Il Fronte del Cielo - Il Bombardamento - La 6^ Squadriglia Caproni

L'unità nasce a Verona l'11 novembre 1915 alle dipendenze del Comando del Battaglione Squadriglie Aviatori, che funziona da Comando di Gruppo per le squadriglie a disposizione del Comando Supremo. Il 1° dicembre riceve la denominazione di 6^ Squadriglia Offesa ed è al comando del capitano pilota Adolfo Resio. Ha a disposizione due aerei più uno di riserva, fra cui il Ca.711, e comprende, oltre al comandante, il capitano pilota Piero Gregorini, il sergente pilota Federico Minardi ed il tenente di vascello Paolo Vandone. Il reparto arriva ad Aviano, in zona di guerra il 18 dicembre. Nell'ultimo scorcio dell'anno e nei primissimi mesi del 1916 la squadriglia è impegnata in ricognizioni, bombardamenti e crociere di protezione. Il 1° marzo 1916 Resio passa alla 3^ ed a lui subentra il 4 il capitano medico pilota Ferruccio Rossi. Nello stesso giorno arriva in squadriglia il sottotenente pilota Edoardo Scavini , che sul casco di volo porta la scritta "Vincasi", anagramma del suo cognome. La prima azione dell'anno avviene il 31 del mese con una ricognizione su Adelsberg condotta sul Ca.479 in forza alla 1^ Squadriglia ed assieme ad altri Caproni della 7^ Squadriglia. L'equipaggio, Rossi e Minardi con l'osservatore sottotenente Mario Olivieri ed il mitragliere Oreste Cornalba, indossa alcune corazze per proteggersi dal fuoco nemico. L'aereo è attaccato sul cielo di Muggia da un Fokker che poi si allontana sul mare. Il 20 aprile viene bombardato il cantiere degli idrovolanti a Trieste. Il Ca.1142 con equipaggio Scavini, sergente pilota Lodovico Montegani ed osservatore Olivieri, grippa un motore ed effettua la missione con solo gli altri due. Nel maggio 1916 la 6^ Squadriglia è sempre ad Aviano inquadrata nel IV Gruppo. Al comando di Rossi ci sono i piloti Minardi, Montegani e Scavini; l'osservatore Olivieri ed i mitraglieri: Aldo Buratti ed Alberto De Rossi. In carico il reparto ha i Ca.1157, 1142 e 711. Nei mesi di maggio e giugno, seppur ostacolata dalle non buone condizioni del tempo, la 6^ Squadriglia partecipa alla cosiddetta battaglia degli Altipiani che vede la I Armata italiana bloccare l'accesso della pianura alla "spedizione punitiva" del generale Conrad. Vengono bombardati baraccamenti nei pressi di Monte Erio e Campo Rovere, Albergo del Ghertele ed Osteria del Termine. Il 30 maggio il Ca.711 per un guasto all'impianto del carburante si sfascia in un atterraggio d'e­mergenza nei pressi di Godega di S. Urbano, senza conseguenze per Minardi, Rossi ed Olivieri. II 20 giugno il Ca.1142, dopo aver colpito il campo d'aviazione di Cirè, respinge col fuoco delle armi di bordo quattro Fokker che lo attaccano in successione. Il 1° agosto 1916 vede il bombardamento di Fiume insieme ai Caproni delle altre squadriglie. L'unita vi partecipa con tutte le macchine efficienti. Partono i Ca.1157 di Rossi, Minardi ed Olivieri, il 1142 di Scavini, Montegani e del mitragliere Guido Ciastellardi ed infine il 1219 con i piloti sottotenente Umberto Mongardini e sergente Cesare Baccili ed mitragliere Riccardo Picco. Il capitano Rossi colpisce in pieno il silurificio Whitehead con 6 bombe da 162mm. Il pomeriggio del 9 agosto gli stessi aerei battono Prevcina nel quadro della sesta battaglia dell'Isonzo, con l'unica differenza che questa volta l'equipaggio del Ca.1157 è composto dai piloti sottotenente Ignazio Thaon di Revel e sergente Domenico Cacciatori col mitragliere Buratti. Questo Caproni respinge per tre volte un Fokker ed alla fine l'equipaggio lo vede scendere a precipizio verso Ronziano. Il 29 settembre viene colpita di nuovo Trieste dai Ca.1244 di Scavini e Montegani con Olivieri ed il 1219 di Mongardini, Baccili e del tenente osservatore Angelo D'Angelantonio. La fine dell'estate vede un certo ricambio di uomini e mezzi all'interno della 6^ Squadriglia. Infatti vengono ceduti i Ca.1142 ed 1229 mentre arrivano da Taliedo i Ca.1244 e 1200, quest'ultimo da 350 Hp. Mongardini viene trasferito alla 4^ Squadriglia ed arrivano i sottotenenti Domenico De Lorenzi ed Enrico Bertolini. Il 6 dicembre 1916 Rossi va al Comando d'Aeronautica e cede il comando al capitano pilota Giulio Sibilla Massiera. Durante l'anno il reparto ha compiuto 36 voli bellici.

