Il Fronte del Cielo - La Caccia - 6.8 - La 91^ Squadriglia Caccia

La squadriglia viene formata il 1 maggio 1917 sul campo di Santa Caterina di Udine con i migliori piloti della 70^ Squadriglia e inquadrata nel X Gruppo. Agli ordini del capitano Guido Tacchini, sono il capitano Francesco Baracca, il tenente Fulco Ruffo di Calabria, il tenente Ferruccio Ranza, il sottotenente Luigi Olivari ed il sergente Goffredo Gorini. Anche gli aerei sono tratti dalla 70^, e la squadriglia, articolata su due sezioni, dispone di quattro SPAD, e di tre Nieuport 17. Il reparto sceglie come propria insegna un grifone, invece Baracca, in omaggio al reggimento da cui proviene, il Piemonte Reale Cavalleria, fa dipingere un cavallino nero sul suo aereo, probabilmente il Nieuport 2614. Già il 1 maggio Baracca decolla dal campo per intercettare un aereo austriaco segnalatogli in volo da Cervignano verso Codroipo. Lo vede verso Gonars e fa quota mentre il nemico si allontana in direzione di Monfalcone. L’austriaco vede il cacciatore italiano e si ferma ad aspettarlo nel cielo di Punta Sdobba a 4500 metri di quota. Attorno alle 10 del mattino Baracca attacca il biposto e, dopo un serrato combattimento che ha portato i duellanti sopra Monfalcone, l’austriaco si sottrae allo scontro planando verso Nabresina con l’osservatore, forse colpito, che non risponde più al fuoco. Sull’aereo di Baracca, al ritorno, vengono trovate tre pallottole nell’ala destra e nei timoni. Il 7 maggio viene distaccata una sezione ad Aiello, aggregata alla 77^, composta da Olivari, Gorini e Ranza, al comando di quest’ultimo, in occasione della decima battaglia dell’Isonzo. Nel mese di maggio la squadriglia riceve altri dieci SPAD, alcuni dei quali già in carico alla 70^. Tra gli aerei presi in carico vi è anche l’esemplare 4702, che diventa la montatura di Baracca. L’istallazione della macchina fotografica sugli SPAD permette in questo mese anche l’esecuzione di missioni di ricognizione. Alle 10 del mattino del 10 maggio Baracca avvista nelle vicinanze di Gorizia due monoposto austriaci. Riesce ad avvicinarsi in coda non visto e con una lunga raffica abbatte il KD 28.17 nei pressi di Vertoiba. Nel combattimento con l’altro caccia lo SPAD riceve una pallottola nei timoni. E’ la nona vittoria ufficiale dell’asso italiano. Il giorno dopo, 11 maggio, arriva in squadriglia il tenente Giovanni Sabelli, proveniente dalla 71^, soprannominato “il bulgaro” per aver combattuto in quella aviazione nella guerra contro i turchi nel 1912. Alle 18.50 del 14 maggio il maggiore Pier Ruggero Piccio attacca su Plava un biposto, ma deve abbandonare il combattimento quasi subito per l’inceppamento dell’arma. Dopo qualche minuto avverte delle vibrazioni anomale al motore e contemporaneamente delle scintille cominciano a fioccare nell’abitacolo. Piccio toglie immediatamente il contatto ed arriva planando a Bolzano. A terra si accorge che una pallottola incendiaria austriaca ha colpito l’elica dell’aereo e quasi completamente carbonizzato il mozzo. La mattina del 20 maggio Baracca è in volo sul Monte Santo, dove più violenta si accende la lotta nel corso della decima offensiva dell’Isonzo, ed avvista un ricognitore a 2200 metri di quota. I caccia italiani cominciano adesso ad utilizzare pallottole incendiarie, ed i colpi dell’asso italiano incendiano il serbatoio di carburante dell’austriaco, che ardendo come una torcia precipita a pochi metri dalle trincee italiane a Quota 363 Est di Plava. Anche Ruffo ha un duro combattimento e torna alla base con l’aereo così danneggiato da essere dichiarato fuori uso. Anche il 30 il suo SPAD rientra con i segni del fuoco nemico. Il 3 giugno Ranza ottiene la sua quinta vittoria confermata su Armentera e si laurea asso. A l 1 luglio la 91^ Squadriglia dispone sul campo trevigiano di 7 aerei ed 11 piloti, due altri aerei sono ad Udine a disposizione di Piccio e Tacchini ed un altro ancora è sempre ad Udine di riserva. L’unità rimane ad Istrana fino al 2 luglio, quando rientra a Santa Caterina, rivendicando 13 vittorie aeree in 100 missioni. A rinforzare il reparto sono intanto giunti il tenente Franco di Rudinì, il tenente Giuliano Pessi ed il sottotenente Enrico Ferreri. Pessi è, come irredento, formalmente un suddito austriaco, così muta il suo nome in Parvis sperando che ciò basti ad evitargli l’impiccagione in caso di cattura. Il 7 luglio, per un banale incidente durante il rifornimento del carburante, va distrutto l’aereo personale di Baracca, lo SPAD 4702. L’8 luglio la squadriglia passa alle dipendenze del Comando Aeronautico della III Armata. Il 31 luglio Baracca attacca di prima mattina il Br. C.1 69.93 nella zona di Oslavia e, dopo averlo incendiato, il pilota italiano vede con raccapriccio l’osservatore gettarsi nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Se Baracca coglie un successo dietro l’altro, gli altri piloti della squadriglia non sono da meno. Il 2 agosto Piccio decolla su allarme per intercettare un nemico segnalato verso il Monte Corada. Seguendo gli scoppi dell’antiaerea si dirige verso Tolmino e vede un ricognitore austriaco che attacca nascondendosi nel sole e sparando praticamente a bruciapelo. Per non investirlo deve dare un violento colpo di pedaliera e perde di vista l’austriaco sotto le proprie ali. Quando si rimette in linea di volo e si trova un altro Brandenburg, il cacciatore italiano pensa sia lo stesso di prima, sfuggito ai suoi colpi e con un’ulteriore raffica lo manda a fracassarsi in fiamme nei pressi delle caserme di Tolmino. Solo a terra saprà dai complimenti dei colleghi, avvertiti da un fonogramma, di aver abbattuto due diversi aerei a pochi istanti uno dall’altro. Sabelli rivendica il leader di una pattuglia austriaca la sera del 10 agosto. L’austriaco, che ha per riconoscimento dei lunghi nastri fissati ai montanti, precipita lasciandosi dietro un denso pennecchio di fumo nero nel settore dello Stol osservato dalle vedette italiane. Lo SPAD del “Bulgaro” rientra alla base con tre pallottole a bordo. Dalla metà di agosto si sviluppa la gigantesca undicesima offensiva dell’Isonzo, cui la squadriglia partecipa con scorta ai Caproni che vanno a battere le retrovie austriache. Il 20 agosto il tenente Guido Taramelli, capoequipaggio del Ca.2386 della 1^ Squadriglia inviato a bombardare la zona di Visaglie, è talmente soddisfatto della scorta prestatagli dallo “SPAD mezzaluna nera”, cioè Parvis, da menzionarlo nel rapporto sulla missione. Egualmente il 26 viene lodato da Pagliano e Gori, che avevano a bordo anche D'Annunzio, il servizio dello “SPAD con la scala” durante il bombardamento di Lokva. La “scala” è in questo periodo il distintivo personale di Sabelli, dopo la cui morte verrà adottato dal tenente Ferruccio Ranza.

L’attività e l’impegno della squadriglia in questi mesi sono chiaramente rilevabili dalle vittorie rivendicate, 7 in luglio e 5 in agosto. Alla fine di agosto giungono al reparto due SVA per una valutazione operativa da parte di quello che è il reparto di punta dell’intera aviazione italiana. I cacciatori della 91^, pur rilevando le ottime doti di velocità ed autonomia dell’aereo, esprimono dubbi sulle sue possibilità di caccia in quanto non troppo maneggevole e con le armi poco accessibili in volo per rimediare all’inceppamento. Al 1 settembre il reparto dispone sul campo di Santa Caterina di 17 SPAD, 2 SVA, 1 Nieuport da 80 hp, e l’”Albatros” di Baracca. Il 29 settembre Sabelli e Parvis, amici in terra come compagni in volo, abbattono un biposto austriaco sulle rive del Laghetto di Pietra Rossa. Gli aviatori a bordo del Br. C.1 329.16, sergente pilota Kreidl ed osservatore sottotenente Erich Von Lurzer, rimangono uccisi nel combattimento e vengono sepolti a Monfalcone con tutti gli onori militari. Anche della loro sorte viene data notizia agli austriaci con un biglietto lanciato entro le loro linee. Il pomeriggio del 3 ottobre Piccio attacca risolutamente un ricognitore austriaco nel cielo di Breg, costringendolo a prendere terra entro le linee italiane. Il 13 ottobre Ranza ed Luigi Olivari partono per scortare un Pomilio che deve eseguire delle fotografie nel tratto Lubiana-Kraninburg, ma Olivari “in condizioni d’animo eccitate e nervose, in partenza cabrando spaventosamente il suo SPAD, scivola d’ala da 100 metri e muore”, come recita tristemente il Diario Storico dell’unità. Più avanti annota l’anonimo estensore del documento: “si trovava alla vigilia della messa a punto dell’apparecchio da caccia ideato da lui e nominato Balilla. Aveva abbattuto 12 apparecchi”. Nel combattimento del 21, in cui Baracca rivendica una doppietta nella zona del Monte Nero, l’asso italiano già monta il nuovo SPAD XIII col motore da 200 hp e l’armamento portato a due mitragliatrici. Sembra però che il cacciatore romagnolo non si curasse di quest’ultimo particolare, “provvedi di essere un buon cacciatore”, diceva, “ed una sola mitragliatrice basta”. Il 24 ottobre la linea italiana si schianta a Caporetto e con un tempo pessimo le squadriglie si gettano nella mischia senza risparmio. Il 25 ottobre l’unità compie 17 voli di caccia ma perde in combattimento due piloti. Il primo è Sabelli, che alle 9.30 attacca con Piccio un ricognitore sulla Bainsizza. Piccio ha l’arma inceppata e cede il posto al “Bulgaro”, ma nulla può fare in aiuto al compagno quando questi non si avvede di una pattuglia di caccia che gli si mette in coda. Lo SPAD di Sabelli precipita entro le linee austriache. Nel pomeriggio viene abbattuto in fiamme Ferreri a sud di Tolmino. Fra le vittorie rivendicate dai piloti della squadriglia in quel fosco giorno, vi è una tripletta di Ruffo, nei dintorni di Tolmino, e la ottava di Ranza, sempre nella stessa zona. Il 26 ottobre, mentre parte del materiale comincia ad essere inviato indietro, continuano i voli della squadriglia. Baracca, che il giorno precedente aveva rivendicato un Albatros sul San Marco in collaborazione con Piccio, attacca con Parvis un Aviatik a nord di Cividale e lo vede precipitare nei pressi di S. Lucia di Tolmino. Sempre nella stessa zona mezz’ora più tardi, Baracca ingaggia combattimento con un altro Aviatik. Dopo un lungo e difficile scontro, il tedesco precipita in fiamme al di qua del Matajur. Anche l’aereo di Baracca porta però i segni del fuoco nemico, e con serbatoio squarciato da una pallottola, per fortuna non incendiaria, deve prendere terra per esaurimento carburante lungo le rive del Natisone. L’aereo viene recuperato nel pomeriggio, mentre l’asso italiano, arrivato a piedi a Cividale, da lì assiste alla seconda vittoria del capitano Bortolo Costantini. Sempre il 26 ottobre è danneggiato lo SPAD XIII dell’aspirante Antonio Pagliari, anche se la discordanza delle fonti non permette di stabilire se in combattimento o per guasto al motore. Il pomeriggio del 27 arriva l’ordine di abbandonare il campo ed i piloti decollano nella densa foschia per mettere la prua ad occidente. A Santa Caterina si lasciano indietro Baracca, che deve provvedere alla distruzione delle istallazioni e degli aerei inefficienti al volo. Baracca rimane fino all’ultimo sul campo, indeciso se raggiungere gli altri od unirsi ad uno squadrone del Genova Cavalleria e caricare gli austriaci al fianco dei dragoni. Il 28, dopo aver appiccato il fuoco ad otto SPAD XIII, due SVA e all’”Albatros”, Baracca decolla con suo aereo e raggiunge la squadriglia alla Comina sotto una pioggia scrosciante.

