Il Fronte del Cielo - Le Origini - 1.2 L'Avvento del più Pesante

Un nuovo interesse sarebbe stato destinato ad attraversare in breve tempo il neonato mondo aviatorio. Ben presto tutti avrebbero guardato a macchine volanti che per guadagnare il cielo non avrebbero più avuto bisogno di gas meno pesanti dell'aria, potendo invece fare affidamento sulla sostentazione dinamica di superfici alari in movimento. Vari tecnici, in Europa e nel mondo, sperimentavano modelli ispirati a questi principi. Il volo aerostatico che aveva aperto all'uomo la via dell'aria, non rappresentava che un'avventurosa parentesi: l'obiettivo finale rimaneva il volo dinamico. Nel 1877 il milanese Enrico Forlanini fece sollevare un rudimentale modello di elicottero a vapore. Realizzò una macchina provvista di due eliche coassiali del diametro di 1,8 metri e del peso totale di circa 3,5 kg. Anche in Veneto verso la fine dell'800, ci fu chi si interessò al problema. Nel 1894 sembra che Carlo Menon a Roncade avesse realizzato un aereo a pedali col quale fece qualche balzo, aiutandosi con un traino di cavalli. Nel 1904 Aldo Corazza di Cavarzere si lanciava invece dalle pendici del monte Ca' Barbaro ad Este con un libratore. Aldo Corazza era in contatto con i pionieri Chanute di Chigago e con i Fratelli Wright. Costruì un libratore biplano di 4,6 metri di apertura che controllava con regolari timoni di profondità. Poi cercando di applicarvi una forza motrice, realizzò l'«aerocicloplano» che sfruttava la forza muscolare per azionare un'elica. Nonostante i diversi tentativi gli esperimenti non diedero sviluppi successivi. Il volo dei Fratelli Wright del 1903, ritenuto a lungo - erroneamente - il primo della storia, (il tedesco Gustav Weisskopf due anni prima nel Connecticut, aveva già sperimentato con successo un aeroplano), fece aumentare l'interesse per il più pesante dell'aria, dando vita a diversi esperimenti anche in Italia. Nel 1905 il bresciano Achille Bertelli tentò per primo di guadagnare il cielo con il suo «Aerostave», macchina che avrebbe dovuto essere costituita da un'ala fissa per il volo e da un pallone per sollevarsi. All'ultimo momento il pallone fu sostituito da un grande telo e l'«Aerostave» venne trainata da sei pariglie di cavalli, sollevandosi quasi fosse un aquilone a circa 70 metri da terra con a bordo il Capitano Vittorio Cordero di Montezemolo. Due anni più tardi fu la volta dell'aliante idrovolante trainato del veronese Mario Calderara a La Spezia. Dopo contatti epistolari con i Fratelli Wright, Mario Calderara chiese al Ministero della Marina l'autorizzazione a compiere alcuni esperimenti di volo sull'acqua, a rimorchio di un natante. Nella primavera del 1907 egli diede inizio alla serie dei suoi tentativi di volo a vela nel golfo di La Spezia. La «macchina volante» da lui realizzata era ispirata al biplano dei Fratelli Wright. Si trattava di un libratore piazzato su due galleggianti e trattenuto da funi che, lentamente rilasciate dalla pirobarca che lo trainava, portavano l'apparecchio a un sollevamento controllato. Proseguendo gli esperimenti, Mario Calderara si imbarcò sul cacciatorpediniere «Lanciere». I decolli avvenivano direttamente dalla coperta della nave, la cui elevata velocità consentiva al mezzo di salire ad una quota molto più alta. Mario Calderara raggiunse così un altitudine di oltre 15 metri. Un'improvvisa e brusca accostata a sinistra del «Lanciere», sbilanciò il libratore facendolo precipitare in acqua. Il pilota veronese fu trascinato 3 metri sotto la superficie del mare dove rimase bloccato perché trattenuto dai cavi di acciaio dell'apparecchio. Giunse in ospedale quasi annegato e leggermente ferito. Quell'incidente pose termine alla serie dei suoi esperimenti che la Marina interruppe perché giudicati troppo pericolosi.