 Il 10 aprile 1917 la 6^ Squadriglia entra a far parte dell'XI Gruppo appena costituito. Le pessime condizioni meteorologiche impediscono i voli fino a maggio, quando ha inizio la decima offensiva dell'Isonzo. L'unita, sotto il comando di Sibilla, ha in carico i Ca.1244, 1229, 1231, 1250 ed e composta dai piloti: Cacciatori, Montegani, Thaon, Scavini, e sergente Angelo Pacassoni; osservatore capitano Giulio Schiller; mitraglieri Ciastellardi, Luigi Ferippi, Alfredo Porta, Paolo Raccagni e Nazzareno Salvi. Il 2 maggio viene eseguito un bombardamento notturno su Opcina con tutti e quattro gli aerei. La nebbia rende problematico il rientro ed il 1229 si perde ed è costretto ad atterrare nei pressi di Fontaniva, dove si distrugge senza conseguenze per il suo equipaggio. Nel giugno la squadriglia opera invece sul fronte trentino partecipando alla tragica ed impropriamente detta battaglia dell'Ortigara, che costa alle truppe italiane un fiume di sangue senza che vengano fatti progressi significativi nella zona tra la Valsugana ed Asiago. Il 19 giugno l'unita bombarda Albergo Ghertele insieme ad altre squadriglie. Il 28 luglio i Ca.2361, 2393 e 2398, da poco arrivati in squadriglia, battono Idria. Il 2 agosto partono alle 24.00 quattro aerei diretti a Pola per bombardare l'Arsenale, lo Scoglio Ulivi e l'ancoraggio della flotta. Alla missione partecipano quali osser­vatori il tenente Ferruccio Pizzi ed il guardiamarina Umberto Calvello. Costui, in forza alla 251^ Squadriglia della Regia Marina a Venezia, prende posto sul 2393 pilotato da Thaon e Pacassoni. L'azione viene ripetuta la notte successiva. Negli ultimi quindici giorni di agosto l'unita è impegnata in bombardamenti nel quadro della undicesima battaglia dell'Isonzo colpendo Cerovlje, Tennizka ed il costone meridionale del Monte Hermada. Il 23 agosto, per un incidente a terra, finisce bruciato il Caproni 2397. Alla fine dell'estate Baccili e Pacassoni vengono temporaneamente assegnati al Distaccamento A.R. per il bombardamento di Cattaro. I124 ottobre 15 divisioni, di cui 7 tedesche, fanno breccia nella difesa italiana a Caporetto mettendo in crisi il dispositivo italiano. Il 25 ottobre la squadriglia interviene con i Ca.4076 e 4062 a fiaccare lo slancio nemico con un bombardamento notturno su S. Lucia di Tolmino. Il giorno successivo viene ripetuta l'azione dagli stessi aerei. Il 4062, partito alle 14.30 con Baccili, ora aspirante Ufficiale, caporale Pietro Cattai, mitraglieri Ferippi ed Eugenio Violi, non rientra dalla missione. L'equipaggio dell'altro bombardiere riferisce di aver visto sull'obbiettivo un Caproni colpito in pieno. Il Caproni era stato intercettato probabilmente dall'Albatros dell'Offzierstellvetreter Schmidt dello Jasta 39, uno dei cacciatori tedeschi che quel giorno rivendicano l'abbattimento di quattro bombardieri. Nessun superstite dell'equipaggio. Il 31 ottobre, in seguito al ripiegamento, l'unità si trasferisce nel pomeriggio sul campo di Padova con i Caproni 4076, 2393, 4137 e 2323. Il Ca.2355, inefficiente per i voli bellici ed impiegato solo per addestramento, viene spogliato di quanto utilizzabile e dato alle fiamme sul campo di Aviano. Il 1° di novembre la 6^ Squadriglia viene rinforzata con gli aerei e gli equipaggi del Comando Gruppo e dei maggiori Egidio Carta ed Armando Armani, che sovente guideranno le azioni. Le matricole dei nuovi bombardieri sono 4170 e 4071. In questo periodo sono dunque in squadriglia i Ca.4170, 4071, 4076, 2393, 4137 e 2323. I piloti sono: Bertolini, Cacciatori, Montegani, Pacassoni, Sibilla, tenente Leandro Negrini , tenente Ridolfi, caporale Ubaldo Puccione, caporale Carlo Bonalumi, caporale Domenico Guarino. Gli osservatori: Pizzi, Schiller, tenente Francesco Cutry, tenente Liborio Petracalvina. I mitraglieri: Buratti, Ettore Candiani, Tarcisio Cantarutti, Giuseppe Dal Lago e Ricciotti Lupani. Malgrado le condizioni atmosferiche vengono battuti, anche di notte, obbiettivi militari a S. Giorgio Nogaro, Primolano e Ghertele. Il 21 si danneggia in un atterraggio d'emergenza il 4170. L'8 dicembre decollano da Padova, per raggiungere i Caproni di San Pelagio già in orbita sul campo, gli esemplari matricola 4071, 4137, 4076, 2393 e 2332. Dopo aver bombardato baraccamenti e truppe nella valle di Campomulo, gli aerei scendono a mitragliare le colonne nemiche. Il 13 dicembre la squadriglia è nuovamente trasferita a Ghedi con i Ca.4076 e 2332. Rimangono a Padova perchè inefficienti il Caproni  2393, che arriva il giorno dopo, ed il 4137, che invece viene messo fuori uso sullo stesso campo da un bombardamento il 3 gennaio 1918. II 14 dicembre il maggiore Armani se ne va col personale del Comando di Gruppo ed il Caproni 4071. La 6^ Squadriglia è messa a riposo fino a nuovo ordine.

 Il 29 gennaio del nuovo anno l'unità passa da Ghedi al campo di Verona. Il 5 febbraio arriva da Milano il Ca.2376. Le operazioni ricominciano il 6 febbraio con il bombardamento notturno della stazione ferroviaria di Mattarello compiuto dai Ca.2376 e 4076 ai comandi rispettivamente dei sottotenenti Manlio Boni ed Ariboldo Soliani. Il 4076 perde la rotta ed è costretto ad un atterraggio d'emergenza sulla Piazza d'Armi di Ferrara. L'aereo non riporta danni e torna a Verona il giorno dopo. Nei giorni successivi vengono battuti i ponti sull'Eisat a Bolzano ed il campo della Comina. In marzo Sibilla cede il comando al tenente Cutry, che lo tiene interinalmente per passarlo alla metà del mese al tenente Omero Cavallarin. Alla fine del mese la 6^ Squadriglia ha a disposizione i Ca.11502, 11503, 4076 e 2376. II 25 marzo viene colpita nuovamente di notte la stazione di Mattarello. L'unità partecipa in forza all'azione con i Ca.11502, 4076, 11503, ed 11507, quest'ultimo prestato dalla 4^ Squadriglia in quanto il 2376 è inefficiente. II 4 maggio vengono bombardati gli impianti elettrici di Fies ed il 20 la squadriglia è trasferita da Verona a Cà degli Oppi. Il 10 maggio,  "Nel Cielo", la rivista bisettimanale d'aviazione del "Secolo Illustrato", pubblica in copertina la fotografia del tenente Ridolfi quale primo classificato nel concorso "Bombardieri del Cielo", sulla base del numero di missioni compiute e delle ore di volo, la difficoltà delle azioni ed il nu­mero di bombe lanciate nel periodo dal 1° novembre 1917 al 28 febbraio 1918. Al vincitore vengono accreditati, oltre alle 2.000 lire di premio, ben 24 voli di guerra per un totale di 2.855 minuti. Il 25 maggio un'azione di bombardamento sul Passo del Tonale non può essere compiuta per le fortissime raffiche di vento e all'equipaggio del 4076, composto da Soliani e dal tenente Sandro Marelli con l'osservatore tenente Guglielmo Cassinelli, capita un'avventura che poteva davvero avere conseguenze peggiori e che viene narrata dallo stesso Marelli in una lettera alla famiglia. Decollato la mattina presto in formazione con altri bombardieri, non appena in quota il 4076 viene investito da violente folate di vento che crescono fino ad assumere le caratteristiche di una vera e propria bufera. Appena passate le linee l'aereo è trascinato verso il basso dalla furia degli elementi nonostante i motori al massimo e per alleggerirlo l'equipaggio è costretto a sganciare le bombe a casaccio. Mentre vira per prendere la rotta di ritorno un motore si ferma ed il bombardiere è costretto a puntare sull'Adamello perdendo quota. Non appena arriva sul ghiacciaio il Caproni viene letteralmente strappato dalle mani dei piloti ed in balia della tormenta inizia una serie folle di salite e picchiate, viti e scivolate d'ala in assetti assurdi. I piloti invano riacquistano un minimo di controllo per tentare di uscire dalla conca ghiacciata passando tra due cime, quando una nuova raffica li respinge. L'unica speranza è prendere terra sulla neve ai piedi del ghiacciaio e con immani sforzi Marelli e Soliani riescono a posare le ruote del Caproni in un tratto pianeggiante. Dopo una breve corsa l'aereo affonda il carrello nella neve e si capovolge. L'equipaggio, sostanzialmente illeso, viene prontamente soccorso da alcuni alpini ed i piloti ricevono encomi ufficiali per lo splendido atterraggio a ben 3.150 metri di quota.

