il Monte Santo e il San Gabriele, alture alle spalle di Gorizia. L'intraprendente Capello propose una variante al piano iniziale, ovvero la creazione di una testa di ponte 10 km a nord della quota 383 nei pressi di Plava e l'attacco dei monti attraverso l'arido Altopiano di Bainsizza. Si puntava tutto sull'effetto sorpresa: Borojevic, costretto a schierare pochi soldati, non si sarebbe mai aspettato una discesa italiana attraverso quella zona priva di qualsiasi via di comunicazione. Il 12 maggio un fitto bombardamento verso le linee asburgiche anticipò come sempre l'imminente attacco italiano che scattò esattamente a mezzogiorno. Capello lanciò i suoi uomini contro la quota 383, che benché difesa da un solo battaglione resistette per diverse ore prima di essere occupata. L'avanzata verso la cima successiva il Monte Kuk fu molto difficile dato l'ottimo posizionamento difensivo dei soldati austroungarici. La situazione rimase a lungo bloccata nonostante l'intervento delle batterie sul Sabotino, nascoste nelle numerose gallerie costruite l'anno precedente. Nel giro di poche ore la cima venne persa riconquista e ancora una volta persa. Capello lanciò due battaglioni sull'Altopiano, ma questi non riuscirono a penetrare fallendo così l'aggiramento della linea Monte Kuk-Monte Vodice-Monte Santo. Vista la situazione, Cadorna decise di sospendere questo attacco, ma il Gen. Capello ancora una volta lo convinse che l'operazione era possibile. I fatti inizialmente gli dettero ragione: il 17 maggio cadde il Monte Kuk ed il 18 maggio i soldati polacchi furono costretti a lasciare la cima del Monte Vodice. Ma proprio quando venne la volta del Monte Santo l'avanzata si fermò: i soldati italiani non riuscirono più a muoversi dalle loro nuove posizioni e gli attacchi verso l'ultimo crinale fallirono completamente. (Da "www.tuttostoria.net)

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