 Nel 1908 poi, un comitato di appassionati e militari di Roma, invitarono in Italia il famoso pioniere francese Leon Delagrange con il suo Voisin. Il 24 maggio dalla piazza d'armi della capitale decollava così il primo aereo a motore ad aver volato nel nostro paese. Altri voli vennero eseguiti dal pilota transalpino nei giorni seguenti. Poi Delagrange si spostò a Milano dove continuò a volare per tutto giugno e dove ebbe anche un incidente con la rottura del motore. In luglio si trasferì a Torino. Qui portò con sè in aria il primo passeggero, l'ingegner Carlo Montù, presidente della Società Aviazione Torino, che divenne così il primo italiano ad aver volato su un aereo a motore. Delagrange condusse in volo anche Teresa Peltier, la prima donna a volare al mondo. Nella primavera dell'anno successivo giungeva in Italia anche Wilbur Wright invitato da un nuovo Circolo Aviatori che nel frattempo aveva allestito un campo a Centocelle. In quell'occasione si brevettava così il primo pilota italiano: Mario Calderara.

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ENRICO FORLANINI 1848 - 1930

Nacque a Milano il 13 dicembre 1848; suo padre, Francesco Forlanini, era un noto medico, primario dell’Ospedale Fatebenefratelli, ed in famiglia si respirava un clima molto favorevole alla scienza ed alla tecnica. Si formò al Politecnico di Milano, e a lui è stato intitolato l’aeroporto milanese, in quanto, egli ebbe un ruolo molto importante per la nascita dell’aviazione in Italia. Nel 1877 costruì un modello di elicottero con motore a vapore: fu questo il primo aeromobile più pesante dell'aria sollevatosi dal suolo (13 m) con mezzi proprî. Nel 1900, coadiuvato dal capitano C. Dal Fabbro, iniziò gli studî sui dirigibili, costruendo tra il 1906 e il 1909 il Leonardo da Vinci. Nel 1905 costruì anche un idroplano, e nel 1913 il dirigibile Città di Milano, cui ne seguirono altri, impiegati poi nella prima guerra mondiale, tutti di tipo semirigido.




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CARLO MENON 1821 - 1899

Carlo Menon fu un fabbro ferraio, nativo di Roncade (Tv). Giovanissimo intraprese l'occupazione di garzone di un fabbro ferraio e cominciò ad interessarsi di meccanica applicata alla siderurgia e ai metalli. Apprese anche i principi della cromatura dei metalli per dare loro maggiore resistenza e protezione dall'ossidazione. A soli diciassette anni decise di mettersi in proprio e, agli inizi si specializzò come armaiolo, confezionando i precisi meccanismi dei fucili da caccia. Dal 1890, affermata già la produzione delle biciclette, Menon si dedicò al sogno del volo progettando un velivolo leggero: alcuni tentativi di prototipo però non portarono risultati apprezzabili e il progetto venne abbandonato per mancanza di risorse economiche per lo sviluppo.




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ALDO CORAZZA 1878 - 1964

Nacque a Cavarzere e fece gli studi fino al quarto ginnasio; poi, dopo la morte del padre, tentò diversi lavori senza successo; infine fu assunto, nel 1900, presso l'ufficio postale di Este (Padova) in qualità di impiegato supplente addetto all'accettazione dei telegrammi. Potendo disporre di una sicura, se pur modesta, fonte di reddito, fu in grado di coltivare con maggior convinzione la sua passione per il volo. Entusiasmato dai primi tentativi compiuti in America da Chanute e dai fratelli Wright, ricevette da costoro, in seguito ad un'assidua corrispondenza epistolare, suggerimenti, fotografie e disegni. Utilizzando i consigli ricevuti, investendo il poco danaro che aveva, riuscì a costruire il suo primo aeroplano per il volo a vela, il "Corazza I". Dopo l'esperienza fatta col volo planato, il C. completò la costruzione, iniziata fin dal 1902, di un nuovo tipo di aereo, provvisto di eliche per la propulsione, da lui denominato "aerocicloplano": sostanzialmente poteva considerarsi un biplano montato su bicicletta. Corazza può essere considerato il primo italiano che, seguendo gli insegnamenti di Chanute e dei Wright, sia riuscito a volare con un apparecchio più pesante dell'aria.