Il 31 ottobre il reparto si porta ad Arcade per poi andare a Padova il giorno successivo, 1° novembre. Il due novembre tiene fede alla sua triste fama con la morte del sergente Fermo Macchi, da appena cinque giorni al reparto. Il suo aereo cade in vite durante un volo di prova e si infrange al suolo. Il 5 vengono scortati i Caproni che battono le retrovie nemiche ora appena oltre il Piave. Il 7 novembre Baracca e Parvis abbattono un biposto austriaco nei pressi di Orsago, a poca distanza dalle avanguardie imperiali. Malgrado ciò i due piloti non sfuggono alla tentazione di raggiungere il relitto in auto per asportarne timoni, croci e mitragliatrici. Al 10 novembre nuovi SPAD sono giunti a sostituire quelli perduti durante il ripiegamento e la squadriglia allinea sul campo di Padova 16 caccia. Al comando del maggiore Baracca sono Costantini, Pagliari, Parvis, Ranza, Ruffo, tenente Gastone Novelli, tenente Guido Keller, sottotenente Giovanni Bozzetto, aspirante Amleto Degli Esposti, sergente Carlo Caselli, sergente Cesare Magistrini, sergente Montù e sergente Edoardo Olivero. Il 15 novembre Baracca ha la sua 28^ vittoria durante una crociera sull’alto Piave. Dopo un breve e violento combattimento il biposto tedesco precipita in fiamme nei pressi del campo di Istrana. Anche questa volta l’equipaggio si getta nel vuoto per non bruciare vivo. Sul corpo di uno, che Baracca trova “di aspetto molto distinto”, il pilota romagnolo rinviene un astuccio di pelle nera con l’immagine di una donna. Alla metà di novembre i piloti della squadriglia cominciano a volare in pattuglie di anche 5 aerei, divisi in due gruppi, pronti a darsi reciproco appoggio. E’ un primo, embrionale tentativo di creare una formazione tattica che possa interagire in volo contro un nemico che si è fatto più accorto ed aggressivo per il sostanziale apporto degli esperti piloti tedeschi.. In questi giorni la 91^ Squadriglia si presta anche a scortare ricognitori oltre e linee impegnandosi in violenti scontri con l’aviazione nemica. Una delle giornate più intense è quella del 23 novembre, con una serie di scontri in cui i cacciatori del Grifone non sempre hanno la meglio o tornano con gli aerei illesi, seppur altre vittorie si aggiungano alla lunga lista della squadriglia. Piccio attacca sul Montello un ricognitore, ma è messo a malpartito dal caccia di scorta ed è costretto ad atterrare a Istrana. Parvis e Keller abbattono un ricognitore nella zona del Grappa, ma hanno i loro aerei danneggiati durante un successivo scontro con un caccia e tornano alla base con gli aerei colpiti in più punti. Meglio d tutti va a Baracca e Novelli, che , dopo un serrato combattimento sulla linea del fronte con un Albatros D.III, vedono il nemico cappottare atterando in emergenza proprio sulla riva del Piave. Il pilota, di cui Baracca nota una sciparpa scura al collo, esce dall’aereo, lo incendia e fugge verso le vicine trincee austriache. Probabilmente il pilota, che è il tedesco Karl Uberschar, della Jasta 39, perde la vita nel tentativo di attraversarle, giacchè quel giorno se ne lamenta la morte. Se per il pilota romagnolo è la ventinovesima vittoria, per Novelli è la terza. Viene così vendicata la sorte di Clerici, De Lorenzi, Lanza di Trabia e Pisanello, uccisi in combattimento sul loro Caproni dal Vizefeldwebel appena il 1 novembre. Le azioni dei cacciatori non sono volte solo verso gli aerei austroungarici, ma anche contro i palloni d’osservazione da cui viene diretto il tiro dell’artiglieria sulle posizioni italiane. Il 30 novembre le pallottole incendiarie di Piccio fanno esplodere un Draken subito dopo che gli osservatori si erano lanciati col paracadute. La pressione austriaca si esercita ora maggiormente nel cruciale settore degli Altipiani ed il Comando Supremo sposta per due giorni, il 7 e l’8 dicembre, la squadriglia sul campo di Nove di Bassano per operare in tale settore. Alla fine di dicembre Baracca, esausto, parte per una meritatissima licenza e viene sostituito interinalmente da Costantini. Il 1917 si chiude in maniera involontariamente comica per la squadriglia. L’ultimo giorno dell’anno viene ordinata una ricognizione fotografica dei campi di Aviano e della Comina, ora in mano austriaca. L’importanza della missione è tale che Keller, incaricato di questa, viene scortato da Novelli, Ranza, Pagliari, Magistrini e Olivero. Con un tempo splendido la formazione italiana decolla ed esegue il suo compito assolutamente indisturbata. Potrebbe eseere una delle tante missioni perfettamente riuscite della squadriglia, se non fosse che qualcuno ha dimenticato di inserire le lastre nella macchina fotografica. Il 1 gennaio 1918 la missione viene ripetuta e questa volta tutto si svolge ordinatamente. La notte del 4 gennaio un attacco aereo austriaco mette fuori uso tre aerei e ne danneggia più lievemente altri. In gennaio Baracca riassume la guida dell’unità. Il mese successivo, febbraio, la squadriglia viene massicciamente riequipaggiata di SPAD XIII ricevendo anche un Nieuport 27 ed un Hanriot. Il 18 febbraio Magistrini difende un ricognitore dall’attacco di un caccia e rimane leggermente ferito dalle schegge di una pallottola esplosiva. La notte tra il 20 e il 2 febbraio un attacco aereo mette letteralmente in ginocchio la squadriglia, tanto che alla mattina nessun aereo è efficiente. Ben 13 SPAD, alcuni dei quali nuovissimi, sono distrutti o danneggiati in maniera tale che devono essere versati. In marzo, malgrado il brutto tempo, vengono ripetutamente scortati i Caproni nelle loro missioni di bombardamento. L’11 marzo la 91^ Squadriglia si sposta al campo di Quinto di Treviso. Visti i danni che poteva causare qualche colpo fortunato, il sergente Mario D’Urso, piccolo, taciturno, grande acrobata e soprattutto esperto di caccia notturna, viene appositamente trasferito all’unità dalla Sezione Difesa di Padova il 12 marzo. In maggio il reparto viene rinforzato di personale ed è composto da Baracca, Costantini, D’Urso, Keller, Magistrini, Novelli, Olivero, Piccio, Ranza, Ruffo, tenente Adriano Bacula, De Bernardi, sergente Gaetano Aliperta e sergente Guido Nardini. I nuovi arrivati sono tutti veterani con svariati abbattimenti ed alcuni di loro, come Bacula e De Bernardi, avranno modo di mostrare il loro valore nel dopoguerra collezionando record mondiali e vittorie alla Coppa Schneider. Dopo un digiuno di cinque mesi Baracca coglie il 3 maggio la sua trentunesima vittoria abbattendo un biposto sulle rive del Piave. La mattina del 17 maggio una pattuglia di tre aerei avvista nel cielo di S. Biagio un gruppo di aerei nemici. Un caccia si getta in picchiata per sfuggire ai colpi di Magistrini e Novelli, ma finisce nel mirino di Nardini, che lo incendia con una lunga raffica mandandolo a precipitare nei pressi di Pero. Alla fine del combattimento, cui hanno partecipato anche piloti di altri reparti, Nardini è costretto da un guasto al motore a scendere nei pressi del nemico abbattuto. Nel rogo dell’ Albatros D.III 153.221 perde la vita il Leutnant Franz Graser, asso della Flik 61/J con 18 vittorie. Baracca abbatte un altro aereo il 22 maggio e due nella stessa giornata del 15 giugno, ma sono le ultime vittorie del pilota italiano. Nella stessa data della doppietta, gli austriaci scatenano l’offensiva e tentano il forzamento del Piave, mentre la squadriglia viene assegnata alla Massa da Caccia. Baracca è insieme a tutti glia latri piloti, noti e meno noti, in prima linea, nel senso letterale del termine, a mitragliare e spezzonare le truppe austriache. La missione del 19 giugno sembra una delle tante, e Baracca parte per mitragliare il Montello, dove si è verificata la più pericolosa delle infiltrazioni, assieme al tenente Franco Osnago. La pattuglia si abbassa sull’obiettivo ed Osnago, quando riprende quota, non vede più il suo comandante. Ed invano viene atteso al campo. Osnago non aveva notato nessun aereo nemico, ne prima né dopo aver perduto di vista Baracca, così la causa del suo abbattimento viene correttamente individuata in un colpo proveniente da terra ed a questa fa riferimento un messaggio lanciato oltre le linee austriache per conoscere la sorte del massimo asso italiano. Il 21 giugno il comando dell’unità, che in luglio per decreto regio assumerà il nome di Squadriglia Baracca, viene preso da Ruffo. Il reparto aveva svolto nei mesi di maggio e giugno 500 missioni per 960 ore di volo rivendicando l’abbattimento di ben 14 velivoli nemici. Col cessare dell’emergenza e lo scioglimento della Massa da Caccia la squadriglia anziché tornare al X Gruppo, passa al IV, sempre rimanendo a Quinto di Treviso. Il 28 giugno, intanto, De Bernardi aveva portato in squadriglia il primo Balilla. Il caccia seguito in agosto da altri due, viene affidato ai piloti del reparto per una valutazione operativa, come era stato già fatto per lo SVA, destando scarsissimo entusiasmo. I piloti addirittura fanno di tutto per volarvi il meno possibile preferendogli di gran lunga lo SPAD. Per quanto scossa dalla perdita del comandante, l’unità, cui ora si sono aggiunti il sergente Antonio De Corato e il soldato Chiaffredo Monetti, assolve col consueto slancio missioni da caccia e scorte ai Caproni, malgrado le pesanti perdite sofferte dall’aviazione austroungarica impediscano a questa di farsi vedere frequentemente. Il 12 luglio una pattuglia di cacciatori italiani scorta i bombardieri che vanno a lanciare manifestini su Asiago. Al ritorno, vengono avvistati sul Monte Santo cinque aerei austriaci impegnati in combattimento con due Hanriot e due caccia inglesi e Keller si getta nella mischia assieme a Magistrini. Nel combattimento Keller rivendica l’abbattimento di un nemico, ed un altro Magistrini in collaborazione con un inglese. Il 23 agosto la squadriglia distacca una sezione sul campo di Verona. La sera dell’8 settembre un ciclone di devastante intensità colpisce l’intera pianura padana. La furia degli elementi distrugge a Quinto di Treviso 8 hangar e nette fuori uso 14 SPAD ed i tre Balilla. Sebbene alla mattina del 10 nessun aereo sia efficiente, i materiali perduti vengono rapidamente rimpiazzati, tanto che il reparto, passato il 23 settembre al XVII Gruppo, può allineare il 1 ottobre 22 aerei. Nel frattempo, il 19 settembre, Ruffo, che deve passare a comandare proprio il XVII Gruppo, ha ceduto il comando a Ranza. Il 17 ottobre il tenente Augusto Stobia rimane ferito durante un mitragliamento a bassa quota e, malgrado riesca ad atterrare nell’ippodromo di Treviso e venga prontamente soccorso, muore il giorno dopo all’ospedale “Città di Milano”. Il 26 ottobre il Comando Supremo lancia l’offensiva finale lungo la direttrice Ponte alla Priula-Vittorio veneto, alla giunzione fra la 5^ e la 6^ armata austriaca. Dopo lo sfondamento la squadriglia, inquadrata nella Massa da Caccia, è nuovamente impiegata nel sanguinoso compito di mitragliare le colonne nemiche in ritirata. Come al solito , il tiro della contraerea è micidiale ed il pedaggio richiesto da queste missioni è molto più alto di quello di qualsiasi scontro aereo. Keller non torna al campo il 29 ottobre. Bacula riferisce di aver visto il suo aereo, la matricola 5414, con l’ala rotta in un campo nei pressi dell’aeroporto austriaco di S. Fior. Il 30 Ranza di ritorno da un mitragliamento è colpito al serbatoio del suo SPAD 2482 e costretto ad atterrare proprio sul campo di S. Fior, che però è stato abbandonato dagli imperiali. Così il pilota italiano può tranquillamente rifornire il suo aereo di benzina austriaca e tornare al campo. Il 31 ottobre lo stesso Piccio, comandante della Massa, dopo aver mitragliato il campo della Comina, attacca un nido di mitragliatrici lungo il Tagliamento, ma viene colpito al motore del suo SPAD e costretto a prendere terra dietro le linee austriache. Bacula lo vede fuggire dopo essersi spogliato degli indumenti di volo e mitraglia gli austriaci che inseguono il suo comandante. Anche De Bernardi è costretto ad atterrare nei pressi di Sacile, ma un inglese, atterratogli vicino e poi ripartito, porta al campo la rassicurante notizia che il pilota italiano ha avuto il serbatoio colpito e, per quanto leggermente ferito ad un braccio, chiede solo che gli portino della benzina. Lo stesso 31 ottobre viene aggregata al reparto una sezione di Balilla A.1 coi piloti tenente Antonio Brambilla, tenente Fabio Fabi, sottotenente Attilio Moscatelli, caporale Umberto Capati, caporale Francesco Ciabati e caporale Raffaele Gargiulo. La mattina del 1 novembre una pattuglia composta da Ranza, De Bernardi, Novelli, Bacula e dal tenente Carlo Alberto Conelli De Prosperi atterra sul campo della Comina, quasi un anno esatto dopo che gli italiani avevano dovuto abbandonarlo. Sullo stesso campo si reca in seguito Ruffo portando sulla SPAD la sua bicicletta. Con questa il principe napoletano sgamba nei dintorni per avere notizie di Piccio, venendo a sapere che, catturato la sera stessa del suo abbattimento, era stato portato dagli austriaci ad Udine. Il 3 novembre rientra all’unità Keller, che era stato preso prigioniero dagli austriaci ferito ad una gamba e trattato con ogni riguardo all’ospedale di Sacile fino al giorno in cui gli inglesi l’avevano liberato. Al termine delle ostilità la 91^ Squadriglia è ancora basata a Quinto con i suoi 13 SPAD. Al comando di Ranza sono Aliperta, Bacula, Conelli de Prosperi, De Bernardi, D’Urso, Novelli, Olivero, Castelli, Bonucci, Mario Ottolini e Guido Consonni. L’attività di questo eccezionale reparto, che non viene mai sciolto e rimane ininterrottamente in attività fino ai nostri giorni, durante il primo conflitto mondiale, può essere riassunta in 3412 voli di guerra, di cui 2149 di caccia, e 117 vittorie accertate. Ben 11 suoi piloti vennero dichiarati assi: Baracca, Piccio, Ruffo, Ranza, Luigi Olivari, Novelli, Costantini, Magistrini, Nardini, Parvis e Sabelli. Baracca e Piccio decorati con Medaglia d’Oro al Valor Militare, Keller, Novelli, Olivari, Olivero e Ranza furono decorati con tre Madaglie d’0Argento al V. M. ciascuno, 2 Medaglie d’argento al V.M furono conferite a Aliperta, Baracca, Bonucci, Consonni, Costantini, Ferreri, Magistrini, Pessi (Parvis), Piccio e Sabelli; una Medaglia d’Argento al V.M. a Bacula, Bozzetto, Conelli de Prosperi, De Bernardi, Degli Esposti, Di Rudini, Nardini e Pagliari; 3 Medaglie di Bronzo al V.M. a Olivari, 2 Medaglie di Bronzo al V.M. a Aliperta, Fabi, Gorini, Nardini, Piccio e Ranza, 1 Medaglia di Bronzo al V.M. a Bacula, Baracca, Castelli, Conelli de Prosperi, Guido Consonni , De Bernardi, Degli Esposti, Di Rudini, Magistrini, Osnago e Tacchini.


