Il Fronte del Cielo - Osservazione e Ricognizione - 7.6 - L'ultimo anno

Finita nel dicembre 1917 con successo la battaglia d'arresto, il primo semestre del 1918 fu per tutto l'esercito un periodo di operazioni limitate e che conseguentemente potè essere dedicato alla riorganizzazione e al potenziamento dello strumento bellico gravemente danneggiato dalla battaglia di Caporetto; questo riguardò ovviamente anche le unità aeree il cui numero fu incrementato, mentre si procedeva alla sostituzione dei velivoli più antiquati con altri di migliori prestazioni, mentre avveniva una salutare competizione e confronto con le forze aeree alleate. Non che i nuovi velivoli potessero sempre soddisfare le attese dei reparti, ma occorre notare come ormai i Pomilio, i SAML, i SIA 7B fossero equipaggiati non soltanto con macchine fotografiche di buona qualità e una cinquantina di lastre da impressionare, ma anche con radio numerose e funzionanti al punto da dover riorganizzare e disciplinare le trasmissioni per evitare le trasmissioni in chiaro e quindi la facile comprensione da parte dell'avversario nonchè per ebitare intoppi nel flusso delle operazioni. All'inizio del 1918, il Sottocapo di Sato Maggiore Pietro Badoglio, motore della riorganizzazione dell'esercito, firmò la circolare 40376 che dava nelle intenzioni impulso anche all'impiego di aeroplani nel servizio di fanteria, destinando allo scopo una squadriglia che doveva essere suddivisa in tre sezioni tra la 3^ e 4^ Armata e il Comando Truppe Altopiano, con il compito di supportare le truppe direttamente ad "assalire e mitragliare le avversarie", oltre a fornire un servizio di collegamento e di osservazione. Il 10 marzo 1918 l'Ufficio Servizi Aeronautici fu soppresso e fu costituito al suo posto il Comando Superiore di Aeronautica al comando del Generale Luigi Bongiovanni. Le squadriglie dedicate alla ricognizione furono istruite con un apposito manuale di 84 pagine che entrava nei dettagli dei servizi di esplorazione strategica, tattica, del servizio di artiglieria e di fanteria. Il potenziamento fu progettato con un numero di squadriglie da ricognizione di 40 che dovevano essere suddivise in 7 d'armata, 10 di artiglieria d'armata e 23 di corpo d'armata. In attesa di raggiungere l'ambizioso obiettivo per l'estate gli aviatori italiani fecero i conti con i problemi produtivi e sopratutto con l'inaffidabile SIA 7B che aveva la sgradevole tendenza a perdere le ali in volo, al punto che fu fermato a terra in attesa che il problema fosse risolto. E intanto la ricognizione di armata si avvaleva dello SVA e di Pomilio PE, che avevano superato i problemi analoghi del SIA 7B. Per poter proseguire l'attività si dovettero sostituire i SIA 7B a livello di corpo di armata con i SAML e altri, ma l'infelice momento fu superato e la contro preparazione di artiglieria avvenuta nella battaglia del Solstizio, battaglia difensiva in cui l'Intesa riuscì a metter in campo 653 velivoli contro 623 austro-ungarici secondo i dati di Porro, dato che quantomeno per gli aerei italiani realmente efficienti e disponibili è stato ricondotto da Di Martino al più modesto 348, fu conseguita proprio da queste squadriglie che avevano effettuato una minuziosa ricognizione e impressionato qualcosa come 5810 lastre, che costituiscono un patrimonio conoscitivo notevole per la 6^ Armata italiana e per i reparti misti italiani franseci e inglesi.Lo strumento era ormai efficace e sul Grappa non potè dare tutto l'apporto possibile soltanto a causa del tempo inclemente che impedì l'osservazione e la scoperta dell'artiglieria austro-ungarica, la quale invece dalle sue posizioni mascherate, spesso in roccia, fu in grado di opporre una resistenza sorprendente. Guardando alle cifre degli aeroplani impiegati dall'aeronautica italiana alla fine della guerra si può comprendere il valore della ricognizione nel quadro del primo conflitto mondiale, fosse essa vicina, tattica, strategica o in servizioall'artiglieria: i dati variano da fonte a fonte, ma considerando quelle proposte da Di Martino, secondo dati del Comando Superiore di Aeronautica, abbiamo233 aerei su 569 al 24 ottobre 1918, contro 284 caccia e 52 bombardieri. Naturalmente queste cifre sono indicative delle proporzioni poichè volendo invece contare gli aerei realmente efficienti e con piloti addestrati le cifre sono assai inferiori: 187 caccia, 157 ricognitori e 52 bombardieri.

Tra gennaio e maggio si ebbero cinque parentesi operative signicative, di cui certamente la più importante per i risultati ottenuti è certo la battaglia dei Tre Monti, dal 27 al 31 gennaio. In questa operazione, così come la precedente sull'Asolone, gli ordini dei comandi e la volontà degli equipaggi si scontrarono con la realtà di una situazione dei mezzi assolutamente deficitaria. Per la battaglia dei Tre Monti fu necessario rastrelalre da ogni parte i mezzi aerei necessari. Il Comando Truppe Altopiano ha a disposizione 5 ricognitori nel XV Gruppo (115^ e 139^ di San Pietro in Gù) e 13 ricognitori del VII ( 26^, 32^ e 33^ di Nove di Bassano), ai quali si aggiungono i palloni di osservazione delle sezioni 1^ e 6^ del VI Gruppo Sezioni Aerostatiche. Venne richiesto ai comandi aeronautici della 1^ e 4^ Armata di fornire giornalmente almeno due sortite di ricognitori oltre che naturalmente la scorta dei caccia. Il Comando Supremo assegnò la disponibilità di 14 aeroplani del X Gruppo portando il totale dei velivoli disponibili a 22 ricognitori. Alla fine di maggio 1918 erano sempre più insistenti e dettagliate le voci su un nuovo attacco in grande stile dell'esercito austro-ungarico. Alla vigilia delo scontro il Comando di Aeronautica dell'8^ Armata (ex 2^) aveva alle dipendenze i Gruppi XV e XIX dislocati sui campi di San Luca e Istrana. La componente ricognitiva del primo era rappresentata dalla 115^ Squadriglia d'artiglieria d'armata, la 139^ da rignizione d'armata e 4^ Sezione SVA per la ricognizione strategica, nel secondo le Squadriglie SAML 114^ e 118^ per il servizio d'artiglieria, nonchè la 23^ S.P.3 e la 3^ Sezione della 24^ Squadriglia SIA 7B per il servizio di fanteria. In totale 24 ricognitori: 8 SAML, 4 S.P.3, 8 Pomilio, 4 SVA. La 9^ Armata (ex 5^) concentrata in puanura tra Verona, Vicenza e Treviso si appoggiava ai Gruppi della 7^, il IX e il XX con 6 squadriglie da ricognizione e una sezione SVA. Delle squadriglie solo la 113^ SAML, in transizione su Pomilio, era assegnata alla 9^ armata, mentre le altre dislocate sui campi di Castenedolo, Ponte San Marco e Cividate Camuno, gravitavano nel settore della 7^. L'opera dei ricognitori, e specialmente dei velivoli d'artiglieria, obbligati atrattenersi a lungo in una stessa zona esposti all'attacco dei velivoli avversari, fu resa possibile dal servizio di scorta assicurato dalle squadriglie da caccia delle armate. La pericolosità dell'attività dei ricognitori era ben chiara ai comandi austriaci che non riuscendo o riuscendo solo in minima parte a contrastarla in cielo, cercarono almeno di renederla quanto più difficile e meno produttiva possibile con una accurata opera di mimetizzazione, con il concentrare nelle ore notturne i movimenti di uomini e materiali, con una azione violenta e determinata della contraerea. Sul fronte dell'8^ Armata gli osservatori furono concordi nel confermare nei loro rapporti l'assoluta mancanza di movimento sulle strade durante il giorno ed il silenzio delle artiglierie quando i velivoli si trovavano in zona. Di contro vivissimo ed in certe ore addirittura rabbioso veniva definito il tiro delle batterie contraeree, che avevano evidentemente il compito di impedire la ricognizione aerea nelle zone di Falzè, Pieve di Soligo, S. Salvatore e Susegana.


