Il Fronte del Cielo - La Caccia - 6.2 - Gli Assi e le Tecniche della Caccia

Nel 1913 alla fiera dell'aria di Juvisy, un grande pioniere francese, Adolphe Pegoud, mostrava per primo una nuova figura, il «Looping» (o giro della morte). In seguito egli sviluppò anche la rotazione sull'asse longitudinale, il «Tonneau», creando le due figure fondamentali dell'acrobazia. Queste nuove manovre furono considerate poco più che esibizioni da circo e soltanto il tedesco Oswald Boelke, a guerra iniziata applicava le tecniche acrobatiche ai primi scontri aerei. Grazie alla sua intuizione Oswald Boelke sviluppò in seguito i principi della caccia da cui trasse il prontuario in otto punti del buon cacciatore, che recitava pressapoco così: 1. cerca di attaccare sempre da una posizione di vantaggio, possibilmente con il sole alle spalle; 2. una volta iniziato vai fino in fondo all'attacco; 3. spara solo a breve distanza, e quando sei certo di colpire; 4. tieni sempre sotto controllo l'avversario; 5. è essenziale assalire sempre l'avversario dalle spalle; 6. se sei attaccato in picchiata non cercare di sfuggire ma passa da attaccato a cacciatore; 7. sopra le linee tieni sempre presente dove sono quelle amiche; 8. come principio, attaccare sempre in gruppi di 4 o 6 se i nemici si dividono fare lo stesso evitando di concentrarsi in tanti sullo stesso aereo. Da questi punti si può sintetizzare che: Il cacciatore deve potersi avvicinare alla sua preda di sorpresa, possibilmente dal lato posteriore, sparare solo brevi raffiche con la certezza di colpire il bersaglio. Se è lui ad essere attaccato, si deve liberare della pressione avversaria con una delle due manovre acrobatiche base, in maniera da ritardare e obbligare l'antagonista a trovarsi più avanti passando da cacciatore a cacciato. Oswald Boelke nel 1915 volava con un altro grande pilota, Max Immelmann. Quest'ultimo sviluppò una sua manovra per sorprendere il nemico che fondeva mezzo tonneau con mezzo Looping. In quel periodo i due trasferirono le proprie conoscenze a Fiesler, in Macedonia, ma poco dopo Max Immelmann perse la vita. L'anno seguente Oswald Boelke prese il comando di una nuova squadriglia, la «Jasta 2». Del reparto facevano parte anche Richtofen, Udet e Goering. La formazione che metteva in pratica le regole del capo, diventò famosa per i risultati e per il continuo peregrinare meritando il nome di «Circo Volante». In seguito, dopo la morte di Oswald Boelke le sue tecniche di combattimento manovrato si diffusero in tutti i reparti e nelle altre aviazioni belligeranti diventando le nozioni principali della «caccia». Nata la specialità, il passo conseguente fu l'elevazione del pilota dal rango di semplice «autista» di aeroplani a quello di «cavaliere dell'aria», combattente destinato a proteggere coloro i quali a terra temevano il pericolo proveniente dall'alto. La naturale spinta di ciascuno ad essere il migliore fu ufficializzata dal titolo di «asso», che era l'appellativo che spettava al pilota che aveva abbattuto almeno cinque avversari. Le modalità con cui venivano conteggiate le vittorie erano diverse. A stimolare l'emulazione fra i piloti, specialmente all'inizio, contribuirono i diversi premi in denaro messi in palio da riviste, giornali ed associazioni cittadine. Sia gli alleati che i tedeschi semplicemente consideravano «abbattuto» un aereo che soccombeva in combattimento e che anche se non colpito perdeva quota (finendo fuori controllo), anche se non veniva provato il contatto con il terreno. Le regole Italiane erano molto più rigide. Specialmente all'inizio era richiesto che fossero presentate oltre alle testimonianze dell'abbattimento, anche elementi certi del avvenuto contatto col terreno. I piloti cercavano anche di recuperare una prova tangibile dell'aereo vinto per comprovare il successo. Questo li portava inevitabilmente a cercare di abbattere i nemici dentro linee Italiane e a raggiungere al più presto la zona dell'atterraggio per ricavarne un reperto e le testimonianze dirette. In seguito vista la palese difficoltà di gestire questa procedura, ci si limitò alle testimonianze sia di volo che di terra. Nel 1919 fu compilata una classifica degli assi Italiani, da Luigi Bongiovanni, (riportata in seguito) che usò criteri severi per l'assegnazione delle vittorie, e generalmente, ci fu una riduzione degli abbattimenti riconosciuti. Ci furono anzi reparti come la 78^ e la 79^ di San Luca che ebbero un forte taglio di vittorie e che provocarono scontenti da parte di coloro i quali si sentirono discriminati. Tra gli assi italiani è interessante notare che la maggioranza (32/45) di essi operò sui campi di Istrana, San Luca e Quinto . Va ricordato che per questi campi passarono in quegli anni, tre futuri capi di Stato maggiore dell'Aeronautica: Piccio, Bosio e Fougier. Inoltre su 45 assi 6 erano veneti o del Nordest.


