La Grande Guerra Aerea - 3.3 - 1916 - Strafexpedition
L'offensiva del maggio 1916, passata alla storia con il nome di Strafexpedition (Spedizione Punitiva), non ebbe il carattere risolutivo che avrebbe voluto il suo più strenuo sostenitore, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito austro-ungarico feldmaresciallo Conrad Von Hotzendorf, ma segna comunque un punto di svolta nell'andamento del conflitto con la prima "battaglia di materiali" del fronte italiano. Ciò è vero anche per quanto riguarda l'azione delle forze aeree, ed in particolare dell'aviazione italiana, che in quei giorni cruciali sul fronte trentino vide affinarsi organizzazione operativa e concetti d'impiego, creando le premesse per la costruzione di uno strumento armonico e bilanciato, in un contesto caratterizzato dalla ricerca della massima aderenza dell'intervento del mezzo aereo alle operazioni delle forze di terra. All'inizio del marzo 1916 l'Ufficio Informazioni della 1^ Armata, venuto a conoscenza dell'intenso movimento di truppe e materiali nella regione tra Adige e Brenta, non tardò a trarne le giuste conclusioni, come risulta da una comunicazione in data 3 aprile del comando d'armata: “Questi movimenti ingenti e continui confermano le informazioni giunte ai Comandi superiori da fonti varie ed attendibili e da disertori di una offensiva austriaca sulla fronte del Trentino, con una forte irruzione sugli Altipiani. I tiri di inquadramento che vanno facendo le batterie nemiche in questi giorni, fotografie prese dai nostri aeroplani, indicano con certezza che a questo sforzo il nemico si accinge preparando un fortissimo concentramento d'artiglieria”. I mezzi aerei a disposizione erano le sei squadriglie del III Gruppo Aeroplani di Verona, agli ordini del maggiore Ernesto La Polla, rinforzato il 7 aprile dalla 10^ Squadriglia Farman temporaneamente ceduta dalla 3^ Armata, e la 6^ Squadriglia per Artiglieria, agli ordini del capitano Giulio Costanzi. Vi era dunque una sostanziale parità numerica con l'aviazione austroungarica che schierava in Trentino le sette Fliegerkompagnie, o Flik, 7, 8, 15, 17, 21, 23, 24, equipaggiate ognuna con una mezza dozzina di velivoli biposto da ricognizione e bombardamento. La riorganizzazione dell'aviazione italiana disposta l'8 aprile cambiò la numerazione dei reparti e trasferì la squadriglia d'artiglieria alle dipendenze del VII Gruppo Aeroplani, ma non modificò nella sostanza lo schieramento: a Verona erano la 5^ Squadriglia Aeroplani, già 5^ Squadriglia Caproni, con 5 velivoli, 73^ Squadriglia Aeroplani, già 4^ Squadriglia Aviatik, con 7 velivoli, (capitano Sanità), la 31^ Squadriglia Aeroplani, già 31^ Squadriglia Farman con 13 velivoli, 8 dei quali efficienti, la 46^ Squadriglia Aeroplani, già 6^ Squadriglia per Artiglieria con due sezioni, le altre due stanziate ad Asiago per un totale di 12 velivoli tra Caudron e Farman; a Villaverla la 27^ Squadriglia Aeroplani, già 10^ Squadriglia Farman, con 9 velivoli, 6 dei quali efficienti, 32^ Squadriglia Aeroplani, già 12^ Squadriglia Farman, con 9 velivoli, 6 dei quali efficienti; a Brescia la 72^ Squadriglia Aeroplani, già 3^ Squadriglia Aviatik con 6 velivoli; a Desenzano la Squadriglia Idrovolanti, con 7 velivoli tipo FBA. Le direttive del comando d'armata richiedevano che fosse intensificato e spinto a fondo, con ogni energia, il servizio di esplorazione aerea, integrato con opportune azioni offensive dall'alto sui punti più vitali del territorio nemico, sui quali vengono accumulandosi importanti materiali guerreschi. Le squadriglie avevano il compito di sorvegliare la Valsugana, la Val Lagarina, la Val Giudicarie e soprattutto la regione degli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. In merito all'impiego offensivo, le azioni a massa che il comando d'armata si riservava di