La Grande Guerra Aerea - 5.1 - 1918 - L'ultimo anno di guerra
Durante la pausa invernale Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria e Francesco Baracca, testarono a Torino i nuovi caccia Pomilio Gamma e Ansaldo Balilla, formulando su entrambi pareri negativi. Oltre alle perdite accusate a seguito di incidenti di combattimenti sfortunati, si facevano sentire anche quelle per sviste di navigazione. Il sergente Alberto Rettori ad esempio, dell' 81^ Squadriglia con un velivolo Ni 27 il 15 gennaio 1918 atterrò per un errore sul campo di San Fior di Sopra e fu preso prigioniero. Come era ormai in uso, i tedeschi lanciarono il giorno dopo un messaggio entro le linee italiane con queste parole: «Agli aviatori italiani! Il sergente Rettori Alberto è incolume. Gli aviatori tedeschi. 16-1-18». Lo stesso giorno alle 10.30, Peter Carpenter con M. Frew del 45th Squadron di Fossalunga distrussero due Albatros e un DFW a Vazzola (Tv), che furono incendiati. Dallo stesso Squadron in gennaio il Cap. Kennneth Montgomery passava a Grossa al comando del 66th. Con l'inizio del 1918 furono adottate nuove misure per rendere più efficaci le azioni contro l'avversario ed altre per migliorare la difesa delle nostre forze. Maggiore attenzione venne dedicata al bombardamento notturno con azioni collettive. Inoltre furono potenziate l'aviazione montana, i servizi di scorta e i pattugliamenti regolari. Vennero inoltre approntati altri 25 aeroporti e reso più efficiente il collegamento con la fanteria e l'artiglieria. La ricognizione strategica ebbe costituiti altri reparti preparati ad addentrarsi sul territorio ostile ed equipaggiati con i nuovi e velocissimi SVA. Anche il numero delle scuole di volo risultò incrementato. Venaria (TO), Pisa (San Giusto), Coltano (PI), Foiano Della Chiana (AR) e Cameri (NO) ospitarono centri per l'addestramento di base. Scuole per il passaggio ai vari tipi di velivoli erano invece attive a Torino (Mirafiori), Cascina Malpensa di Busto Arsizio (VA), Vizzola Ticino (VA), Cascina Costa di Gallarate (MI). Presso la base del quartiere romano di Centocelle erano invece ubicate la «Scuola Volo» e la «Scuola Osservatori». L'addestramento all'acrobazia e al tiro si svolgeva a Furbara di Cerveteri (RM), Capua (CE), Gioia Del Colle (BA) e Grottaglie (TA). I piloti da bombardamento infine, venivano addestrati a Foggia su 3 campi indicati come«Nord», «Sud» e «Ovest». Una volta che gli aviatori avevano terminato il loro ciclo di istruzione dovevano essere assegnati a una squadriglia. Altre volte invece era necessario costituire squadriglie ex novo. Per questo operavano 3 C.F.S., acronimo di Centro Formazione Squadriglie, a Ghedi (BS), Ponte San Pietro (BG) e Riva Di Chieri (TO), con il compito di formare il giusto amalgama fra i piloti. Da ultimo, era stata organizzata una rete di depositi (Parco aerei) a Poggio Renatico (FE), Rubiera (RE) e Taliedo alle porte di Milano. Il 19 Febbraio 1918 fu diramata ai reparti una circolare recante la notizia che a titolo sperimentale erano stati allestiti 2 campi «simulati» a Visnadello e a Casale sul Sile alle porte di Treviso. Le strutture, che avevano la funzione di trarre in inganno l'avversario, erano poste alla dipendenze della 3^ Armata e furono attrezzate come veri campi di volo. Poco distante di ognuno di essi erano state sistemate unità di segnalazione che usavano i codici austriaci. Da Marcon il comando d'Armata aveva discrezione di farle funzionare o di disattivarle all'occorrenza. I piloti italiani e alleati erano avvisati di evitare l'atterraggio presso quelle strutture e di farsi riconoscere quando le sorvolavano. L'inganno era stato studiato in modo da scattare nel momento in cui i bombardieri austriaci erano di ritorno dalle azioni notturne. In zona i riflettori venivano spenti e sospesa l'azione della contraerea, mentre gli impianti di segnalazione dei finti campi si illuminavano, inviando agli aerei avversari l'autorizzazione all'atterraggio. A terra erano in agguato forze pronte a distruggere i velivoli austrotedeschi non appena avessero toccato il suolo. Non esistono però notizie che confermino che il tranello abbia mai funzionato. Anche gli austriaci tentarono di raggirare gli italiani. I piloti della Flik 4D infatti, al ritorno dalle missioni, quando si dirigevano al campo di Belcorvo vicino a Bibano presso Godega di Sant'Urbano (TV), erano inseguiti dai nostri caccia che intendevano scoprire la base dalla quale i velivoli con la croce di ferro si erano alzati in volo. Per evitarlo, tutta a zona fu completamente mimetizzata e venne allestito un finto campo a Orsago. Il 30 luglio 1918 gli aerei della duplice monarchia, al momento di far ritorno