Immagine: Flaminio Avet
La Caccia Francesco Baracca

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ADOLPHE CELESTINE PEGOUD 1889 - 1915

Adolphe Celestine Pégoud fu un vero pioniere del volo. Lasciato l'esercito nel 1913 divenne pilota civile il 1° Marzo 1913. Nell'agosto dello stesso anno fu il primo europeo a lanciarsi col paracadute da un aereo. Pochi mesi dopo fu il primo pilota ad eseguire un looping (probabilmente prima di lui lo fece Piotr Nesterov, ma all'epoca non gli venne data alcuna pubblicità). Fu ancora lui ad eseguire il primo tonneau e, durante la guerra, fu il primo aviatore ad abbattere cinque avversari, guadagnandosi il titolo di "asso". Fu purtroppo anche il primo "asso" abbattuto durante un combattimento aereo, e, ironia della sorte, proprio da un pilota, Kanudski, che in tempo di pace fu suo allievo.



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LOOPING

Il looping è probabilmente la più famosa delle figure acrobatiche. Storicamente questa manovra fu nei primi anni il banco di prova dei velivoli, sia perché era necessario un buon motore, in grado di sostenere la fase iniziale della manovra e di portare il l'aereo alla sommità del loop senza stallare, sia, soprattutto, perché l'accelerazione iniziale di circa 3.5 G è stata per anni un limite che le strutture non erano in grado di affrontare. I molti tentativi andati a buca e finiti tragicamente meritarono a questa manovra il famoso appellativo di "giro della morte". Il looping corretto deve risultare una traiettoria circolare perfetta, che deve iniziare e concludersi alla stessa quota e, come sempre, con l'aereo orientato nella stessa direzione iniziale. Per quanto sia sostanzialmente facile eseguire un looping, non è affatto banale eseguirlo correttamente. Gli errori più comuni sono la perdita di direzione, dovuta, tra l'altro, ai diversi effetti dell'elica nei vari assetti che si vengono ad incontrare durante la manovra, lo stallo rovescio alla sommità del loop, dovuto ad una errata impostazione della manovra (velocità d'entrata troppo bassa) o ad una fase di cabrata troppo prolungata.Questo stallo può essere molto pericoloso, visto che potrebbe innestare una vite rovescia che facilmente può disorientare un pilota alle prime esperienze. Un secondo tipo di stallo può verificarsi in fase di richiamata finale. Se la richiamata è troppo brusca l'aereo può raggiungere angoli di incidenza molto elevati, ma essendo alta la velocità, questo non innesta alcuna vite. L'effetto di uno stallo di questo tipo è di solito una violenta "rollata" che porta il velivolo a concludere la manovra in direzione marcatamente diversa da quella di entrata. Una picchiata troppo dolce, però, causa una perdita di quota, anch'essa da evitare se si vuole eseguire un loop perfettamente circolare. (Da http://www.aspeterpan.com)



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TONNEAU

Manovra di base, è anch'essa "figlia", come il looping, di A. Pégoud. Il tonneau non è una manovra particolarmente impegnativa per la struttura del velivolo, richiedendo anche al motore nessun lavoro straordinario. Per questo risultava meno pericolosa del looping, ma ciononostante venne "inventata" in tempi successivi. I primi tonneau iniziavano in volo livellato, venivano eseguiti piuttosto bruscamente, e comportavano sempre una considerevole perdita di quota. Il tonneau corretto deve terminare con il velivolo alla stessa quota e nella stessa direzione iniziale. Esistono molte varianti di questa manovra, a seconda che venga eseguita più o meno rapidamente e mantenendo l'asse del velivolo (Tonneau sull'asse) o compiendo una volta più o meno ampia (Tonneau a botte o Barrel Roll) .Gli errori più comuni sono la perdita di direzione, difficile da mantenere nelle fasi iniziale e finale, quando l'aereo è fortemente inclinato, è inoltre difficile anche mantenere la quota, visto che durante buona parte della manovra le ali sono a coltello e quindi la portanza è di fatto nulla(Da http://www.aspeterpan.com)