Il 24 giugno sono in carico alla 6^ Squadriglia i Ca.11502, 11503, 2338 e 2377. I piloti sono: Bonalumi, Boni, Cacciatori, Marelli, Pacassoni, Soliani e tenente Omero Cavallarin; gli osservatori: Cassinelli, Petracalvina, tenente Fausto Da Passano e sottotenente Angelo Pocetta. I mitraglieri: Alberto De Rossi Andrea Lovera Pietro Pezzoni e Giuseppe Vittone. L' 11 luglio 1918 venne ordinata un'azione di lancio di manifestini, ma subito dopo il decollo, forse per un guasto ad un motore, precipita il Caproni 2338. Nessun scampato tra l'equipaggio composto dal tenente Soliani, dal tenente Marelli, dall'osservatore Domenico Martino e dal mitragliere Pezzoni. Il 17 luglio comincia ad affluire all'unita il personale americano proveniente dalla base di Foggia, tenenti James L. Bahl Jr., Coleman De Witt Jr., Arthur D. Farquar, William B. Shelton, Norman Sweetser e Frederick K. Weyerhauser. Il 22 luglio il tenente Cavallarin cede il comando al capitano Raffaele Tarantini, proveniente dalla Squadriglia. In una delle prime azioni con gli americani, il tenente Farquar, secondo pilota sul Ca.11502, è ferito al capo dalla scheggia di un colpo di antiaerea. Il 13 agosto personale dell'unita si reca a Taliedo a ritirare i nuovi Ca.5 da 600 hp. II 17 settembre venne eseguito un bombardamento notturno sui campi d'aviazione di Aviano e Pergine con i Caproni 11503 e 2377. Sui due aerei partecipano all'azione i tenenti Weyerhauser, osservatore, e De Witt e Bahl come piloti. Il 25 tutti e tre gli aerei efficienti dell'unita, i Ca.2377, 11503 e 4058, lanciano manifestini nella zona di Mezzolombardo. II 4 ottobre arrivano da Taliedo i nuovi Ca.5 11647, 11664 ed 11671, e due giorni dopo vengono ceduti alla 4^ Squadriglia i Ca.450 hp 4086, 2377 e 11503. Alla fine di ottobre 1918 la 6^ Squadriglia al co­mando di Tarantini utilizza i Ca.11647, 11664, 11671, 11669, 12214, 11659, 11676 ed 11660. I suoi piloti sono Bahl, Bonalumi, BorH, Cavallarin, De Witt, Guarino, Pacassoni, Sheldon, tenente Mario Giuliani Gusman, tenente Vincenzo Machi e sergente Domenico Greselin; gli osservatori Petracalvina, Weyerhauser, tenente Vincenzo Cutello, tenente Francesco Cutry, sottotenente Orazio Aiello, sottotenente Domenico Girardi e sottotenente Cesare Morresi; i mitraglieri Cantarutti, Vittone, Alcibiade Borghi, Capperino Campanini e Mario Giampaoli. Il 27 ottobre ben 6 aerei partono alle 10.40 da Tombetta per un bombardamento di Vittorio Veneto durante lo sfondamento italiano. Non ritorna il Ca.11669 con l'equipaggio comprendente i piloti americani De Witt e Bahl e gli italiani Cutello e Cantarutti. Si saprà in seguito the il bombardiere italiano era stato attaccato ed abbattuto nel cielo di Pergine da cinque caccia con la morte dell'intero equipaggio. Fra i cacciatori austriaci erano anche gli Oberleutnant Roman Schmidt ed Emmerich von Horvath. Al tenente De Witt venne conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Il 1° novembre l'11664 si danneggia in un atterraggio d'emergenza nei pressi di Latisana lasciando l'equipaggio incolume. L'ultima azione della guerra vede il bombardamento della stazione di S. Giovanni Monzano da parte dei Ca.11647 ed 11660 il 2 novembre 1918. Nel corso dell'ultimo anno di guerra l'unità aveva volato 147 voli a scopo bellico

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Da: I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, di Roberto Gentilli e Paolo Varriale. Ufficio Storico Aeronautica Militare

Immagine: Tenente Negrini della 6^ - Archivio Mongardini - Circolo del 72

La 4^ Squadriglia Caproni Il Caproni Ca.3

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FRANZ CONRAD VON HOTZENDORF 1852 - 1925