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OCTAVE CHANUTE 1832 - 1910

Ingegnere franco-americano, che ebbe ai suoi tempi fama per i profondi studi compiuti in materia di aviazione e per aver costruito, tra altri suoi velivoli, il biplano che servì ai fratelli Wright per le loro fortunate esperienze.




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ORVILLE & WILBUR WRIGHT

Wilbur Wright e Orville Wright, conosciuti comunemente come i fratelli Wright, si possono annoverare tra coloro che hanno dato un contributo fondamentale alla storia dell’aviazione. Entrambi ingegneri ed inventori statunitensi, uno terzo e l’altro sesto di sette fratelli, vissero a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in un periodo in cui la passione per il volo si affermava in tutto il mondo, dando voce ad uno dei più antichi desideri radicati nell’uomo: quello di librarsi nel cielo. Furono attratti dall’aviazione già in tenera età, dopo aver ricevuto in dono dal padre un modellino di elicottero che accese la loro curiosità verso il volo. L’interesse dei fratelli Wright per l’aviazione si materializzò a partire dal 1900 quando, approfondendo le loro conoscenze, cominciarono ad effettuare sperimentazioni su alianti, acquisendo sempre maggior attitudine nella loro costruzione, anche grazie all’affinarsi delle loro conoscenze teoriche. Nel settembre 1903, nacque così il Wright Flyer, biplano monomotore, costruito in legno di frassino e abete rosso, mentre i tiranti dei comandi, il motore, il radiatore dell’acqua di raffreddamento e le catene da bicicletta della trasmissione erano in metallo. Sulle colline di Kill Devil, nella Carolina del nord, la prima prova di lancio del Flyer, con Wilbur ai comandi, non ebbe successo, poiché cadde al suolo, fortunatamente senza subire gravi danni. Ripeterono il tentativo, ma con alla guida Orville. Il Flyer si staccò da terra con successo e rimase in volo per 12 secondi, coprendo una distanza di 36 metri. Era il 17 dicembre 1903: il primo volo a motore della storia si concretizzò ad opera dei fratelli Wright.




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ACHILLE BERTELLI 1855 - 1925

Industriale e pioniere dell'aeronautica italiano, nel 1884 fondò la società A. Bertelli e Co., produttrice di cosmetici. In campo aeronautico, ideò e costruì un tipo di elicottero; con V. Cordero di Montezemolo ideò (1905-06) un aeromobile a sostentazione mista (statica e dinamica), detto aerostave, che non ebbe però sviluppi pratici. (Immagine: da illustrazione bresciana, 1906)




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L'AEROSTAVE o AEROCURVO DI A. BERTELLI

L'aerostave può essere definita un ibrido fra un libratore ed un aerostato e cioè un incrocio fra il più leggero e il più pesanet dell'aria Era infatti composto da un complesso di ali curve di tela e di piani stabilizzatori, sormontati da un aerostato.




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VITTORIO CORDERO DI MONTEZEMOLO 1862 - 1950

Nato a Mondovì (Cuneo) dal marchese Cesare e da Sofia dei conti Lanza, dopo aver frequentato l'Accademia militare di Torino e la Scuola di applicazione di artiglieria e.genio, nel 1882 era nominato tenente. Dal 1885 all'86 partecipava alla campagna di Africa; promosso capitano, nel 1888, era alla direzione di artiglieria di Bologna e successivamente alla Scuola di guerra. Maggiore nel 1903, era addetto all'ispettorato di artiglieria; poco dopo passava al battaglione specialisti del genio per la formazione e l'addestramento del 1°reparto di aviatori militari. Tenente colonnello nel 1910, era nominato comandante del 2° reparto aviazione presso il battaglione specialisti del genio; partecipava quindi alla guerra italo-turca come comandante delle squadriglie aviatori. Trasferito a Torino presso il reggimento artiglieria da campagna nel 1913, era colonnello durante la prima guerra mondiale; nel 1917 era inviato a Genova dal Comando Supremo per organizzare la difesa antiaerea. Collocato in posizione ausiliaria nel 1920, veniva nominato generale di divisione nel 1923. Il C. ha dato, alla fase iniziale dell'aeronautica italiana, un contributo di studi e di partecipazione. Nel 1905, il 7 giugno, fece il primo tentativo in Italia di volo non a vela con un mezzo più pesante dell'aria pilotando l'"aerostave Bertelli", connubio tra aerostato e aeroplano costruito con la consulenza del C. dall'industriale bresciano A. Bertelli. Il tentativo, fatto a Roma in piazza d'Armi, non ebbe esito soddisfacente: non avendo funzionato il motore dell'elica, l'aerostave fu innalzata, trainata da cavalli al galoppo, fino alla altezza di cinquanta metri. Dopo tre giri della piazza, caduto un cavallo, il traino si interruppe bruscamente, l'apparecchio cadde, e il C. riportò escoriazioni e distorsioni. (tratto da www.treccani.it)