Immagine: Francesco Baracca e Ferruccio Ranza
72^ Squadriglia Caccia La 91^ Squadriglia Caccia

WWW.IL FRONTE DEL CIELO.IT

 
 

NIEUPORT NI.11




×

FRANCESCO BARACCA 1888 - 1918




Nato a Lugo di Romagna il 9 maggio 1888, da Enrico e da Paola dei conti Bianchi, uscì dalla Scuola militare di Modena, nel sett. 1909, col grado di sottotenente di cavalleria. Passato a sua richiesta nelle file dell'aviazione militare, il 28 apr. 1912 fu assegnato al battaglione "Specialisti d'aviazione" e inviato a seguire i corsi della scuola di pilotaggio dell'aviazione militare francese a Reims, dove il 9 luglio 1912 conseguì il brevetto di pilota. Nel 1913, partecipando alle manovre dell'arma di cavalleria, dimostrò le grandi possibilità militari che l'impiego del mezzo aereo apriva sul piano tattico, e gli fu affidato il compito d'istruire gli allievi piloti. Già completamente padrone della tecnica acrobatica, perfezionò continuamente le sue conoscenze e il suo addestramento tattico, abituandosi a pilotare apparecchi di tipi diversi. Con l'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa, il 24 maggio 1915, il B. accelerò la sua preparazione sugli aerei tipo "Nieuport", dotati di una velocità eccezionale per l'epoca, presso l'aeroporto parigino di Le Bourget. Rientrato nel luglio 1915 in Italia, fu subito mandato al fronte per collaborare all'organizzazione di una difesa contro i già operanti velivoli austriaci. Compì diverse missioni con vari compiti e ottenne la sua prima vittoria in un duello aereo il 7 apr. 1916, costringendo ad atterrare, ancora quasi intatto, all'interno delle linee italiane un velivolo austriaco tipo "Aviatik" : questa azione, che poneva in mano italiana un apparecchio di uno dei modelli più recenti da ricognizione e da combattimento, gli valse la prima medaglia di argento al V. M. Seguirono numerose altre vittorie: nel 1917, all'ottavo aereo nemico abbattuto, gli fu conferita la croce dell'Ordine Militare di Savoia. Dopo aver combattuto con la 70ª squadriglia, di base al campo di S. Caterina (Udine), passò nella primavera del 1917 alla 91ª squadriglia, una unità di nuova costituzione, nella quale confluirono i migliori piloti della 70a e che fu poi chiamata "la squadriglia degli assi". La nuova formazione ebbe in dotazione apparecchi tipo "Spad", superiori ai "Nieuport", con i quali collezionò una serie straordinaria di vittorie: dopo avere svolto attività assai intensa con base prima a Istrana (Treviso) e poi a S. Caterina, i piloti della 91ª squadriglia potevano vantare alla fine del settembre 1917 diciannove velivoli abbattuti dal B., comandante della squadriglia, tredici da Fulco Ruffo di Calabria, dodici ciascuno da P. R. Riccio e L. Olivari, sette da F. Ranza. La 91ª divenne in breve la squadriglia più famosa del fronte; i suoi piloti s'impegnavano anche in azioni di bombardamento con apparecchi "Caproni", ma la specialità, nella quale il B. e i suoi aviatori eccellevano, era la caccia: la tattica preferita dal B. consisteva nell'attaccare dall'alto il nemico, sfruttando soprattutto la propria eccezionale abilità nella manovra dell'aereo e delle armi di bordo. Altre due medaglie d'argento vennero a premiare l'audacia del B., che durante la battaglia di Caporetto e la ritirata s'impegnò a fondo per ostacolare il nemico con azioni rischiosissime di mitragliamento a bassa quota, anche nelle strade di Udine, che le colonne austro-tedesche stavano attraversando. Trasferitasi la gia squadriglia a Pordenone, e poi a Padova, la stretta collaborazione con la lotta delle truppe di terra continuò, sia nel campo dell'intervento tattico, sia in quello della ricognizione strategica e dei bombardamento. Il 7 dic. 1917 il B. abbatteva il suo trentesimo aereo nemico, un "Albatros" austriaco, sull'altopiano di Asiago. Per questa vittoria, il B. ebbe la croce di ufficiale della Corona belga, dal re Alberto in persona, il 6 febbr. 1918, sul campo di aviazione di Padova, e la medaglia d'oro al valor militare: seguì la promozione a maggiore per merito straordinario di guerra. Il cavallo rampante e il motto "ad maiora", che il B. aveva dipinto sulla carlinga, contribuivano a creare attorno all'aviatore un'atmosfera romantica, come del resto era accaduto ad altri famosi cacciatori di quella guerra, come il tedesco von Richtofen sul fronte francese e l'austriaco Brumowscky sul fronte italiano. La sua figura diveniva estremamente popolare tra i soldati e contribuiva notevolmente all'affermazione della nuova aviazione italiana. La offensiva austriaca e il contrattacco italiano nel giugno 1918 impegnarono a fondo la gia squadriglia. Il 15 giugno il B. abbatté il suo trentaquattresimo apparecchio nemico. Il 19 giugno, uscito al tramonto con altri due aerei della squadriglia per un'azione di mitragliamento a volo radente sul Montello, l'apparecchio del B. fu colpito da due pallottole incendiarie di fucile, che perforarono il serbatoio, e una delle quali raggiunse alla testa l'asso dell'aviazione italiana. (www.treccani.it)