Feldmaresciallo austriaco, nato l'11 novembre 1852 a Penzing presso Vienna, morto a Mergentheim il 25 agosto 1925. Nel 1906 fu nominato capo di Stato maggiore. Tedesco di stirpe, egli era prettamente austriaco per sentimento, e considerava un furto le rivendicazioni dell'Italia nel 1859 e nel 1866; e sotto lo stesso punto di vista considerava le agitazioni interne ed esterne delle varie nazionalità della duplice monarchia. Perciò egli vide l'unico mezzo di salvezza nella guerra preventiva contro l'Italia (da lui considerata come il nemico tradizionale) e contro la Serbia, sede dell'irredentismo slavo: nel 1911 il ministro Aehrenthal, in seguito a un nuovo tentativo d'indurre alla guerra contro l'Italia impegnata a Tripoli, ottenne dall'imperatore che si ponesse fine a una politica dallo stesso ministro qualificata "di banditismo", e il C. fu allontanato dalla carica di capo di Stato maggiore; alla quale fu però richiamato dopo la morte dell'Aehrenthal (1912). Il C., rimase spesso un solitario, chiuso nella propria superiorità intellettuale, lontano dalla realtà: fino a vedere, ad esempio, continui disegni di aggressione da parte dell'Italia, la quale invece sino a pochi anni prima della guerra mondiale non aveva avuto, verso oriente, che timidi progetti di mobilitazione a carattere difensivo. Allo scoppiare della guerra europea egli scrisse a Cadorna che il precedente capo di Stato maggiore, Pollio, gli aveva promesso di mandare truppe in Austria: il C. stesso nelle sue memorie, minute talvolta fino al superfluo, si guarda bene dal precisare dove il Pollio avrebbe fatto simile promessa, in realtà inesistente. Anche in guerra il C. si tenne, per abitudine, fuori del contatto con i comandi dipendenti: il generale Krauss, capo di Stato maggiore del comando della fronte verso l'Italia, durante i 27 mesi trascorsi in tale carica non vide mai il C.: così si spiega come questi non conoscesse a sufficienza né i comandi né le truppe. Tali caratteristiche negative, e i preconcetti teorici spiegano gl'insuccessi che il C. ebbe nel campo della realtà. Fu quasi sempre in disaccordo con lo Stato maggiore germanico: tipico il dissenso col Falkenhayn nel maggio 1916, contro il parere del quale attuò l'offensiva del Trentino, con grave danno per le operazioni alla fronte russa. Dopo la morte di Francesco Giuseppe, il nuovo imperatore volle assumere personalmente la direzione delle operazioni, ma non trovò un collaboratore gradito nel C., il quale d'altra parte aveva perduto molto del suo prestigio presso l'esercito in seguito all'insuccesso dell'offensiva del giugno 1916 contro l'Italia. L'imperatore Carlo lo mandò a comandare il gruppo di armate del Tirolo. La battaglia del Piave (v.) nel giugno del 1918, nella quale il C. sperava di attuare la sua antica concezione di scendere dagli Altipiani per prendere alle spalle il grosso dell'esercito italiano, fu un disastroso insuccesso per il maresciallo. L'imperatore lo esonerò dal comando, colmandolo tuttavia di onori. Il C. si ritrasse a vita privata e negli ultimi tempi attese a scrivere le sue memorie (Aus meiner Dienstzeit), dal 1906 fino a tutto il 1914, troncate dalla sua morte. Traspare in esse il malanimo contro l'Italia, diventato nel C. una seconda natura, ma le memorie sono un documento prezioso per la nostra storia mettendo in luce i progressi del nostro esercito negli anni precedenti la guerra. L'odio tolse al C. la serenità necessaria per apprezzare al giusto valore gli avversarî e questa fu non ultima ragione per la quale il successo raramente gli arrise. Si debbono però riconoscergli grandi doti d'intelletto, di operosità e di carattere. (www.treccani.it)




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CAMPO DI AVIAZIONE DI CA' DEGLI OPPI (VR)

Costruito nella primavera del 1918 fu sede del comando dell'XI Gruppo ed ospitò le sqiadriglie Caproni 4^ e 6^ dalla metà di maggio alla metà del giugno, quando a causa delle difficili condizioni ambientali, fu deciso di trasferire i velivoli sul campo di Verona Tombetta. Situato nel comune di Oppeano era costiuito da quattro hangar di grosse dimensioni dislocati a coppie ai lati corti dell'aviosuperficie e da altre costruzioni di servizio. Fu definitivamente abbandonato alla cessazione delle ostilità.




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PORDENONE

Durante la Prima guerra mondiale, l'Italia utilizzò l'aeroporto di Aviano (insieme a quello della Comina) come base delle Squadriglie da bombardamento, alle dipendenze del Comando Battaglione Aviatori di Pordenone e dotate di velivoli Caproni Ca300 e 450. La posizione strategica ne fece base principale per le missioni contro le forze austro-germaniche che combattevano sul Cadore, sul fronte dell'Isonzo, con azioni che si spinsero fino a Lubiana (febbraio 1916) e Pola (agosto 1917). Alla fine di ottobre del 1917, con la disfatta di Caporetto, gli Austro-Ungarici occuparono tutto il territorio fino al fiume Piave e presero possesso dell'aeroporto. Da esso partivano gli aerei austriaci diretti a bombardare, spesso di notte, le città italiane. Nei pressi dell'aeroporto medesimo, vicino a Forcate di notte vi atterrava la medaglia d'oro De Carlo che assieme al fido Bottecchia ( fratello del ciclista) ebbe un ruolo determinate, ai fini di spiare i movimenti delle truppe, poco prima della Battaglia del Solstizio ( giugno 1918). Gli equipaggi e gli aerei italiani efficienti vennero trasferiti sugli aeroporti intorno a Padova ed Abano Terme. Durante il conflitto, nell'arco del 1917, si distinsero due aviatori italiani, il capitano Maurizio Pagliano ed il tenente Luigi Gori, che con l'osservatore/navigatore Barbarisi condussero un'incursione non autorizzata in un'area non autorizzata, ma di grande successo, contro i cantieri navali austriaci di Pola in Istria. Tale azione venne ripetuta da Pagliano e Gori nell'agosto del 1917, con a bordo Gabriele D'Annunzio in persona. Con il poeta i due aviatori effettuarono innumerevoli azioni, tanto da essere ricordati nel Notturno come "l'eroica coppia alata". Il loro destino si compì il 30 dicembre del 1917, quando furono abbattuti vicino a Susegana (TV) dall'asso austro-ungarico Benno Fiala.