Da: (1) "Ali sulle trincee, Ricognizione tattica ed osservazione aerea nell'aviazione italiana durante la Grande Guerra, di Basilio Di Martino, 1999, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare; (2) "L'Aeronautica italiana nella I Guerra Mondiale" Atti del convegno Roma 21-22 novembre 2007, La nascita e lo sviluppo dell'aviazione da ricognizione, di Alessandro Massignani. Aeronautica Militare - Ufficio Storico. Immagine. Artiglieria Antiaerea austrica, Piave 20 marzo 1918)


 
1917 48^ Squadriglia

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AEROPORTO DI ISTRANA

Il campo di Istrana della prima guerra mondiale non corrisponde a quello attuale. Presso gli austriaci esso era noto come campo di Trevignano in quanto era stato realizzato sul confine con questo comune, nella zona a nord di Istrana e a est di Vedelago. La base era collocata a sud dei «Pilastroni» della villa Onigo di Trevignano e si estendeva fino quasi alla Postumia Romana occupando circa 60 campi trevigiani. Il campo di Istrana, a partire dal 1917, fu inserito nella rotta Torino - Pordenone, che veniva impiegata per trasferire al fronte, direttamente dalle zone di produzione, i nuovi velivoli. L'esistenza di questo aeroporto era ben nota agli austriaci com'è testimoniato dai pesanti bombardamenti di cui fu oggetto a partire dal grande scontro del 26 dicembre 1917. In quell'occasione, i cieli della Marca, fecero da sfondo al più importante combattimento aereo dell'intero conflitto sul fronte italiano. continua nel sito (vedi aeroporti: Istrana)


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FARMAN 1914

Costruito dal 1914 come MF11, fu abbandonato nel 1916. Era propulso da un motore da 80 CV e fu impiegato come ricognitore, bombardiere e velivolo di appoggio per l’artiglieria. Biplano biposto in grado di sviluppare una velocità massima di 106 km/h e di raggiungere una quota di 4000 metri. Pesava 1188 kg a pieno carico ed aveva una autonomia di volo di 3 ore e 30’.


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41^ SQUADRIGLIA


La 1^ Squadriglia Artiglieria, il 15 aprile 1916, diventa 41^ Squadriglia. Equipaggiata con i Caudron G.3 è di stanza a Risano. L'8 agosto va a Bolzano del Friuli. Nel corso del 1916 esegue 468 voli di guerra. Il 1 gennaio 1917 è a Oleis. Nel corso del 1917, per la crisi dei materiali, compie solo 129 voli di guerra. Praticamente si scioglie nell'ottobre 1917 al Centro di formazione di Ghedi.

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44^ SQUADRIGLIA


La 4^ Squadriglia Artiglieria diventa il 15 aprile 1916 la 44^ Squadriglia sulla base di Gonars. Nel corso del 1916 esegue 402 voli di guerra di cui 106 osservazioni del tiro. Verso la metà del 1917 riceve alcuni bimotori G.4. Il reparto viene sciolto il 10 novembre 1917. Nel corso del suo ultimo anno compiva 125 voli di guerra. da: I reparti dell'aviazione italiana nella grande guerra, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare)

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CAUDRON G.3




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38^ SQUADRIGLIA

Quasi pronta per la mobilitazione nell'agosto 1916 la prima 38^ su Farman, diventa invece 101^ per la difesa di Bari. Una nuova 38^ è costituita a Taliedo nel dicembre 1916 su Savoia Pomilio S.P.2 e si mobilita agli inizi del 1917, cioè il 30 gennaio a Campoformido. Inizia i voli di guerra da Risano il 4 marzo 1917. Nel settembre si converte interamente sullo S.P.3, si ritira, dopo Caporetto attraverso Arcade fino a Ponte San Pietro (Bg). Il 3 novembre viene rimandata in linea a Ca' Tessera e inizia a riequipaggiarsi sul SIA 7b. Nel corso del 1917 effettua circa 150 voli di guerra. Il velivolo è problematico e gli incidenti falcidiano il reparto. Ad aprile viene dotata del nuovo modello SIA 7b2 ma le cose non migliorano. Il 28 maggio 1918 si sposta a Malcontenta e si impegna nel corso della battaglia del Piave. A giugno la squadriglia inizia a convertirsi sul Pomilio. Vola anche con i velivoli inglesi Re.8. Nel corso dell'ultimo anno di guerra compie 291 voli bellici, che portano il totale a 433. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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48^ SQUADRIGLIA RICOGNIZIONE




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26^ SQUADRIGLIA


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AEROPORTO DI CASONI DI MUSSOLENTE (VI)

A giugno del 1917 risultava in attività anche il campo di Casoni di Mussolente che era stato ricavato in un'ampia zona agricola a sudest dell'abitato ed tra la strada che conduce verso ca' Rainati (lato sud), l'attuale via Aeroporto - chiamata allora «strada Nuova» (lato est) e Villa Bergamo, conosciuta a quell'epoca come Villa Barbieri. Il campo aveva una larghezza di 400 m. Era una base organica è molto usata per la vicinanza con il monte Grappa. Qui ebbero sede le squadriglie: 26a bis (conosciuta per avere come insegna un fumetto allora in voga e il motto «come ti erudisco il pupo»), 22a, 24a, 36a, 62a, 113a, 114a, 132a e 133a. I reparti che però più segnarono la storia di questo aeroporto furono la coppia di squadriglie 76a e 81a, che seppero battersi ottenendo risultati anche migliori di altri reparti più noti.(Immagine dal sito http://www.pfarrout.com/index.html)


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LUIGI BONGIOVANNI 1866 - 1941

Nato a Reggio Emilia è stato un generale e politico italiano. Dopo gli studi all'Accademia militare di Torino, fu nominato sottotentente di Artiglieria. Entrato nel Corpo di Stato Maggiore come capitano, partecipò dal 1901 al 1905 alla missione italiana in Giappone. Tra il 1911 e il 1912 partecipò con il ruolo di Capo di Stato Maggiore della seconda divisione speciale alla guerra italo-turca, guadagnandosi la promozione a tenente colonnello nel novembre del 1912. Nel 1914 fu inviato a Berlino come addetto militare, ruolo che ricoprirà fino all'anno successivo. Nel 1915, dopo che fu promosso colonnello, partecipò alla prima guerra mondiale con il ruolo di capo di Stato Maggiore del sesto e poi del secondo corpo d'armata, meritandosi numerosi riconoscimenti e la promozione a maggior generale. Esercitò il ruolo di comandante della brigata Firenze sul fronte dell'Isonzo, mentre comandò la terza divisione nelle battaglie di Kuk – Vodice e Bainsizza. Divenuto capo del settimo corpo d'armata il 7 ottobre 1917, partecipò alla battaglia di Caporetto difendendo la dorsale del Kolovrat. Nell'estate del 1919 fu preposto al comando del Corpo di spedizione italiano in Anatolia. Nel 1922 fu nominato governatore della Cirenaica, mantenendo tale carica fino al 1924. Nel 1929 fu nominato senatore del Regno d'Italia. Morì a Roma nel 1941. Fu amico di Gabriele D'Annunzio con il quale ebbe una corrispondenza epistolare.