organizzare erano da preferirsi agli attacchi isolati, ma i ricognitori erano comunque incoraggiati a colpire bersagli d'opportunità: sempre che sia possibile, gli apparecchi partano con qualche bomba da lanciare su punti specialmente importanti, quali agglomeramenti di truppe baraccamenti, depositi, ecc. Le squadriglie Farman, sulle quali ricadeva l'onere dell'attività di ricognizione, pur ostacolate dal cattivo tempo non tardarono a fornire ulteriori conferme di quanto si stava preparando. II 20 aprile l'osservatore tenente Mario Poli ed il pilota caporale Michele Riello della 31^ Squadriglia, rientrando a Verona con il velivolo colpito in più punti, riferirono di un intenso traffico di carri ed autocarri sulla strada per Folgaria e su quella del Monte Finonchio. La violenta reazione contraerea, puntualmente annotata nel rapporto di missione, era un'indiretta conferma del significato di quei movimenti: “(…) Si suppone il nemico abbia il massimo interesse ad impedire esplorazioni aeree in quella zona dato il tiro di sbarramento intenso e preciso, fatto con salve di batteria da M. Finocchio e M. Ghello.
Nei giorni seguenti altri Farman della 31^ e della 32^ tornarono a sorvolare la zona di Calliano, la Val Lagarina, la regione degli altipiani e la stazione di Caldonazzo, incontrando una crescente opposizione ma riuscendo a cogliere altri inequivocabili segnali. Mentre il quadro si andava delineando con sempre maggiore chiarezza, tra le misure prese dal Comando Supremo per rafforzare la Armata vi fu il trasferimento di alcune squadriglie dal fronte dell'Isonzo. Alla 27^ Squadriglia Aeroplani si aggiunsero cosi la 28^, arrivata il 25 aprile a Villaverla, e la 30^, trasferita a Verona il 28, entrambe montate su Farman . II loro arrivo aumentava al tempo stesso le possibilità della ricognizione e la capacita di offesa, e proprio in relazione ad un impiego offensivo dei mezzi aerei già il 19 aprile il comandante della l^ Armata, generale Roberto Brusati, aveva proposto di attaccare gli impianti ferroviari di Trento. L'operazione non era stata autorizzata dal Comando Supremo per ragioni di opportunità politica, trattandosi di una delle città irredente la cui liberazione era tra le ragioni della guerra, ma furono autorizzati attacchi contro la stazione di Calliano ed il campo di aviazione di Pergine; si trattava di obiettivi non meno importanti, il primo in un contesto di interdizione ed il secondo in relazione ad un'attività di controaviazione che cominciava a prendere forma, assicurando in ambedue i casi il concorso dei mezzi aerei a disposizione del Comando Supremo, e cioè dei dirigibili e delle sette squadriglie Caproni del IV Gruppo Aeroplani. In questo contesto, nella notte sul 1° maggio entrò in azione il dirigibile M3 del capitano Tullio Benigni, con l'ordine di "bombardare la stazione ferroviaria di Calliano, i depositi, i magazzini e baraccamenti adiacenti, cercando di arrecare il massimo danno alle comunicazioni e provenienze da Trento". Alle 23.45 del 30 aprile l'aeronave lasciò il suo cantiere (cosi erano allora definite le basi dei dirigibili, n.d.r.) di Boscomantico, con 750 chilogrammi di ordigni esplosivi ed incendiari, ed in mezzo a fitti banchi di nubi risalì la valle dell'Adige, navigando con bussola ed orologio. In prossimità dell'obiettivo, messi in allarme dal rumore dei motori, si accesero i proiettori di Monte Biaena, Monte Ghello e Monte Finonchio ed alcune batterie aprirono il fuoco, tirando però alla cieca dal momento che il dirigibile rimaneva nascosto dalle nuvole e dal nevischio. Anche il bersaglio era però invisibile e Benigni, lanciata qualche bomba sulla posizione presunta di Calliano, proseguì verso Trento, localizzata dal pallido chiarore che filtrava tra le nuvole, per sganciare il resto degli ordigni su quella stazione