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AEROPORTO DI AVIANO (PN)

Quello di Aviano è uno dei più vecchi aeroporti militari italiani: venne infatti realizzato per le nascenti forze aeronautiche militari del Regno d'Italia nel 1911. Già nel 1910, a poca distanza, in località Comina, alla periferia di Pordenone, era sorta la prima scuola civile italiana di aviazione. Constatata l'esigenza di creare una nuova scuola di volo, dopo Centocelle, lo Stato Maggiore dell'Esercito decise di utilizzare le praterie di Aviano, caratterizzate da terreno pianeggiante, assenza di ostacoli ed ottime condizioni atmosferiche quale sede del nuovo aeroporto. Con lo sviluppo dell'aeroporto militare, la Comina, dove si costruivano anche pezzi per aeroplani, divenne una dipendenza dell'aeroporto di Aviano.




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FOKKER E-III




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1^ SQUADRIGLIA CAPRONI

Nata sul campo della Comina nell'agosto del 1915, compie la prima azione di guerra il 20 agosto con l'ordine di bombardare il campo di aviazione austriaco di Aisovizza. Il 31 ottobre 1917 l'unità ripiega sul campo di San Pelagio. L'ultima azione di guerra avviene nel pomeriggio del 30 ottobre 1918 con il bombardamento della rotabile Sacile-Pordenone.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI GHEDI (BS)

Realizzato nel 1915 a nord della cittadina, durante il primo conflitto mondiale. Con lo scoppio della Grande Guerra, l’aeroporto di Ghedi divenne un’importante base di difesa aerea contro gli aerei austriaci che, partendo dalle loro basi in Trentino, attaccarono a più riprese Brescia e i centri della provincia (accadde per la prima volta il 25 agosto 1915 quando un aereo austriaco sganciò quattro bombe sullo stabilimento Tempini di Brescia uccidendo quattro operai). Ghedi, insieme a Ganfardine (Verona) servì anche da trampolino di lancio per i ricognitori SVA e Pomilio destinati a penetrare in territorio ostile e fotografare le principali installazioni nemiche (trincee, aeroporti, stazioni ferroviarie). In particolare, il 21 maggio 1918, due SVA al comando dei Ten. Francesco Ferrarin e Antonio Locatelli (87^ Squadriglia) compirono un raid bellico di oltre 780 chilometri sorvolando le Alpi e la Valle del Reno, il Lago di Costanza e le città di Bregenz e di Lindau giungendo sino a Friedrichshafen, importante centro aeronautico nemico, per una ricognizione sugli stabilimenti Zeppelin. fu sede di reparti di bombardieri Caproni e di ricognitori SVA.




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AEROPORTO DI CAMPOFORMIDO

L’attività di volo in Friuli con i più pesanti dell’aria ha inizio sul campo de La Comina nel 1910. Nel 1911 viene costruito, nel campo di San Quirino dalla Società milanese Helios, il monoplano “Friuli”. Il 9 luglio 1911 il primo aeroplano sorvola la città di Udine dopo essere decollato dalla Piazza d’Armi cittadina. Il pilota è il palmarino Alfredo Cavalieri titolare del brevetto italiano n° 17. Alle 06.45 del 31 luglio 1913 atterra il primo aeroplano a Campoformido. E’ il Bleriot del Cap. Gino Zanuso che prende terra nei prati di San Canciano. Per tutto il 1913 i prati di San Canciano sono sede di attività aeronautica addestrativa da parte delle unità di volo del Battaglione Aviatori del Regio Esercito Nel 1915 il conflitto per l’Italia è inevitabile e vengono condotte delle prove di mobilitazione generale. La Direzione Generale per l’Aeronautica incarica il S.Ten. Pilota Giulio Laureati di individuare in Friuli i terreni più idonei per ospitare dei campi d’atterraggi Laureati segnala, nei pressi di Campoformido , quattro distese prative: Due nei pascoli di San Canciano, Una fra Bressa e Campoformido e una posta a 1 Km da Campoformido. Il 18 maggio 1915 a Campoformido iniziano ad insediarsi le Squadriglie italiane con velivoli monoplani Nieuport , poi sostituiti dai biplani Farman 1914 e dai Nieuport 10. Alle originarie aviorimesse in legno si uniscono hangar metallici, in cemento armato e muratura. Alle squadriglie da ricognizione e da caccia, si affiancano quelle da bombardamento equipaggiate con i Caproni Ca.3. A seguito dello sfondamento della Conca di Plezzo ,i campi di volo di Campoformido e Santa Caterina vengono abbandonati. Viene distrutto tutto il possibile. Le aviorimesse in legno vengono date alle fiamme e i velivoli inefficienti resi ulteriormente inservibili o incendiati . Nel 1918, l’aeroporto, occupato dalle truppe austriache diviene sede di Squadriglie da addestramento, scuola di volo per piloti e osservatori, deposito di materiali aeronautici e sede di supporto per unità aeree di passaggio. Dopo un anno ha termine l’occupazione austroungarica e il 1 novembre 1918 gli ultimi reparti di volo nero crociati lasciano Campoformido. (tratto da "Il Cielo di Campoformido, di Roberto Bassi)


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3^ SQUADRIGLIA CAPRONI



Unità formata sul campo della Malpensa l'8 ottobre 1915 al comando del capitano Piccio. Il 17 otobre si trasferisce sul campo della Comina e partecipa all'attacco dell'aeroporto austriaco di Aisovizza. Il 2 novembre viene trasferita ad Aviano. Il 18 febbraio 1916 partecipa al raid su Lubiana. In maggio e giugno la squadriglia è impegnata nel settore degli altipiani e il 13 settembre partecipa al completo al bombardamento dell'Arsenale di trieste. Il 3 agosto 1917 esegue il bombardamento della piazzaforte di Pola e in seguito ai fatti di Caporetto si trasferisce sul campo di Padova. Si sposta poi ad Arcade eil 6 novembre e a Ghedi. Torna a Padova il 5 dicembre. Da qui nel gennaio 1918 viene trasferita in Francia. Dal campo di Ocheley inizia le operazioni il 23 marzo battendo obiettivi su Mertz. Dal campo di Villeneuve il reparto si sposta il 5 agosto a Chernizey nel dipartimenti dei Vosgi. L'ultima azione di bombardamento avviene il 30 ottobre con il bombardamento di Longuyon. La 3^ squadriglia non ritorna più in Italia e viene sciolta in Francia il 6 novembre 1918. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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AEROPORTO DI LA COMINA (PN)