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118^ SQUADRIGLIA


Formata nell'aprile del 1917 a Torino su SAML 6 montanti, la 112^ Squadriglia viene radunata presso il Centro di Formazione di Arcade per poi proseguire per Villaverla. La squadriglia, assegnata al fronte settentrionale della 1^ armata riceve i primi aerei il 23 aprile e il primo volo di guerra fu compiuto il 23 maggio con una ricognizione sul Pasubio. Il 20 luglio 1917 si trasferisce in volo a A LAvariano (Chiasellis) e prende i SAML a quattro montantial servizio della 3^ armata. Il 20 ottobre l'unità viene trasferita al campo di Bolzano del Friuli. Sopravvenuto Caporetto si ritira a S. Maria La Longa il 25 ottobre, alla Comina il 26. Poi va a Istrana mentre il 3 novembre è a Padova. A dicembre la 112^ non ha pi aerei efficienti. Al 4 febbraio 1918 si sposta a Fossalunga con due PE e un SAML, ma nel marzo (19) è trasferita a Castenedolo dove si trova anche all'armistizio. (Immagine: Aerei SAML ed aviatori della 118^ Squadriglia da: I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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22^ SQUADRIGLIA


Formata ad Arcade nel febbraio 1917 giunge uin zona di guerra il 2 marzo sull'aeroporto di Campoformido. Era dotata di S.P.3 e compì la sua prima missione bellica il 23 aprile con un volo su Cormons. Ritirata dopo Caporetto si trasferisce il 27 ottobre ad Aviano, mentre il 31 raggiunge Ghedi. Già il 3 novembre è rispedita in linea a Istrana assegnata al XII Gruppo. All'armistizio la 22^ è a Casoni con quattro PE. Nel corso del 1918 ha effettuato 195 voli di guerra.(Immagine: Un Pomilio PE della 22^. Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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CAMPO DI VOLO DI CAVAZZO CARNICO (BL)




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AEROPORTO DI NOVE DI BASSANO (VI)

Nel mese di maggio 1916era entrato in funzione il campo di Nove di Bassano. Anche questo aeroporto venne allestito per supportare il settore degli altipiani particolarmente colpito in primavera. La base era situata lungo la riva destra del Brenta all'altezza dell'attuale ponte per Cartigliano. Fu sede delle squadriglie 46a Farman e 49a Caudron per l'artiglieria e delle squadriglie 26a, 33a, 115a e 139a da ricognizione, nonché della 79a squadriglia da caccia. Nei primi mesi del 1918, il campo sarà assegnato ai francesi che vi opereranno con varie formazioni: AR22, AR254, BR221, SOP206 e 214.87 Con il loro ausilio i transalpini colmeranno i vuoti di uomini e mezzi accusati dall'aviazione italiana a causa delle perdite subite. A partire da marzo alcuni reparti francesi torneranno oltralpe, ma resteranno le squadriglie AR22 e AR254.


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27^ SQUADRIGLIA

Nata il 1° aprile 1913 come 10° Squadriglia Farman e divenuta il 15 aprile 1916 27a Squadriglia Aeroplani. Durante quel conflitto la squadriglia compì 925 voli di guerra fra ricognizioni e bombardamenti. Sciolta il 29 novembre 1918 veniva ricostituita attorno al 1923.




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50^ SQUADRIGLIA


Viene costituita il 10 maggio 1917 dalla seconda sezione della 46^, di base a Trissino con velivoli Farman. Il 31 luglio 1917 va a Villaverla ma rimane ferma un mese per mancanza di apparecchi. Cessa le attività dal servizio di guerra il 7 ottobre e viene impiegata in un corso di addestramento per allievi osservatori. Il 25 novembre va da Villaverla a Verona ma viene sciolta l'11 novembre 1917. (Immagine: Il Farman Colombo MF 2692 della 50^ squadriglia nell'agosto del 1917 - Longoni. da: I reparti dell'aviazione italiana nella grande guerra, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare)

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32^ SQUADRIGLIA


La 32^ Farman nasce il 15 aprile 1916 sul campo di Villaverla. Il 4 luglio 1917 si trasferisce sul campo di S. Pietro in Gù. Il 24 febbraio 1918 l'unità va a Nove di Bassano dove in marzo finalmente si riequipaggia con gli S.P.3. Il 13 marzo però torna a San. Pietro in Gù. In aprile si riequipaggia con i SIA 7b ma ad aprile i voli sono sospesi e la squadriglia rimane inattiva per un breve periodo. (Immagine: I SIA 7b della 32^ con lo stemma di reparto, un cupido vestito col frac come un frequentatore di tabarin, tratto da " I reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM).

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LUIGI CAPELLO 1859 - 1941


Nato a Roma, durante la Prima guerra mondiale si distinse guidando le sue truppe in una serie di costose offensive sul fronte dell'Isonzo che si conclusero con limitati successi tattici soprattutto a Gorizia e sulla Bainsizza. Assegnato al comando della II Armata, venne sorpreso nelle fasi iniziali della battaglia di Caporetto e non riuscì a fermare l'avanzata del nemico prima di essere costretto a cedere il comando per seri motivi di salute. Considerato responsabile della disfatta, non ritornò più in servizio. Nonostante la sconfitta, Luigi Capello è stato ritenuto uno dei migliori generali alleati della prima guerra mondiale[1]; dotato di una personalità dominante e di un carattere irrequieto e passionale, il generale dimostrò intelligenza e capacità tattica e strategica. Dotato di grande spirito offensivo, prescrisse una serie di attacchi frontali che costarono elevatissime perdite ai suoi soldati, ma secondo lo scrittore Mario Silvestri egli fu, per perspicacia, spirito d'iniziativa e capacità di analisi, "di gran lunga il migliore dei comandanti d'armata dell'esercito italiano"[2]. Dopo la fine della Grande Guerra, si accostò in un primo tempo al Fascismo per poi divenirne fermo oppositore ed essere coinvolto nel 1925 nel fallito attentato contro Mussolini organizzato dal deputato social-unitario Tito Zaniboni

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33^ SQUADRIGLIA

Già 2^ Squadriglia Ricognizione e Combattimento di Campoformido, equipaggiata con velivoli Farman, diventà 33^ il 15 aprile 1916. Impiegata nella difesa di Udine compie, nel 1916, 1105 voli di guerra. Viene sciolta il 5 maggio 1917, dopo aver compiuto 185 voli nell'anno. La 33 bis si forma a San Pelagio su S.P.2 e S.P.3 nel luglio 1917. Il 14 settembre passa al VII Gruppo e si trasferisce a Nove di Bassano. Il 1 novembre va a Villaverla, il 12 a San Piero in Gu e il 13 dicembre di nuovo a Nove di Basssano. Nel corso del 1917 effettua 92 missioni di guerra di cui 30 dopo la nuova formazione. A metà maggio 1918 inizia a riequippaggiarsi con i SIA 7b. Il 1 luglio 1918, è sempre basata a San Piero in Gù. Compie l'ultima azione di guerra il 2 novembre con un bombardamento su Levico. Complessivamente nel conflitto aveva eseguito 1644 voli di guerra. Fu sciolta il 6 febbraio 1919. (Da: I reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra. Roberto Gentilli, Paolo Varriale. Ufficio Storico AM) le Sezioni aerostatiche ebbero un ruolo importante. Il 4 novembre 1918 le sezioni campali erano 44. (Tratto da: I più leggeri dell'aria: Dirigibili e Palloni 2012, di Basilio Di Martino)




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46^ SQUADRIGLIA


Già 6^ Squadriglia di artiglieria, di stanza a Verona, questa unità assume la nuova denominazione il 15 aprile del 1916. Le viene assegnata la ricognizione della zona fra lo Stelvio e il Pasubio. E' formata da due sezioni di Farman a Verona con sei aerei e un distaccamento ad Asiago con una sezione Farman e una Caudron.Il 20 maggio 1916 la sezione di Asiago si sposta a Nove di Bassano, mentre le sezioni di Verona vanno a Castenedolo. L'11 luglio la 46^ va a Villaverla e il 25 luglio, il distaccamento di Nove diviene la nuova 49^ Squadriglia. La 46^ distacca una sezione a Feltre fino a fine anno, mentre il resto della squadriglia ritorna a Castenedolo. L'unità viene sciolta nel luglio 1917. (immagine: Un Farman Colombo della 46^ squadriglia. Nei primi mesi del conflitto gli aerei italiani non portavano le coccarde sulle ali superiori. da: I Reparti dell'Aviazione Italiana nella grande guerra, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare)