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OSWALD BOELCKE 1891 - 1916

Dopo gli studi, nel maggio del 1914, entrò nell’aviazione tedesca e fu addestrato come pilota presso la scuola di bolo dell’azienda Halberstadt. Il 15 agosto 1914 ottenne il brevetto e fu immediatamente trasferito al fronte occidentale. Inizialmente fu assegnato alla stesa unità del fratello maggiore Wilhelm (il Fliegerabteilung 13) e volò con lui come osservatore. Nell’aprile del 1915 fu trasferito al Fliegerabteilung 62, sulla base di Douai, sempre in Francia, e il 4 luglio 1915 colse la sua prima vittoria aerea. Il 12 gennaio 1916, Bolcke e Max Immelmann furono insigniti della massima onorificenza, la Blu Max. Furono i primi due aviatori a ricevere questo onore. Nel maggio del 1916 divenne comandante di un gruppo di 6 velivoli, dove conobbe e divenne amico del principe ereditario Wilhem. Dopo la morte di Immelman fu trasferito nei Balcani per un breve periodo. Ritornato al fronte occidentale, gli fu permesso di scegliersi i piloti della sua squadriglia. Ne scelse tre: Manfred von Richthofen, Erwin Boehme e Hans Reimann. Dopo aver conseguito 40 vittorie, il 28 ottobre 1916 Oswald Boelcke rimase ucciso in combattimento



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MAX IMMELMANN 1890 - 1916

Max Immelmann, insieme al francese Adolphe Pegoud e al sovietico Nesterov, può considerarsi uno degli inventori dell'acrobazia aerea. In coppia con Oswald Boelcke, ai comandi del suo Fokker Eindecker, determinò la supremazia tedesca nei cieli, per quel periodo, fino alla primavera del 1916, passato alla storia come "the Fokker Scourge" (il flagello dei Fokker). Sempre con Boelcke fu il primo aviatore a venire insignito della "Pour le Merite", la celebre "Blue Max", l'onorificenza più prestigiosa dell'armata tedesca. Quando morì, per un cedimento strutturale del suo monoplano, era il pilota con il più alto "score" di vittorie, 15. Oggi la figura acrobatica composta da un mezzo looping seguito da un mezzo tonneau, classica manovra utilizzata per virare in pochissimo spazio, porta il suo nome.



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MANFRED VON RICHTHOFEN 1892 - 1918

Manfred Albrecht Freiherr von Richthofen nasce nella polacca Breslavia, oggi tedesca. Discendente da una famiglia dell'antica nobiltà prussiana, ne eredita il titolo di barone. Destinato per tradizione a seguire le orme paterne, già dall'età di 11 anni frequenta, insofferente, la scuola militare di Wahlstat, dove eccelle nelle attività ginniche, ma stenta nello studio. Il suo bisogno di spazi aperti e liberi gli rende molto penosi questi anni, ma è incoraggiato dal traguardo finale delle stellette militari. Dopo sei anni entra nell'Accademia Militare Reale e finalmente, nel 1912, ottiene con suo grande orgoglio i gradi di tenente di cavalleria. Quando la Germania entra in guerra egli partecipa a qualche azione con il suo reparto, ma si accorge ben presto che questo conflitto è ormai combattuto con mezzi tecnologici come mitragliatrici ed aerei, relegando la cavalleria a ruoli marginali e poco operativi. E' soprattutto l'aviazione ad attrarlo, con le sue ricognizioni ed incursioni in territorio nemico. Riesce dunque ad essere trasferito nell'Aeronautica Militare Imperiale, e, nel giungo del 1915, compie il suo primo volo come osservatore su di un "Albatros". Notato da Oswald Boelcke, leader dei piloti da caccia e padre del combattimento aereo, viene da questi invitato a far parte del suo squadrone e il 17 settembre 1916 prende parte al primo vero combattimento con una flottiglia inglese abbattendo il suo primo velivolo nemico. Nel successivo mese di gennaio, dopo aver eliminato il sedicesimo caccia nemico, ottiene la promozione a capitano, il comando dell' Undicesimo Squadrone ed il prestigioso riconoscimento al merito "Blu Max". Divenuto ormai egli stesso un obiettivo strategico del nemico, che istituisce una apposita squadriglia super addestrata con il preciso scopo di annientarlo, il "Barone Rosso", come ormai viene chiamato, continua imperterrito a mietere successi vanificando ogni sforzo dei rivali. Raggiunge il culmine della carriera quando, nel giugno 1917, viene posto al comando della "Fighter Wing 1", una squadriglia formata dai migliori assi del'aviazione tedesca. Per i nemici è il "Circo volante di von Richthofen". Anche quando il comando militare gli intima di sospendere i voli per via della caccia spietata e senza tregua che gli riservano gli inglesi, egli continua a decollare, eludendo gli ordini. Lo fermerà soltanto un proiettile nemico quando, durante un combattimento aereo, gli attraversa il torace. Così muore all'età di 25 anni, il 21 aprile 1918, a Vaux-sur-Somme, il Barone Rosso, il più grande asso della Prima Guerra Mondiale, l'eroe dei cieli che era riuscito ad abbattere ben ottanta aerei nemici, quegli stessi nemici che ora gli riservano un austero funerale rendendogli il tributo degli onori militari.