×

GUIDO KELLER 1892 - 1929

Asso della nascente aeronautica militare italiana, eroe pluridecorato durante la grande guerra, il barone Guido Keller von Kellerer, insofferente di ogni conformismo e compromesso, visse gagliardamente ogni momento della sua vita breve ma intensa, precocemente interrotta da un incidente stradale. Patriota e irredentista, sensibile alle suggestioni delle piu' dinamiche avanguardie del Novecento, e in particolare del futurismo, fu uno fra i protagonisti dell'impresa fiumana al fianco di Gabriele D'Annunzio e raggiunse fama internazionale quando, per protestare contro il trattato di Rapallo che precludeva l'annessione della citta' adriatica all'Italia, scaglio' dal suo aereo un pitale in ferro smaltato contro Montecitorio dopo un'avventurosa trasvolata sulla capitale. Al manico era legato un mazzo di rape e di carote, con un nastro rossoi e la scritta: 'Guido Keller, ala azione nello splendore'. Sul Vaticano aveva invece lanciato una rosa bianca, con una dedica a Frate Francesco, mentre sul Quirinale fece piovere sette rose rosse, offerte in dono alla Regina e al popolo d'Italia. Come pilota era sempre il primo a levarsi in volo e nella cabina di pilotaggio del suo aereo, aveva biscotti e un servizio da te'. Un vero e proprio dandy, cone la sua genialita' e stranezze: quella di tenere con se' un asinello che batezzo' 'Camillino', o quello di rimanere in silenzio quando aiutava le famiglie in difficolta'. I colleghi lo avevano soprannominato Frate Francesco, ma lui girava nudo per il campo d'aviazione e alle brande delle caserme preferiva un albero o una grotta. Era un futurista, tanto eccentrico a terra quanto coraggioso nei cieli con il suo asso di picche. Controllava tutti i bulloncini del suo areo e non si separava mai da un'aquila delle Alpi Dinariche che aveva addestrato con certosina pazienza e chiamanta come lui, Guido. Un giorno D'Annunzio, per scherzo, la fece rapire ma dovette restiturla subito a scanso di guai con il suo strano padrone. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo vide sottotenente del genio del Regio Esercito. Attratto dal mondo dell'aviazione prese il brevetto di volo civile presso il club del battaglione aviatori civili del campo di Torino-Mirafiori. Dopo l'addestramento fu assegnato con il grado di sottotenente al Corpo Aeronautico Militare, destinato ad operare sul campo di Verona, in seno alla 3ª Squadriglia. Nel febbraio 1917 venne assegnato all'80ª Squadriglia Aeroplani da Caccia, dove nel mese di maggio sfidò un collega austroungarico ad un singolare combattimento manovrato che non prevedeva l'uso delle armi, ed il cui vincitore sarebbe stato colui che per primo si fosse messo in coda all'avversario. La sfida venne accettata ed egli ne uscì vincitore, dopo di che fu scortato verso le linee italiane da una pattuglia di aerei avversari.Il 1º novembre dello stesso anno alla 91ª Squadriglia Aeroplani da Cacciacomandata da Francesco Baracca. Fu decorato con 3 Medaglie d'Argento al Valor Militare.



×

HANSA BRANDENBURG C-I




×

CAMPO DI VOLO DI ARCADE

Nonostante debba la sua denominazione alla località di Arcade, il campo di volo conosciuto con il nome del paese trevigiano si trovava in effetti molto più vicino ai centri di Povegliano e Visnadello. L'aviosuperficie era stata realizzata su un'area di 460 per 380 metri circa, conosciuta come i campi bianchi , toponimo che con ogni probabilità aveva tratto origine dalle caratteristiche del terreno che si presentava sassoso, in quanto anticamente interessato dal corso del fiume Piave. I lavori per la costruzione del nuovo aeroporto iniziarono 26 ottobre 1916. Il campo divenne operativo nelle settimane seguenti venendo scelto per addestrarvi la nuova 79° Squadriglia poi destinata a Istrana e successivamente a Paese (San Luca). (Vedi scheda)




×

MARIO DE BERNARDI 1893 - 1959

ufficiale dell'aeronautica militare. Fu il primo aviatore italiano che nella guerra 1915-18 abbatté un velivolo nemico. Aveva poco più di vent’anni quando nel 1914, il giovane De Bernardi si brevettò presso il Campo Scuola Volo di Aviano (Udine), dimostrando fin da subito una capacità non comune, unita ad una passione sconfinata per il volo. Nell'aprile 1915, durante il primo conflitto mondiale divenne allievo della Scuola Militare di Modena; a gennaio del 1916, Sottotenente effettivo nell'Arma del Genio, fu destinato al Battaglione Aviatori; il 20 marzo dello stesso anno conseguì il brevetto militare su apparecchio da caccia Nieuport ed assegnato alla 75^ Squadriglia dove fu insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per avere attaccato e colpito un apparecchio nemico, costringendolo all'atterraggio in territorio italiano. Successivamente fu scelto come pilota collaudatore degli aeroplani Pomilio. Così nel maggio 1917 effettuò il primo collegamento postale fra Torino e Roma con un volo di 3 ore e 15 minuti alla media, allora da primato, di 170 Km. all'ora. (continua: http://www.aeronautica.difesa.it/archiviovetrine_news/Pagine/MarioDeBernardiunavitaperilvolo.aspx)




×

LUIGI OLIVARI 1891 - 1917

Nato a La Spezia, trascorse la gioventù a Torino e a S. Maurizio (TO). Appassionato di pattinaggio su ghiaccio e motociclismo, vinse numerose gare regionali. A Mirafiori potè ammirare i primi aeroplani e si iscrisse ad un corso di pilotaggio e ottenne facilmente il brevetto. Il 15 maggio 1915 si arruola volontario nell'aviazione considerata specialità del Genio. Venne assegnato alla 70a Squadriglia aeroplani. Nella primavera del 1916 era con la famosa 70a Squadriglia del Battaglione Aviatori, agli ordini del cap. Tacchini al campo di S. Caterina (Udine) con compagni di squadriglia come Bolognesi, Baracca e Ruffo di Calabria. Olivari fu il primo ad iniziare la serie delle vittorie aeree sul fronte italiano. Il 2 aprile 1916, al ritorno da una crociera, incrociò un velivolo austriaco. Una breve raffica e l'avversario cadde oltre l'Isonzo di fronte a Cormons.Cominciò così la serie delle sue vittorie: 7 aprile un Albatros su Casiello (Uine), 16 maggio un'altra vittoria su Gorizia, 9 luglio abbattimento su Salcano, il 25 agosto su Medea e finalmente il 6 settembre, abbattendo un Lohner sul monte Stariski, presso Caporetto, si laureò primo Asso italiano per il conseguimento della 5a vittoria. Considerato uno dei piloti più abili e coraggiosi, entra a far parte della 91ª Squadriglia conosciuta come la "Squadriglia degli assi". Gli vengono attribuiti 12 abbattimenti, benché ne reclamasse 19. Fu decorato con 3 Medaglie d'Agento al V. M. e con 3 di Bronzo. Fu anche insignito della Croce di Guerra francese con palme. Ritornato in Italia dopo un breve soggiorno in Francia, rimase ucciso a causa dello stallo del suo caccia SPAD S.VII durante il decollo, presso il campo di S.Caterina/Udine. I funerali si tennero a Udine.