ferroviaria. Portatosi a 3.000 metri fece poi rotta per Folgaria e Schio, rientrando a Boscomantico alle 4.15. La mattina del 7 maggio fu la volta della stazione ferroviaria e degli accampamenti di Matterello, attaccati da tre Caproni della 5^ Squadriglia, armati con sei bombe da 162 mm e tre bombe incendiarie, e da quattro Farman per ognuna delle squadriglie 31^, 30^, 27^ Squadriglia Aeroplani, 28^ e 32^, armati con due granate-torpedini da 90 mm ed una incendiaria. Per noie ai motori tutte le squadriglie Farman videro il loro contingente ridursi da quattro a tre velivoli, ed anche l'equipaggio di un Caproni fu costretto a rinunciare, rassegnandosi a lanciare le sue bombe su degli accantonamenti a nord di Centa. La vivace reazione contraerea danneggiò uno dei due Caproni rimasti, mentre, con l'eccezione di un biposto Lloyd segnalato dai Farman della 30^ Squadriglia, l'aviazione austro-ungarica non tentò di interferire. Del resto, le sue possibilità di contrasto erano limitate dalla mancanza di un sistema di allarme efficace, un inconveniente che affliggeva anche l'aviazione italiana, e di mezzi di intervento adeguati. Le Flik del Trentino non schieravano infatti velivoli da caccia, una lacuna che sarebbe stata colmata soltanto nel 1917, e gli eccellenti biposto Brandenburg C.I , idonei per la ricognizione e l'osservazione aerea ed in grado di farsi valere anche come bombardieri leggeri, non avevano la maneggevolezza e l'armamento necessari, potendo di solito contare solo sulla mitragliatrice brandeggiabile a disposizione dell'osservatore. L'attività delle Flik, coerentemente con la tipologia dei mezzi in dotazione, fu indirizzata innanzitutto verso la ricognizione tattica e l'osservazione aerea, proiettandone di quando in quando le capacita offensive verso località di retrovia alle quali veniva attribuito un qualche valore strategico in virtù del potenziale industriale e demografico.
II 27 marzo fu tuttavia lanciato un attacco in forze ai ponti sul Piave con l'intervento delle Flik del fronte isontino, ma il fallimento di questo tentativo, che pure avrebbe potuto avere serie conseguenze se attuato con mezzi adeguati ed assistito da maggior fortuna, convinse i comandi che azioni di tal genere erano al di là delle possibilità del momento, portandoli ad escluderne la ripetizione. La mattina del 15 maggio la Strafexpedition trovò la 1^ Armata schierata su posizioni troppo avanzate, inevitabilmente destinate ad essere travolte dalla furia dell'artiglieria austro-ungarica, impiegata in modo magistrale per aprire la strada alle fanterie nella prima "battaglia di materiale" del fronte italiano. Nella confusione delle prime ore, tre velivoli della 46^ Squadriglia Aeroplani si alzarono in volo da Asiago alla ricerca del grosso calibro che aveva aperto il fuoco sulla cittadina, ed a queste prime sortite ne seguirono altre con lo scopo di permettere ai comandi di ricostruire una situazione in rapida evoluzione. Vennero cosi eseguite ricognizioni sulle rotabili di Monte Rovere e Vezzena e sulla zona Luserna-Costa Alta, sempre sfidando una vivace reazione da terra. Il 19 maggio, quando I'offensiva investì l'Altopiano di Asiago, il distaccamento della 46^ ebbe l'ordine di ripiegare sul campo di Nove, presso Bassano, da dove prese contatto con il XIV Corpo d'Armata, prima consistente aliquota di forze in arrivo dal fronte isontino. Installata la stazione radio a Campana, tra il 25 maggio ed il 5 giugno i Caudron ed i Farman eseguirono missioni di ricognizione fotografica ed a vista, intervallate da sortite per seguire I'andamento del tiro contro le batterie appostate a Xebbo, Giardini e Gallio. Grazie al fatto che i reparti ed i comandi venuti dall'Isonzo avevano una buona familiarità con le procedure del servizio d'artiglieria, le indicazioni trasmesse dagli osservatori furono