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ERNST UDET 1896 - 1941

Asso dell'aviazione durante la prima guerra mondiale, dal 1939 comandante del genio aeronautico. Fu uno dei creatori della tecnica dell'aviazione militare tedesca e del suo impiego in guerra. Fin dal 1909 prese parte ad esperimenti di volo; all'inizio della prima Guerra mondiale si arruolò nell'aviazione germanica; fu pilota da caccia e divenne uno dei primi assi tedeschi, avendo riportato 62 vittorie aeree. Con l'avvento al potere di Hitler ebbe il grado di colonnello nella ricostituita aeronautica militare. Generale nel 1937, fu nominato capo dell'ufficio tecnico dell'aeronautica e nel 1939, col grado di tenente generale (colonnello generale dal 1941), comandante del genio aeronautico (Generalluftzeugmeister) e come tale, fu posto a capo della produzione aeronautica tedesca. Fu uno dei principali creatori della tecnica dell'aviazione militare tedesca e del suo impiego in guerra. Ma i piani da lui predisposti riflettevano le necessità occorrenti per una guerra di breve durata. Esonerato nel novembre 1941 per aver fatto presente a Hitler l'impossibilità di procedere in pieno conflitto ad una trasformazione radicale della produzione, si suicidò. (Da www.treccani.it/enciclopedia)



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HERMANN GOERING 1893 - 1946

Ufficiale di aviazione, si distinse durante la 1a guerra mondiale; dal 1921 uno dei più autorevoli collaboratori di Hitler, fu organizzatore delle squadre d'assalto. Dopo il Putsch di Monaco (nov. 1923), si rifugiò nel Tirolo, poi in Italia. Deputato nazionalsocialista nel 1928, presidente del Reichstag nel 1932, con la conquista hitleriana del potere divenne ministro di Stato. Ministro degli Interni di Prussia, riorganizzò la polizia e represse le agitazioni comuniste e i tentativi deviazionistici in seno al suo stesso partito (a Berlino, nel 1934, il movimento guidato da E. Röhm). Nel 1936 gli fu affidata, con poteri eccezionali, l'esecuzione del piano quadriennale. Maresciallo nel 1938, ebbe praticamente la responsabilità della condotta della guerra aerea tedesca durante la 2a guerra mondiale. Verso la fine del conflitto (aprile 1944) forse tentò di aprire trattative con gli alleati. Condannato a morte dal tribunale di Norimberga, si uccise avvelenandosi la notte prima dell'esecuzione. (Da www.treccani.it/enciclopedia)



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FLYING CIRCUS - JASTA 11 FLIEGENDER ZIRKUS



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BONGIOVANNI LUIGI 1866 - 1941