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28^ SQUADRIGLIA

Già 11^ Squadriglia Ricognizione e Combattimento diventa 28^ il 15 aprile 1916. Il 24 aprile si trasferisce a Villaverla nell'ambito del III Gruppo e va in azione sul fronte trentino. Alla fine di maggio si sposta sul campo di Bassano, mentre il 30 luglio è trasferita a Chiasellis riassegnata al I gruppo sul fronte isontino. Nel corso del 1916 effettua 340 voli di guerra, di cui 24 da bombardamento. Il 10 marzo 1917 arriva l'ordine di scioglimento e la squadriglia versa i vecchi Farman a Taliedo. Nel 1917 aveva eseguito 51 voli di guerra. Si ricostituisce a Arcade il 7 luglio 1917 e il 9 luglio è di nuovo a Chiasellis. Il 15 va a Santa Maria La Longa e il 17 entra in azione. Con la ritirata la 28^ viene rimandata a Tessera e il 9 novembre si sposta sul campo di Marcon. Il 3 febbraio 1918 riceve i primi SIA 7b1. Dopo il bombardamento del campo di Marcomn, il 24 luglio, la squadriglia si trasferisce a Malcontenta e rientra in azione alla fine di luglio con nuovi aerei. (da " I reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)




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PIETRO BADOGLIO 1871 - 1956


Nato a Nizza Monferrato, Capitano di S. M. durante la guerra libica, ten. col. all'inizio della guerra italo-austriaca, dopo la ritirata del nov. 1917 fu chiamato dal comando del 27º corpo d'armata alla carica di sottocapo dello Stato Maggiore generale. Capo di S. M. dell'esercito nel 1919, fu poi (1924-25) ambasciatore in Brasile; quindi (1925) capo di S. M. generale e (1926) maresciallo d'Italia. Governatore della Libia dal 1929 al 1933, nel 1935-36 condusse rapidamente a termine, in qualità di Alto Commissario per le colonie dell'Africa Orientale, la campagna contro l'Etiopia. Riassunte nel 1936 le funzioni di capo di S. M. generale, che giuridicamente non aveva mai lasciate, si dimise durante la seconda guerra mondiale quando, espresso parere contrario alla guerra contro la Grecia, fu incolpato in seguito dell'insuccesso. Dal 1937 al 1941 fu presidente del Consiglio nazionale delle ricerche. Ritornò sulla scena politica il 25 luglio 1943, allorché venne chiamato dal re a sostituire Mussolini. Costituito un ministero di funzionari, concluse con gli Alleati l'armistizio di Cassibile (3 sett. 1943) e - reso noto questo dagli Alleati l'8 sett. - abbandonò la capitale trasferendosi col re e le più alte autorità militari a Brindisi. Osteggiato per il suo passato e per la sua politica ambigua dalle forze antifasciste non monarchiche, costretto ad accettare il 29 sett. il "lungo armistizio", ostile all'abdicazione del re, il B. dovette proseguire nel sistema di un ministero tecnico (rimaneggiamento del 16 nov. 1943; gabinetto dell'11 febbr. 1944), finché il ritorno di P. Togliatti dalla Russia e l'atteggiamento da questo assunto gli permisero il 22 apr. 1944 di costituire - accordatisi i partiti sulla luogotenenza del principe Umberto - un nuovo gabinetto su più larga base, durato fino alla liberazione di Roma e alla costituzione del ministero Bonomi (10 giugno 1944). Si ritirò allora a vita privata. Senatore del regno dal 1919, fu dichiarato decaduto nel 1946, ma il provvedimento fu annullato dalla Cassazione nel 1948.

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CAMPO DI AVIAZIONE DI CASTENEDOLO (BS)

L'aeroporto bresciano di Castenedolo si trovava nel territorio del comune di Montichiari, lungo la provinciale per Mantova. Assumerà quest'ultima denominazione dal 18 ottobre 1918. Tra gli aeroporti bresciani fu probabilmente il più attivo anche se ha lasciato poche tracce di sè dopo la conclusione della Grande Guerra. Il campo apparve sulla scena nella primavera del 196 quando vi trovò sede una sezione della 46^ Squadriglia da ricognizione. Il teatro operativo era piuttosto vasto: oltre alla difesa della città di Brescia, copriva il territorio montuoso che andava dallo Stelvio al Lago di Garda, il Tonale, l'Adamello, le Giudicarie, Riva, la valle del Sarca  e oltre fino al Pasubio. Il campo, di forma triangolare occupava il terreno compreso tra la provinciale per Mantova e la strada per Calvisano con tre hangar prefabbricati tipo Bessoneau e altrettanti in muratura disposti lungo il lato meridionale. Il personale di truppa aveva alloggio all'interno del campo di volo mentre gli ufficiali dapprima furono ospitati presso una villa situata lungo la strada per Montichiari, e a partire dal 10 giugno 1918 furono dislocati a Castenedolo quelli della 112^ Squadriglia,  e quelli in esubero alla Fascia D'Oro. Probabilmente gli ufficiali della 72^ Squadriglia rimasero nella precedente residenza. Al 1 maggio 1916 si trova schierata sul campo la 46^ squadriglia Caudron al comando del capitano Adorni e dotata di 7 velivoli. Il distaccamento agisce sulla Valle Lagarina e compie la prima missione il 22 maggio 1916. In giugno inizia le ricognizioni in Val Giudicaria e l'11 luglio si trasferisce a Villaverla. Al 1 settembre è di nuovo a Castenedolo. Nel luglio del 1917 si dispone lo scioglimento della squadriglia. Il 30 agosto si trasferisce a Castenedolo , da Ghedi, la 72^ Squadriglia Caccia, che poco dopo, il 20 settembre si trasforma nella120^ Squadriglia. Una nuova 72^ viene formata sul campo di Castenedolo il 22 ottobre 1917 e vi rimarrà, tranne  brevi pause per partecipare alla battaglia del Solstizio e all'offensiva finale fino al termine delle ostilità. Al 1 ottobre 1917 si trova sul campo anche la 37^ squadriglia equipaggiata con velivoli S.P.2 e S.P.3. Il mese successivo arrivò la 1^ Sezione della 134^. Al primo marzo 1918 ci sono schierate le squadriglie 37^, 62^, 72, 120^ ,  la 2^ sezione SVA e una sezione Difesa. (24)




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4^ SEZIONE SVA

Formata il 23 aprile 1918 a S. Luca - Fossalunga è nominalmente parte della 88^ Squadriglia mai mobilitata. Il 20 ottobre si trasforma in 56^ Squadriglia SVA. Complessivamente compie 391 voli di guerra.

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132^ SQUDRIGLIA

Formata nel luglio 1917 a Padova ed equipaggiata con i nuovi Pomilio PC và al fronte nella stessa estate a Campoformido assegnata alla 3^ Armata. Dopo Caporetto ripiega ad Aviano e il 30 olttobre a Casoni di Mussolente (Vi). Il 17 febbraio 1918 si trasferisce a Isola di Carturo a disposizione della 4^ Armata e riceve i nuovi apparecchi Pomilio PE. In totale la 132^ compì 275 voli di guerra.

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POMILIO P.E.




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42^ SQUADRIGLIA

La 42^ squadriglia su Caudron G.3, già 2^ squadriglia Artiglieria, cambia numerazione il 15 aprile 1916 basata sul campo di Risano, presso Udine. Il 12 giugno 1916 viene improvvisamente spostata a Trissino, sul fronte trentino per rispondere all'offensiva nemica. Torna a Risano-Chiasottis il 23 luglio sul fronte della 3^ armata per la conquista di Gorizia. Nel corso del 1916 compie 370 voli di guerra, con 48 osservazioni di tiro e 322 ricognizioni. Al 1 gennaio 1917 è a Medeuzza e riceve una sezione di G.4. La 42^ viene sciolta il 15 ottobre 1917 dopo aver effettuato 850 voli di guerra. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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SIA 7b


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ANSALDO S.V.A.

La serie dei velivoli SVA segna una pietra miliare per la tecnica aeronautica italiana con il passaggio dalla fase empirica al calcolo su precise basi scientifiche delle caratteristiche aerodinamiche e strutturali dell'aeromobile. Con lo SVA si giunse infatti a determinare sulla carta quali sarebbero state le caratteristiche dell'esemplare realizzato. Come ricognitore e bombardiere leggero fu insuperato, ed ammirato anche dagli avversari. La progettazione del nuovo aereo impegna, nell'estate 1916, gli ingegneri Umberto Savoia e Rodolfo Verduzio, con la collaborazione dell'ingegner Celestino Rosatelli. Nel dicembre 1916, al cantiere di Borzoli Mare cominciava la costruzione del primo esemplare, che differiva dal progetto originale per una diversa forma degli impennaggi e per l'adozione di un radiatore frontale unico. Il primo SVA venne trasferito da Borzoli al campo di Grosseto, dove, con l'allora sergente Mario Stoppani ai comandi, si staccò per la prima volta da terra il 19 marzo. Nell'estate, i primi esemplari venivano collaudati dai piloti militari. Ne emergeva un giudizio negativo sulle qualità manovriere dello SVA, anche se la sua velocità risultava ben superiore a quella dei caccia alleati Hanriot HD.1 e Spad S.VII. Alla luce di queste considerazioni, la D.T.A.M. e l'Ansaldo presero in considerazione l'opportunità di utilizzare lo SVA come aereo polivalente, adattandolo al bombardamento e alla ricognizione.