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ALIANTE IDROVOLANTE 1912




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MARIO CALDERARA

Mario Calderara nacque a Verona il 10 ottobre 1879, figlio maggiore di un ufficiale di carriera dell'esercito, Marco Calderara e di Eleonora Tantini. Marco Calderara (1847-1928) raggiunse il grado di generale degli Alpini. Eleonora Tantini morì nel 1901 a 50 anni, quando Mario aveva ventuno anni. Sin dall'infanzia Mario era stato attratto dalla vita sul mare. Nel 1898 fu ammesso all'Accademia Navale di Livorno e fu promosso guardiamarina nel 1901. Nel corso di quegli anni accademici esternò ai compagni di corso la sua idea del volo umano e le suggestioni da essa suscitate. Nel 1905 Mario Calderara aveva appreso i tentativi di volo d'oltreoceano (che furono rapportati solo dopo il 1905) e in una lettera scritta ai fratelli Wright e spedita a Dayton nell'Ohio. Calderara era interessato agli aspetti tecnici curati dai Wright nella messa in opera dell'impresa di volo. Iniziò così un rapporto di corrispondenza e collaborazione tra loro, destinato a durare l'intero corso della vita. Calderara aveva già fatto alcuni esperimenti nel 1903 e 1904 con degli alianti di foggia primitiva, ed aveva studiato il comportamento di una superficie piana su un piano inclinato, calcolando il coefficiente di resistenza al vento (insieme con l'ing. Canovetti, utilizzò la funicolare fra Como e Brunate (da: http://www.quellidel72.it/storie/verona/calderara.htm)




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REGIA NAVE LANCIERE 1907 - 1923




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FERDINAND LEON DELAGRANGE 1873 - 1910

Delagrange acquistò uno dei primi velivoli Voisin nel 1907. Nel marzo dell’anno successivo trasportò il primo passeggero europeo della storia, Henry Farman, un altro pioniere dell’aviazione. Nell’estate, a Milano, ebbe come passeggero anche la prima donna, Madame Peltier e sempre nello stesso anno, stabilì diversi record di durata e distanza.




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VOISIN




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CARLO MONTU' 1869 - 1949

Nato a Torino,si laurea a Torino in Ingegneria Elettrotecnica, ed è uno degli ultimi allievi di Galileo Ferraris. Nel periodo successivo si occupa di problemi inerenti alla trazione ferroviaria ed alla costituzione della Società Aviazione Torino (che, successivamente, divenne l’Aeroclub Torino). Nel 1911 viene richiamato sotto le armi a tempo indeterminato, col grado di Capitano d’Artiglieria, e viene assegnato al Regio Corpo di Spedizione in Libia. Date le sue precedenti esperienze aeronautiche viene assegnato al Corpo degli osservatori Aerei e Lanciagranate. Nel corso di una missione di osservazione e bombardamento sulle truppe turche, il 31 gennaio 1912, viene ferito dal fuoco nemico. È rilevante che questo sia il primo successo del fuoco da terra contro un bersaglio aereo. Rientra in Italia definitivamente il marzo dello stesso anno, gli viene assegnata una Medaglia d’Argento al VM e viene promosso Maggiore per meriti di guerra. Il 4 giugno 1912 viene rimesso in congedo definitivo. Il 10 dicembre 1914 viene richiamato in servizio nell’esercito e trasferito (10 marzo 1915) al Battaglione Scuola Aviatori. Dal gennaio 1918 è trasferito in Francia. Il 10 giugno torna sul fronte italiano per prendere il comando del 45º Reggimento Artiglieria da Campagna. Alla fine della guerra viene nominato commissario civile per la regione di Cividale del Friuli. Nel corso della Prima Guerra Mondiale viene decorato due volte conla Medaglia d’Argento e due volte conla Medaglia di Bronzo. Rientrato nella vita civile si dedica inizialmente al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), di cui diviene nel 1920 commissario, per lasciare poi la presidenza nell’anno successivo all’Ingegnere Francesco Mauro. Pur continuando a seguire il CONI, negli anni successivi è coautore e direttore del comitato che scrivela Storia dell’Artiglieria Italiana.