Studiò all'Accademia militare di Torino e nel 1886 fu nominato sottotenente di artiglieria, entrando poi nel Corpo di Stato Maggiore Dal 1901 al 1905 fu in Giappone con la missione militare italiana; dal 1911 al 1914 fu in Cirenaica come capo di Stato Maggiore prima della 2adivisione speciale e poi del Corpo di occupazione della Cirenaica, conseguendo una medaglia di argento al valore nello sbarco di Bengasi (19 ott. 1911) e la promozione a tenente colonnello per merito di guerra nel novembre 1912, acquistando fama di ufficiale esperto ed energico. Nel 1914-15 fu addetto militare a Berlino durante il delicato periodo della neutralità italiana. Assai apprezzato dalle autorità militari germaniche, poté nei suoi rapporti a Roma dare un quadro fedele dell'atteggiamento degli ufficiali tedeschi dinnanzi alla guerra di posizione. Nel 1915 il B., promosso colonnello, entrò in campagna come capo di Stato Maggiore del VI e poi del II corpo di armata; nel maggio 1916 assunse il comando della brigata Ancona, distinguendosi nella difesa del saliente trentino e ottenendo la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia nel combattimento di Monte Novegno (12-13 giugno 1916) e la medaglia d'argento per i combattimenti in Vallarsa (25 giugno-12 luglio 1916). Nel marzo 1918 il B. assunse il comando dell'aeronautica italiana, alle dipendenze dirette del Comando supremo, rivelando nel nuovo incarico notevoli doti di organizzatore e legando il suo nome al momento di maggior fortuna dell'aviazione italiana; pur propugnando sempre l'impiego in massa degli aerei, favorì anche imprese spettacolari come il volo su Vienna di D'Annunzio (9 sett. 1918), con il quale era legato da amicizia. Sotto il suo comando fu curato particolarmente l'addestramento dei piloti (il numero delle scuole salì da 17 nel 1917 a 30 ne 1918) e del personale di terra. Per sfruttare meglio le possibilità operative del bombardamento e della caccia, il Bongiovanni propugnò e ottenne la costituzione della massa da bombardamento e di quella da caccia. Fu intensificato il servizio di esplorazione in campo strategico e soprattutto tattico: è di quell'anno la costituzione del Gruppo I. (Gruppo Informazioni), adibito all'esplorazione del territorio nemico per più di 300 km di profondità, alla fotografia (ogni 15 giorni si fotografavano gli aeroporti nemici) e alla propaganda mediante il lancio di manifestini. Lasciato il comando dell'aeronautica nel marzo 1919, il B., promosso nel frattempo tenente generale, fu per breve tempo comandante superiore delle forze italiane nel Mediterraneo orientale, con sede a Rodi. Nel 1920 abbandonò il servizio attivo, ma nel dicembre 1922 fu richiamato in servizio e nominato governatore della Cirenaica (7 genn. 1923) col compito di realizzare la riconquista della regione. (Da www.treccani.it/enciclopedia)

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78^ Squadriglia Caccia

Formata con ordine del 29 giugno 1916 si mobilita sul campo della Comina su nieuport Bebè il 15 agosto. Il 3 settembre 1916 si trasferisce sul campo di Istrana. Durante il suo primo anno la squadriglia eseguiva 211 voli di guerra con 11 combattimenti. Il 10 agosto 1917 è sul campo di Borgnano (Cormons) per appoggiare la grande offensiva sull'Isonzo che porta alla conquista della Bainsizza. Con la ritirata passa al campo della Comina il 28 ottobre e poi si stabilisce definitivamente a Istrana il 9 novembre. A qual tempo aveva già compiuto 512 voli di caccia, 456 di crociera, 215 di scorta con 106 combattimenti aerei e l'abbattimento di 18 velivoli nemici. Il 15 marzo 1918 si sposta di nuovo, da Nove di Bassano, dove era arrivata il 16 febbraio, a S. Luca a disposizione della 8^ armata.




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79^ SQUADRIGLIA CACCIA

Ne viene iniziata la costituzione nel novembre del 1916 al Centro di Formazione Squadriglie di Arcade e fu dichiarata pronta il 12 gennaio 1917. L'unità montata sui Nieuport 80 hp effettua le prime missioni di guerra intorno al 20 gennaio. Tra la fine di ottobre e i primi di novembre l'unità riceve i nuovi Niieuport 27 e il 2 novembre si trasferisce a Nove di Bassano. Nel 1917 la squadriglia compie 1500 voli di guerra sostenendo 69 combattimenti. Nel marzo del 1018 si trasferisce sul campo di S. Luca di Treviso, dove si trova schierata all'armistizio. La 79^ il cui distintivo era una lupa nera dipinta sulla fusoliera, durante il 1918 eseguì 2910 voli di guerra e 158 combattimenti aerei.




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TEN. COL. PILOTA PIER RUGGERO PICCIO