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SAVOIA POMILIO S.P.3


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23^ SQUADRIGLIA


Reparto valoroso la 23^ squadriglia da ricognizione fu costityuita ad Arcade nel febbraio del 1917 e si disloca il 10 aprile sul campo di Santa Maria La Longa. E' equipaggiata con SP.3 e fa parte del I Gruppo. Ritirata a Ghedi dopo la rotta di Caporetto, il 5 novembre è di nuovo a Bazzera e il 7 novembre a Marcon nell'ambito del V Gruppo. Il 22 marzo 1918 si trasferisce a Medole e il 25 maggio arriva ad Istrana. Nel corso del 1918 la 23^ effettua 239 voli di guerra. (Immagine: Un Pomilio PE della 23^, da "I reparti dell'Aviazione Italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare)

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24^ SQUADRIGLIA

Viene costituita nel febbraio del 1917 su velivoli S.P.2 e assegnata al campo di Cavazzo Carnico. Il 7 giugno è trasferita a Casoni per partecipare all'offensiva sull'Ortigara e ritorna a Cavazzo dal 21 luglio. Dopo Caporetto viene inviata nelle retrovie per essere ricostituita. Nel 1917 eseguì 179 voli di guerra. Ricostituita a Ghedi nel febbraio del 1918 con i velivoli SIA 7b torna in zona di guerra a Cavazzo il 2 marzo 1918. Viene divisa in tre sezioni, la 1^ a Marcon, la seconda a Casoni, e la terza a Nove di Bassano.




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CAMPO DI AVIAZIONE DI CHIASELLIS (UD)

A Chiasiellis trovarono sede due squadriglie da ricognizione e una era di stanza a Lavariano. I primi aeroporti erano costituiti da una lunga pista messa a livello da operai civili, alcuni hangar per gli aerei, una torre di osservazione e dalle baracche per i soldati.




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114^ SQUADRIGLIA

La quarta squadriglia SAML fu costituita a Campoformido il 1 luglio 1917. Il primom volo di guerra ha luogo il 9 luglio per la difesa di Udine. Il 1 novembre si ritira a Nove di Bassano e il 10 si sposta a Casoni. Nel 1917 compie 279 missioni. Dal 17 al 26 febbraio 1918 è basata a Isola di Carturo. Dal 26 febbraio al 30 marzo a San Pelagio quando si spsosta a Istrana. Nel 1918 compie 195 missioni belliche, 474 in tutto il conflitto. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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CAMPO DI AVIAZIONE DI SAN LUCA (TV)


Il campo sorto in località San Luca - nel comune trevigiano di Paese - si sviluppava su un'area irregolare di 700x700 m. circa. Posizionato a ridosso del borgo omonimo veniva chiamato anche «di Padernello». Fu sede fi n da metà marzo del 1918 delle squadriglie 78a, 79a, 115a e 139a. Tra marzo e maggio vi sarà destinata anche la 75a e in aprile diverrà base di una sezione di SVA. Da ottobre infi ne, anche il 34th Squadron e 6 Bristolfi ghter inglesi andranno ad aggiungersi alle formazioni operanti in loco. Su questa base volarono ben 11 assi dell'aviazione italiana. Quanto ai mezzi di cui disponevano le unità schierate a San Luca la situazione era quella che segue. Agli inizi del 1918 furono introdotti i primi Nieuport Ni 27 di produzione francese, per compensare la carenza delle forniture degli Hanriot. I nuovi velivoli vennero distribuiti a varie squadriglie tra le quali la anche 79a. La 78a invece volava sugli Hanriot HD1 e su alcuni Ni 17 superstiti. La 115a e la 139a operavano con i robusti SAML. La 139a poi, passò in quel periodo sui fragili Pomilio riducendo drasticamente le proprie attività. La 75a nel breve periodo in cui rimase a San Luca, era equipaggiata con i Ni 17, con qualche Ni 27 e con alcuni SVA. Mentre era dislocata presso la base trevigiana ricevette in carico 3 Hanriot, un Ni 17 e 10 Ni27, potendo così contare su un maggior numero di macchine di tipo diverso. Ogni squadriglia aveva assegnato un ben preciso settore del campo. La 79a era probabilmente posizionata lungo il lato est all'altezza di Casa Netto, mentre la 78a era sul lato nord-est divisa in tre sezioni. Tutte le formazioni erano provviste, per ogni singolo aereo, di propri hangar tenda modello Mercandino in tela oppure Sarzotto. Potevano inoltre contare su un hangar grande in tela tipo Bessoneau. Presso il riferimento 2 evidenziato sulla mappa, era impiantata la stazione telegrafi ca che con ogni probabilità serviva anche il comando del XV° gruppo ubicato a Paese presso Casa Onesti. I documenti dell'epoca lasciano intuire che il lato sud-ovest del campo era occupato da una serie di ricoveri Sarzotto (rif.26), di tettoie, di hangar in tela e simili, che erano stati allestiti sul fondo di una cava dalla quale in precedenza i militari avevano estratta la ghiaia per realizzare i sottofondi delle baracche e per i lavori sull'area di decollo . Lo scivolo era posizionato verso il centro del campo. La cava è esistita fi no agli anni '70 del secolo scorso. Nei pressi dell'incrocio del borgo di San Luca sembra fosse presente un altro hangar di grandi dimensioni. Comunque, tutto il lato ovest della base era occupato dalla ricognizione con le squadriglie 115a e 139a. Vi si trovava acquartierata anche la IV° Sezione SVA. L'area del campo era stata attrezzata con una serie di infrastrutture in cemento armato, per lo più vasche d'acqua e piazzole per mitragliatrici. Tre di questi serbatoi, benché ricolmati, sono tutt'ora esistenti. Gli uffi ciali risiedevano nelle case signorili vicine. Racconta Mario Fucini di ritorno da una licenza: «..Trovai la 78a stabilita a San Luca, insieme con la 79a, bellissimo gruppo, conosciuto per la fedeltà nelle scorte, per la maestria dei piloti, alcuni già assi, cioè abbattitori di cinque o più aeroplani… In paese noi della squadriglia abbiamo una villetta per la mensa e l'alloggio». Lo stabile occupato da Fucini e compagni è la villa Vettorello ora Scarpa, sita nella frazione di Porcellengo. La mensa si trovava invece ubicata presso la scuola elementare di Padernello. Con ogni probabilità, anche il complesso di Casa Onigo, nel Borgo di S.Luca era stato requisito dai militari. Sul lato Nord-Ovest del borgo, intorno alla cappella, erano posizionati i magazzini con le riserve di munizioni e l'autoparco inglese. Altre baracche erano state realizzate sui campi a sud di casa Bavaresco e attorno a casa Piva (ora Parolin). Di fronte era sistemato il comando del XXIII° Gruppo formatosi in luglio e indicato nella mappa con il riferimento 3. Forse, in questa stessa area, sorgeva anche il comando del campo. Sul lato sud-est presso la casa Netto, erano stanziati gli inglesi del 34th- Squadron, che avevano le cucine all'interno del casolare e un hangar. Nei pressi dell'abitazione erano state impiantate alcune baracche e scavate trincee. Sul lato sud, lungo la strada che fi ancheggiava casa Netto, furono tagliati i gelsi all'altezza di 60 cm. per non ostacolare la visuale ai piloti durante l'atterraggio. Da queste note si ricava il ritratto di un complesso molto articolato. Del resto il campo di San Luca ospitò 4-5 squadriglie e una sezione SVA e quindi il suo sviluppo dovette essere notevole. Tutte le installazioni erano ben mimetizzate e non furono rilevate dalla ricognizione austrotedesca almeno fi no al maggio del 1918. Agli inizi di giugno la 6a AK imperiale scoprì infi ne la base, mentre l'11a collocò nella sua cartografi a il campo in una posizione errata. Gli austriaci dell'armata trentina lo supponevano ad est della strada Paese-Porcellengo. L'errore fu con ogni probabilità causato dal fatto che in quella zona erano stati realizzati complessi lavori per la costruzione del Campo Trincerato di Treviso, le cui tracce sono individuabili ancora oggi. I resti dei trinceramenti sono visibili a sud del campo dove esiste ancora il rudere di una piazzola (fortino) in cemento armato. Il 22 giugno 1918, l'aeroporto fu bombardato. Alla fi ne dell'anno il XXIII° gruppo venne trasferito a Fossalunga e a guerra fi nita, nell'aprile del 1919, San Luca risultava non più utilizzato. Negli anni '50 la zona ospitò poi nell'aerea del comando di gruppo un deposito munizioni. (Immagine: Lo schieramento della 79^ a San Luca. ArchiBallista. Tratta da "Il Fronte del Cielo").