×

MAURIZIO PAGLIANO 1890 - 1917

Capitano pilota aviatore, nato a Porto Maurizio l'11 ottobre 1890, morto il 30 dicembre 1917 nel cielo di Susegana. Fu, durante gli anni 1916-17, con Luigi Gori, uno dei piloti favoriti di D'Annunzio, col quale i due, pilotando insieme l'Asso di Picche, bombardarono a più riprese Pola. Erano stati scelti entrambi dal poeta per il volo su Vienna, che allora non fu permesso dal governo. Sempre con loro, il 4 ottobre 1917, D'Annunzio eseguì il volo su Cattaro. Il mattino del 30 dicembre 1917 i due aviatori partirono su un apparecchio Caproni, insieme con i soldati Giacomo Caglio e Arrigo Andri, per bombardare il campo di Codega, ma non tornarono. Solo molto più tardi si seppe che l'apparecchio era precipitato in fiamme in quel di Susegana, e che i due piloti si erano gettati dalla carlinga ardente. Il P. fu insignito di varie decorazioni, tra cui quattro medaglie d'argento e una di bronzo. Nell'immagine, Pagliano a sinistra. (www.treccani.it)




×

SPAD VII



×

CESARE MAGISTRINI 1895 - 1958

Dopo aver servito per breve tempo nella 2ª Squadriglia(Parasol), Magistrini fu trasferito alla 78ª Squadriglia presso la quale, dopo essere stato gravemente ferito nel cielo di Podgora, guadagnò la promozione a sergente e la sua prima medaglia d'argento al valor militare. Durante la sua permanenza nella 78ª, Magistrini ottenne 3 vittorie, di cui una ufficiale e due non confermate. A novembre fu nuovamente trasferito, questa volta nella famosa Squadriglia degli assi, comandata da Francesco Baracca. Il mese dopo, in occasione della sua quarta vittoria ufficiale, ottenne la seconda medaglia d'argento. In tutto, Magistrini totalizzò 10 vittorie, di cui 6 ufficiali, ottenendo così la qualifica di asso; a conflitto terminato, sfruttò le sue doti aviatorie lavorando come pilota per la Transadriatica, la SAM e l'Ala Littoria. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Magistrini riprese servizio nei Servizi Aerei Speciali, adibiti al trasporto di materiale bellico. Dopo la guerra, riprese nuovamente il lavoro come pilota di aerei civili, prima per il Re dello Yemen, poi per l'Egyptian Airlines. Durante la sua carriera Magistrini volò per 22.000 ore, totalizzando più di 2 milioni di chilometri percorsi.

×

GUIDO NARDINI 1881 - 1928

Nacque a Firenze e prese il brevetto di pilota numero 590 in Francia il 22 agosto 1911 sul campo di Betheny. Il primo anno dopo l'entrata in guerra lo passò come meccanico collaudatore addestratore e dovette attendere il 26 maggio 1916 prima di poter essere assegnato alla 75ª Squadriglia da caccia, basata sul campo di Tombetta. L'11 maggio un ricognitore fu messo in fuga, mentre il 16, aiutato da Buzio e Consonni, Nardini non solo fece ritirare in tutta fretta il ricognitore nemico, ma questi stretto fra i tre arei italiani perse l'apparecchio fotografico che finì in un campo vicino a Borgo Venezia. Il 27 maggio invece fu il giorno della prima vittoria di Nardini: aiutato da De Bernardi, Buzio e Consonni, costrinse un ricognitore, un Brandemburg C.1 ad atterrare. Tutti e due i piloti austriaci furono catturati. I veronesi, entusiasti per il primo abbattimento della 75ª, donarono 1.750 lire a ciascuno dei quattro piloti autori della vittoria, i quali, all'unanimità, li ridonarono al fondo per i mutilati di guerra. Verso la fine dell'anno Nardini passò alla 78ª squadriglia caccia, sempre con Nieuport 11. Dopo un breve passaggio alla 131ª su Pomilio PC, inizialmente concepito come caccia di scorta e poi da ricognizione, il pilota fiorentino tornò a Istrana alla 78ª e alla caccia. Pur volando ancora con un Nieuport 11, ormai obsoleto, nel 1917, sul fronte trentino, Nardini ritrovò la vittoria: il 14 giugno, fra l'altopiano di Asiago e la Valsugana, alle 8.20, obbligò un velivolo nemico ad atterrare e venti minuti dopo ne abbatté un secondo, facendolo precipitare in fiamme nella Valsugana. Il 18 luglio, grazie anche all'aiuto di Magistrini, costrinse all'atterraggio un Brandemburg C.1, il pilota sopravvisse, l'osservatore rimase invece ucciso nel duello aereo. Finalmente, nella tarda estate del 1917, Nardini passò all'Hanriot HD.1.Con questo velivolo Nardini rivendicò tre vittorie ma gliene venne riconosciuta solo una. Ferito in duello l'asso fiorentino stette lontano dal fronte per diversi mesi. Nel 1918 tornò in attività in forza alla 91ª squadriglia, quella di Francesco Baracca. Gli inizi però non furono fra i più gloriosi, atterrando con il suo nuovo SPAD S.VII matricola 5807, per un guasto al motore cappottò distruggendo l'aereo. Evidentemente Nardini non fece mai pace con lo Spad visto che si fece assegnare un Nieuport 27 con il quale tornò alla vittoria il 3 maggio in qualità di gregario proprio di Francesco Baracca. Il 23 agosto ebbe un grave incidente, e non recuperò più l'operatività che ebbe prima dell'infortunio. A conflitto finito, a fronte delle 11 vittorie da lui rivendicate, gliene vennero confermate solo 6. Il pilota fiorentino meritò in totale una medaglia d'argento al valor militare e due di bronzo.(da: http://guidonardini.it/index.html)




×

HANRIOT Hd.1

Questo celebre caccia di costruzione mista legno e metallo, biplano monoposto con ala superiore di maggiore apertura e dotata di un discreto diedro positivo, progettato dall'ing. Dupont, fu scelto da una commissione italiana nel 1916 per equipaggiare la linea caccia grazie alle sue doti di grande maneggevolezza e di robustezza. Piccolo e compatto, dalle linee sobrie ed eleganti, ottimo arrampicatore, fu il velivolo preferito di molti assi della prima guerra mondiale tra cui ricordiamo Silvio Scaroni, trenta vittorie aeree, Mario Fucini e Giorgio Michetti





Hd.1 CON IL ROSSO LEONE DELLA 72^ SQUADRIGLIA, CASTENEDOLO 1918

×

TEN. COL. PILOTA PIER RUGGERO PICCIO

Pier Ruggero Piccio nasce a Roma il 27 settembre 1880; il 29 ottobre 1898 entra alla Scuola Militare di Modena, da dove esce l’8 settembre del 1900 con il grado di sottotenente del 43° Reggimento fanteria. Nel 1903 viene inviato al Ministero degli Affari Esteri: dal novembre del 1903 fino al febbraio del 1907 è in missione a Kalambari (Africa). Rientrato in Italia, da marzo del 1908 al luglio del 1909 viene assegnato alla 2a Compagnia mista di Creta; dal 14 novembre 1911 al 2 dicembre 1912 viene assegnato al 37° fanteria durante la Guerra di Libia; come capo di una sezione di artiglieria ottiene una medaglia di bronzo al valor militare; il 31 marzo 1913 viene assegnato al 19° fanteria con il grado di capitano. Nel luglio del 1913 consegue il brevetto di volo su monoplano Nieuport, mentre nell’ottobre consegue il brevetto di pilota militare, venendo assegnato alla 5a Squadriglia. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene assegnato al Corpo Aeronautico Militare. Consegue una prima medaglia di bronzo al valor militare per le azioni di ricognizione effettuate dal maggio all’agosto del 1915. Inviato alla Malpensa per conversione su bombardieri Caproni, diviene comandante della 3a Squadriglia su Caproni 300.Nella primavera del 1916 viene inviato a Parigi per conversione su Nieuport biplano e nel giugno dello stesso anno assume il comando ad Istrana della 77a Squadriglia Nieuport. Nell’ottobre del 1916 viene decorato di medaglia d’argento al valor militare per l’abbattimento di un pallone Draken. Promosso maggiore nel dicembre del 1916, nell’aprile del 1917 viene assegnato in qualità di comandante al 10° Gruppo Squadriglie (vola con la 77a e con la 91a Squadriglia); promosso tenente colonnello per meriti in servizio nell'ottobre del 1917, diviene in seguito Ispettore delle squadriglie da caccia e nell’estate del 1918 viene decorato di medaglia d’oro e di medaglia d’argento al valor militare; con le sue 24 vittorie è uno dei principali Assi dell’aviazione italiana.




×

SAVOIA VERDUZIO ANSALDO SVA V




×

77^ SQUADRIGLIA CACCIA

La 77^ squadriglia Nieuport è formata il 31 maggio 1916 al campo della Comina. Al Comando del capitano Piccio è armata con velivoli Nieuport 10 ed inizia i voli di guerra nel luglio 1916, andando intanto a riequipaggiarsi con i Nieuport 11. In agosto si trasferisce al campo di Cascina Farello con il compito di fornire protezione agli idrovolanti della Marina. Nel corso del 1916 eseguiva 526 voli di guerra sostenendo 30 combattimenti e abbattendo due velivoli avversari e un Draken. Nel marzo del 1917 l'unità si trasferisce al campo di Aiello e riceve i primi SPAD. Nel corso dell'offensiva di agosto il reparto effettua ben 398 voli di caccia, scorta e crociera, sostenendo 20 combattimenti e abbattendo tre aerei nemici. Dopo Caporetto si ritira ordinatamente alla Comina, quindi ad Arcade e infine si assesta a Marcon a difesa della 3^ armata. Da Caporetto alla fine del conflitto la squadrigflia effettuò 372 voli di caccia, 667 di scorta, 1466 crociere e 44 ricognizioni fotografiche per un totale di 2549 voli bellichi cui occorre aggiungere 47 missioni contro i Draken. Ebbe cinque assi conclamat: Ancillotto, Lombardi, Cabruna, Rizzotto e Allasia. Sarà sciolta nel maggio 1919.



×

GABRIELE D'ANNUNZIO 1863 - 1938




×

GIULIANO PARVIS 1891 - 1933

Giorgio Pessi nato a Trieste si arruolò volontario nell'esercito italiano. Allo scoppio della guerra era sottotenente e fece domanda per la scuola di aviazione. Prestò servizio come istruttore alla Malpensa prima di essere trasferito al fronte in un reparto da caccia. Come altri espatriati fu costretto a cambiare nome. Distaccato alla 91^ Squadriglia per il passaggio sulla SPAD fu notato da Baracca che lo volle con sè. Dopo un primo successo il 29 settembre 1917 altre due vittorie arrivarono nei giorni di Caporetto. Diventò un asso il 6 novembre cogliendo un'altra coppietta di vittorie in collaborazione con Baracca. Fu infine allontanato dal fronte per evitargli il capestro in caso di cattura da parte degli austriaci.