Ai pionieri del volo del primo Novecento era noto che Pordenone "avea un magnifico campo senza un fossato, senza un cespuglio, regolare come un bigliardo, soffice come un letto, elastico più d’una pista podistica, verde come la speranza che animava i primi arditi aviatori". Il terreno si sviluppava per oltre 100 ettari a destra e 13 circa a sinistra, sulla direttrice Pordenone-Maniago. Consapevoli di ciò i pordenonesi Etro, Cattaneo e Querini si recarono a Verona nel maggio del 1910 per assistere alle manifestazioni aviatorie, decisi ad organizzarle anche alla Comina. Incontrarono il capitano di cavalleria Giuseppe Andrea Cotica, già a Pordenone con il 7° Lancieri "Milano", amico di Corrado Cavicchioni e dell’ing.Rambaldo Jacchia, in cerca di una prateria per farne Scuola di pilotaggio. L’occasione era ghiotta e fu colta dai pordenonesi. Inizia così la storia di Pordenone "Città dell’Aviazione e degli Aviatori". La vita nella brughiera si fece frenetica: costruzione di hangars, depositi per la benzina, uffici. Arrivarono i piloti e il grande giorno dell’inaugurazione della prima scuola Scuola d’Aviazione civile d’Italia: 7 agosto. Moltissime le autorità presenti, persino una Missione agricola bulgara e i pionieri dell’aviazione Mario Calderara e Leonino da Zara. Sopraggiunsero poi difficoltà economiche e il Comitato optò per cedere allo Stato il Campo di Aviazione. Sarebbe nata la Scuola militare. La Comina con il campo di Aviano fu protagonista nella Grande guerra. D’Annunzio, i Caproni, il Raid di Lubiana con la tragica morte di Barbieri e Bailo. Salomone riportò indietro il Caproni( il 18 febbraio 1916).




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4^ SQUADRIGLIA CAPRONI

Viene costituita il 17 ottobre 1915 a Pordenone e il 15 dicembre si trasferisce sul campo di Aviano. L'attività della squadriglia procede intensamente per tutta l'estate del 1916 battendo vie di comunicazione ed aeroporti nemici. Nel 1916 compie 43 voli bellici. Il 1 novembre 1917 l'unità si sposta sul campo di Padova e a fine anno raggiunge Ghedi. Il 28 gennaio si trasferisce a Verona, mentre il 14 maggio la troviamo a Cà degli Oppi. Il 1 novembre viene rischierata sul campo di Padova da dove supporta validamente le ultime azioni offensive delle truppe italiane. Nel 1918 compì 71 voli di guerra. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)




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AEROPORTO DI TOMBETTA DI VERONA

Nel 1913, dopo l'esaltante esperienza del Circuito Aereo Internazionale del 1910, si decise di dotare la città di Verona di un aeroporto militare. Verso la fine del 1914, quando si cominciarono ad organizzare le prime Squadriglie Farman 1912, si costituì il primo campo di Verona situato a Tombetta, e più precisamente sulla pista del trotter. Vi fu costruito un hangar tipo Gioia e una piccola casermetta ad uso officina, giacchè la truppa aveva trovato posto nel fortino Porta Nuova. Dall'11 luglio 1914 il campo di Tombetta fu sede della 12^ Squadriglia Farman da ricognizione comandata dal Capitano Musellis. Partita la squadriglia nel giugno del 1915 e stabilitasi ad Asiago, il campo rimase libero e nell'agosto-settembre successivo vista la necessità di aumentare sensibilmente il numero di squadriglie in quel di Verona, si mise mano a diverse altre costruzioni di hangars, tanto nella pista di Tombetta quanto nel Capo di Marte, prossimo alla stazione ferroviaria di Porta Nuova e confinante con l'altro campo. Il 16 dicembre 1915 giunse da Aviano la 5^ Squadriglia da bombardamento Caproni che iniziò le operazioni belliche il 10 gennaio 1916 con una missione sul campo austriaco di Gardolo (Trento). Verso la fine del 1916, ultimati i lavori, il campo poteva ospitare 6 o 7 squadriglie. Il campo era limitato a nord dalla ferrovia, ad est dalla strada per Rovigo e Mantova che divergevano proprio davanti a Forte Porta Nuova. La strada per Mantova delimitava il campo a ovest. Lo spazio destinato alla pista da volo, in terra battuta, era sistemato lungo il lato maggiore del campo, in direzione est-ovest. I fari della stazione radioelettrica erano sistemati al fondo della pista di involo. Numerose le missioni degli equipaggi di Tombetta ha battere le posizioni austo-ungariche, in particolare sulle Giudicarie, sulle linee della Valle Isarco e sui campi di aviazione trentini, come Pergine, dove il 16 aprile del '16 trovò la fine un Farman italiano. L'aeroporto fu impiegato per tutto il conflitto ed ospitò numerosi reparti come la 1^ squadriglia Farman, dal 6 ottobre 1915. Nel 1916 sul campo erano schierate, oltre alla già menzionata 5^, la 30^ e la 31^ Squadriglia Farman, la 73^ e la 75^ Squadriglia Caccia. Nel 1917 arrivò anche la 9^ Squadriglia Caproni. Il campo di Tombetta fu demolito agli inizi degli anni '20 per far posto alla nuova stazione di Porta Nuova.




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TENENTE EDOARDO SCAVINI 188? - 1918

Il ten. Pilota Umberto Mongardini (sx) e il ten. Pilota Edoeardo Scavini (dx)




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TENENTE UMBERTO MONGARDINI 1891 - ?