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49^ SQUADRIGLIA

Unità formata sul campo di Nove di Bassano il 191 luglio 1916 con elementi delle tre sezioni della 46^ lì lasciati. E' equipaggiata con nove Caudron G.3 al comando del capitano De Sanctis. A metà agosto riceve una sezione farman e continua ad operare per il rilevamento delle posizioni nemiche. Nel corso del 1916 la 49^ esegue 110 voli di guerra. La squadriglia è sciolta il 17 agosto 1917 avendo eseguito solo 87 voli bellici nel 1917. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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EMANULE FILIBERTO VITTORIO DI SAVOIA-AOSTA 1869 - 1931

Tra le maggiori figure italiane della Grande Guerra fu il comandante della 3^ Armata riportando numerose vittorie che gli valsero il singolare soprannome di Duca Invitto. Iniziò la carriera militare a Napoli nel 1905 col grado di capitano e nella guerra fu generale. La Terza Armata, insieme alla Seconda, riuscì ad effettuare un parziale sfondamento delle linee austriache ed a conquistare Gorizia nella sesta battaglia dell'Isonzo (Battaglia di Gorizia). Dopo la disfatta di Caporetto la sua Armata dovette ritirarsi insieme alle altre sulla linea del Piave.




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10^ BATTAGLIA DELL'ISONZO 12 - 28 MAGGIO 1917

La decima Battaglia dell'Isonzo, 12 - 28 maggio 1917 Alla 2a Armata venivano assegnati come obiettivi le colline alle spalle di Gorizia su cui si erano ritirati gli austriaci: erano il Monte San Marco, il Santa Caterina, il Monte Santo più a nord il Kuk, il Kobilek il Vodice. Per la 3a Armata la lotta doveva riprendere contro i Monti Stol e Hermada veri capisaldi del sistema difensivo nemico per aprire la strada verso Trieste. Il 12 maggio alle 4 del mattino le artiglierie italiane aprono il fuoco che continuerà sino al pomeriggio del 14 (furono utilizzati 2.300 cannoni e 1.000 bombarde che in 2 giorni spararono circa 1.000.000 di colpi), quando le fanterie della 2a Armata e della zona di Gorizia iniziano l'attacco. La lotta che con alterne vicende si protrae violentissima sino al 22 maggio porta all'ampliamento della testa di ponte di Plava, alla conquista della dorsale Kuk-Vodice, alla conquista di importanti posizioni alle spalle di Gorizia. Particolarmente aspra fu la lotta ingaggiata dalla Brigata "Campobasso" per la conquista del Monte Santo. I due Reggimenti 229° e 230° tra il 14 e il 15 maggio ebbero fuori combattimento 1.517 uomini di truppa e 36 ufficiali. Il 23 maggio entrano in azione sul Carso le truppe della 3a Armata. Il 28 maggio terminava la battaglia: le perdite subite ammontarono a circa 44.000 uomini fuori combattimento mentre per gli austriaci furono circa 76.000. Durante la battaglia si palesò subito il grave problema del munizionamento: infatti nel 1917 era cresciuto il numero della artiglierie impiegate, ma il quantitativo dei proiettili giornalieri per ciascuna bocca da fuoco era rimasto quello del 1916. Ciò indusse Cadorna ad ordinare il 17 maggio che l'impiego delle artiglierie si dovesse ritenere in massima vietato su tutta la fronte ove non fossero in corso nostre azioni offensive o difensive. Dopo i molti incontri diplomatici tra il gennaio e l'aprile del 1917 l'arrivo della primavera fece riprendere le azioni militari. Sul fronte occidentale "L'Operazione Nuvelle" fallì totalmente e la situazione nelle Fiandre non cambiò. In Italia invece cominciarono i preparativi per una nuova offensiva sull'Isonzo che si sarebbe scatenata solamente dopo essersi assicurati l'immobilità austroungarica sul fronte trentino. La Decima Battaglia dell'Isonzo doveva essere nei piani di Cadorna, lo scontro che avrebbe permesso all'Italia di gettare le basi per la conquista di Trieste. Per questo motivo venne preparata un'azione in grande stile che prevedeva l'attacco della 3a Armata alla LINEA TRSTELJ-MONTE HERMADA, mentre tre corpi d'armata alla guida del reintegrato Gen. Capello, avrebbero dovuto conquistare il Monte Santo e il San Gabriele, alture alle spalle di Gorizia. L'intraprendente Capello propose una variante al piano iniziale, ovvero la creazione di una testa di ponte 10 km a nord della quota 383 nei pressi di Plava e l'attacco dei monti attraverso l'arido Altopiano di Bainsizza. Si puntava tutto sull'effetto sorpresa: Borojevic, costretto a schierare pochi soldati, non si sarebbe mai aspettato una discesa italiana attraverso quella zona priva di qualsiasi via di comunicazione. Il 12 maggio un fitto bombardamento verso le linee asburgiche anticipò come sempre l'imminente attacco italiano che scattò esattamente a mezzogiorno. Capello lanciò i suoi uomini contro la quota 383, che benché difesa da un solo battaglione resistette per diverse ore prima di essere occupata. L'avanzata verso la cima successiva il Monte Kuk fu molto difficile dato l'ottimo posizionamento difensivo dei soldati austroungarici. La situazione rimase a lungo bloccata nonostante l'intervento delle batterie sul Sabotino, nascoste nelle numerose gallerie costruite l'anno precedente. Nel giro di poche ore la cima venne persa riconquista e ancora una volta persa. Capello lanciò due battaglioni sull'Altopiano, ma questi non riuscirono a penetrare fallendo così l'aggiramento della linea Monte Kuk-Monte Vodice-Monte Santo. Vista la situazione, Cadorna decise di sospendere questo attacco, ma il Gen. Capello ancora una volta lo convinse che l'operazione era possibile. I fatti inizialmente gli dettero ragione: il 17 maggio cadde il Monte Kuk ed il 18 maggio i soldati polacchi furono costretti a lasciare la cima del Monte Vodice. Ma proprio quando venne la volta del Monte Santo l'avanzata si fermò: i soldati italiani non riuscirono più a muoversi dalle loro nuove posizioni e gli attacchi verso l'ultimo crinale fallirono completamente. (Da "www.tuttostoria.net)

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21^ SQUADRIGLIA

Costituita nel marzo del 1917 al Centro Formazione Squadriglie di Ghedi su S.P.2 viene mobilitata il 10 aprile 1917 a Campoformido. Inizia i voli di guerra il 23 aprile con una ricognizione su Cormons. In agosto partecipa alla battaglia della Bainsizza compiendo un totale di 99 missioni. Dopo Caporettosi sposta a Aviano e poi a Ponte San Pietro per essere ricostituita su SIA 7B. La nuova 21^ viene ricostituita il 15 marzo 1918, ma subito sciolta. Il 15 settembre viene di nuovo messa in formazione su SAML e destinata a Isola di Carturo, ma inizia il trasferimento solo il 7 ottobre e si mobilita il 18. Nel febbraio 1919 andava a Casoni e successivamente sciolta. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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40^ SQUADRIGLIA