×

AEROPORTO DI AVIANO

Con l’entrata in guerra le Squadriglie del 1° Gruppo di Aviano furono subito in azione segnalando la presenza di truppe nemiche e iniziando i primi bombardamenti contro ammassamenti di truppe e contro batterie nemiche. Spettò ad un equipaggio della XIV Squadriglia Bleriot il primo avvistamento di un velivolo nemico e alla 3^ Squadriglia l’onore di avere il primo pilota ferito dal tiro dei fucili austriaci. Nell’agosto del 1916 Aviano divenne sede delle squadriglie del IV Gruppo Caproni ed un seguito anche dell’XI Gruppo. Al 1 gennaio del 1917 cinque delle nove squadriglie del IV Gruppo erano di stanza ad Aviano (2^, 3^, 4^ 6^ e 7^). Da Aviano partirono molte audaci azioni; Ricordiamo quella del 2 agosto 1916 quando 24 trimotori attaccarono in tre ondate successive la città di Fiume; quella del 2 agosto 1917 quando l’attacco fu portato contro la piazzaforte di Pola, e poi azioni su Trieste, Vippach, Lubiana, Idria, Assling e Villach, tanto per citarne alcune. Al 18 agosto 1917 al campo di Aviano erano stanziate le seguenti Squadriglie: 2^, 3^, 4^, 6^, 7^ e 15^. Il 31 ottobre 1917, a seguito del disastro di Caporetto, giunse l’ordine di abbandonare l’aeroporto. L’ultimo Caproni si levò in volo alle 18.00 per raggiungere Padova. Il campo fu occupato dagli austriaci che vi basarono i reparti da bombardamento notturno, le Flik 103/G, 104/G e 105/G (Da: Aviano Nido di Aquile, 1911-2001 di Carlo Lucchini)




×

SPAD XIII




×

AEROPORTO LA COMINA (PN)




×

NIEUPORT 17




×

AEROPORTO DI ISTRANA

Il campo di Istrana della prima guerra mondiale non corrisponde a quello attuale. Presso gli austriaci esso era noto come campo di Trevignano in quanto era stato realizzato sul confine con questo comune, nella zona a nord di Istrana e a est di Vedelago. La base era collocata a sud dei «Pilastroni» della villa Onigo di Trevignano e si estendeva fino quasi alla Postumia Romana occupando circa 60 campi trevigiani. Il campo di Istrana, a partire dal 1917, fu inserito nella rotta Torino - Pordenone, che veniva impiegata per trasferire al fronte, direttamente dalle zone di produzione, i nuovi velivoli. L'esistenza di questo aeroporto era ben nota agli austriaci com'è testimoniato dai pesanti bombardamenti di cui fu oggetto a partire dal grande scontro del 26 dicembre 1917. In quell'occasione, i cieli della Marca, fecero da sfondo al più importante combattimento aereo dell'intero conflitto sul fronte italiano. continua nel sito (vedi aeroporti: Istrana)


×

AEROPORTO DI PADOVA

L’area su cui è attualmente ubicato l’Aeroporto “Gino Allegri” di Padova è la stessa che un tempo con la denominazione di “Piazza d’Armi” era utilizzata dai vari reggimenti dell’esercito, di stanza in città, per l’effettuazione delle diverse attività addestrative. Il 1 luglio 1913 fu costituita la VII Squadriglia Aeroplani Bleriot al comando del Cap. Armando Armani, già decorato per meriti bellici durante la guerra italo-turca. Il 28 gennaio 1914, oltre alla VII a Padova furono assegnate altre due squadriglie di aeroplani: la IV Squadriglia Bleriot, comandata dal Cap. Olivo Guidi, e l’VIII Squadriglia comandata dal Cap. Pilota Resio Adolfo. Allo scoppio della guerra, il 24 maggio 1915, la VII Squadriglia Nieuport fu trasferita a Campoformido alla dipendenza del II Gruppo Squadriglie Aviatori, mentre la IV Bleriot venne dislocata sul campo veneziano di Bazzera a disposizione del Comando della Piazza Marittima di Venezia




×

ALBATROSS D.III




Apparso per la prima volta nella primavera del 1917 sul fronte occidentale, fu prodotto in circa 1900 esemplari. LUNGHEZZA: 7,33 m; LARGHEZZA: 9,05 m; ALTEZZA: 2,98 m; PESO: 886 kg a pieno carico; MOTORE: 1 Mercedes D.III a 6 cilindri in linea raffreddato a liquido di 175 HP; VELOCITA': 175 km/h; DISTANZA: 350 KM; QUOTA MAX: 5500 M; VELOCITA' ASCENSIONALE: 886 piedi/minuto

×

GASTONE NOVELLI 1895 - 1919

Dopo aver completato gli studi fu assegnato ai Lancieri di Montebello. Chiese ed ottenne di essere destinato al Corpo aeronautico militare, prima come Osservatore d'aeroplano e poi come pilota, dopo avere frequentato un corso di pilotaggio alla scuola di Busto Arsizio. Viene assegnato ad un reparto caccia solamente nell'aprile 1917, la 81ª Squadriglia. Ottenne quindi la sua prima vittoria in combattimento il 3 giugno 1917, abbattendo un biposto Hansa-Brandenburg C.I. Dopo altre due vittorie e molte missioni di volo, nel giugno 1917 gli venne conferito il comando della 76ª Squadriglia Caccia. La 91ª Squadriglia aeroplani da caccia. Da sinistra; serg. Mario D'Urso, serg. Gaetano Aliperta, ten. Gastone Novelli, ten. Cesare Magistrini, cap. Bartolomeo Costantini, cap. Fulco Ruffo di Calabria, col. Pier Ruggero Piccio, ten. Guido Keller, magg. Francesco Baracca, ten. Ferruccio Ranza, ten. Mario de Bernardi, ten. Adriano Bacula, serg. Guido Nardini, sott. Eduardo Olivero. Successivamente, rimase ferito in un combattimento aereo e quindi in convalescenza per breve tempo, ma dopo la rotta di Caporetto ritornò al fronte, assegnato ora alla 91ª Squadriglia aeroplani da caccia, comandata da Francesco Baracca. Qui ottenne le altre vittorie, abbattendo cinque velivoli nemici, alcuni in collaborazione con altri piloti della squadriglia, ed effettuando svariate missioni di attacco al suolo e ricognizione. Alla fine della guerra con un totale di otto vittorie ufficialmente riconosciute, rimase al medesimo reparto quale ufficiale di carriera. Venne sanzionato con 10 giorni di rigore per avere eseguito acrobazie aeree sull'ippodromo dei Parioli a Roma. Morì il 3 giugno 1919 per un incidente di volo: in decollo da Padova, il motore si bloccò per un guasto e, nel tentativo di rientrare sul campo, l'aeroplano stallò e si capovolse al suolo urtando l'argine di un fosso; venne trasportato in ospedale, ma le lesioni subite risultarono mortali. L'aeroporto di Ravenna, il 19 giugno 1921, nel corso della prima edizione della Coppa Baracca (Trofeo Aviatorio collegato alle manifestazioni in memoria dell’asso italiano) fu intitolato a Gastone Novelli.




×

AEROPORTO DI NOVE DI BASSANO (VI)

Nel mese di maggio 1916era entrato in funzione il campo di Nove di Bassano. Anche questo aeroporto venne allestito per supportare il settore degli altipiani particolarmente colpito in primavera. La base era situata lungo la riva destra del Brenta all'altezza dell'attuale ponte per Cartigliano. Fu sede delle squadriglie 46a Farman e 49a Caudron per l'artiglieria e delle squadriglie 26a, 33a, 115a e 139a da ricognizione, nonché della 79a squadriglia da caccia. Nei primi mesi del 1918, il campo sarà assegnato ai francesi che vi opereranno con varie formazioni: AR22, AR254, BR221, SOP206 e 214.87 Con il loro ausilio i transalpini colmeranno i vuoti di uomini e mezzi accusati dall'aviazione italiana a causa delle perdite subite. A partire da marzo alcuni reparti francesi torneranno oltralpe, ma resteranno le squadriglie AR22 e AR254.


×

CAMPO DI AVIAZIONE DI SAN FIOR DI SOPRA (TV)

Il campo di aviazione di San Fior viene attivato dal dicembre 1917 per ospitare le squadriglie tedesche giunte in occasione dell'offensiva di Caporetto. L'11 febbraio 1918 fu bombardato dal dirigibile M15. Il 16 marzo 1918 la ricognizione segnala complessivamente 20 hangar presenti sul campo di aviazione. Nella primavera arrivano anche le Flik 72J e 74J. Il 6 ottobre 1918 viene bombardato dal dirigibile M14. Viene abbandonato dopo la seconda metà di ottobre.


×

70^ SQUADRIGLIA CACCIA

L'Unità nasce il 15 aprile 1916 sul campo di Santa Caterina di Udine. La linea di volo è composta da otto biplani Nieuport. All'alba del 16 maggio la squadriglia intercetta una dozzina di velivoli austriaci reduci da un incursione su Udine. I piloti erano Tacchini, Baracca, Olivati e Bolognesi. ...




×

AEROPORTO DI GONARS

Gonars fu sede, durante la Grande Guerra, di uno dei numerosi campi d’aviazione realizzati dal Regio Esercito a ridosso del Fronte per consentire l’attività di volo delle Squadriglie che componevano la neonata Aviazione Militare. Il campo, la cui denominazione era “di Gonars”, in quanto il comando del reparto che lo occupava aveva sede in paese, sorgeva in un’area nota con il toponimo Vieris, situata in buona parte sul territorio del limitrofo comune di Bicinicco. Era una vasta area di terreni incolti a nord-ovest del paese compresa fra le strade che portano da Gonars a Gris (l’attuale strada provinciale n. 85) e da Gonars a Chiasiellis (strada sterrata). Le prime notizie certe di utilizzo dell’area dei Vieris da parte dell’aviazione risalgono al giorno in cui vi si trasferì la 4° Squadriglia da Ricognizione per Artiglieria (5 ottobre 1915). Il campo, sede della 4° Squadriglia (poi 44a) e per alcuni mesi della 3a(poi 43a), rimase operativo per i successivi due anni di guerra, fino al suo abbandono in seguito alla ritirata di Caporetto (dagli archivi parrocchiali risulta che i primi austriaci siano entrati a Gonars alle 15:00 del 30 ottobre 1917). L’area, di circa nove ettari, in cui sorgeva l’aeroporto comprendeva una zona utilizzata come “pista” per i decolli e gli atterraggi lunga circa 350 metri, larga 100 e con un orientamento di 040°-220°. Sui prati adiacenti alla pista sorgevano cinque aviorimesse in legno, una palazzina in muratura, una torretta di avvistamento ed altre costruzioni non identificate, presumibilmente baracche di legno




×

CAMPO DI AVIAZIONE DI AIELLO (UD)