Pier Ruggero Piccio nasce a Roma il 27 settembre 1880; il 29 ottobre 1898 entra alla Scuola Militare di Modena, da dove esce l’8 settembre del 1900 con il grado di sottotenente del 43° Reggimento fanteria. Nel 1903 viene inviato al Ministero degli Affari Esteri: dal novembre del 1903 fino al febbraio del 1907 è in missione a Kalambari (Africa). Rientrato in Italia, da marzo del 1908 al luglio del 1909 viene assegnato alla 2a Compagnia mista di Creta; dal 14 novembre 1911 al 2 dicembre 1912 viene assegnato al 37° fanteria durante la Guerra di Libia; come capo di una sezione di artiglieria ottiene una medaglia di bronzo al valor militare; il 31 marzo 1913 viene assegnato al 19° fanteria con il grado di capitano. Nel luglio del 1913 consegue il brevetto di volo su monoplano Nieuport, mentre nell’ottobre consegue il brevetto di pilota militare, venendo assegnato alla 5a Squadriglia. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene assegnato al Corpo Aeronautico Militare. Consegue una prima medaglia di bronzo al valor militare per le azioni di ricognizione effettuate dal maggio all’agosto del 1915. Inviato alla Malpensa per conversione su bombardieri Caproni, diviene comandante della 3a Squadriglia su Caproni 300.Nella primavera del 1916 viene inviato a Parigi per conversione su Nieuport biplano e nel giugno dello stesso anno assume il comando ad Istrana della 77a Squadriglia Nieuport. Nell’ottobre del 1916 viene decorato di medaglia d’argento al valor militare per l’abbattimento di un pallone Draken. Promosso maggiore nel dicembre del 1916, nell’aprile del 1917 viene assegnato in qualità di comandante al 10° Gruppo Squadriglie (vola con la 77a e con la 91a Squadriglia); promosso tenente colonnello per meriti in servizio nell'ottobre del 1917, diviene in seguito Ispettore delle squadriglie da caccia e nell’estate del 1918 viene decorato di medaglia d’oro e di medaglia d’argento al valor militare; con le sue 24 vittorie è uno dei principali Assi dell’aviazione italiana.




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CAMPO DI VOLO DI SAN LUCA DI PAESE (TV)

Il campo sorto in località San Luca - nel comune trevigiano di Paese - si sviluppava su un'area irregolare di 700x700 m. circa. Posizionato a ridosso del borgo omonimo veniva chiamato anche «di Padernello». Fu sede fin da metà marzo del 1918 delle squadriglie 78a, 79a, 115a e 139a. Tra marzo e maggio vi sarà destinata anche la 75a e in aprile diverrà base di una sezione di SVA. Da ottobre infine, anche il 34th Squadron e 6 Bristol fighter inglesi andranno ad aggiungersi alle formazioni operanti in loco. Su questa base volarono ben 11 assi dell'aviazione italiana. Quanto ai mezzi di cui disponevano le unità schierate a San Luca la situazione era quella che segue. Agli inizi del 1918 furono introdotti i primi Nieuport Ni 27 di produzione francese, per compensare la carenza delle forniture degli Hanriot. I nuovi velivoli vennero distribuiti a varie squadriglie tra le quali la anche 79a. La 78a invece volava sugli Hanriot HD1 e su alcuni Ni 17 superstiti. La 115a e la 139a operavano con i robusti SAML. La 139a poi, passò in quel periodo sui fragili Pomilio riducendo drasticamente le proprie attività. La 75a nel breve periodo in cui rimase a San Luca, era equipaggiata con i Ni 17, con qualche Ni 27 e con alcuni SVA. Mentre era dislocata presso la base trevigiana ricevette in carico 3 Hanriot, un Ni 17 e 10 Ni27, potendo così contare su un maggior numero di macchine di tipo diverso. Ogni squadriglia aveva assegnato un ben preciso settore del campo. La 79a era probabilmente posizionata lungo il lato est all'altezza di Casa Netto, mentre la 78a era sul lato nord-est divisa in