Una prima 40^ Voisin pronta nell'agosto 1916 si mobilita a Firenze ma assume il nuovo nome di 105^. Una nuova 40^ si forma al Centro Formazione Squadriglie di Ghedi come 40^ bis e viene costituita il 16 dicembre 1916 su S.P.2. Giunge a Campoformido il 12 marzo 1917 e inizia i voli di guerra il 16 aprile. In agosto il reparto inizia a ricevere gli S.P.3 che usa nella battaglia della Bainsizza. Il 29 ottobre arretra dapprima a Aviano e quattro giorni dopo a Ponte San Pietro. per riequipaggiarsi con i SIA7B. La 40^ è ricostituita nel marzo del 1918 e assegnata a Castenedolo. Inizia i voli di guerra il 23 marzo. Il 15 maggio è trasferita a Civitate Camuno ma in breve è priva di apparecchi. Il 7 luglio è rimandata al Centro Formazione Squadriglie di Ghedi per essere sciolta. In complesso nel corso della guerra esegue circa 300 missioni operative. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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45^ SQUADRIGLIA

La 45^ Squadriglia era la 5^ Squadriglia Artiglieria che cambia designazione il 15 aprile 1916. E' dotata di Caudron G.3 e di stanza a Oleis. A giugno lascia i Caudron e si riequipaggia con i Farman. Nel corso del 1916 esegue 346 volidi guerra, scatta 180 fotografie, sostiene sette combattimenti. Sciolta il 30 settembre 1917, la 45^ rimane però in zona di guerra fino a tutto ottobre per poi sciogliersi dopo Caporetto. In totale nel corso del conflitto eseguiva 680 voli di guerra. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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29^ SQUADRIGLIA

La 4^ Squadriglia Ricognizione e Combattimento di Tolmezzo il 15 aprile 1916 diventa 29^ e si trasferisce al campo di Cavazzo Carnico il 26 aprile. Il 17 maggio esegue la prima missione di combattimento. Nel corso del 1916 la 29^ Squadriglia effettuava ben 409 voli di guerra e sossteneva 14 combattimenti. Viene sciolta il 21 settembre 1917 dopo aver effettuato, nell'anno, 134 voli di guerra. Rimessa in formazione a Riva di Chieri il 31 agosto 1918 ma non farà in tempo a partecipare al termine delle ostilità. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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11^ BATTAGLIA DELL'ISONZO 17 - 31 AGOSTO 1917

La decima Battaglia dell'Isonzo, 12 - 28 maggio 1917 Dopo la Decima Battaglia gli austriaci si erano ritirati su una linea di collina che andava da Tolmino, coi Monti Santa Lucia e Santa Maria, al San Daniele - San Gabriele, appoggiandosi agli altopiani di Ternova e Bainsizza, che costituivano il terreno necessario al movimento delle loro truppe. Il piano di azione italiano prevedeva la conquista dei due altopiani da parte della 2a Armata del Gen. Capello, mentre la 3a Armata del Duca d'Aosta doveva superare la difesa del Monte Hermada aprendosi la strada verso Trieste. Il 17 agosto alle 6 del mattino tutti i cannoni delle due armate aprivano contemporaneamente il fuoco dal Mrzli al mare. Sull'Isonzo nei pressi di Caporetto gli italiani avevano costruito uno sbarramento artificiale per diminuire la portata del fiume e permettere il gittamento di passerelle sulle quali la notte del 19 agosto passavano le truppe del XXVII e del XXIV Corpo d'Armata. Dopo due giorni di lotta con alterne fortune, la battaglia riprendeva vigore spostandosi verso l'Altopiano della Bainsizza ove maggiori erano i nostri successi. Trovandosi però la testa di ponte austriaca di Tolmino e l'Altopiano di Ternova a est nordest e la battaglia in movimento verso sud i veri obiettivi si stavano allontanando. Nonostante notevoli contrattacchi austriaci l'avanzata italiana era in pieno svolgimento su tutta la linea d'attacco mentre gli austriaci non avevano più riserve per contrastare la 3a Armata verso Trieste. Il Gen. Borojevic preso atto della situazione, ordinava il ritiro delle truppe austriache su una nuova linea difensiva alle spalle dell'Altopiano della Bainsizza. Ma il 25 agosto per gli austriaci arrivavano importanti rinforzi dalla Galizia e la battaglia entrava in una fase di esaurimento per concludersi definitivamente il 31. L'11a Battaglia dell'Isonzo era costata agli italiani circa 144.000 uomini messi fuori combattimento tra morti feriti e dispersi mentre per gli austriaci furono 85.000. Vennero sparati circa 4.000.000 di proiettili da parte dell'artiglieria italiana e circa 2.000.000 da quella austriaca che ebbe oltre il 38% dei suoi cannoni fuori uso. La consapevolezza da parte austriaca di non poter sostenere un altro urto italiano, spinse i comandi a chiedere aiuto all'alleato tedesco. All'inizio di agosto Cadorna preparò una nuova offensiva sull'Isonzo che in termini numerici avrebbe dovuto essere la più grande mai vista prima. Sicuro che in Trentino non ci sarebbero stati nuovi attacchi da parte degli uomini di Carlo I, il generale spostò dodici divisioni sull'Isonzo ed attese pazientemente che le industrie italiane rifornissero di munizioni sufficienti i 3.750 cannoni e le 1.900 bombarde concentrate in un solo punto: l'Altopiano della Bainsizza. Si trattava di una novità: mai prima di allora un attacco italiano era stato previsto in un'unica zona del fronte. Le esperienze precedenti avevano suggerito di lasciar perdere momentaneamente la linea Trstelij-Monte Hermada ben difesa dagli austroungarici e concentrare tutta l'offensiva tra Gorizia e Tolmino in modo da cogliere impreparato l'esercito di Borojevic. Il fronte italiano disponeva in quel momento di più di mezzo milione di soldati pronti ad attaccare. Nei primi giorni di agosto ci fu un bombardamento intensissimo tra l'altopiano e il Monte Hermada con bombe lanciate anche da batterie galleggianti allestiste a Punta Sdobba, sulla foce dell'Isonzo, e l'utilizzo massiccio dell'aviazione. All'alba del 19 agosto iniziò l'attacco con la fanteria. La 3a Armata avanzò leggermente ad est raggiungendo le macerie del villaggio di Selo, mentre sulla Valle del Vipacco non ci fu alcun progresso. La 2a Armata si addentrò invece per svariati chilometri all'interno dell'Altopiano della Bainsizza, riuscendo a far prigionieri più di 11.000 uomini e facendo propri decine di cannoni nemici. Tutti i membri del Comando Supremo erano sorpresi dalla facilità di questa operazione. La stessa situazione si presentò una volta arrivati ai piedi del Monte Santo il 24 agosto. In pochissimi minuti un reggimento italiano raggiunse la cima e prese così definitivamente il possesso di questa collina. L'entusiasmo arrivò fino alle sedi dei Paesi Alleati e Lloyd George si convinse che la Grande Guerra fosse ad una svolta definitiva. Ma nei giorni seguenti quella che sembrava un'inarrestabile avanzata si interruppe bruscamente. L'Altopiano della Bainsizza dimostrò di essere un terreno molto difficile da attraversare e l'esercito impiegò diversi giorni per spostare gli armamenti pesanti. Inoltre l'ultimo obiettivo di questa operazione il Monte San Gabriele era ben presidiato dagli austroungarici. Nei successivi 20 giorni si susseguirono diversi attacchi che costarono la vita a 25.000 soldati italiani ma la cima non fu conquistata. Il 19 settembre fu evidente che non ci sarebbe stata più alcuna avanzata e l'offensiva venne sospesa. (Da "www.tuttostoria.net)

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36^ SQUADRIGLIA FARMAN


Costituita nel maggio del 1916 a Pordenone, viene trasferita a S. Maria La Longa. Compie il primo volo di guerra il 15 giugno nel settore carsico. Nel corso del 1916 effettua 259 voli di guerra. La squadriglia, dotata di Farman si scioglie il 17 luglio 1917. (Immagine: S.P.3 della 36^. Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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111^ SQUADRIGLIA