mberto Mongardini nacque ad Ascoli Piceno nel 1891. Nel febbraio del 1915 lo troviamo alla scuola pilota sul campo del Conte di Mirafiori, dove, il 2 febbraio compie il suo primo volo a 550 metri di quota con un Bleriot 286 pilotato dal sottotenente Cattaneo. A Mirafiori permane almeno fino al maggio-giugno dello stesso anno. Nel luglio 1915 è a Cameri alla Scuola Gabardini. Il 4 novembre 1915 è protagonista di uno spettacolare incidente di volo con un Caudron. Non sappiamo se l'incidente avvenne in volo o durante il rullaggio o in atterraggio. Tuttavia Mongardini ne uscì illeso. Le ultime immagini che lo ritraggono sul campo di Cameri sono del gennaio 1916. Fu assegnato, alla 6^ Squadriglia Caproni di stanza ad Aviano e partecipò nel maggio 1916 al bombardamento di obiettivi sull'altopiano di Folgaria e della Valle d'Assa. L'intero Gruppo, con ben 34 Ca.1, bombardò anche l'importante campo d' aviazione di Pergine (Trento). Quindi il bombardamento di Fiume (1 agosto), diretto a colpire il silurificio Whitehead, i cantieri Danubius e un deposito di petrolio. Mongardini vi partecipò con il Ca.1219 insieme al secondo pilota sergente Baccili e il mitragliere Riccardo Picco. Il 6 agosto partecipò al bombardamento di Opicina. Il 9 agosto, con lo stesso velivolo e lo stesso equipaggio battono Prevcina nel quadro della 6^ battaglia dell'Isonzo. Poi su Trieste, il 16 settembre 1916, per colpire l'idroscalo, l'arsenale del Lloyd e lo Stabilimento Tecnico Triestino. Su Trieste ritornò il 29 settembre con il 1219, secondo pilota Baccili e con l'osservatore ten. Angelo D'Angelantonio. Il 18 ottobre 1916 Mongardini viene trasferito alla 4^ Squadriglia e partecipò ad operazioni tattiche sull'altopiano del Carso, al bombardamento dell'aeroporto di Pergine, della stazione di San Daniele, ecc. Il 1 novembre 1917 è promosso Tenente. Nel 1917 è probabile che Mongardini abbia partecipato all'incursione su Cattaro il 19 aprile. Dopo la metà del 1917 è a Mondello (Pa) probabilmente impegnato come collaudatore per la produzione aeronautica della ditta Ducrot di Palermo. Nell'agosto del 1917 è in forza al 2° Gruppo Aeroplani. Il ten. Pilota Umberto Mongardini (sx) e il ten. Pilota Edoardo Scavini (dx)




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AEROPORTO DI PADOVA

L’area su cui è attualmente ubicato l’Aeroporto “Gino Allegri” di Padova è la stessa che un tempo con la denominazione di “Piazza d’Armi” era utilizzata dai vari reggimenti dell’esercito, di stanza in città, per l’effettuazione delle diverse attività addestrative. Il 1 luglio 1913 fu costituita la VII Squadriglia Aeroplani Bleriot al comando del Cap. Armando Armani, già decorato per meriti bellici durante la guerra italo-turca. Il 28 gennaio 1914, oltre alla VII a Padova furono assegnate altre due squadriglie di aeroplani: la IV Squadriglia Bleriot, comandata dal Cap. Olivo Guidi, e l’VIII Squadriglia comandata dal Cap. Pilota Resio Adolfo. Allo scoppio della guerra, il 24 maggio 1915, la VII Squadriglia Nieuport fu trasferita a Campoformido alla dipendenza del II Gruppo Squadriglie Aviatori, mentre la IV Bleriot venne dislocata sul campo veneziano di Bazzera a disposizione del Comando della Piazza Marittima di Venezia




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SERGENTE DOMENICO CACCIATORI 1891 - ?

Veronese di San Massimo, il 9 agosto 1916 il bombardiere Caproni Ca. 1157, della 6^ Squadriglia, batte Prevcina nel quadro delle azioni a sostegno della sesta battaglia dell'Isonzo. Ai comandi ci sono il Sottotenente Ignazio Thaon di Revel e il sergente Domenico Cacciatori. L'equipaggio respinge per tre volte l'attacco di un Fokker ed alla fine lo vede scendere a precipizio verso Ronziano. Il 2 maggio tutta la squadriglia esegue un bombardamento notturno su Opcina. Il 19 maggio 1918, Cacciatori compie un attacco alla stazione ferroviaria di Grigno partendo dall'aeroporto di Cà degli Oppi. Il 31 maggio 1918, a bordo del Caproni 2376 (Ten. Soliani) attacca il campo di aviazione austriaco di Gardolo e il successivo giorno, l' 8, quello di Pergine sempre a bordo dello stesso velivolo. Di nuovo in azione il 10 giugno sull'aeroporto di Gardolo, ma la missione venne interrotta per le cattive condizioni meteo. Rimane con la Squadriglia almeno fino al giugno del 1918.




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AEROPORTO DI TALIEDO

Nel 1910 dove attualmente sorge l’aeroporto di Linate la località si chiamava Taliedo e venne scelta per svolgere il Circuito Aereo Internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri. L’area venne attrezzata con hangars e officine di manutenzione, e nell’Aerodromo d’Italia, come venne pomposamente chiamato, venne ricavato un percorso di gara chiuso di forma triangolare. Vennero requisite ed abbattute tutte le cascine della zona ad eccezione della Cascina Taliedo che venne abbattuta successivamente. Lo scalo occupava un milione di metri quadrati di terreno, in una vasta zona agricola di proprietà della Società Immobiliare Lombardo Veneta la quale, dopo una iniziale breve parentesi aeronautica, sperava di avviare operazioni di speculazione urbanistica. La struttura, era gestita dalla Società Italiana di Aviazione (fondata a Milano nel 1908) e per sua iniziativa il 26 aprile 1911 venne inaugurata, sempre a Taliedo, la Scuola di Aviazione. Il nuovo aerodromo aveva come riferimento diurno il piazzale di cemento costituente il piano di atterraggio e come riferimento notturno lo scalo ferroviario di Porta Vittoria, un chilometro ad Est, e la Stazione di Rogoredo, due chilometri a Sud. I sedimi erano circondati da elettrodi ad alta tensione, da un terrapieno, da condutture telegrafiche e da canali di irrigazione: benché vi si potesse atterrare da tutte le direzioni, le piste di terra battuta erano utilizzate da Sud-Est a Nord-Ovest. Nel 1913 il campo di volo divenne aeroporto militare, con due squadriglie del Battaglione Aviatori del regio esercito. Tra le strutture necessarie figurava la stazione aerologica, che effettuava due osservazioni giornaliere e poteva integrare telefonicamente le informazioni da Torino, Padova e Roma, nonché la prima scuola di volo. L’aerodromo ospitò un insediamento industriale produttore di biplani e monoplani in lega metallica: le Officine Caproni, ubicate a Taliedo grazie alla esistenza del campo militare, di manodopera adeguata e della vicinanza alla città.