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TERESA PELTIER 1873 - 1926

Scultrice per professione, fu amica di Leon Delagrange e si interessò di aviazione diventando la prima donna passeggera di un aeroplano, a bordo di un velivolo pilotato dallo stesso Delagrange. Alla morte dei quest’ultimo, avvenuta per incidente di volo, nel 1910, abbandonò definitivamente l’aviazione.




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AEROCICLOPLANO




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FLYER I




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WILBUR WRIGHT 1828 - 1917




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AEROPORTO DI CENTOCELLE - ROMA

Centocelle fu sede del primo aeroporto italiano, proprio nella zona in cui, a partire dal 15 aprile 1909, uno dei fratelli Wright, Wilbur, andò a dare una serie di dimostrazioni del loro Flyer, il primo velivolo a motore più pesante dell'aria che abbia mai volato. In seguito Wright instaurò di fatto la prima scuola di volo in Italia con la formazione del primo pilota italiano, l'ufficiale della Regia Marina Mario Calderara, che successivamente divenne l'istruttore della prima schiera di piloti italiani. Si passò così alla instaurazione della prima scuola militare di volo italiana. In breve, quello che era un semplice campo di aviazione, si trasformò in un vero e proprio aeroporto. Proprio su questo aeroporto venne consegnata la bandiera di guerra all'allora Regia Aeronautica, il 4 novembre 1923, pochi mesi dopo la sua fondazione come arma autonoma. La bandiera, simbolo della forza armata, venne custodita presso l'aeroporto fino all'ottobre del 1931, data di inaugurazione del Palazzo Aeronautica sede del Ministero dell'Aeronautica allora retto da Italo Balbo. Nella successiva espansione delle attività dell'aeroporto, la zona di Centocelleassisté a una rapida urbanizzazione principalmente per servire il personale dell'aeroporto. Durante la seconda guerra mondiale, per il suo ruolo fondamentale nello scacchiere operativo, la zona dell'aeroporto e di Centocelle fu oggetto di numerosi bombardamenti alleati. In seguito alla sconfitta nella seconda guerra mondiale si assistette a un periodo di decadenza che portò al progressivo allontanamento dalla zona di Centocelle delle attività aviatorie. A ciò fece seguito un periodo di costruzione selvaggia a partire dagli anni cinquanta che snaturò la natura dei luoghi come gran parte della allora periferia di Roma.




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GUSTAVE ALBIN WHITEHEAD 1974 - 1927

Il tecnico tedesco Gustav Weisskopf (che cambiò il suo nome in Gustave Whitehead dopo essere immigrato negli Stati Uniti nel 1895) costruì diversi alianti nel corso degli anni novanta, e tra il 1898 e il 1899 costruì anche un velivolo spinto da un motore a vapore, noto come Numero 21. Esistono testimonianze[79] secondo cui questo velivolo, costruito con una certa ingenuità e privo di sistemi di controllo, avrebbe volato per anche qualche centinaio di metri, toccando velocità di 110 chilometri orari, nel 1899, 1900 e 1901. Esse però vengono generalmente considerate esagerate e inattendibili, e la questione se Weisskopf abbia o meno davvero volato, anche solo per poco, rimane molto controversa.




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