Nel maggio 1915, in una posizione avanzata e in linea con lo schieramento degli altri campi realizzati, fu attivato Aiello. Nel 1917 vi fu basata la 77^ Squadriglia SPAD e la 80^. Il campo fu abbandonato con la rotta di Caporetto. Gli austriaci vi basarono la Flik 28 e la Flik 41J, prima di trasferirla a Toresella. (Fonte Piero Sorè, L'Aviazione del Nord-Est, Apostolo Editore)




×

CAMPO DI AVIAZIONE DI SANTA CATERINA (UD)

Sui campi di Campoformido erano di stanza la 10° squadriglia da bombardamento su trimotori biplani quadripolo Caproni, la 10°, poi 27° squadriglia da ricognizione d’armata e la 2°, poi 33° squadriglia da difesa su biplani biposto Farina 14, la 35° squadriglia da ricognizione d’armata su biplani biposto Voisn III e la I°, poi 70° squadriglia da caccia su sesquiplani monoposto Nieuport 10, 11 “Bebè” e 17. Il campo di Santa Caterina veniva utilizzato come campo d’appoggio per le stesse squadriglie di stanza a Campoformido. Dopo la ritirata di Caporetto i campi d’aviazione di Campoformido e di Santa caterina vennero utilizzati dalle forze aeree austro-ungariche. Sul campo di Santa Caterina viene formata la 91^ Squadriglia e Baracca ne diviene comandante il 6 giugno. E’ dotata di quattro Spad, tre Nieuport 110 HP, tre autovetture e tre motociclette. Viene inserita nel X Gruppo Aeroplani. Il reparto sceglie come proprio emblema il grifone. Definita la “Squadriglia degli Assi”, comprende alcuni fra i migliori piloti da caccia dell’epoca: Fulco Ruffo di Calabria (20 vittorie); Ferruccio Ranza (17) e Pier Ruggero Piccio (24)




×

DRAKEN

Un pallone frenato o drachen, termine usato specificamente per i palloni frenati d'impiego militare, è un particolare tipo di aerostato che si distingue per essere vincolato al suolo mediante uno o più cavi. Il termine drachen deriva dalla denominazione tedesca dei primi palloni militari di questo tipo: drachenballon.




×

ANSALDO BALILLA




×

NIEUPORT NI.27




×

71^ SQUADRIGLIA CACCIA

Il reparto nasce il 15 aprile 1916 dalla 2^ squadriglia caccia sul campo di Cascina Farello, nei pressi di Aquileia. Al comando del capitano Chiaperotti ha in dotazione Nieuport monoposto e biposto. Il 23 maggio viene trasferita a Villaverla per operare nel settore settentrionale. Nel 1916 aveva compiuto 523 voli di guerra sostenendo 74 combattimenti. . Dopo Caporetto una sezione della squadriglia viene distaccata a Campoformido e il 23 novembre 1917 la squadriglia si ritira a Sovizzo. Il 16 dicembre riceve 12 nuovi velivoli SPAD e passa alle dipendenze del XVI Gruppo. Nel 1917 sostenne 1288 voli di guerra e 89 combattimenti. Il 10 maggio 1918 la squadriglia si sposta a Castelgomberto e il 16 ottobre sul campo di Gazzo. Dal 24 ottobre a 4 novembre 1918 compie 143 voli di guerra, principalmente mitragliamenti. Nel 1918 totalizzò 1183 voli bellici e 46 combattimenti. (Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)

×

1^ SQUADRIGLIA CAPRONI

Nata sul campo della Comina nell'agosto del 1915, compie la prima azione di guerra il 20 agosto con l'ordine di bombardare il campo di aviazione austriaco di Aisovizza. Il 31 ottobre 1917 l'unità ripiega sul campo di San Pelagio. L'ultima azione di guerra avviene nel pomeriggio del 30 ottobre 1918 con il bombardamento della rotabile Sacile-Pordenone.(Da "I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Ufficio Storico AM)




×

BARTOLOMEO COSTANTINI 1889 - 1941

Detto "Meo" o "Bortolo" era un fumatore incallito.Fu tra i primi tre piloti trevigiani brevettati. Figlio di un ingegnere, educatosecondo rigidi principi, sviluppò interessi per la meccanica e ancora studente, nel 1909, si arruolò volontario nel Genio Ferrovieri come ufficiale. Congedato e richiamato per la guerra di Libia, sii fece assegnare al Battaglione Aviatori diventando pilota ad Aviano nel 1912. Nel 1914 tornato civile partecipò a molte corse con L'Aquila Italiana, la casa automobilistica torinese di Luigi e Vincendo Marsiglia ai quali Costantino era legato da solida amicizia. Ritornato in servizio nello stesso ano, il pilota trevigiano prestò servizio nelle squadriglie Bleriot 3^, 12^ e 14^. Nel 1916 passò quindi alla caccia entrando a far parte della 78^ trasferita ad Istrana. Fu poi distaccato in Friuli e a metà del 1917 transitò nella nuova 91^ Squadriglia di Francesco Baracca. "Bortolo" ebbe la sua prima quasi vittoria il 10 settembre avendo la meglio su un Brandemburg, il cui abbattimento non rivendicò. Seguirono poi altri due successi. In dicembre il reparto conobbe un periodo di stasi operativa e Costantini assunse il comando provvisorio in mancanza di Baracca, Ruffo e Piccio che si trovavano a Torino per valutare nuovi velivoli. Dopo il conflitto fu congedato e nel 1919 ritornò alle corse con la Bianchi e l'Amilcar.




×

LUIGI GORI 1890 - 1917




nasce a Pontassieve il 13 marzo 1894. Si arruola nell’Arma del Genio del Regio Esercito italiano come Ufficiale di Complemento e chiede di essere assegnato al plotone Allievi Ufficiali del Battaglione Aviatori. Il 3 maggio 1915 è nominato Sottotenente. Il giovane Ufficiale diviene istruttore e poi capo pilota dei velivoli Farman e Caproni. Gori e Pagliano diventeranno i piloti di D’Annunzio e con lui effettueranno le memorabili azioni su Pola, e su Cattaro. Pagliano e Gori sono i primi a spingersi da Pordenone a Pola e ritorno, dopo aver sganciato dieci bombe, per un’azione, condotta da isolati, in condizioni di scarsa visibilità senza scorta colpendo con precisione le installazioni militari della piazzaforte; al rientro da Pola, dimostrano la possibilità di poter effettuare voli notturni a lungo raggio. Il 13 maggio con un’azione degna di aerei d’assalto attaccano le truppe nemiche a terra e riportano in base il velivolo colpito da ben 134 proiettili. Il giorno 4 settembre 1917 con D’Annunzio decollano dal campo de La Comina prua verso Torino e riatterrano alle ore 17.23 dopo un volo ininterrotto di oltre 1.000 km, un’impresa dal punto di vista aviatorio unica e storica. Dopo Caporetto Gori e si trova impegnato nella strenua difesa del Piave. Si guadagna la terza medaglia d’argento.1917. Il 30 dicembre del 1917 “l’Asso di Picche” non rientra alle Base. Da Berlino viene comunicato alla Croce Rossa che un Caproni è stato abbattuto in fiamme a sud di Susegana alle ore 12.40 del 30 dicembre: gli occupanti tutti deceduti. Come descritto negli archivi austriaci, l'autore dell'attacco è l'asso Benno Fiala v. Fernbrugg Comandante della Flik 56/J, su Albatros D.III.(Immagine: Luigi Gori a sinistra con Pagliano)

×

FULCO RUFFO DI CALABRIA 1884 - 1946

Nasce e dopo gli studi ed il servizio militare nell'XI reggimento cavalleggeri Foggia, si trasferisce in Somalia come vicedirettore di una società per la navigazione ed il commercio sul Giuba, dove rimane tre anni. Scoppiato il primo conflitto mondiale si arruola volontario nel reggimento cavalleria dal quale molto presto si allontana per entrare nel battaglione aviatori. Dopo aver frequentato il corso di Mirafiori e conseguito il brevetto, passa al pilotaggio in zona di guerra. Dalle prime squadriglie di aviazione per artiglieria raggiunge, già due volte decorato al valore, la squadriglia da caccia di Francesco Baracca della quale erediterà il comando. Il 20 Ottobre 1918 viene abbattuto dietro le linee nemiche. Riesce a far atterrare il suo Spad con il serbatoio squarciato, sotto il fuoco nemico, e ne esce incolume. Riesce a fuggire prima dell'arrivo dei soldati austriaci e riattraversa a piedi le linee. Cinque giorni dopo l'Austria firmerà l'armistizio. Sopravvissuto alla Guerra rimane nell'esercito nei reparti di cavalleria. Nel '25 lascia la vita militare per dedicarsi alla proria azienda agraria ed alla società italo belga per cui aveva già lavorato in Africa e di cui diviene presidente. A lui si deve nel campo della scienza agraria la scoperta di una varietà di trifoglio gigante, nominato appunto trifoglio Ruffo. Nel '34 è nominato Senatore del Regno. Fu decorato con il Cavalierato dell'Ordine Militare Savoia, la Medaglia d'Oro al Valor Militare, due Medaglie d'Argento al Valor Militare, quattro Medaglie di Bronzo al Valor Militare, e una Promozione per merito di Guerra (dal sito: http://www.ruffodicalabria.it/nonno.html)


×

FERRUCCIO RANZA 1892 - 1973




Nato a Fiorenzuola D'Arda, dopo gli studi di ragioneria si arruolò frequentando nel 1914 il primo corso per allievi ufficiali del Battglione Aviatori. Nell'ottobre del 1915 volò con i Caudron della 3^ Squadriglia d'artiglieria e ottenne poi il trasferimento alla 77^ Squadriglia da caccia dove si vide confermare la sua prima vittoria il 14 settembre 1916. Altre due vittorie vennero il 25 novembre e nel gennaio 1917 fu nominato comandante della 77^ squadriglia. . Il 1 maggio fu trasferito alla 91^ squadriglia e diventò un asso il 23 settembre condividendo con Sabelli l'abbattimento di un Brandenburg C.I.. Prima della fine dell'anno ottenne altre due vittorie, l'ultima delle quali, il 30 dicembre. La prima vittoria del 1918 fu ottenuta il l2 gennaio ai danni di un aereo tedesco, un Rumpler C.IV. Una doppietta fu rivendicata il 10 febbbraio e il 15 giugno, primo giorno dell'ultima offensiva austroungarica, abbettè un Brandenburg C.I... In settembre Ranza subentrò a Ruffo nel comando della 91^ Squadriglia ottenenendo le sue ultime due vittorie il 29 ottobre. In tre anni di voli di guerra aveva compiuto 465 voli di guerra con 17 vittorie confermate in 57 combattimenti. Rimasto sotto le armi e passato nella regia aeronautica, proseguì la sua carriera partecipando a voli operativi in Libia e in Africa Orientale. Durante la seconda guerra mondiale , con il grado di Generale di Squadra Aerea ebbe il comando dell'Aeronautica dell'Albania durante la sciagurata campagna di Grecia. All'armistizio Ranza era a Bari al comando della 4^ Squadra Aerea e non perse la testa, rimanendo al suo posto e riuscendo prima a mantenere la saldezza delle truppe evitando il sabotaggio degli aeroporti da parte dei tedeschi, collaborando poi con gli Allearti per mostrare la volontà degli italiani a liberare il proprio paese.. In congedo dal 1952, morì a Bologna nel 1973. (Da: Gli Assi Italiani della Grande Guerra, di Paolo Varriale)