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TENENTE LUIGI RIDOLFI




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CAPRONI CA.5 600 HP




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7^ SQUADRIGLIA CAPRONI



La squadriglia si forma sul campo di Aviano il 26 gennaio 1916 e partecipa al bombardamento di Lubiana del 18 gennaio. Nel generale rischieramento dei reparti conseguente la ritirata la squadriglia si trasferisce a Marcon il 31 ottobre e poi, il 7 novembre , a Ghedi. Il 4 gennaio l'unità si porta sul campo di Padova. Il 22 luglio 1918 la squadriglia è trasferita al campo di Arquà Petrarca dove rimarrà fino al termine delle operazioni. Durante la guerra aveva compiuto 121 voli bellici. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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CAPRONI CA.33 450 HP




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TENENTE LEANDRO NEGRINI




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TENENTE OSSERVATORE ANGELO D'ANGELOANTONIO




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CAMPO DI AVIAZIONE DI PERGINE - CIRE'




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PIAZZAFORTE DI POLA




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SOTTOTENENTE CARLO MOLINARI




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BOCCHE DI CATTARO

Le Bocche di Cattaro (in serbo e croato Boka Kotorska) prendono il nome dalla città di Kotor (in italiano Cattaro). Esse sono una serie di profonde insenature della costa dalmata del Montenegro, costituite da ampi valloni collegati fra loro che si addentrano nell'entroterra. Le bocche di Cattaro, a causa della loro somiglianza morfologica con la costa norvegese, vengono erroneamente considerate il più meridionale fiordo d'Europa, ma in realtà altro non sono se non un antico vallone costiero invaso dal mare. Le bocche di Cattaro sono caratterizzate da profondi bacini perfettamente riparati dal mare aperto e costituiscono uno dei migliori porti naturali del Mar Mediterraneo. Grazie a questa caratteristica, unitamente alla facile difendibilità, per secoli i veneziani e poi l'Impero Austro-ungarico hanno costituito una munitissima quanto inespugnata base navale militare. La lunghezza della Baia di Kotor è di 15 miglia nautiche, per una superficie di poco meno di 90 km². La baia è costituita dalle bocche propriamente dette (il canale d'ingresso che comunica con l'Adriatico) e da quattro bacini separati, di una profondità variabile dai 40 ai 60 metri. L'ingresso delle bocche di Cattaro è delimitato a nord dalla sottile penisola di Prevlaka (Vittaglina) e dalla Punta d'Ostro (o Punta Acuta), estremo meridionale della Croazia, e a sud dalla Punta d'Arza; al di là di questo passaggio vi il primo bacino, la baia di Topla (Golfo di Castelnuovo o Herceg Novi). Il canale di Combur mette in comunicazione la baia di Topla con la baia di Teodo, la più estesa di tutte, di forma triangolare. Dalla baia di Teodo si passa agli ultimi due bacini mediante lo stretto delle Catene, lungo 2 km e largo appena 300 metri. I bacini più interni sono il golfo di Risano a Nord Ovest e il golfo di Cattaro a Sud Est, che si sviluppano lungo le ripide pendici delle Alpi Dinariche, tra cui svetta il Monte Lovcen (Monte Leone) sopra Cattaro. La base navale di Cattaro, sede di sommergibili e di idrovolanti che avevano bombardato la città di Brindisi era, dopo quella di Pola, il porto militare più importante dell'Impero austro-ungarico.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI SAN PELAGIO (PD)

Nella seconda metà del 1917 fu realizzato il campo di San Pelagio (già progettato nel 1916). La struttura sorse di fronte al castello dei conti Zaborra in località Due Carrare e fu costruita leggermente spostata verso sud. Oggi confina con l'autostrada Padova-Bologna ed è sede di un bel museo del volo. Il campo era provvisto di una superficie di volo molto corta e l'atterraggio risultava difficoltoso oltre che per la presenza del castello, anche per quella di una collinetta artificiale che nascondeva una ghiacciaia ed un laghetto e che sembrava fatta apposta perché i piloti ci finissero contro con i loro aerei. I timori erano giustificati dal fatto che sul campo operavano i pesanti bombardieri Caproni delle squadriglie 1a, 5a, 8a, 13a e 15a, per le cui operazioni l'area era appena sufficiente. Con maggiore comodità vi decollavano e atterravano invece gli apparecchi dell'87a squadriglia «Serenissima», il reparto che volò su Vienna con D'Annunzio. Tra i primi utilizzatori del campo furono gli Inglesi degli squadron 28°, 34°, 42° e 45°, partiti in treno dal fronte francese il 12 dicembre arrivarono a Padova il 18, gli aerei portati a S.Pelagio, furono rimontati e iniziarono i voli di ambientamento. L'87^ squadriglia “La Serenissima”, rimase sul campo dal suo insediamento avvenuto il 15 maggio 1918 al maggio 1919, anno in cui fu trasferita sul campo di Padova.




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CAPRONI CA.300




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CAPRONI CA.4183




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251^ SQUADRIGLIA

La 251^ squadriglia si forma nell'aprile del 1917 con il personale ed il materiale della 1^ squadriglia idrovolanti della stazione di Venezia, a S. Andrea, sull'isola delle Vignole. La linea di volo è composta da FBA ma si va rinsanguando con i nuovi L3 della Macchi. Compiti del reparto sono, oltre a garantire la sicurezza di Venezia dalle incursioni asutroungariche, la ricognizione in Alto Adriatico, compresi i porti di Pola e Trieste, la direzione dei tiri d'artiglieria e la protezione delle operazioni delle forze navali italiane. Al comando di Luigi Bologna esegue numerose azioni di bombardamento: tra il 4 e il 5 giugno con sei velivoli su Trieste, Parenzo sempre in agosto e in ottobre. Il 1917 si chiude con il bombardamento di Torre Mosto. Il 1918 si apre con alcuni incidenti di volo che funestano la vita del reparto, ma il 14 gennnaio l'unità esegue un azione sul Piave. In febbraio vengono colpiti l'abitato di Passerella, Revedoli e gli hangar di Motta di Livenza, mentre il 25 anche alcuni cacciatorpediniere austriaci al largo di Orsena. L'ultimo giorno di febbraio la squadriglia si reca in forze a bombardare le installazioni militari di Pola. Impegnata in azioni sul mare durante la battaglia del Solstizio ritorna a battere obiettivi terrestri. Nell'estate viene colpito l'idroscalo di Puntisella e viola ripetutamente il cielo di Pola.

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