La 111^ Squadriglia è formata al Centro di Formazione Squadriglie di Arcade nel marzo 1917. A metà aprile si trasferisce sul campo di Campoformido e inizia il servizio di guerra il 21 aprile. Il primo volo di guerra lo compie il 2 maggio. E' dotata di velivoli SAML. Il 31 luglio tutto il personale è trasferito a Taliedo per essere trasferita, dal 30 agosto in Macedonia. Il 5 ottobre una sezione arriva a Dudular e il giorno 8 i primi aerei arrivano a Sakulevo. Il primo volo operativo avviene il 27 ottobre. Il 13 agosto 1918 l'unità si sposta a da Kumian al nuovo campo avanzato di Bac. Il 7 settembre va in volo il primo Pomilio PE destinati a sostituire i vecchi SAML e il 13 settembre arrivano anche i primi due SVA. Oltre 600 missioni di guerra di cui 257 ricognizioni in Macedonia, oltre 3000 fotografie, 90 direzioni del tiro e 145 bombardamenti. Rimane a Bac fino a tutto dicembre 1918. Torna in Italia nell'agosto del 1919 e viene sciolta.(Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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S.A.M.L. S.2




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113^ SQUADRIGLIA

Costituita il 18 marzo 1917 a Torino a fine mese si sposta ad Arcade e a partire dal 28 aprile si addestra sugli aerei a Campoformido. Si mobilita il 10 maggio 1917 con una sezione a Campoformido ed una a Feltre. Dopo Caporetto la 113^ va a S. Giustina Bellunese il 28 ottobre, a Nove di Bassano il 3 novembre e a Casoni l'11. All'inizio del 1918 riceve i nuovi SAML e il 28 febbraio va a Medole (Mantova). In complesso le sono attibuiti 458 voli di guerra.




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83^ SQUADRIGLIA

Questa squadriglia è un reparto particolare in quanto viene costituita il 5 maggio 1917, con più sezioni che operano separatamente. La 1^ sezione è costituita per la Macedonia. Il 10 dicembre questa sezione viene trasformata in squadriglia, assumento il numero 73. La 2^ e la 3^ sezione sono costiuite ad Arcade e inviate, rispettivamente, a S. Pietro in Campo (Belluno, e a Cavazzo Carnico. Il primo volo di guerra della 2^ sezione ha luogo il 10 maggio 1917. La 3^ sezione arriva a Cavazzo il 16 maggio e compie il primo volo di guerra il 19. Dopo Caporetto la 83^ trasferisce tre aerei a Feltre. L'11 novembre le due sezioni si trasferiscono a Marcon. Il 1 dicembre l'unità riceve i primi Ni.27 Monocoque. Il 18 marzo 1918 si sposta da Marco, mandando la 1^ Sezione a S. Pietro in Gù e la 2^ a Castenedolo. Il 4 ottobre entra a far parte del nuovo XXIV Gruppo spostandosi da S. Pietro in Gù a Poianella. In totale nel corso del 1918 ha effettuato oltre 2500 voli.(Immagine: Nieuport XI della 83^ Squadriglia, 2^ Sezione a Belluno nell'estate del 1917. Da: I reparti dell'aviazione italiana nella grande guerra, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare)

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35^ SQUADRIGLIA


La 35^ Squadriglia Voisin viene allestita nell'aprile del 1916 a Padova e si sposta ad Aviano per addestrarsi. Il 1 maggio 1916 viene stanziata a Chiasellis ed iniziano i voli di guerra. Il 16 agosto la squadriglia si trasferisce a Campoformido. Per la sostituzione del Voisin la squadriglia viene ritirata dalla zona di guerra e sciolta in data 16 marzo. Dall'aprile del 1917 una nuova 35^ Squadriglia bis è in costituzione sull'aeroporto di Ghedi su velivoli Pomilio. La nuova squadriglia va al fronte solo in estate sul campo di S. Giustina. Per la incompletezza del campo, le due sezioni vengono portate a S. Piero (Belluno) e poi di nuovo a S. Giustina (28 giugno). La squadriglia esegue il primo volo di guerra il 12 luglio 1917. Ritirata dopo Caporetto riesce a portare 6 dei suoi 12 velivoli a Campoformido, e il 28 ottobre si sposta ad Aviano. Con un solo velivoli raggiunge poi Ponte San Pietro. Il 3 novembre viene rimandata a Istrana e dopo un breve periodo si sposta a Castel di Codego. All'inizio del 1918 inizia il passaggio sul SIA 7b. Il 14 maggio si sposta al campo di Piano di Camuno. Svolge l'ultima azione il 23 giugno e il 24 arriva l'ordine di versare i suoi SIA. L'ordine di scioglimento arriva il 10 luglio 1918. (Immagine: Voisin8 della 35^ Squadriglia a Campoformido. Tratta da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra. Ufficio Sorico AM.)

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39^ SQUADRIGLIA


La 39^ Squadriglia, quasi pronta per la mobilitazione nell'agosto 1916 su Farman, diventa invece la 102^ per la difesa territoriale. La nuova 39^ è in formazione ad Arcade su SP2 nel gennaio 1917 e lla fine di marzo va al I gruppo a Sammardenchia. Inizia i voli di guerra l'11 aprilee a maggio comincia ad essere eauipaggiata con gli SP3. Attiva nell'offensiva di agosto dopo Caporetto ripiega ads Aviano, Ghedi. Dall'11 novembre ricomincia le azioni da Cà Tessera. Viene detta "La Squadriglia di Zenson" perchè con la sua azione contribuisce alle operazioni per annientare l'infiltrazione nemica all'ansa di Zenson sulla riva destra del Piave. Il 14 maggio 1918 viene trasferita a Malcontenta per disinpegnare il servizio d'artiglieria per il XXVIII Corpo d'Armata.Durante l'estate effettua il passaggio sui Pomilio PE. Nel corso del conflitto effettua 725 voli di guerra, di cui 510 negli ultimi 12 mesi di guerra. (Tratta da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra. Ufficio Sorico AM.)

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SAVOIA POMILIO S.P.4




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FELICE PORRO 1891 - 1975

Felice Porro nasce a Pavia l'8 ottobre 1891. Il 15 aprile 1916 fu assegnato, in qualità di osservatore, alla neocostituita 43ª Squadriglia, del V Gruppo, dotata di Caudron G.3 e basata sul campo d'aviazione di Gonars. Dall'autunno dello stesso anno, in qualità di capitano, assunse il comandò la 48ª Squadriglia, dell'VII Gruppo, dotata di bimotori Caudron G.4, basata sul campo d'aviazione di Belluno. Mantenne tale incarico fino alla rotta di Caporetto del novembre 1917, volando spesso come osservatore d'artiglieria a bordo dei velivoli, in particolare facendo coppia con Natale Palli, allora Capo pilota della squadriglia. In seguito fu assegnato alla 1ª Squadriglia Aeronavale al comando del maggiore Gabriele D'Annunzio. Il 27 febbraio 1918 eseguì, insieme al tenente Francesco Brach Papa, un bombardamento su Merano utilizzando un velivolo SIA 9B ancora in fase sperimentale.




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115^ SQUADRIGLIA




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139^ SQUADRIGLIA


Nasce da due pre esistenti sezioni di Pomilio per la Regia Marina, la 1^ e la 2^, formate a Ghedi nell'estate del 1917 e dislocate a Cascina farello. Formata da sei Pomilio, venne concepita per fornire una scorta di apparecchi veloci agli idrovolanti che si spingono sul golfo di Trieste. Unite alla 3^ Sezione PD, costituita sempre a Ghedi nell'ottobre del 1917, formano la 139^ che si riunisce la prima volta il 20 novembre 1917 sul campo di Nove di Bassan. Il 14^ dicembre entra a far parte del nuovo XV Gruppo di San Pietro in Gù assegnata al servizio Truppe degli Altipiani. Il 15 marzo 1918 si trasferisce sul campo di S. Luca, mentre nel luglio raggiunge Villaverla. Nel corso del conflitto effettuò 108 missioni di guerra. (Immagine: Un Pomilio PE della 139^, decorato con il giglio di Firenze. Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

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