tenute nella dovuta considerazione e molti bersagli segnalati vennero battuti in modo efficace. La stazione radiotelegrafica fu riposizionata il 5 giugno all'Osteria delle Fontanelle, in comunicazione diretta con il comando artiglieria del XIV Corpo d'Armata, e da quel giorno gli osservatori iniziarono ad aggiustare il tiro per mezzo della radiotelegrafia, trasmettendo a terra gli scarti rispetto al bersaglio. II distaccamento di Verona della 46^ entrò anch'esso in azione il mattino del 15 maggio, nel settore Val Lagarina, per localizzare le batterie che facevano fuoco dallo Zuech, dal Creino e dal Finonchio, ed a queste ricognizioni d'artiglieria se ne affiancarono presto altre mirate a tenere sotto controllo i movimenti delle forze avversarie. II 21 maggio le due sezioni si trasferirono sul campo di Castenedolo, lasciando i loro hangar ai Caproni della 9^ Squadriglia, ma il mattino del 22 furono di nuovo in azione sulla regione della Val Lagarina, dove il 25 maggio uno dei suoi Farman, in ricognizione tra il Pasubio e la Zugna Torta, colpito dall'artiglieria contraerea atterrò rovinosamente presso Ala, ed il 2 giugno un altro sfuggì a stento agli attacchi di due velivoli austro-ungarici. Per quanto riguarda le squadriglie del III Gruppo, il 15 maggio i Farman della 30^ e della 31^ si spinsero ripetutamente oltre le linee per rilevare movimenti di truppe e di artiglierie nella zona Calliano-Besenello-Folgaria ed effettuare bombardamenti di disturbo su Arco e Besenello. La 27^ Squadriglia Aeroplani, la 28^ e la 32^ intervennero invece soprattutto per contrastare il passo ai velivoli da osservazione avversari, impegnati a dirigere il tiro delle proprie batterie. Nei giorni seguenti i Farman furono ancora impiegati in crociere di protezione, tentativi di intercettazione e missioni di ricognizione nonchè, insieme ai Caproni, per colpire i punti nevralgici delle comunicazioni e dell'organizzazione logistica dell’11^ Armata austroungarica, con l'obiettivo di ostacolare l'alimentazione dell'offensiva. Nel primo mattino del 18 maggio il III Gruppo produsse il massimo sforzo contro Folgaria, centro di raccolta e di smistamento dei rinforzi e dei rifornimenti per le truppe in azione verso l'Altopiano di Tonezza, impiegando due Caproni della 5^ Squadriglia, un Farman della 30^ e due della 31^ di Verona, e tre pattuglie di quattro Farman delle squadriglie 32^, 28^ e 27^ Squadriglia Aeroplani di Villaverla, per attaccare i baraccamenti intorno al paese. La rotta prescelta, studiata per minimizzare il percorso sul territorio avversario, portò i velivoli decollati da Verona a risalire il lago di Garda e ad attraversare la valle dell'Adige passando le linee tra il Coni Zugna e la Zugna Torta, mentre i Farman di Villaverla seguirono la rotta più diretta CampomolonLavarone-Folgaria. Un trimotore fu costretto a rientrare anzitempo dalla rottura della tubazione della benzina, e per noie al motore dovettero rinunciare anche un velivolo della 27^ ed uno della 28^, ma gli altri portarono a termine la missione e rientrarono ai loro campi lasciandosi dietro il fumo di diversi incendi. Durante l'avvicinamento all'obiettivo, il Farman della 27^ condotto dal capitano Amedeo Ferraro e dal sottotenente Antonio Rasi, avvistato un velivolo avversario tipo Lloyd apparentemente diretto su Vicenza, lo aveva attaccato con decisione e, nonostante la mitragliatrice si fosse inceppata, lo aveva messo in fuga inseguendolo poi verso Lavarone. Questo copione era tipico degli incontri tra aviatori di campi opposti nel primo anno di guerra. Le caratteristiche dei mezzi facevano si che di solito il combattimento si concludesse con un nulla di fatto, anche se poteva certo segnare un punto a suo favore chi avesse costretto l'avversario a desistere dal suo compito, come era riuscito a fare il Farman.