×

FRANZ GRASER 1892 - 1918

Entrò nell'esercito nel 1914 e partecipò alle operazioni sul fronte orientale finchè non venne ferito. Volontario nel servizio aereo nel 1916 entrò comne osservatore nella Flik 2 sul fronte isontino. Quì conseguì la sua prima vittoria a bordo dell'Hansa Brandenburg C.I (28.58). Passato alla Flik 32 nel maggio del 1917, fu informalmente istruito al pilotaggio dal Feldwebel Franz Frauneder che lo descrisse come "un pilota nato". Il 1 ottobre 1917 fu trasferito alla Flik 42J come pilota e volando con l'Albatross D.III conseguì ben 16 vittorie. Fu ucciso in azione vicino Treviso da Antonio Chiri.

×

GIOVANNI SABELLI 1886 - 1917

Giovanni Sabelli, allo scoppio della Grande Guerra, era già un pilota dotato di esperienza di combattimento. Nato a Napoli, studiò ingegneria a New York e imparò a volare in Inghilterra, nel 1912. Durante la prima guerra dei Balcani si arruolò volontario nell’esercito bulgaro per combattere i turchi. Sottotenente della riserva, allo scoppio della Grande Guerra, dovette ritornare presso le scuole di volo e si brevettò nel 1915. Il 1 febbraio 1916 fu assegnato ala 2^ Squadriglia Caccia. Trasferito successivamente in Albania, ritornò sul fronte italiano con un volo di 22 ore per unirsi alla 85^ Squadriglia. Chiamato da Baracca raggiunse la 91^ il 6 maggio 1917. La prima vittoria con questa unità giunse il 10 agosto ai danni di un Brandenburg. Il 25 ottobre 1917, durante la battaglia di Caporetto, in pattuglia con Piccio, attaccò un velivolo austriaco, ma fu sorpreso alle spalle da un altro cacciatore austriaco e abbattuto. Decorato di 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare.

×

GOFFREDO GORINI

Atleta polivalente aveva iniziato giovanissimo con l’atletica, passava quindi al ciclismo vincendo numerose gare tra cui la Milano-Busalla, la Coppa del Re ed il Giro del Piemonte. Chiamato alle armi, conseguiva il brevetto di pilota ed era destinato alla Malpensa in qualità di istruttore sugli aerei Newport e conseguiva anche un primato internazionale di altezza, volando a 6.750 metri. Si trasferiva quindi a Santa Caterina, nella squadriglia che diventerà poi quella di Francesco Baracca. Restava in servizio e nel 1930, trasferito al secondo Centro Sperimentale di Vigna di Valle, iniziava ad interessarsi di motonautica. Nel ’35 era secondo alla Pavia- Venezia che vinceva successivamente nel ’37 con il colonnello Donati, aggiudicandosi sia quella di classe che la vittoria assoluta. Lo stesso anno si aggiudica la Vienna-Budapest di 268 km. in 3.35’49’’ alla media di 74,440 km. Nel ’38 rivince la Pavia-Venezia nella categoria idroscivolanti. E si ripete nel 1939 superando anche il record della corsa. Nel ’39 è trasferito a Lecce, quindi nel ’40 all’Aeroporto dell’Urbe quale Comandante. Nel 1941 ottiene a Bracciano il Mondiale per le classi 800 e 1.200 cc. su un idroscafo dell’Aeronautica, in compagnia del Colonnello Dario Panizzi. La media della prestazione è di 146,816 km., il record precedente era del francese Fisher: 137,860 km. Nel 1938 aveva battuto un altro record, stavolta su aereo di velocità con e senza carico, lungo il tracciato Santa Marinella-Napoli-Monte Cavo. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale era comandante del 37° Stormo B. T.. Lasciava definitivamente l’Aeronautica con il grado di Colonnello nel maggio del ’42, ricevendo in carriera due medaglie di bronzo al Valor Militare conquistate nel 1917 durante la prima guerra mondiale. (Da: http://www.medagliedoro.org/atleta/goffredo-gorini)

×

CAMPO DI QUINTO (TV)

Il campo di Quinto di Treviso era in pratica ad uso esclusivo della 91a Squadriglia che era conosciuta come «Squadriglia degli Assi». D'Annunzio per essa coniò il motto «Esce dal petto il mio fuoco». La base era stata realizzata su un'area quasi rettangolare di 600 m. per 500 m., oltre alle dipendenze esterne. L'aeroporto era costituita da 9 hangar tenda mimetizzati di cui 2 piccoli monoposto di tipo Mercandino. Tutto intorno erano distribuite una serie di baracche in legno. Le case esistenti furono riutilizzate per i servizi del campo. Nella parte sud della via Trevisana erano alloggiati i servizi tecnici, le officine e i magazzini e un viottolo in direzione nord-sud collegava il resto della struttura a questa parte. Ai due lati del tratturo erano posizionati almeno altrettanti accantonamenti, che consistevano in ricoveri singoli, in legno, con tetto in lamiera. Le pareti erano rivestite in arelle. Tali ricoveri furono montati sul fondo di piccole cave da cui era stato estratto il materiale ghiaioso necessario a preparare il fondo delle baracche e della zona di atterraggio. Probabilmente anche sugli altri lati del campo, lo spazio esterno alla zona di decollo era utilizzato per depositi e servizi. L'area di casa Murer era usata per i servizi destinati alla truppa e nelle abitazioni confinanti come il palazzo Lino casa Fantin, gli ufficiali in servizio di allarme avevano riservato alcune stanze per potervi dormire. Il deposito delle munizioni era stato costruito all'interno di una buca. A sinistra del convento dei frati di San Parisio era presente un secondo avvallamento del terreno dove, in alcuni hangar, venivano ricoverati gli apparecchi.




×

FLIEGERKOMPANIE 61 (FLIK 61)

Squadriglia da caccia formata a Motta di Livenza. Fu poi a Ghirano.

×

CAPRONI CA.450




×

VERONA TOMBETTA

Nel 1913, dopo l'esaltante esperienza del Circuito Aereo Internazionale del 1910, si decise di dotare la città di Verona di un aeroporto militare. Il giornale cittadino, L'Arena, canta immediatamente vittoria, cos' riportando il 14 novembre: "Un campo militare d'aviazione a Verona". Poi: "Come i lettori ricorderanno, noi da queste colonne abbiamo sempre propugnato perchè anche Verona, come le principali città del Regno, avesse ad essere centro di uno dei tanti disputati campi militari d'aviazione, per avere il quale molte consorelle del Settentrione hanno fatto tanti quanto inutili sforzi. Siamo quindi ora lieti di annunciare che questo nostro vivissimo desiderio è stato consacrato dai fatti e quindi Verona avrà fra breve il suo ambito aerodromo alle porte della città". Verso la fine del 1914, quando si cominciarono ad organizzare le prime Squadriglie Farman 1912, si costituì il primo campo di Verona situato a Tombetta, e più precisamente sulla pista del trotter. Vi fu costruito un hangar tipo Gioia e una piccola casermetta ad uso officina, giacchè la truppa aveva trovato posto nel fortino Porta Nuova. Dall'11 luglio 1914 il campo di Tombetta fu sede della 12^ Squadriglia Farman.... (continua: http://www.quellidel72.it/storie/aeroporti/tombetta.htm)




×

GUIDO CONSONNI

Il caporale pilota Guido Consonni, bergamasco, entra a far parte della 75^ Squadriglia Caccia sul campo di Verona Piazza d'Armi fin dalla sua costituzione, il 1 maggio 1916. Il 16 maggio si alza in coppia con un altro velivolo pilotato dal soldato Nardini per respingere un incursione sulla città. L'attacco dei cacciatori italiani è così veemente da respingere il biposto austriaco ad una fuga talmente precipitosa che l'osservatore lascia cadere la macchina fotografica, trovata poi in un campo presso Borgo Venezia. Consonni e Nardini ricevono un encomio dal comandante la piazza di Verona. Il 27 maggio Consonni, insieme a Nardini e a De Bernardi costringono un Brandemburg austriaco ad atterrare nei pressi di Arzignano. L'impresa, oltre ad un nuovo encomio, spinge gli imprenditori veronesi ad indire una pubblica sottoscrizione per offrire un premio in denaro ai tre piloti. Il 14 luglio mette sull'attenti il suo Nieuport 2204 a causa del terreno pesante. Partecipa al primo combattimento aereo della squadriglia nel 1918, quando il 27 febbraio insieme a Palpacelli costringe alla fuga un velivolo nemico. La mattina del 18 marzo decolla su allarme ed avvista sul Baldo due aerei che si avviano sul Corno d'Aquilio. Ne attacca uno, che dopo circa 100 colpi vede scendere sbandando sul Baldo, ma non può seguirne la caduta perchè impegnato con l'altro. Dopo pochi secondi ha l'arma inceppata e deve sottrarsi al combattimento. Il 18 marzo si trasferisce sul campo di S. Luca (Tv). Al 30 giugno è in forza alla 71^ Squadriglia sul campo di Castelgomberto. Il 10 agosto rimane gravemente ferito, quando al ritorno da un missione il suo caccia si infila nei fili di una linea telefonica e cappotta sul terreno. Il sergente Guido Consonni, al termine delle ostilità è con la 91^ Squadriglia Caccia, la squadriglia degli Assi. Fu decorato con 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare e una Medaglia di Bronzo. (Tratto da: I Reparti dell'Aviazione Italiana nella Grande Guerra, di Roberto Gentilli e Paolo Varriale, Ufficio Storico AM).