tre sezioni. Tutte le formazioni erano provviste, per ogni singolo aereo, di propri hangar tenda modello Mercandino in tela oppure Sarzotto. Potevano inoltre contare su un hangar grande in tela tipo Bessoneau. Presso il riferimento 2 evidenziato sulla mappa, era impiantata la stazione telegrafica che con ogni probabilità serviva anche il comando del XV° gruppo ubicato a Paese presso Casa Onesti. I documenti dell'epoca lasciano intuire che il lato sud-ovest del campo era occupato da una serie di ricoveri Sarzotto, di tettoie, di hangar in tela e simili, che erano stati allestiti sul fondo di una cava dalla quale in precedenza i militari avevano estratta la ghiaia per realizzare i sottofondi delle baracche e per i lavori sull'area di decollo. Lo scivolo era posizionato verso il centro del campo. La cava è esistita fino agli anni '70 del secolo scorso. Nei pressi dell'incrocio del borgo di San Luca sembra fosse presente un altro hangar di grandi dimensioni. Comunque, tutto il lato ovest della base era occupato dalla ricognizione con le squadriglie 115a e 139a. Vi si trovava acquartierata anche la IV° Sezione SVA. L'area del campo era stata attrezzata con una serie di infrastrutture in cemento armato, per lo più vasche d'acqua e piazzole per mitragliatrici. Tre di questi serbatoi, benché ricolmati, sono tutt'ora esistenti. Gli ufficiali risiedevano nelle case signorili vicine. Lo stabile occupato da Fucini e compagni è la villa Vettorello ora Scarpa, sita nella frazione di Porcellengo. La mensa si trovava invece ubicata presso la scuola elementare di Padernello. Con ogni probabilità, anche il complesso di Casa Onigo, nel Borgo di S.Luca era stato requisito dai militari. Sul lato Nord-Ovest del borgo, intorno alla cappella, erano posizionati i magazzini con le riserve di munizioni e l'autoparco inglese. Altre baracche erano state realizzate sui campi a sud di casa Bavaresco e attorno a casa Piva (ora Parolin). Di fronte era sistemato il comando del XXIII° Gruppo formatosi in luglio e indicato nella mappa con il riferimento 3. Forse, in questa stessa area, sorgeva anche il comando del campo. Sul lato sud-est presso la casa Netto, erano stanziati gli inglesi del 34th-Squadron, che avevano le cucine all'interno del casolare e un hangar. Nei pressi dell'abitazione erano state impiantate alcune baracche e scavate trincee. Sul lato sud, lungo la strada che fiancheggiava casa Netto, furono tagliati i gelsi all'altezza di 60 cm. per non ostacolare la visuale ai piloti durante l'atterraggio. Da queste note si ricava il ritratto di un complesso molto articolato. Del resto il campo di San Luca ospitò 4-5 squadriglie e una sezione SVA e quindi il suo sviluppo dovette essere notevole. Tutte le installazioni erano ben mimetizzate e non furono rilevate dalla ricognizione austrotedesca almeno fino al maggio del 1918. Agli inizi di giugno la 6a AK imperiale scoprì in fine la base, mentre l'11a collocò nella sua cartografia il campo in una posizione errata. Gli austriaci dell'armata trentina lo supponevano ad est della strada Paese-Porcellengo. L'errore fu con ogni probabilità causato dal fatto che in quella zona erano stati realizzati complessi lavori per la costruzione del Campo Trincerato di Treviso, le cui tracce sono individuabili ancora oggi. I resti dei trinceramenti sono visibili a sud del campo dove esiste ancora il rudere di una piazzola (fortino) in cemento armato. Il 22 giugno 1918, l'aeroporto fu bombardato. Alla fine dell'anno il XXIII° gruppo venne trasferito a Fossalunga e a guerra finita, nell'aprile del 1919, San Luca risultava non più utilizzato. Negli anni '50 la zona ospitò poi nell'aerea del comando di gruppo un deposito munizioni.