A riprova della sua importanza quale centro logistico, Folgaria fu di nuovo attaccata il mattino del 19 maggio da due Caproni della 5^ Squadriglia e da tre coppie di Farman delle squadriglie 27^, 31^ e 32^. Gli attaccanti trovarono le strade dell'altipiano, ed in particolare quella per Serrada, animate da un traffico intenso, come confermò un equipaggio della 28^ che, dopo aver bombardato la stazione di Calliano in coppia con un altro Farman dello stesso reparto, rientrò a Villaverla risalendo la valle del Rio Cavallo e sorvolando la zona Campomolon-Toraro. Quello stesso pomeriggio i depositi di Calliano furoni attaccati anche da reparti terrestri, e ciò anche perchè i criteri di impiego erano ancora in fase di maturazione. Gli attacchi aerei, sempre riferibili ad un'attività di interdizione che cominciava ad acquisire una qualche sistematicità, ripresero nelle prime ore del mattino del 21 maggio con il bombardamento della stazione di Calliano ad opera di un Caproni della 5^ Squadriglia, seguito da due coppie di Farman delle squadriglie 30^ e 31^. Verso lo stesso obiettivo diressero più tardi da Villaverla anche due Farman della 27^ Squadriglia Aeroplani, due della 28^ e due della 32^, divisi in due formazioni ed armati con tre granate-torpedini da 90 mm. L'ordine era "bombardare concentramenti nemici a Calliano ed eseguire contemporaneamente una ricognizione per determinare e precisare i movimenti e spostamenti nemici lungo la Val Lagarina e lungo le strade che da questa rimontano sugli altipiani". La valle era però coperta da un fitto strato di nubi e gli equipaggi non furono in grado di individuare il bersaglio. Tre velivoli invertirono la rotta, gli altri, scorto tra le nuvole l'altipiano di Folgaria, ne approfittarono per lanciare le loro bombe su un parco carriaggi a nord-est del paese. Nuovi reparti arrivavano intanto a dare ulteriore impulso alle operazioni aeree. Una squadriglia di trimotori Caproni di nuova formazione, la 9^ squadriglia, arrivò a Verona il 22 maggio, ed il giorno dopo si schierò sul campo di Villaverla con la 71^ Squadriglia montata su Nieuport, proveniente dal Friuli e prima unità da caccia ad operare sul fronte trentino. Le sfavorevoli condizioni meteorologiche continuavano però ad ostacolare l'attività di volo ed il 24 maggio fallì l'ennesimo tentativo di bombardare il terminale ferroviario di Calliano. La coltre di nuvole impedì a tre trimotori della 5^ Squadriglia e ad uno della 9^ Squadriglia, al battesimo del fuoco, di individuare l'obiettivo, ma le bombe non furono riportate alla base: i velivoli della 5^ sganciarono le loro su baraccamenti a nord di Volano, il trimotore della 9^ sulla stazione ferroviaria di Trento. L'accanita resistenza della 34^ Divisione non riuscì ad impedire lo sfondamento delle linee di difesa dell'Altopiano di Asiago cosicchè, nel tentativo di rallentare la rapida progressione della 3^ Armata imperial-regia a cavallo della Val d'Assa, il Comando Supremo, mentre accelerava il trasferimento delle brigate richiamate dal fronte dell'Isonzo, ordinò al IV Gruppo Aeroplani di Aviano di battere con le sue sette squadriglie di trimotori Caproni le linee di comunicazione dell'avversario. La prima missione fu eseguita il