alla base, invecedi atterrare a Belcorvo, proseguirono fin sopra la base fantasma. I caccia italiani quindi attaccarono inutilmente un campo vuoto. Il 25 gennaio 1918 Antonio Reali della 79^ Squadriglia pilotando il Nieuport Ni5845, riuscì a prevalere sull'Albatros 153.70 ai cui comandi era l'asso austriaco Franz Lahner della Flik 55/J che si salvò. La vittoria però non venne riconosciuta a Reali perché egli non poté provare che l'avversario aveva toccato terra. Lahner fu poi nuovamente abbattuto il 21 Febbraio da Antonio Chiri che quel giorno volava in coppia con Guglielmo Fornagiari. I due aviatori della 78^ Squadriglia stavano scortando un Savoia Pomilio della 33^. L'Albatros 153.158 cadde vicino ad Asiago, anche questa volta la vittoria non fu riconosciuta nemmeno a Fornagiari. Protetto dalla sua buona stella, il fortunato Lahner ne uscì di nuovo indenne. Il 30 gennaio sul campo di Casoni di Mussolente, il SIA di Gori e Costa della 36^ Squadriglia, fu protagonista di uno scontro frontale con un Pomilio della 132^ pilotato da Canova che, per un guasto al motore, era in atterraggio nella direzione opposta a quella consentita. I piloti coinvolti furono tutti sanzionati. Dal 28 al 31 dello stesso mese, a causa del maltempo, nelle operazioni sul settore Asiago-Brenta, la ricognizione prese il posto dei bombardieri che dalla zona di Padova, su cui gravava una spessa coltre di nebbia, non potevano decollare. Si optò per colpire gli obiettivi previsti con uno spezzonamento leggero. Durante quelle giornate di missione furono distrutti 17 velivoli avversari. Gli italiani ne persero 6, la maggioranza dei quali in incidenti.
A cavallo tra gennaio e febbraio la pianura veneta venne coperta da una nevicata uniforme che rendeva particolarmente visibile il terreno nelle notti di luna. Il campo di Istrana fu così bombardato per due giorni di seguito il 31 gennaio ed il 1 Febbraio. All'epoca della Grande Guerra le operazioni di bombardamento eseguite col favore delle tenebre erano facilitate dal fatto che non erano ancora stati sviluppati né strumenti né tecniche per la caccia notturna. La notte sul 31 perdemmo due Hanriot e altri cinque rimasero danneggiati. Lo stesso accadde ad altri sette la notte seguente. Il 2 gennaio fu quindi deciso il trasferimento di una coppia di squadriglie. La 76^ e la 81^ andarono a rischierarsi a Casoni di Mussolente e un mese dopo anche la 22^ e la 36^ saranno spostate sullo stesso campo. Gli Inglesi in quel periodo mutarono la strategia impiegata nelle incursioni sugli aeroporti effettuate con gli Re.8, affiancando loro i Camel armati di 4 bombe Cooper da 20 libbre. Il 9 Febbraio una formazione composta da velivoli del 28° Squadron e 66° Squadron attaccò il campo di Casarsa. La sorpresa fu totale. Gli aerei colpirono un hangar, alcune baracche e la ferrovia e poi tornarono a Grossa dividendosi in due formazioni. Il giorno dopo il 66° venne spostato nel nuovo campo di Limbraga a Treviso. Si trattava dell’ippodromo cittadino trasformato in aeroporto ad uso degli inglesi. Il 5 Febbraio la sezione aerostatica di Ponte di Piave (TV), con ogni probabilitàla la III della 3^ Armata, ricevette in dotazione il primo pallone frenato progettato nel nostro paese: l'Avorio-Prassoni (A.P.). Quella in programma quel giorno era dunque l'ascensione d'esordio del nuovo Draken italiano. A bordo si trovava un veterano degli osservatori, il tenente Gugliemo Soster. L'ufficiale deteneva il record dei lanci col paracadute dagli aerostati. Quando un pallone veniva attaccato da un caccia non c'era molto che si potesse fare. L'unica soluzione era riportarlo al suolo il prima possibile. Gli osservatori erano infatti armati soltanto con una rivoltella con la quale al massimo potevano sparare qualche pistolettata all'indirizzo del velivolo aggressore. Il 5 febbraio dunque, quando gli austriaci scorsero il nuovo pallone italiano innalzarsi poco oltre il Piave per spiare le loro attività, subito inviarono un velivolo a tentare di abbatterlo. Purtroppo per il lui, quel 5 febbraio Gugliemo Soster era destinato ad incrementare il suo record di lanci col paracadute. L'Avorio-Prassoni colpito dalle raffiche di mitragliatrice esplose dalle armi del caccia con la croce di ferro, si incendiò sotto gli occhi dell'inviato di punta del Corriere della Sera Guelfo Civinini che assisteva all'ascensione. All'ufficiale italiano non restò all'altro da fare che gettarsi dalla navicella e, brandendo il revolver contro l'avversario, scendere lentamente a terra col paracadute.
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Hd.1 CON IL ROSSO LEONE DELLA 72^ SQUADRIGLIA, CASTENEDOLO 1918
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