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CAMPO DI ISTRANA (TV)

Il campo di Istrana della prima guerra mondiale non corrisponde a quello attuale. Presso gli austriaci esso era noto come campo di Trevignano in quanto era stato realizzato sul confine con questo comune, nella zona a nord di Istrana e a est di Vedelago. Il Battaglione Aviatori aveva ricercato in quest'area terreni da trasformare in campi di volo fin dal 1913. Il 21 giugno del 1915, il capitano Attilio Ranza fu a Vedelago per verificare alcuni siti segnalati allo scopo. L'area su cui realizzare la base venne decisa ai primi di giugno dell'anno successivo. La base era collocata a sud dei «Pilastroni» della villa Onigo di Trevignano e si estendeva fino quasi alla Postumia Romana occupando circa 60 campi trevigiani, su di una superficie rettangolare che aveva il lato maggiore di 620 metri e quello minore di 480. Il campo, che può essere considerato un tipico esempio di struttura aeroportuale dell'epoca, era provvisto di una baracca Ufficiali e di uffici di compagnia, costruiti interamente in legno, compresi i pavimenti. Vi erano poi gli hangar per i velivoli. Due accoppiati di tipo Centocelle, che misuravano 36,2 metri di lunghezza e 25,53 metri di larghezza. Erano realizzati con ritti in legno e capriate, sempre in legno, della misura di 18,1 metri. La struttura era prefabbricata con pareti sia in muratura che in legno, con il pavimento in catrame spalmato e con portoni scorrevoli sempre in legno. Vi era poi, come previsto, un terzo hangar, destinato all'alloggiamento della truppa, dello stesso tipo e dimensioni dei due precedenti ma edificato più a sud, alla prevista distanza di 18,2 metri, tale che lo spazio fra le strutture potesse agevolmente venire ricoperto per installare un quarto hangar. Era stata inoltre realizzata una tettoia chiusa a cinque elementi per il ricovero di aerei. Le strutture erano completate dal corpo di guardia con l'annesso deposito carburanti, una costruzione di forma quadrata alta quattro metri e con un lato di 7 m. e 75 cm. La prova delle armi di bordo aveva reso inoltre necessaria la realizzazione di due parapalle che si trovavano nel lato sud dell'aeroporto. Infine numerosi baraccamenti furono approntati fra gli hangar ed altre infrastrutture costruite attorno a casa Quaglia. Il campo di Istrana, a partire dal 1917, fu inserito nella rotta Torino - Pordenone, che veniva impiegata per trasferire al fronte, direttamente dalle zone di produzione, i nuovi velivoli. L'esistenza di questo aeroporto era ben nota agli austriaci com'è testimoniato dai pesanti bombardamenti di cui fu oggetto a partire dal grande scontro del 26 dicembre 1917. In quell'occasione, i cieli della Marca, fecero da sfondo al più importante combattimento aereo dell'intero conflitto sul fronte italiano. La «battaglia di Istrana» vide affrontarsi decine di velivoli italiani e tedeschi e l'eco di quell'episodio fu tale da fargli conquistare un'illustrazione di Achille Beltrame, sulla prima pagina della Domenica del Corriere, onore che spettava solo agli avvenimenti di assoluto rilievo. L'incursione dei velivoli con la croce di ferro causò sensibili danni alle strutture del campo. Andarono distrutti l'hangar che veniva utilizzato come alloggiamento per la truppa e la baracca degli ufficiali. Divenne allora chiara la necessità di decentrare gli aerei su piste secondarie per renderli meno vulnerabili a futuri, sempre più probabili, attacchi. Tra gennaio e febbraio del 1918 le operazioni di spostamento dei mezzi ebbero inizio, verso i nuovi campi all'uopo realizzati, presso Paese (S.Luca) e Quinto. Nel successivo mese di aprile l'intero campo sembrò in procinto di essere trasferito a sud della Postumia Romana e, più precisamente, sui terreni ad est della Casa Rossi. Vennero iniziati i lavori per la costruzione delle necessarie fondazioni. Verso la fine del mese gli hangar della «vecchia» base, furono mimetizzati con motivi diversi. Appare lecito ipotizzare che questi lavori debbano avere in qualche modo tratto in inganno la ricognizione austrotedesca poiché i bombardieri germanici diminuirono la frequenza dei loro attacchi su ciò che restava del campo originale per andare a concentrarsi sulle infrastrutture in corso di realizzazione a sud della Postumia Romana che, nella notte, risultavano più evidenti. In breve tempo tutte le costruzioni furono mimetizzate e stando a quanto riferiscono le testimonianze raccolte in loco, venne iniziata la costruzione di nuove strutture che fra la popolazione che viveva intorno al campo erano note come «hangar finti». La complessa serie di mascheramenti che vennero posti in atto sembra avere effettivamente dato i frutti sperati. La carta della zona che fu compilata dalla ricognizione austriaca a seguito della missione 33/998 del 26 agosto 1918, non riesce infatti più a dare una chiara collocazione al campo di Istrana il cui posizionamento in precedenza era perfettamente noto. Su Istrana operarono anche reparti inglesi e squadriglie italiane da ricognizione.




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CAMPO DI QUINTO (TV)

Il campo di Quinto di Treviso era in pratica ad uso esclusivo della 91a Squadriglia che era conosciuta come «Squadriglia degli Assi». D'Annunzio per essa coniò il motto «Esce dal petto il mio fuoco». La base era stata realizzata su un'area quasi rettangolare di 600 m. per 500 m., oltre alle dipendenze esterne. L'aeroporto era costituita da 9 hangar tenda mimetizzati di cui 2 piccoli monoposto di tipo Mercandino. Tutto intorno erano distribuite una serie di baracche in legno. Le case esistenti furono riutilizzate per i servizi del campo. Nella parte sud della via Trevisana erano alloggiati i servizi tecnici, le officine e i magazzini e un viottolo in direzione nord-sud collegava il resto della struttura a questa parte. Ai due lati del tratturo erano posizionati almeno altrettanti accantonamenti, che consistevano in ricoveri singoli, in legno, con tetto in lamiera. Le pareti erano rivestite in arelle. Tali ricoveri furono montati sul fondo di piccole cave da cui era stato estratto il materiale ghiaioso necessario a preparare il fondo delle baracche e della zona di atterraggio. Probabilmente anche sugli altri lati del campo, lo spazio esterno alla zona di decollo era utilizzato per depositi e servizi. L'area di casa Murer era usata per i servizi destinati alla truppa e nelle abitazioni confinanti come il palazzo Lino casa Fantin, gli ufficiali in servizio di allarme avevano riservato alcune stanze per potervi dormire. Il deposito delle munizioni era stato costruito all'interno di una buca. A sinistra del convento dei frati di San Parisio era presente un secondo avvallamento del terreno dove, in alcuni hangar, venivano ricoverati gli apparecchi.




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