mattino del 25 maggio sulla zona Val Torra Malga, Campo Rosato-Casara, Le Mandrielle-Campolongo-Casotto "allo scopo di incendiare i boschi ivi esistenti", come recita l'ordine di operazione diramato il giorno 23 dal IV Gruppo. A tal fine, i quattro trimotori, presentatisi sull'obiettivo verso mezzogiorno ad una quota di 3.200 metri, portavano un totale di 67 bombe incendiarie ma l'azione, intesa da un lato ad ostacolare i movimenti dell'avversario, dall'altro ad annullare la possibilità di mascherarli, non ebbe successo. La vegetazione ed il terreno erano inzuppati d'acqua ed i piccoli focolai accesi qua e la non si svilupparono a sufficienza. II tempo avverso che nei giorni seguenti bloccò l'attività del III Gruppo penalizza allo stesso modo il IV, che tornò in azione solo il 30 maggio, quando al mattino cinque Caproni attaccarono postazioni d'artiglieria a Monte Erio e nel pomeriggio altri cinque concentramenti di truppe e colonne di autocarri tra Roana, Mezzaselva e Rotzo. In entrambi i casi "le bombe furono viste colpire i bersagli indicati". Non altrettanto poterono riferire gli equipaggi di due Caproni della 5^ Squadriglia, di uno della 9^ Squadriglia e di un Farman della 31^ ai quali le nubi basse impedirono di verificare il risultato dell'attacco alla stazione di Calliano che quello stesso giorno segnò la ripresa dell'attività delle squadriglie di Verona. Nella fase delle operazioni che vide l'avanzata della 3^ Armata austro-ungarica dalla testata dell'Assa alla conca di Asiago, raggiunta il 28 maggio, l'operato dell'aviazione italiana ebbe un carattere più organico ed aderente alla situazione sul terreno. II numero delle bombe lanciate (67 incendiarie e 63 esplosive da 162 mm per il IV Gruppo; 18 da 162 mm, 27 da 90 mm e 19 incendiarie per il III Gruppo) è un indice delle difficoltà incontrate dalle squadriglie a causa del maltempo, più che dei perduranti problemi di efficienza dei motori. Con l'estendersi della lotta sull'Altopiano di Asiago si rese comunque necessario rivedere schieramento e settori di azione. II 26 maggio la 28^ Farman fu trasferita a Nove di Bassano, per svolgere servizio di crociera e di ricognizione sull'altopiano, sulla Valsugana e sulle Alpi di Fassa. Tra Astico e Brenta dovevano operare anche la 27^ Squadriglia, rimasta a Villaverla, ed il distaccamento della 46^ di Nove di Bassano, e sempre sull'altopiano sarebbero stati inviati quasi quotidianamente, tempo permettendo, i trimotori del IV Gruppo, per battere le riserve in avvicinamento e le zone di raccolta. Continuarono invece ad essere impiegate tra la Val Lagarina e la Val d'Astico le squadriglie di Verona, 5^ Squadriglia, 9^, 30^ e la 32^ di Villaverla. I loro compiti primari erano la ricognizione ed il bombardamento, dal momento che alle crociere di protezione e di sbarramento provvedevano ora i Nieuport della 71^ Squadriglia e della 75^, una nuova squadriglia da caccia costituita il 1 giugno a Verona. Esauritasi il 18 giugno la spinta avversaria, al distaccamento di Nove di Bassano della 46^ fu chiesto di procedere al rilievo fotografico delle prime linee austro-ungariche dalle Melette di Gallio al Monte Cengio e successivamente, a partire dal 26 giugno, delle posizioni dietro il profondo dell'Assa e lungo il crinale Monte Interrotto-Monte Mosciagh-Passo dell'Agnello sulle quali si era ritirato l'avversario. Si trattava di accertare lo stato degli apprestamenti difensivi, sorvegliare i movimenti delle truppe ed identificare lo schieramento delle artiglierie. Arrivarono in quel periodo dalla Armata le squadriglie d'artiglieria 43^ e 42^, rispettivamente a Trissino il 12 ed a Castello di Codego o il 20 giugno, mentre I'assegnazione di una sezione Caudron al distaccamento di Nove di Bassano e di una sezione Farman al distaccamento di Castenedolo portava la 46^ a sei sezioni. La maggiore disponibilità di mezzi permise di riorganizzare il servizio d'artiglieria in funzione dello schieramento assunto dalla 1^ Armata dopo l'entrata in linea delle grandi unità avviate sull'altopiano dal Comando Supremo, distribuendo cosi le squadriglie in data 14 giugno: al III Corpo d'Armata e 37^ Divisione furono assegnate tre sezioni della 46^ squadriglia di Castenedolo V Corpo d'Armata la 42^ Squadriglia su due sezioni basate sul campo di Trissino; al X, XIV e XXIV Corpo d'Armata tre sezioni della 46^ Squadriglia sul campo di Nove; al XVIII e XX Corpo d'Armata la 43^ su due sezioni a Castello di Codego. Campo d'azione delle tre sezioni della 46^ operanti da Castenedolo vennero ad essere la regione Pasubio-Col Santo, la dorsale dello Zugna ed il fondovalle dell'Adige davanti a Serravalle. A differenza dell'Altopiano d'Asiago, l'attività fu qui indirizzata quasi esclusivamente alla ricognizione tattica e poche furono le sortite di osservazione del tiro. Ben diversamente impegnato fu il distaccamento di Nove. Nella regione dell'altopiano i suoi equipaggi tennero sotto controllo accampamenti presso le Melette, a Gallio ed a Camporovere, sorvegliarono le strade di Pedescala, della Val d'Assa e di Monte Interrotto, individuarono appostamenti di pezzi di grosso calibro in Val d'Astico e localizzarono batterie da campagna a Villa Rossi, Villa Trevisan, Xebbo e Giardini, dirigendo il fuoco ora sull'uno ora sull'altro obiettivo con l'ausilio della radiotelegrafia. Le squadriglie 42^ e 43^ si trovarono ad agire la prima nel settore Pasubio-Posina, la seconda fino al 9 luglio nella parte nordorientale dell'Altopiano di Asiago, poi, trasferita in quella data sul campo di Feltre, nel settore Brenta-Cismon. Ai comandi d'artiglieria fu raccomandato di utilizzare l'aeroplano non solo per la ricognizione o la scoperta degli obiettivi, ma anche, se non soprattutto, per dirigere il tiro contro bersagli in posizione defilata o per i quali gli osservatori a terra avessero difficoltà a rilevare gli scarti. Per raggiungere in fretta l'indispensabile affiatamento furono incoraggiati contatti diretti tra aviatori ed artiglieri ed anche il problema dei collegamenti fu preso in seria considerazione, invitando i comandi a studiare opportunamente il posizionamento delle stazioni radiotelegrafiche riceventi ed a collegarle con linee telefoniche indipendenti con le batterie, perchè potessero rilanciare con tempestività le indicazioni del velivolo.
Il testo è tratto da:
L'Aviazione Italiana nella Grande Guerra, di Basilio Di Martino, Mursia 2011
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